IL PERDENTE GENTILUOMO: VITA E ARTE DI ANTONIO CENTA
di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari (2009)

Una produzione della Cineteca del Friuli, con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Assessorato alle Attività Produttive, del Comune di Maniago, della Fondazione CRUP e del FVG Film Fund.
Produttore esecutivo: Livio Jacob; montaggio: Letizia Caudullo; riprese esterni in Friuli: Erika Iesse, Michele Federico, Ivan Marin; riprese interni in Friuli: Christian Canderan, Renzo Carbonera; riprese a Roma: Marco Monti, Lourenco De Almeida, Gianluca Mazza, consulenza musicale: Massimo Cigaina; grafica: Raffaele Cappelli; montaggio del suono: Riccardo Spagnol.
Hanno partecipato: Stefano Benvenuto, Nino Bombardieri, Suso Cecchi D’Amico, Giuliana Centa, Massimo Centa, Assunta Centazzo, Ennio Di Bon, Paolo Luisa Vissat, