Comunicati stampa 2010

LA CINETECA DEL FRIULI DEDICA UNA SERATA A CINECITTÀ,  LA “CITTÀ DEI SOGNI” PROGETTATA DAL GEMONESE GINO PERESSUTTI. PRESSO IL CINEMA SOCIALE SARANNO PRESENTATI, MERCOLEDÌ 1 DICEMBRE, RARI MATERIALI DELL’ARCHIVIO STORICO CINECITTÀ LUCE
Dopo la mostra “L’architetto dei sogni: Gino Peressutti, da Gemona a Cinecittà”, organizzata dal Comune di Gemona con la Cineteca del Friuli e allestita fra aprile e settembre a Palazzo Elti, dov’è stata visitata da 1500 persone, la Cineteca dedica ora una serata a Cinecittà, la “città dei sogni” progettata da Peressutti.
Mercoledì 1 dicembre al Cinema Sociale di Gemona, con inizio alle 21, saranno proiettati rari materiali gentilmente concessi dall’Archivio Storico Cinecittà Luce che condurranno il pubblico nella movimentata Cinecittà di ieri, all’interno degli studi affollati e tra i protagonisti dell’epoca d’oro del cinema italiano. L’antologia di materiali d’archivio comprende: Cinque minuti a Cinecittà, documentario Incom di Pietro Francisci realizzato nella seconda metà degli anni Trenta; Fantasmi in Cinecittà (1940) di Domenico Paolella; La settimana Incom n. 01289: Silenzio si gira (1955); Caleidoscopio Ciac 1178, sulla XX Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, con la premiazione del film di Mario Monicelli La grande guerra (1959); e il commosso ricordo In morte di Federico Fellini (1994) di Sergio Zavoli.
Sarà ospite della serata la ricercatrice Sara Martin, che già aveva collaborato alla mostra. Al Sociale presenterà la sua tesi di specializzazione su Gino Peressutti, focalizzando l’attenzione sul progetto di Cinecittà e sulle caratteristiche architettoniche di questo straordinario complesso industriale, utilizzato per le sue maestranze e per i suoi teatri di posa dal 1937 ad oggi senza interruzione.
Proprio in questi giorni, gli studios di Cinecittà hanno manifestato il proprio interesse ad uno scambio con i materiali della Cineteca (progetti, articoli, materiale fotografico) per far conoscere ad un pubblico più ampio il lavoro di ideazione e di costruzione della città del cinema.

L'ARCHITETTO DEI SOGNI: GINO PERESSUTTI, DA GEMONA A CINECITTÀ
Fino a fine agosto la mostra sarà aperta tutti i giorni a Palazzo Elti a Gemona - A Peressutti dedicata anche una tesi di laurea
Sta suscitando molto interesse la prima mostra dedicata a Gino Peressutti, il gemonese che progettò Cinecittà, allestita a Palazzo Elti in via Bini a Gemona. Organizzata dal Comune di Gemona con la Cineteca del Friuli e il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, L’architetto dei sogni: Gino Peressutti da Gemona a Cinecittà ha registrato a luglio una notevole affluenza, che si è mantenuta nelle prime settimane di agosto nonostante il tempo. Merito anche dell’estensione dell’orario di apertura, che consentirà sino a fine mese di visitare la mostra – a ingresso libero – tutti i giorni, sia la mattina (10-13) che il pomeriggio (16-19).
Tra i visitatori è arrivato da Padova anche il nipote di Peressutti Gregorio Belloni, che si augura rappresenti il primo passo di una riscoperta complessiva dell'opera del nonno. Una speranza che ha già un primo riscontro: con una tesi su Peressutti si è laureata da poco all’Università di Udine Sara Martin, e i frutti della sua ricerca saranno presto illustrati a Gemona nell’ambito di un incontro.
L’esposizione si concentra su Cinecittà, presentando una serie di tavole progettuali concesse dallo stesso Gregorio Belloni e da Gilberto Ganzer, i filmati dell’Archivio Storico dell’Istituto Luce sulla costruzione e l’inaugurazione, nel 1937, della città italiana del cinema, oltre ad articoli, oggetti, libri, riviste e altri documenti. Sui lavori giovanili è consultabile invece il prezioso Album fotografico delle opere di Gino Peressutti del 1908, conservato dalla Civica Biblioteca Glemonense.
Un’ampia sezione è dedicata ai “sogni” che a Cinecittà hanno preso forma: piccoli e grandi capolavori del cinema italiano sono evocati attraverso manifesti e locandine provenienti dal fondo Gianni Da Campo della Cineteca del Friuli. Completano la mostra alcuni cimeli provenienti dalle collezioni della Cineteca, tra cui un proiettore 35mm Cinemeccanica degli anni Venti donato della Parrocchia di San Marco di Udine e una cinepresa Arriflex 35mm degli anni Sessanta donata del regista udinese Antonio Seguini.
Da settembre l’orario di apertura tornerà ad essere limitato al weekend, il sabato pomeriggio (15-19) e la domenica (10.30-12.30 e 15-19), fino al 26, ultimo giorno della mostra.

 

31 maggio 2010
VENERDI’ 4 GIUGNO SABINA GUZZANTI AL CINEMA SOCIALE DI GEMONA PER PRESENTARE DRAQUILA
Aperta la prevendita dei biglietti per la serata. Draquila in programma al Sociale a partire dal 2 giugno
Applauditissimo al festival di Cannes ma anche fonte di accese polemiche, Draquila – L’Italia che trema, il nuovo documentario di Sabina Guzzanti sul terremoto che il 6 aprile 2009 ha colpito l’Abruzzo e L’Aquila in particolare, arriva dal 2 giugno nel luogo simbolo del terremoto del Friuli del 1976, Gemona, dove sarà la stessa autrice a presentarlo al pubblico del Cinema Sociale la sera di venerdì 4 aprile.
Sabina Guzzanti, che ha accettato con entusiasmo l’invito della Cineteca del Friuli, sarà in sala per un saluto alle ore 20 e, dopo la proiezione di Draquila, parteciperà al dibattito che il film, autentico terremoto nel terremoto, non mancherà di suscitare. Il ricordo del 1976 e degli anni che seguirono resta indelebile per molti gemonesi e in nessun luogo meglio che qui può aprirsi un confronto, sulla base dell'esperienza, sulla gestione dell’emergenza e sulla ricostruzione.
La Guzzanti attrice satirica, che ritroviamo brevemente all’inizio del documentario nell’ormai storica imitazione di Silvio Berlusconi, abbraccia con Draquila il giornalismo d'inchiesta alla Michael Moore. Recandosi sul posto per verificare di persona lo stato delle cose e soprattutto intervistando centinaia di persone (non tutte visibili nel film, che in un’ora e mezza riassume oltre 700 ore di materiale girato), la regista cerca di farsi un’idea su quanto è accaduto – a partire dalla prevenzione mancata – e sta accadendo a L’Aquila. L’azione della Protezione Civile, l’intervento del governo, l’organizzazione nelle tendopoli, la sistemazione della popolazione negli alberghi della costa, la costruzione delle New Town, le speculazioni politiche e finanziarie, l’assenza dell’opposizione parlamentare, sono oggetto di analisi critica e diventano motivo di riflessione sull’attuale situazione politica ed economica del Paese, sul dilagare della corruzione e sul concetto stesso di democrazia.
I biglietti per la proiezione di venerdì 4 giugno alla presenza di Sabina Guzzanti si possono già acquistare alla cassa del Cinema Sociale durante l’orario di apertura (tutti i giorni, dalla mezz'ora prima del primo spettacolo; tel. 0432-970520).
Draquila è in programma al Sociale da mercoledì 2 a lunedì 7 giugno con l’esclusione di sabato (info e orari su: www.cinetecadelfriuli.org). Per permettere anche a chi vedrà il film nelle altre date di assistere al dibattito con la Guzzanti, dopo la proiezione di venerdì sarà consentito l’accesso libero in sala compatibilmente con i posti disponibili.
La sera di sabato 5 aprile Sabina Guzzanti sarà a Trieste presso il Cinema Ariston.

 

20 maggio 2010
NELLA GIORNATA NAZIONALE PER LA PROMOZIONE DELLA LETTURA (DOMENICA 23 MAGGIO), UN FILM SUGLI EROI DELLA LETTERATURA PER BAMBINI: NAT E IL SEGRETO DI ELEONORA
Al Cinema Sociale, sabato 22 e domenica 23 maggio. In collaborazione con la Civica Biblioteca Glemonense
L’iniziativa nazionale volta a diffondere, in particolare fra i più giovani, la passione per i libri, che vede impegnati testimonial come Roberto Saviano, Gianrico Carofiglio, Benedetta Parodi e che culminerà domenica 23 maggio nella Giornata nazionale per la promozione della lettura, ha trovato un’immediata e concreta risposta a Gemona grazie alla collaborazione – per una felice coincidenza avviata proprio questo mese – tra La Cineteca del Friuli che gestisce il Cinema Sociale e la Civica Biblioteca Glemonense.
Dopo il dono da parte della biblioteca di cento copie del libro Furbo, il signor Volpe, riservato ai piccoli spettatori del capolavoro dell’animazione Fantastic Mr. Fox, proposto nei primi tre weekend di maggio, l’invito “cinematografico” alla lettura continua sabato 22 e domenica 23 con la proiezione, sempre al Cinema Sociale (ore 16.30), dell’incantevole cartoon, elogio della lettura e delle favole, della fantasia e dell’immaginazione, Nat e il segreto di Eleonora di Dominique Monféry, in cui gli eroi della letteratura per bambini, da Alice a Pinocchio, da Cenerentola a Peter Pan, escono dai loro libri.
Presentato in concorso al Festival del cinema di Roma 2009, frutto della collaborazione tra l'italiana Lanterna Magica (produttrice de La gabbianella e il gatto) e delle francesi Gaumont-Alphanim e La Fabrique, Nat e il segreto di Eleonora ha per protagonista un bambino timido e impacciato, affascinato dalle storie che sua zia Eleonora gli ha sempre raccontato, ma che ancora non è riuscito a imparare a leggere. Tutto per lui cambia quando, morendo, la zia gli lascia in eredità una preziosa biblioteca di libri di favole, nominandolo di fatto protettore di quel mondo straordinario e dei suoi personaggi.
Come per Fantastic Mr. Fox, al Cinema Sociale sarà applicato uno sconto sul biglietto d’ingresso per i bambini e i ragazzi (fino a 14 anni) iscritti alla Glemonense.

 

14 maggio 2010
PRESENTAZIONE ROMANA PER "LA CITTA’ DI ANGIOLINA" DI GLORIA DE ANTONI E ORESTE DE FORNARI (Sala Trevi, giovedì 27 maggio, ore 20.30)
E IL MESE PROSSIMO IL DOCUMENTARIO SARÀ A MILANO

La città di Angiolina – Trieste ai tempi del film "Senilità", l’ultimo documentario di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari, prodotto dalla Cineteca del Friuli con il contributo dell’Assessorato al Turismo della Regione Friuli Venezia Giulia e della FVG Film Commission, sarà presentato il 27 maggio prossimo alle 20.30 a Roma, alla Sala Trevi della Cineteca Nazionale.
Il programma prevede a seguire l’incontro, moderato dal direttore della Cineteca Nazionale Enrico Magrelli, con gli autori Gloria De Antoni e Oreste De Fornari, a cui parteciperà anche il direttore della Cineteca del Friuli Livio Jacob. La serata si concluderà con la proiezione di Senilità (1962) di Bolognini nella copia 35mm proveniente dal Centro Mauro Bolognini di Pistoia.
La città di Angiolina, affettuoso omaggio alla Trieste che fa da sfondo alle avventure amorose della spregiudicata protagonista di Senilità, fa rivivere i giorni lontani delle riprese attraverso immagini d’epoca (brani dal film e backstage, ma anche cinegiornali, home movies e fotografie) e le testimonianze di chi c’era.
Tra questi, Claudia Cardinale, che si presta amabilmente al gioco con il tempo accettando di essere ripresa mentre ripercorre, quasi cinquant’anni dopo, i passi di Angiolina sul Molo Audace e in Piazza Unità d’Italia, e Philippe Leroy, che ricorda le lunghe serate trascorse nei caffè triestini come un antidoto all’atmosfera tesa che respirava sul set. E ancora, il costumista Piero Tosi, lo scrittore Claudio Magris e Tullio Kezich, al quale il documentario è dedicato. Lelio Luttazzi, l’unico non testimone delle riprese, è presente come una guida sapiente che dispensa riflessioni e ricordi sulla Trieste di ieri, con il supporto di vecchie canzoni.
Sabato 26 giugno La città di Angiolina sarà presentato anche a Milano, allo Spazio Oberdan della Cineteca Italiana.

 

 

3 maggio 2010
SERATA SPECIALE PER IL 34o ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO E PRESENTAZIONE DEL NUOVO DVD "6 MAGGIO 1976 - IL TERREMOTO IN FRIULI" - Mercoledì 5 maggio, ore 20.30, al Cinema Sociale di Gemona
Mercoledì 5 maggio, vigilia del 34o anniversario del terremoto in Friuli, è in programma una serata speciale al Cinema Sociale di Gemona. In apertura, alle 20.30, sarà proiettato Friuli 76: Isola e continente, documentario scritto, diretto, filmato e montato nel 1976 dal fotografo e cineasta di San Vito al Tagliamento Gianenrico Vendramin (1929-2008), pochissimo visto all'epoca e oggi completamente dimenticato. Il lavoro è stato recentemente acquisito come parte del fondo filmico di Vendramin, affidato dal CRAF per la conservazione alla Cineteca del Friuli.
A seguire, sarà presentata ufficialmente la nuova edizione in dvd, realizzata dalla Cineteca del Friuli e il Comune di Gemona con il sostegno della Banca Antonveneta, di 6 maggio 1976 - Il terremoto in Friuli. La qualità visiva e sonora del documentario (già pubblicato nel 1996 in videocassetta, da tempo esaurita) è stata migliorata, ma la novità è soprattutto negli extra, due ore di inediti che saranno mostrati in buona parte nel corso della serata. Si tratta di sette filmati, in prevalenza programmi e servizi della Rai, recuperati successivamente all’uscita del vhs ma che coprono lo stesso arco temporale del documentario, dalla scossa del 6 maggio 1976 alla primavera del 1977: riprese per il TG2 del 7 e 8 maggio con i corrispondenti Gianni Minà, Edek Osser e Giuseppe Marrazzo; il servizio di Gianni De Cleva su Gemona a un mese dal terremoto; la ricostruzione del centro storico di Gemona con immagini intervallate di prima e dopo il terremoto; il programma Grazie coi sassi (1977), realizzato con gli alunni delle scuole elementari di Gemona; la produzione dell'Esercito Italiano La tragedia del Friuli (1977); Un terremoto per tutti (1977), a cura del CEDI della Diocesi di Udine; Rifare una città di Enzo Balboni (Rai, 1977).
I nuovi materiali, pur vivendo autonomamente, integrano e approfondiscono i contenuti del documentario, ripercorrendo le fasi cruciali del primo anno post-terremoto: dalla disperazione dei primi giorni alla volontà della popolazione di dare subito inizio alla ricostruzione, alla nuova paura di settembre e all’esodo forzato nelle località della costa fino al ritorno nei prefabbricati. L’intento è quello di offrire, in particolare ai giovani che non hanno vissuto direttamente l’esperienza del terremoto, l’opportunità di conoscere uno degli eventi che ha maggiormente segnato la loro terra, dividendone la storia in un prima e un dopo.
Nell’opuscolo allegato al dvd è riportato l’elenco aggiornato delle oltre 70 testimonianze audiovisive sul terremoto raccolte nel corso degli anni dalla Cineteca del Friuli. Alcune sono già state presentate al pubblico nella mostra Area sismica allestita per il trentennale alla Galleria della Cineteca o in altre occasioni al Cinema Sociale

 

27 aprile 2010
"NOI CHE ABBIAMO FATTO LA DOLCE VITA" DI GIANFRANCO MINGOZZI E TULLIO KEZICH AL CINEMA SOCIALE GIOVEDÌ
29 APRILE
Continua al Cinema Sociale di Gemona l’omaggio a La dolce vita che tanto clamore suscitò quando uscì nel 1960. Dopo la riproposizione del film la scorsa settimana, la Cineteca del Friuli presenta, giovedì 29 aprile alle ore 21, il documentario Noi che abbiamo fatto La dolce vita (2009), realizzato proprio per i 50 anni del capolavoro felliniano dai “testimoni oculari” Gianfranco Mingozzi e Tullio Kezich. La proiezione vuole essere anche un omaggio ai due autori, scomparsi entrambi lo scorso anno.
Mingozzi era sul set come assistente di Fellini: batté il primo ciak al Teatro 10 di Cinecittà il 16 marzo 1959 e interpretò anche il piccolo ruolo, il pretino; Kezich seguì le riprese per scrivere il diario della lavorazione (di nuovo in libreria a cura della Sellerio).
Prodotto da RaiSat e dalla Fondazione Fellini di Rimini, questo affettuoso, divertito e divertente ritratto del “massimo mito” del cinema italiano, alterna le citazioni del film a testimonianze d’archivio e a una ventina di interviste raccolte per l’occasione. I “reduci” che condividono con noi aneddoti e ricordi vanno dalla sempre bellissima Magali Noël a Valeria Ciangottini, che aveva 14 anni quando Felllini le affidò la breve ma simbolica parte dell’adolescente Paola; dal caratterista Riccardo Garrone, per cui “Federico era un serpente a sonagli che t’affascinava”, alla stilista Micol Fontana. C’è anche chi avrebbe potuto legare il proprio nome a La dolce vita ma perse l’occasione: è il caso della diva due volte premio Oscar Luise Rainer (100 anni compiuti a gennaio) che venne a Roma, ma rifiutò il ruolo dell'amante matura di Marcello; e di Dino De Laurentiis, che già impegnato con La grande guerra di Monicelli non se la sentì, rimpiangendolo poi, di produrre pure il film di Fellini.
Il documentario viene proiettato per gentile concessione della produzione: un'opportunità da non perdere anche perché, per problemi di diritti, Noi che abbiamo fatto La dolce vita difficilmente passerà in televisione o sarà pubblicato su dvd.





19 aprile 2010

IL SENATORE FERRUCCIO SARO
IN VISITA ALLA CINETECA DEL FRIULI
Il senatore friulano Ferruccio Saro ha fatto visita oggi alla Cineteca del Friuli, accompagnato dal sindaco di Gemona Paolo Urbani e dal consigliere del Cipaf Virgilio Disetti
Il direttore Livio Jacob ha illustrato al senatore l’ampio raggio di attività e il patrimonio filmico, fotografico e librario dell’istituzione, nata nel 1977 e oggi una delle cinque maggiori cineteche italiane. In particolare si è soffermato sulla funzione e l’importanza, non solo a livello regionale, dell’Archivio Cinema del Friuli Venezia Giulia.
L’innovativa struttura, finanziata dalla Regione e inaugurata due anni fa a Gemona, è potenzialmente in grado di conservare in condizioni ottimali fino a centomila bobine e di diventare un punto di riferimento a livello nazionale per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio cinematografico. Il deposito è stato realizzato per ospitare le collezioni della Cineteca (circa diecimila titoli di rilevanza nazionale e internazionale) e della Regione Friuli Venezia Giulia, ma anche materiali appartenenti ad archivi pubblici e privati, regionali ed extra-regionali, che non dispongono di un luogo dove mantenerli in sicurezza (una convenzione è già stata sottoscritta con la Regione Veneto). Ma l’archivio, ha sottolineato Jacob, per poter entrare a regime necessita di ulteriori investimenti in attrezzature e di quel personale specializzato che l’Università di Udine/Dams di Gorizia va formando e che trova sbocchi occupazionali altrove.
Il senatore Saro, che ha mostrato interesse anche per la proposta di organizzare a Gemona un incontro pubblico sulla salvaguardia e la conservazione dei film, ha chiesto l’invio di ulteriore documentazione da portare a conoscenza del Ministero dei Beni e delle Attività culturali al fine di ottenerne la collaborazione e il sostegno.

 

19 aprile 2010
I 50 ANNI DELLA DOLCE VITA DI FELLINI
Cinema Sociale, mercoledì 21 aprile, ore 20.30
La dolce vita compie mezzo secolo e la Cineteca del Friuli celebra la ricorrenza proponendo al Cinema Sociale di Gemona sia il capolavoro felliniano (mercoledì 21 aprile alle 20.30) sia il documentario Noi che abbiamo fatto La dolce vita (giovedì 29 aprile, ore 21) dei “testimoni oculari” Gianfranco Mingozzi e Tullio Kezich, entrambi scomparsi l’anno scorso.
I due titoli inaugurano anche la serie di proiezioni collegate alla mostra allestita nel vicino Palazzo Elti, "L’architetto dei sogni", dedicata a Gino Peressutti, il gemonese che progettò Cinecittà. Come molte altre opere di Federico Fellini, La dolce vita è stato girato in gran parte a Cinecittà ed è emblematico del legame profondo del regista con il luogo italiano del cinema per eccellenza. Non a caso, fra gli affissi cinematografici in mostra, sono presenti cinque suoi film: oltre a La dolce vita, di cui sono esposti una locandina e un manifesto a quattro fogli, Giulietta degli spiriti, Amarcord, L’intervista, E la nave va.
La dolce vita non è solo il titolo più conosciuto di Fellini ma tra i più celebri di tutta la storia del cinema. Come rileva Morando Morandini, “segnò una svolta fondamentale nella storia della libertà d'espressione in campo cinematografico", e rimane ancora oggi una delle più "moderne" opere dell'arte del cinema per potenza drammatica e novità di linguaggio.
Le reazioni scandalizzate, alla prima uscita nelle sale, di parte del pubblico, della critica e del clero, finirono col contribuire alla notorietà della pellicola, il cui valore artistico fu sancito dalla giuria del festival di Cannes con l’assegnazione della Palma d’oro. Lodevole eccezione tra gli ecclesiastici, il padre gesuita Angelo Arpa, che difese sempre il lavoro di Fellini, tanto guadagnarsi il soprannome di “padre della Dolce vita”. La Cineteca del Friuli ebbe l’onore di averlo ospite nel 2002 quando, già 93enne, arrivò fino a Gemona per presentare il suo libro L’arpa di Fellini e per ricordare ancora una volta l’amico fraterno.
Debordando dal puro ambito cinematografico, La dolce vita è entrato nell’immaginario collettivo grazie a indimenticabili sequenze come quella di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni nella Fontana di Trevi, a personaggi come Paparazzo, divenuto termine di uso comune proprio dopo il film, al commento musicale di Nino Rota. Da segnalare la presenza, nello stellare cast, del comico del cinema muto Polidor, di Adriano Celentano, della cantante e modella Nico.

 

 

19 marzo 2010
L’ARCHITETTO DEI SOGNI: GINO PERESSUTTI, DA GEMONA A CINECITTÀ
Una mostra rende omaggio all’architetto gemonese che progettò la città italiana del cinema. A Gemona, Palazzo Elti, dal 10 aprile al 26 settembre 2010
“La vita di Cinecittà si intreccia indissolubilmente con la storia stessa del cinema italiano, europeo, mondiale”: recita così una pubblicazione che presenta la città del cinema ai potenziali utenti italiani e stranieri. Pochi però sanno che chi ha ideato lo straordinario complesso industriale ammirato dagli americani, amato dai grandi registi italiani (primo fra tutti Federico Fellini), utilizzato per le sue maestranze e per i suoi teatri di posa – dal 1937 ad oggi senza interruzione – sia per kolossal che per i film a piccolo budget, è stato l'architetto Gino Peressutti, nato a Gemona del Friuli il 21 giugno 1883 e morto a Padova il 4 ottobre 1940.
L’importanza dell’opera di Peressutti non è mai stata messa adeguatamente in luce. A settant’anni dalla sua morte, questa lacuna viene almeno in parte colmata dalla mostra organizzata dalla Cineteca del Friuli con il Comune di Gemona e la Regione Friuli Venezia Giulia, L’architetto dei sogni: Gino Peressutti, da Gemona a Cinecittà, a Palazzo Elti (via Bini 9, Gemona) dal 10 aprile al 26 settembre 2010.
L’esposizione comprende una serie di progetti sulla città del cinema concessi dagli eredi Peressutti di Padova, filmati, articoli, oggetti, libri, riviste e documenti. È consultabile anche l’Album fotografico delle opere di Gino Peressutti del 1908 conservato dalla Civica Biblioteca Glemonense Valentino Baldissera. La parte più spettacolare è costituita da affissi, manifesti, locandine e fotografie (tutti materiali provenienti dal fondo Gianni Da Campo della Cineteca del Friuli) di film di produzione italiana girati a Cinecittà o che comunque di Cinecittà hanno utilizzato laboratori, set, costumi, scenografie. Fanno da complemento alla mostra film e documentari su Cinecittà che nei mesi di apertura saranno proiettati al vicino Cinema Teatro Sociale e presso la Galleria della Cineteca.
A pochi passi da Palazzo Elti, di fronte al Duomo e accanto a Palazzo Gurisatti, sede della Cineteca, sorge l’unico edificio gemonese progettato da Peressutti, casa Sebastiano Della Marina, che oggi ospita il bar ristorante Al Duomo e che può rappresentare l’ideale conclusione del percorso espositivo.

 

14 marzo 2010
L’OPERA DI PUCCINI NELL’ULTIMA MESSINSCENA DI ZHANG YIMOU AL “NIDO D’UCCELLO” DI PECHINO

Zhang Yimou, il regista cinese più conosciuto in Occidente, autore di film come Sorgo rosso, Ju-Dou, Lanterne rosse, La città proibita, con cui ha fatto incetta di premi nei festival internazionali, e, più recentemente, di A Simple Noodle Story, in concorso all’ultima Berlinale, dal 1996 si confronta anche con il mondo dell’opera e in particolare con Turandot.
Il capolavoro pucciniano nel sontuoso allestimento di Yimou è stato presentato la prima volta nel 1997 al Teatro Comunale di Firenze per il Maggio Fiorentino con la direzione musicale di Zubin Mehta, riscuotendo un grande successo bissato nelle successive rappresentazioni a Parigi, Seul, Monaco e alla Città Proibita di Pechino.
Il 6 e il 7 ottobre 2009, allo stadio “Nido d’uccello” della capitale cinese (lo stesso dove Yimou l’anno prima aveva supervisionato l’iperbolica cerimonia di inaugurazione dei Giochi Olimpici), è stata rappresentata davanti a quarantamila persone l’ultima, rinnovata e ancora più spettacolare messinscena, fusione tra tradizione lirica e tecnologia multimediale, quest’ultima impiegata a piene mani per potenziare la magnificenza scenografica (basti pensare alle gigantesche immagini lanciate da 32 proiettori su uno schermo di mille metri quadrati).
La videoregistrazione della première dell’evento di fronte a un pubblico oceanico, curata dallo stesso Zhang Yimou, sarà proiettata al Cinema Sociale di Gemona mercoledì 17 marzo alle ore 21, nell’ambito di una serata organizzata dalla Cineteca del Friuli in collaborazione con l’Associazione Spettacolo e Cultura – Sezione del Friuli Venezia Giulia. Un’occasione imperdibile per cinefili e musicofili per assistere al grandioso show, che vede la soprano italiana Raffaella Angeletti per la prima volta nei panni dell’algida principessa E il tenore cinese Dai Yuqiang in quelli del principe Calaf. Sul podio, l’ungherese Janos Acs. I più appassionati potranno godersi anche il backstage, che terminerà la serata.

 

5 marzo 2010
Cinecittà in Carnia: giovedì 18 marzo la Cineteca propone al Sociale Penne nere, il primo film a soggetto girato in Friuli
La storia del Friuli come location cinematografica per film a soggetto comincia nel 1952 con Penne nere di Oreste Biancoli, girato in Carnia, prevalentemente a Sauris di Sotto e in parte a Villa Santina. Interpretato da Marcello Mastroianni, Marina Vlady, Camillo Pilotto ed Enzo Stajola (il bambino di Ladri di biciclette e di Cuori senza frontiere) e sceneggiato tra gli altri da Giuseppe Berto, Paola Ojetti e Salvator Gotta, il film rappresenta la prima “trasferta” friulana di Cinecittà e anticipa di diversi anni sia il kolossal Addio alle armi, che nel 1957 porterà Hollywood in Friuli, sia La grande guerra di Monicelli, del 1959.
Proseguendo nel suo programma di diffusione e riscoperta del cinema legato al territorio, la Cineteca del Friuli proporrà Penne nere giovedì 18 marzo alle ore 21 al Cinema Sociale di Gemona. La proiezione sarà introdotta da Carlo Gaberscek.
L’occupazione cosacca dell’Alto Friuli tra l’autunno del ’44 e la primavera del ’45 è stata oggetto di indagine, soprattutto nell’ultimo decennio, in diversi articoli, libri, servizi televisivi e documentari. Ma Penne nere rimane l’unico lungometraggio che abbia affrontato il tema della convivenza del popolo carnico con i cosacchi, là dove la popolazione locale era costituita prevalentemente da donne, vecchi e bambini, essendo gli uomini stati arruolati tra gli alpini e mandati a combattere in Albania. È in questo contesto che si svolge la vicenda del film, dove la grande storia si intreccia con le vicissitudini di una famiglia e con la storia d’amore tra Pieri (Marcello Mastroianni) e Gemma, una giovanissima Marina Vlady alla sua prima importante esperienza cinematografica.
A suggerire la location era stato Chino Ermacora (che successivamente seguì le riprese come inviato), interpellato dall’udinese Giuseppe Driussi, autore del soggetto insieme a Biancoli. I "primi personaggi" sono infatti un paese alpino, una diga (che nella trama i tedeschi in ritirata vogliono far saltare) e un monte, elementi che a Ermacora fecero pensare subito a Sauris di Sotto, con la sua architettura tradizionale, le vette intorno e la grande diga di La Maina inaugurata nel 1949.
Il paese di Sauris che si vede nel film, con le classiche case in legno, i ballatoi, i fienili, le alte case ottocentesche in pietra e le viuzze strette e acciottolate, è un altro dei tanti motivi d’interesse di Penne nere, documentazione visiva dello stile saurano originale, di un’architettura e di un paesaggio che nei decenni successivi si sono in parte modificati.
Poco di originale ha invece la parlata. Benché si sentano alcuni canti tradizionali friulani, i personaggi non si esprimono nella lingua locale ma in un italiano lievemente venetizzato: una scelta fatta in base alle esigenze produttive e distributive del tempo, oltre che per la difficoltà di far parlare in friulano gli attori protagonisti.

