Avanti Soviet: la collezione personale di Gastone Predieri

L’acquisizione, da parte della Cineteca del Friuli, di una costola di quello che fu l’archivio di cinema sovietico più importante in Europa, ed in particolare del fondo personale di Gastone Predieri, che di quel fondo e di quell’archivio è stato l’artefice ed il “direttore d’orchestra”, è un fatto tanto significativo quanto simbolicamente propizio. Chiariamo: piccole o grandi che siano, in Italia sono ancora presenti diverse e importanti collezioni private, che devono al più presto trovare un luogo dove gli standard di conservazione rispettino le regole FIAF. Quello del Friuli è oggi uno dei pochi archivi di cinema italiani a rispettare queste regole, e a possedere i requisiti necessari per ospitare degnamente i film. 
Un passo indietro. La storia di questa “costola” del grande fondo sovietico è sconosciuta ai più, ed occorre raccontarla: la Cineteca dell’Associazione Italia-Urss, che partì con poche pellicole negli anni ‘50, nel momento dell’acquisto da parte del Comune di Bologna contava più di mille titoli e ben 400 tra documentari e cinegiornali (a testimonianza dell’enorme lavoro che Predieri compì, instancabile, nel corso di quarant’anni di “propaganda culturale”). Di questi titoli Gastone conservava, nella cantina di casa, alcune chicche, molti “doppioni”, alcune copie “personali” fatte stampare appositamente da determinati archivi solo per lui (ne è un esempio La madre di Pudovkin, uno dei suoi film prefetiti), ma anche copie più complete o fotograficamente migliori rispetto a quelle standard circolanti, insieme ad alcuni dei suoi film d’elezione. Quando nel 1994 morì, Gastone trattenne alcune di queste pellicole dal grande esodo bolognese. Ma qui si innesca un’altra storia. Nel 2002, chi scrive era alla ricerca di tracce della prima casa di produzione cinematografica reggiana (la “Mario Guerzoni”, istituita nel 1915), quando, nel bel mezzo del vicolo cieco della ricerca, colse il suggerimento di Paolo Vecchi che lo indirizzava in un nascosto vicolo di case popolari a Reggio Emilia. Al piano basso di un caseggiato in mattoni rossi un apparentemente improbabile piccolo cartello: “Miselli Cinematografia”. Superate le prime reciproche diffidenze, scoprii due personalità travolgenti, ed il laboratorio di due grandi tecnici Cinemeccanica, Brenno ed Angela Miselli, padre e figlia, insieme da una vita, che pian piano mi avrebbero accolto come “uno di loro” (anche se non possedevo un decimo della passione tecnica che li animava). La mia ammirazione verso la figura di Brenno, maestro implacabile e severo (molti dei proiezionisti della regione sono passati da lui), artigiano dall’orecchio insuperabile (rivaleggiava con i migliori tecnici Dolby), abile costruttore autarchico (le sue passafilm animano ancora oggi le sale di “montaggio” di Venezia, Torino, Pesaro), poeta di una tecnica-etica antica che mi inondava di racconti leggendari (come l’invenzione dei “pattini in teflon” prendendo dai russi la scoperta, od il salvataggio di un proiettore 16mm finito in un naviglio della bassa), stimato proiezionista di festival (da Bellaria a Rimini, a Spoleto). Da Visconti a Fellini a Bellocchio sembra che tutti abbiano chinato la testa alla fine di una “loro” proiezione. Il livello d’inventiva di Brenno Miselli è pari solo al suo materialismo e alla sua sublime cocciutaggine di fronte alla grande onda globale che sta investendo il suo laboratorio e che lo sta spazzando via senza però scalfirne la forza creativa.
