I restauri

La Cineteca del Friuli cura le operazioni di ristampa e restauro di opere cinematografiche di interesse storico e artistico; questa attività è stata riconosciuta internazionalmente attraverso l'ammissione alla FIAF (Federazione Internazionale degli Archivi del Film) e all'ACE (Associazione delle Cineteche Europee).
I primi restauri risalgono al 1984, quando la Regione Friuli Venezia Giulia finanziò un piano di recupero di alcuni film infiammabili che il distributore-esercente-collezionista veneziano Aldo Predonzan aveva ceduto alla Cineteca. Predonzan frequentava le Giornate del Cinema Muto di Pordenone da un paio d'anni e ogni volta che veniva portava con sé alcune chicche che presentavamo al festival.
È nata così una collaborazione che si è conclusa con il recupero da parte della Cineteca dei “pezzi” più antichi della sua collezione (conservata in un garage colmo sino all'inverosimile di 35mm – nitrati e acetati – e di 16mm). I nitrati appartenevano al fondo di pellicole mute che suo padre aveva proiettato durante gli anni Venti e Trenta.
Fra quei materiali c'erano due lungometraggi considerati “perduti”: Voglio tradire mio marito (1925) di Mario Camerini e S.O.S (1928) di Carmine Gallone, molte comiche italiane degli anni Dieci di Polidor e Robinet, un film di Cecil B. DeMille del 1917 L'ultima dei Montezuma (The Woman God Forgot) e L'avvocato difensore, un film italiano del 1935 (anch'esso considerato perduto), diretto e interpretato da Gero Zambuto. Sebbene la maggior parte delle copie fosse in un discreto stato di conservazione (nonostante le condizioni climatiche non ideali del garage), alcune stavano visibilmente deteriorandosi. Era quindi necessario trasferirle su pellicola di sicurezza e non lo potevamo certo fare con i nostri poveri mezzi.
Nell'ottobre del 1984, durante le Giornate del Cinema Muto, esponemmo il problema all'allora assessore regionale alla cultura Dario Barnaba e riuscimmo a raggiungere un accordo secondo il quale i nitrati della Cineteca del Friuli potevano essere ristampati con fondi regionali presso lo Studio Cine di Roma (un laboratorio che si stava attrezzando in questo campo) a queste condizioni: le nuove copie positive diventavano di proprietà della Regione, mentre i materiali originali venivano restituiti alla Cineteca con i negativi.
In questo modo, nel giro di alcuni mesi, fu possibile ristampare tutto il fondo e presentarlo quasi integralmente all'edizione 1985 delle Giornate del Cinema Muto, che divennero proprio quell'anno la vetrina internazionale dei restauri delle cineteche (a cominciare da quelli della Cineteca del Friuli). Il pacchetto delle comiche di Polidor e Robinet entrò a far parte della rassegna dedicata ai comici del muto italiano, pezzo forte di quell'edizione del festival. Il film di Camerini costituì una vera e propria riscoperta (successivamente fu presentato a Roma, Parigi, Los Angeles, Chicago, New York e Locarno), mentre la proiezione dell' Ultima dei Montezuma fece da battistrada alla retrospettiva dedicata ai fratelli DeMille del 1991.
Ma i nitrati di Predonzan non erano ancora esauriti e infatti l'anno successivo abbiamo recuperato tre lungometraggi americani – Sahara (Love in the Desert, 1928) di George Melford, La carica dei Gauchos (The Charge of the Gauchos, 1928) di Albert Kelly e Legge di guerra (Court-Martial, 1928) –, alcune commedie degli anni Venti di Mack Sennett e di Monty Banks e primitivi della Pathé, della Gaumont e della Cines.
Avevamo inoltre acquisito dal collezionista argentino Enrique J. Bouchard (dal quale provenivano quasi tutti i Linder proiettati nella prima edizione delle Giornate del Cinema Muto) un frammento di tre rulli del lungometraggio di Giovanni Pastrone Hedda Gabler (1919). Quest'ultima pellicola era a 16mm, ma si trattava dell'unico materiale esistente (all'epoca e anche oggi) ed era quindi necessario ricavarne un controtipo negativo, prolungare (per renderle leggibili) le didascalie flash e aggiungere un paio di didascalie che permettessero allo spettatore di capire il contesto narrativo in cui le immagini sopravvissute andavano collocate (la ricostruzione fu curata da Paolo Cherchi Usai).