 

8 febbraio 2010
Trieste ai tempi di Senilità: La città di Angiolina sarà presentato al Sociale di Gemona martedì 9 febbraio assieme al film di Bolognini
Dopo l’anteprima al
Trieste Film Festival, sarà presentato martedì 9 febbraio alle ore 21.00 al Cinema Sociale di Gemona, La città di Angiolina – Trieste ai tempi del film Senilità, il nuovo documentario realizzato da Gloria De Antoni e Oreste De Fornari, prodotto dalla Cineteca del Friuli con il contributo dell’Assessorato al Turismo della Regione Friuli Venezia Giulia e della FVG Film Commission. Interverranno il direttore della Cineteca Livio Jacob e Carlo Gaberscek, che ha partecipato alle riprese come consulente storico.
La città di Angiolina sarà preceduto, alle 19, dalla proiezione di Senilità (1962) di Mauro Bolognini, che “malgrado i suoi limiti", scriveva Tullio Kezich, "resta il miglior film tratto dalla letteratura triestina ambientata nei luoghi reali”.
Film simbolo di Trieste, Senilità ruota, come il romanzo di Svevo, attorno alla figura spregiudicata ed enigmatica di Angiolina, una splendida ed esuberante Claudia Cardinale. A contenderle il ruolo di protagonista davanti alla macchina da presa, più che l’amante Emilio Brentani (un Anthony Franciosa a parere di molti troppo poco “senile”), è proprio la città in cui il film è girato e ambientato. Si riconoscono strade, palazzi, vedute, il porto, ma anche interni, come il celebre caffé San Marco o l’appartamento di Emilio, che ricalca nei minimi dettagli quello ancora abitato negli anni Sessanta dalla figlia di Svevo; il tram, che allora non si limitava a salire la collina di Opicina ma attraversava tutta la città; e la linea ferroviaria, che conduceva i convogli carichi di merci dalla stazione al porto passando davanti a Piazza Unità.
A Trieste, oltre che al film Senilità, rende omaggio fin dal titolo La città di Angiolina, attraverso i ricordi di quanti parteciparono alle riprese o ne furono testimoni. A cominciare dagli attori: Claudia Cardinale, che vediamo anche ripercorrere il tragitto tra Piazza Unità e il Molo Audace, dove venne girata la scena del primo incontro tra Angiolina ed Emilio; e Philippe Leroy, che vestì i panni dell’amico scultore e ricorda le molte serate solitarie trascorse nei caffé frequentati da artisti e studenti. E ancora, il costumista-scenografo Piero Tosi, le comparse triestine, lo scrittore Claudio Magris e Tullio Kezich. Senza dimenticare Lelio Luttazzi, l’unico non testimone delle riprese ma presente come una sorta di genius loci che dispensa riflessioni e ricordi sulla Trieste di ieri.
Arricchiscono il quadro le tante immagini di Trieste raccolte dalle fonti più disparate, in bianco e nero e a colori, cinematografiche e televisive, in 8 e in 35 millimetri e persino in formato 9,5 (l’antico Pathé Baby), da cinegiornali d’epoca, dallo stesso film di Bolognini e dall’unico backstage che si conosca, realizzato dal triestino Lodovico Zabotto.

 