Per tornare alla collezione. Dopo circa due anni di visite conoscevo a menadito il laboratorio, dove Brenno mi accompagnava per lunghi tour tra le sue ultime invenzioni. Improvvisamente mi permisi di essere indiscreto e chiesi di alcune pellicole presenti in un corridoio. Una in particolare recava un titolo che mi sembrava vagamente noto, Il bacio di Mary. Mi confessarono di averlo proiettato una sola volta a Roma, su richiesta di Bruno Grieco, ad una rassegna dedicata al leggendario produttore italo-russo Francesco Misiano. Il film era una fiction sul viaggio di Mary Pickford e Douglas Fairbanks a Mosca, ed era un film Mezrabpom! Chiesi se avessero altre cose. Con mia grande sorpresa mi svelarono di essere stati, nel corso degli anni, gli amici più fedeli di Gastone Predieri (ci avevano passato ogni capodanno), che per devozione aveva lasciato a loro, ammiratori di Ejezenstejn e Pudovkin, i “suoi” film, vendendogli anche tutto l’armamentario tecnico dell’Italia-Urss (proiettori, pezzi di ricambio, schermi), alla sua chiusura. Il resto della piccola cineteca stava in un garage-magazzino sotto la loro abitazione. Conoscendo bene la grande collezione bolognese, rimasi stupefatto della presenza di nuovi titoli, che subito mi feci proiettare, ma soprattutto capii quanto saggia fosse stata la scelta di Predieri nell’affidare i suoi amati attrezzi nelle loro mani. Brenno ed Angela li avevano tenuti come figli, oliati e funzionanti, sempre pronti per una nuova proiezione. Li chiamavano per nome, e conservavano centinaia di pezzi di ricambio affinché quai proiettori non potessero mai, idealmente, smettere di funzionare.
La collezione   Composta da circa 42 copie in 35mm e da circa 90 in 16mm (tutte in buono stato di conservazione), la collezione, per la sua parte “sovietica” si caratterizza per una complessiva organicità delle scelte, certamente personali e puntellate da passioni. Ci sono grandi classici rivoluzionari come Ejezenstejn, Pudovkin, Barnet, Kozincev e Trauberg, Komarov, alcuni titoli più recenti di Petrov, Michalkov, diversi Tarkovskij, ma anche schegge dal cinema delle “repubbliche” (Iosseliani, Shengelaya, Parajanov). Da segnalare anche il capolavoro assoluto dell’amico personale di Predieri Elem Klimov (Va’ e vedi), così come interessanti documentari e cartoni animati. Ai film di Predieri si aggiungono alcune copie di film italiani, francesi ed americani (Rossellini, Avati, Costa, Fulci, Manfredi, Heusch, Mattioli, Renoir, Tuttle). - Giulio Bursi (ottobre 2008)

Vita di Gastone Predieri
A Reggio Emilia, Gastone Predieri era nato il 26 giugno 1928 […]. Figlio di un calzolaio, aveva seguito giovanissimo – nel 1942 – il destino di molti suoi coetanei, oltreché di un paio di zii, entrando come tornitore alle officine Meccaniche Reggiane, a quei tempi uno dei colossi dell’industria pesante nazionale in prima linea nello sforzo bellico. Sfollato dopo i bombardamenti alla fabbrica, Predieri partecipa nel dopoguerra alla sua ricostruzione ed entra negli Organismi Democratici, diventando in seguito dirigente del Fronte della Gioventù. I membri dell’antenato della Fgci non coltivavano solo la passione politico-sindacale, ma anche – comprensibilmente, vista l’età – quella per il ballo. […] Predieri comincia ad occuparsi della parte elettrica della balera e ben presto diventa un esperto di autoparlanti e di amplificatori. Tanto che nella campagna elettorale del 1948 viene mandato sull’Appennino a sfruttarre un suo personalissimo “brevetto” per comizi volanti che consiste in un sistema di amplificazione alimentato da un paio di batterie, il tutto montato su un mulo. Gli anni del dopoguerra sono durissimi per i lavoratori delle Reggiane, impegnati in una lunga vertenza che conosce momenti esaltannti, scontri durissimi e si conclude infine con la sconfitta e la smobilitazione. Molti sono costretti ad emigrare […], altri che  si sono distinti nei momenti alti della lotta, vengono cooptati nei quadri del sindacato e del partito. Gastone è fra questi. Inviato a Roma nel 1952, si occupa dell’amministrazione e del tesseramento. Sempre con funzioni di carattere amministrativo passa all’Associazione Italia-URSS. Qui esiste un fondo che sarebbe improprio chiamare cineteca: alcuni classici, qualche documentario e film per ragazzi, un paio di proiettori a 16mm “Ucraina”. L’ambito delle attività è molto ristretto e fortemente ideologizzato, limitandosi alle feste dell’Unità e al lavoro delle sezioni. Predieri, sedotto dall’armamentario artigianale che si trova a disposizione, ne intuisce le potenzialità e, chiedendo di occuparsene in pianta stabile, opera