I restauri del 1986 ci posero difficoltà tecniche apparentemente insuperabili: il nitrato imbibito e virato di Princess Nicotine (1908) di Stuart Blackton aveva la perforazione letteralmente distrutta; il laboratorio Studio Cine riuscì a ricavare un negativo, ma con i fotogrammi che andavano fuori quadro per tutta la durata della pellicola. Pareva un problema non risolvibile, sino a quando, pochi mesi dopo, non conoscemmo i tecnici olandesi della Haghefilm. Questi nel 1986 erano venuti per la prima volta a Pordenone per presentare uno straordinario restauro di Fior di male (1915) di Carmine Gallone nella copia del Filmmuseum di Amsterdam. Affidammo loro Princess Nicotine ed essi ricavarono dal nitrato un internegativo con i fotogrammi perfettamente stabili e un positivo di grande qualità che fu presentato alla rassegna Vitagraph di Pordenone del 1987.
Inizia con questo lavoro una collaborazione fra la Cineteca del Friuli, le Giornate del Cinema Muto e la Haghefilm che ha dato frutti duraturi: ogni anno il laboratorio olandese restaura dei film che vengono proiettati in anteprima a Pordenone.
Nel 1988 è stata la volta di Salomè (1910) di Ugo Falena, il più antico film, fra quelli sopravvissuti, con Francesca Bertini. Una copia, colorata meccanicamente, fu presentata a Parigi alle celebrazioni per il cinquantenario della FIAF, organizzazione alla quale avevamo chiesto di aderire e che ci accolse nel 1989.
In quello stesso fatidico 1989, l'anno dei film russi e di Augusto Genina a Pordenone, abbiamo restaurato Le mani ignote (1913) di Enrique Santos, da un soggetto di Mario Camerini e Debito d'odio (1920) un cortometraggio di Genina (entrambi provenienti dalla straordinaria collezione di Attilio Giovannini). Mentre con il Museo Nazionale del Cinema abbiamo gonfiato a 16mm un 9,5mm del Corsaro (1920) di Genina e Gallone.
Nello stesso periodo abbiamo preservato un consistente gruppo di nitrati ritrovati dallo studioso trevigiano Livio Fantina vale a dire alcune comiche con Kri Kri, Checco e Gigetto, dei lungometraggi italiani, Tragico ritorno della Ber-Film realizzato nel 1914, Silvio Pellico, il martire dello Spielberg diretto da Livio Pavanelli nel 1915, Rataplan! del 1914 di Salvatore Auteri Marazzan), due documentari (uno italiano, Le corse di cavalli a Mirafiori di Giovanni Vitrotti e uno inglese, Formiche di Charles Urban) e Sepolto vivo, un dramma Vitagraph ambientato durante la rivoluzione francese.
Nel 1990 abbiamo preservato Lo scarabeo d'oro (1914) di Enrique Santos; nel 1991 ben undici cortometraggi fra cui un film tecnicamente notevole dell'Ambrosio intitolato Le bolle di sapone (1911); nel 1992 La pantomima della morte (1915) di Mario Caserini e Romanticismo (1913) di Camillo De Riso; nel 1994 La samaritana (1915) di Armando Brunero. Si tratta di film che sono stati donati alla Cineteca da studiosi e collezionisti come Anthony Saffrey, David Gillespie, Kevin Brownlow e Bob Geoghegan, oltre al già citato Giovannini.
Tra i restauri effettuati successivamente ricordiamo L'uomo più allegro di Vienna (in collaborazione con il Magyar Nemzeti Filmarchivum di Budapest), Cainà (con il Národni Filmovy Archiv di Praga), Cenere , unico film di Eleonora Duse, e The Lost World (entrambi con la George Eastman House di Rochester) e quelli di vari corto e mediometraggi italiani muti provenienti dagli archivi di Coblenza, Berlino e Canberra.