28 gennaio, ore 15.00
Il Trieste Film Festival rende omaggio a Carlo Sgorlon con Prime di sere
Per rendere omaggio a Carlo Sgorlon, scomparso il 25 dicembre scorso, il Trieste Film Festival dedica allo scrittore friulano un evento speciale nell’ambito della sezione “Zone di cinema”: la prima proiezione pubblica di Prime di sere (1993) nella nuova versione rimontata e restaurata, edita in dvd dalla Cineteca del Friuli con il contributo della Provincia di Udine e del Comune di Gemona. Il film sarà presentato nel giorno di chiusura del festival, giovedì 28 gennaio, alle ore 15 al Cinema Ariston. Interverrano l’autore, il regista gemonese Lauro Pittini, e il direttore della Cineteca Livio Jacob.
Unico film tratto da Sgorlon, Prime di sere fu girato tra il maggio 1992 e il marzo 1993 in ventuno località diverse della provincia di Udine, nei paesi citati nel romanzo (stazione di Tricesimo, Montegnacco, Cassacco, Treppo, Buja) o comunque situati nella stessa area. La volontà del regista di rimanere il più fedele possibile alla fonte è testimoniata anche dai dialoghi, ripresi alla lettera, e dai pochissimai tagli effettuati, come nota lo storico Carlo Gaberscek nel booklet che accompagna il dvd, in cui aggiunge: “La semplicità lineare della storia narrata da Sgorlon, la visione della vita, la concretezza, l’essenzialità pragmatica, i sentimenti, l’ansia e l’inquietudine del protagonista, lo stoicismo severo, le atmosfere, il senso dello spazio e del tempo, il microcosmo del romanzo trovano nel linguaggio filmico di Pittini non solo un’espressione visiva ed emotiva adeguata, ma il regista ne dá una rappresentazione ancora più asciutta ed austera, con un tono sempre sobrio, misurato, conciso, talora anche secco e ruvido, senza slanci sentimentali o sopravanzo di partecipazione emotiva o passionale.” E conclude: “Da un romanzo profondamente friulano da ogni punto di vista a un film massimamente friulano.”
La giuria della terza edizione della Mostre dal Cine Furlan colse subito il valore della trasposizione cinematografica assegnandole il primo premio nel dicembre 1993. Il film fu pubblicato per la prima volta in vhs nel 1995, sempre dalla Cineteca del Friuli, con due successive ristampe, nel 1996 e nel 2001.
Rispetto a quella prima versione, oltre a dare la possibilità di visualizzare i sottotitoli in italiano, la nuova edizione offre una qualità delle immagini notevolmente migliorata grazie al restauro realizzato dallo stesso autore, che ha recuperato i colori naturali originali.

20 gennaio
Il film Senilità di Bolognini e la Trieste dell’epoca protagonisti del nuovo documentario di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari prodotto dalla Cineteca del Friuli - Anteprima assoluta al XXI Trieste Film Festival venerdì 22 gennaio
Protagonista di Senilità, il film di Mauro Bolognini del 1962, ispirato al romanzo di Italo Svevo, è insieme Claudia Cardinale, nel ruolo di Angiolina, ragazza spregiudicata quanto enigmatica, la città di Trieste, che fa da sfondo alle sue avventure amorose.
La città di Angiolina – Trieste ai tempi del film Senilità, il nuovo documentario di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari prodotto dalla Cineteca del Friuli, con il contributo dell’Assessorato al Turismo della Regione Friuli Venezia Giulia e della FVG Film Commission, si propone di far rivivere quei giorni di cinquant’anni fa attraverso i ricordi di quanti hanno partecipato o soltanto presenziato  alle riprese del film, gli attori, Claudia Cardinale e Philippe Leroy, il costumista Piero Tosi, le comparse triestine, lo scrittore Claudio Magris e Tullio Kezich, scomparso l’estate scorsa e al quale il documentario è dedicato.
Memorie, commenti e confronti sono stati raccolti dai due autori in modo inconsueto, intervistando i testimoni sui luoghi delle riprese, importunando i passeggeri di un tram, oppure pedinando un’attrice (Betsy Blair) nelle sue deambulazioni nei giardini pubblici di Trieste in un giorno di pioggia.
Senza dimenticare gli interventi di Lelio Luttazzi, l’unico non testimone delle riprese, presente nel documentario come una sorta di genius loci che dispensa riflessioni e ricordi sulla Trieste di ieri.
Ne viene fuori un mosaico policromo e prismatico  dove si alternano cinema e televisione, bianco e nero e colore, 8 millimetri e 35 millimetri, brani del film di Bolognini e cinegiornali d’epoca, in un montaggio liquido che restituisce nel gusto di oggi la radiografia di un film simbolo della città di Trieste.
Luogo di elezione per l’anteprima assoluta de La città di Angiolina non può essere che il Trieste Film Festival, che lo presenterà venerdì 22 gennaio alle ore 19.30 al Cinema Ariston, nell’ambito della sezione Zone di cinema. A introdurre la proiezione, della durata di 50 minuti, saranno la direttrice del festival Annamaria Percavassi, gli autori Gloria De Antoni e Oreste De Fornari, il produttore Livio Jacob e lo storico del cinema Carlo Gaberscek.



12 gennaio

“Gli occhi dell'Africa": l'integrazione passa anche attraverso il cinema - Mercoledì 13 gennaio, ore 21, al Cinema Sociale di Gemona l'
ultimo appuntamento con la rassegna dedicata al continente nero: il film sul Ruanda Munyurangabo - Ingresso libero
È in programma mercoledì 13 gennaio alle 21, al Cinema Sociale di Gemona, l’ultimo appuntamento della rassegna Gli occhi dell’Africa, con la proiezione, a ingresso libero, del film Munyurangabo, del regista Lee Isaac Chung, storia dell’amicizia tra due ragazzi, Sangwa e Munyurangabo, uno hutu e l’altro tutsi, in un Ruanda in cui il genocidio è ormai lontano ma non del tutto dimenticato. La serata è organizzata dalla Cineteca del Friuli in collaborazione con il Coordinamento delle Associazioni Culturali e di Volontariato Sociale di Gemona.
Presentato con successo a Cannes nel 2007 e al 18° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano, Munyurangabo racconta il dramma del genocidio visto con gli occhi di chi è sopravvissuto ma ha altre ferite da far rimarginare: quelle della memoria, della giustizia e del desiderio di vendetta. Girato in 11 giorni, nelle zone di campagna intorno a Kigali, con tutti attori non professionisti incontrati durante la preparazione, il film è basato in gran parte sull’improvvisazione, a partire da un semplice canovaccio che poi è stato man mano rivisto durante le riprese. Una tecnica che trasporta con forza lo spettatore dritto al cuore dei drammi di questa terra martoriata.
Molto positivo il bilancio per la rassegna itinerante (con proiezioni che si sono svolte a Pordenone, Udine, Sacile, San Daniele del Friuli, Gemona, Udine), organizzata da Cinemazero, Caritas Diocesana di Concordia – Pordenone, cooperativa L’AltraMetà di Pordenone in collaborazione con Officine d’autore San Daniele del Friuli, La Cineteca del Friuli, il Centro Espressioni Cinematografiche di Udine e Time For Africa Udine. Un’iniziativa che rappresenta un’esperienza riuscita di integrazione attraverso il cinema tra le diverse culture ormai stabilmente presenti sul territorio del Friuli Venezia Giulia. "Anche quest'anno Gli occhi dell'Africa ha portato avanti la sua sfida: quella di raccontare l'Africa con gli occhi degli africani in un territorio dove l'immigrazione non può essere più vissuta come un problema, ma come una realtà”, ha commentato Riccardo Costantini di Cinemazero, coordinatore della retrospettiva. “Alle molte proiezioni e agli eventi collaterali ha sempre partecipato un folto pubblico multietnico, testimoniando il valore della proposta culturale, che punta a una reale integrazione.” Molti gli sforzi - anche economici - da parte di enti e realtà diverse del territorio che hanno collaborato a realizzarla, convinti della sua assoluta necessità in questo particolare momento storico.