un cambiamento di rotta decisivo per l’Associazione. Già istituzionalmente si sta passando da una prima fase connessa ad obiettivi meramente propagandistici ad un’altra legata a un progetto più vasto, tendente alla diffusione della cultura sovietica in Italia. Così, insieme ai proiettori […] cominciano ad arrivare molti film, libri, riviste e pubblicazioni scientifiche, smistati capillarmente nelle sedi decentrate. Predieri, che nel frattempo ha imparato il russo, si conquista la fiducia del direttore, che lo porta con sé a festival e manifestazioni e, in un secondo momento, lo invia da solo a visionare film, manifesti e mostre di pittura. Da Mosca a Soci, da Samarcanda a Karlovy Vary, Gastone diventa ben presto un punto di riferimento, la sentinella e l’avamposto per la diffusione della settima arte diffusa oltre cortina. […] Nel frattempo il catalogo della cineteca comincia a diventare cospicuo, mentre crescono in lui passione e competenza per la grande stagione del cinema rivoluzionario. I suoi titoli de chevet sono Aleksandr Nevskij e le due parti di Ivan il terribile dell’amato Ejezenstejn, assieme a La madre di Pudovkin, Compagno P.  di Ermler,  Il deputato del Baltico di Zarkhi e Hefits e  Capaev dei Vasil’ev; ma è forse Ottobre a riassumere il suo credo artistico e ideologico (a chi gli chiedeva se il suo inconfondibile cappellino sia appartenuto a Lenin risponde invariabilmente “Non scherziamo sulle cose serie”, lui così poco “realsocialista” in quanto a sense of humour), mentre considera un evento culturale da proporre (spesso, ahimè, invano) la proiezione completa della Trilogia di Massimo di Kozincev e Trauberg. Sulla Congiura dei Boiardi opera un puntiglioso lavoro di restauro, così come, sia pure in maniera minore, sul Nevskij. Tuttavia, non credo si possa parlare, a proposito di Gastone, di filologia. Noonostante sia noto e riconosciuto il suo lavorio di recupero di spezzoni di film, talora censurati durante gli anni bui di Stalin e quelli grigi di Breznev, la sua attitudine di ricercatore non vola nei cieli dei Patalas e dei Brownlow, costringendosi alla dimensione più materiale del rapporto con la pellicola, nella realizzazione di controtipi, nel taglio e cucito per cui da tre copie se ne ricava una quasi perfetta, nella consulenza per l’esecuzione delle colonne sonore dei film muti, fino al più umile procedimento del lavaggio. Paradossalmente, la definitiva apertura al “mercato” (chiamiamolo così) della cineteca si ha quando l’Italia-Urss, forse anche in conseguenza del mutamento dei rapporti tra Pcus e Pci, contrae la propria attività, chiudendo in qualche caso le sedi anche in centri importanti. Come circuito di distribuzione subentra allora l’Arci, subentrano l’essai e i piccoli festival, per i quali Predieri fa da tramite con Mosca, salvo poi bloccare i titoli più interessanti ed “impadronirsene” […]. È il periodo che nonosce la fioritura del cosiddetto cinema delle repubbliche, dal Baltico agli Urali, Predieri raccoglie una campionatura significativa di autori, stili e tendenze. Contemporaneamente non rinuncia alla ricerca sul cinema rivoluzionario, magari scoprendo  titoli “minori” o curiosi, come La signorina e il teppista, interpretato da Majakovskij. I suoi film passano sempre più spesso in televisione, e, con l’avvento delle videocassette, parte del catalogo già ceduto alla San Paolo – classici, documentari d'arte e produzione dedicata all’infanzia – viene trasferito su supporto magnetico […]. Nel frattempo il suo laboratorio, prima a piazza Esedra, poi in piazza Armerina, diventa un punto di riferimento per slavisti di diverse generazioni, a partire dal più autorevole di tutti, Giovanni Buttafava, fino a giovani agguerriti come Ornella Calvarese, e vi attingono docenti e studenti universitari, oltre agli allievi del CSC. Predieri si lega d’amicizia, tra gli altri, con Massimo Mida Puccini e Peppe De Santis, Citto Maselli e Morando Morandini ed è vicino a molti registi russi, in particolare a Elem Klimov, mentre mantiene una certa diffidenza nei confronti del coccolatissimo Nikita Mikhalkov-Koncalovskij, di cui ammira le capacità artistiche ma guarda con sospetto la “diplomatica” ambiguità. Grazie al suo impulso, poco a poco la cineteca diventa uno degli archivi più importanti in materia, certo in Europa, probabilmente in tutto il mondo occidentale. (Paolo Vecchi, Il rullo compressore e il violino: Gastone Predieri e l’archivio Italia-Urss, in Renzo Renzi, Tovarisc Kino: c ’era una volta il cinema sovietico, Transeuropa, Ancona, 1996, pp. 24-26).

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