Citiamo anche I diavoli volanti ( Flight , 1929) di Frank Capra, proveniente dalla collezione di Piero Tortolina. Il motivo del restauro di questo film, già conservato – nella versione parlata – nelle cineteche americane, risiedeva nel fatto che si trattava della versione “ammutolita” per il mercato italiano ancora non dotato di sale attrezzate per il cinema parlato e quindi un documento filmico importante sugli anni della transizione dal muto al sonoro.
Con i fondi del Progetto Lumière, l'associazione che aveva il compito di restaurare il patrimonio cinematografico europeo in pericolo, abbiamo potuto ricostruire la copia originale di Fauno (1917) di Febo Mari. Hanno partecipato all'operazione la Cineteca del Friuli, la Cinémathèque Royale di Bruxelles, il Museo Nazionale del Cinema di Torino e il Suomen Elukova-Aristo di Helsinki che ci aveva affidato un nitrato originale di grande bellezza.
Nel corso degli anni Novanta la Cineteca ha approfondito e sviluppato sempre più la ricognizione del patrimonio cinematografico locale, che ha portato al recupero di Sulle vie della vittoria, un documentario del 1922 ritrovato da Armando Giuffrida, sulla visita dei reali d'Italia ai luoghi della Grande Guerra (l'edizione video del filmato è stata distribuita nel 1995 con il quotidiano Il Piccolo e nel 2011-12 in dvd con Il Piccolo e il Messaggero Veneto).
Due tappe fondamentali sono rappresentate dal restauro di Sette canne, un vestito (1949) di Michelangelo Antonioni avvenuto nel 1994 a partire dall'unica copia sopravvissuta nell'archivio delle Industrie Caffaro di Torviscosa (già Snia Viscosa) e di Ritratto di un paese (1949) di Romolo Marcellini, documentario su Maniago finanziato dal Piano Marshall preservato in collaborazione con Cinemazero a partire dalla copia a 35mm di Enrico Mazzoli (ai National Archives di Washington è conservato soltanto un 16mm).
Nel 1996 dopo decenni di ricerche è stato localizzato nell'archivio milanese dei cineasti Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi La Sentinella della Patria di Chino Ermacora. Il film non è completo, ma con un rullo conservato all'Istituto LUCE che lo aveva prodotto nel 1927 e con alcuni frammenti provenienti dal fondo Simonelli del Kinoatelje di Gorizia, il materiale è sufficiente per una ricostruzione “critica” che viene affidata i due cineasti. Il lavoro è portato a termine nel dicembre 1997 e viene presentato al pubblico con l'accompagnamento dal vivo di Glauco Venier in parecchie località della regione.
Molte energie sono dedicate dalla Cineteca nel salvaguardare e valorizzare i “dal vero” girati sui fronti e nelle retrovie durante o subito dopo la Grande Guerra. Oltre al già citato Sulle vie della Vittoria, ricordiamo la recentissima ricostruzione di Gloria: apoteosi del soldato ignoto, un lungometraggio del 1921 realizzato da Federazione Cinematografica Italiana e Unione Fototecnici Cinematografici a partire da tre copie e due frammenti positivi nitrato con didascalie in italiano, portoghese e spagnolo conservati presso la Cineteca Nazionale di Roma. E non possiamo dimenticare un gruppo di nitrati, soprattutto di Luca Comerio, ritrovati a Parigi dalla Lobster Films che abbiamo salvato assieme a Ripley's Films e a Cinemazero e presentato alle Giornate del 1999. Parte di questi film sono entrati a far parte del dvd Doppio sguardo sulla grande guerra curato da Lucio Fabi che contiene anche un documentario dello stesso Fabi e di Giampaolo Penco dallo stesso titolo.
Sono state recuperate e fatte nuovamente conoscere dopo decenni di oblio anche pellicole più recenti come Trieste cantico d'amore (1954) di Max Calandri, ambientato all'epoca del Territorio Libero, e Cuori senza frontiere (1950) di Luigi Zampa, con Gina Lollobrigida e Raf Vallone, girato a Monrupino e a Santa Croce, presentato nel 2001 ad Alpe Adria Festival nella copia restaurata a cura della Scuola Nazionale di Cinema, della Cineteca del Friuli e Eurowanderkino nell'ambito del progetto Interreg II Italia-Slovenia.