8 gennaio
"Il cinema friulano di Lauro Pittini": al Sociale, venerdì 15 gennaio, serata dedicata al regista gemonese in occasione della presentazione ufficiale della nuova edizione in dvd di Prime di Sere, tratto dal romanzo di Carlo Sgorlon
In occasione dell’uscita in dvd dell’edizione restaurata del film Prime di sere di Lauro Pittini, tratto dal romanzo di Carlo Sgorlon, venerdì 15 gennaio la Cineteca del Friuli propone al Cinema Sociale, a partire dalle 21.00, una serata interamente dedicata alle altre opere del regista gemonese.
A introdurre le proiezioni e a presentare ufficialmente il dvd di Prime di Sere, pubblicato a fine dicembre dalla Cineteca del Friuli con il contributo della Provincia di Udine e del Comune di Gemona, sarà lo stesso Pittini insieme allo storico udinese Carlo Gaberscek, autore del libretto illustrativo prodigo di dettagli e curiosità che accompagna la nuova edizione.
A seguire, saranno presentati tre titoli della filmografia di Pittini, cominciando dal suo primo lavoro, una testimonianza del dramma del terremoto realizzata a soli quindici anni e raramente vista sul grande schermo: C’era una volta Gemona, raccolta di immagini della città nei giorni immediatamente successivi il 6 maggio 1976.
La serata proseguirà con il mediometraggio I varés volût vivi (1981), interpretato da Luigi Urbani e Mara Mardero, pensato e realizzato interamente in lingua friulana, vincitore nel 1991 – dieci anni dopo la sua realizzazione – del primo premio alla seconda edizione della Mostre dal Cine Furlan. A riprova dell’affinità innata dell’autore con i temi e le atmosfere sgorloniane, il film, come Prime di sere, ruota attorno al dramma personale del protagonista, Tarcisio, di ritorno anch’egli al piccolo paese natale con un difficile passato alle spalle. Un passato di duro lavoro in miniera che, come per l’ex galeotto Eliseo, allunga la sua ombra cupa sul presente. Tarcisio infatti è ammalato di silicosi e sa di non avere molto tempo da vivere. Saranno le riflessioni e i ricordi che lo accompagnano lungo la via del ritorno a dargli la forza per affrontare il suo destino.
Si chiuderà con Pieri Menis, ricuarts di frut, uno spaccato di vita friulana di inizio '900 attraverso i ricordi d'infanzia dello scrittore bujese Pietro Menis (1892-1979), realizzato da Pittini nel 1999 e prodotto dal Comune di Buja in occasione dell’intitolazione a Menis della Scuola Elementare di santo Stefano di Buja. Il film ottenne la Menzione speciale della giuria alla sesta Mostre dal Cine Furlan, nel 1999, e il primo premio della sezione fiction all’undicesimo Festival Internazionale di Cinema Etnico di Cadca (Bratislava-Repubblica Slovacca).

8 gennaio
I linguaggi del cinema: seminario con Dante Spinotti, a Gemona, giovedì 14 gennaio
Dante Spinotti
, maestro della fotografia cinematografica, recentemente celebrato al Festival Internazionale Plus Camerimage con un premio alla carriera e un prezioso volume, giovedì 14 gennaio terrà al Cinema Sociale di Gemona un seminario dal titolo “I linguaggi del cinema”, rivolto in particolare a studenti e studiosi di cinema e aspiranti film-maker.
N
egli ultimi anni, a fianco di registi quali Michael Mann e Michael Apted (con cui ha da poco terminato le riprese per il terzo capitolo delle Cronache di Narnia), Spinotti è divenuto uno dei più audaci sperimentatori del cinema digitale a Hollywood. Naturale dunque che siano proprio la nuova tecnologia e le profonde trasformazioni che sta portando nella maniera di girare i film, i principali temi che affronterà in questo workshop, anche con l’ausilio di brani dai suoi lavori.
Secondo Spinotti, la rapida transizione in corso dalla pellicola tradizionale a 35mm alle varie opzioni offerte dalle riprese digitali rappresenta "un fiume senza ritorno". Si sta trasformando anche il linguaggio espressivo della Settima Arte, grazie alla quasi totale sparizione degli apparati luminosi, pesanti e costosi, delle apparecchiature di ripresa altrettanto ingombranti e dispendiose, delle scenografie e degli effetti speciali materialmente costruiti in teatro di posa. Una svolta storica, paragonabile forse a quella avvenuta alla fine degli anni Venti con il passaggio dal cinema muto a quello sonoro.
Il seminario, organizzato dalla Cineteca del Friuli, di cui Spinotti è presidente onorario, durerà l’intera giornata e si articolerà nei seguenti orari: 10.00-13.00, 14.30-18.30, 21.00-22.30.
Ci si può iscrivere mandando una mail all’indirizzo sociale@cinetecadelfriuli.org, o telefonando al numero 0432 980458. La quota di iscrizione (10 euro) è pagabile a partire dalle ore 9 del 14 gennaio alla cassa del cinema, dove sarà in vendita anche il volume di Plus Camerimage dedicato a Spinotti (20 euro, fino a esaurimento).

 

 
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