Gli ultimi
(1963) di Vito Pandolfi e David Maria Turoldo: nel 2001 Carlo Feruglio, già amministratore delegato della società produttrice del film, ha depositato a Gemona tutto il materiale girato, compresi tagli, varianti, materiali sonori, provini e back stage per un totale di circa 7000 metri di pellicola negativa a 35mm. A partire da questo materiale, in collaborazione con il Centro Espressioni Cinematografiche e Cinemazero, il film – che dopo le prime scarse visioni del 1963, non era stato più visto a 35mm (negli anni Ottanta la Sampaolo lo aveva in catalogo, ma solo a 16mm) – è stato restaurato e presentato al pubblico nel 2002. A fine 2012 è prevista l'uscita di un dvd contente anche l'edizione più lunga rispetto a quella distribuita nelle sale.

Caccia nelle regioni artiche, realizzato dall'Istituto di Propaganda Italica, una pellicola completamente dimenticata, con la cruda e drammatica documentazione della spedizione effettuata nel 1925 nelle regioni artiche della Norvegia.
Nel 2004 la Cineteca del Friuli e quella di Bologna avviano un progetto triennale di restauro di film muti italiani a partire dai nitrati dell'Archive Film Agency di Bob Geoghegan. Questo salvataggio “comune” fa da battistrada ai restauri eseguiti presso l'Immagine Ritrovata di Bologna nell'ambito di un progetto di recupero e valorizzazione del cinema muto italiano realizzato dalla Cineteca del Friuli, dalla Cineteca di Bologna e dal Museo Nazionale del Cinema. Un primo esempio è stato nel 2005 La caduta di Troia di Giovanni Pastrone e Luigi Romano Borgnetto. Le tre istituzioni si sono poi impegnate a salvaguardare con la Filmoteca de Catalunya un prezioso fondo di film italiani delle origini che non sono presenti (o sono presenti in copie incomplete) nelle cineteche italiane e neppure in altri archivi FIAF. Nel 2007 sono stati preservati: Raggio di sole (Ambrosio, 1912), Le cascate di Courmayeur (Itala, 1909) e di Cretinetti re dei ladri (Itala, 1909), Ladro di pane (1910), Il professor Checco e il poeta Ferdinando (1912) e Amor sacro e amor profano (1913).
Il restauro di Maria Zef (1981) di Vittorio Cottafavi, da una sceneggiatura di Siro Angeli, con Siro Angeli nella parte di Barbe Zef, è di particolare importanza e urgenza. Girato in 16mm colore nel 1981, il film fu la prima realizzazione di una fiction della nuova Terza Rete regionale ed è a tutt'oggi il capolavoro insuperato del cinema in lingua friulana. I riconoscimenti al film sono cresciuti nel tempo: il critico francese Luc Moullet lo ha definito (insieme a Ecologia di un delitto di Bava) un'opera fondamentale del cinema italiano. Contemporaneamente le copie esistenti (16mm, 35mm, video) hanno visto deperire gravemente la qualità del colore, delle immagini e del suono. S'impone quindi una ristampa dal negativo per restaurarne i valori, e la soluzione più opportuna appare quella di una copia 35mm con sottotitoli in italiano, passando attraverso un internegativo di conservazione.

 

 

 

 
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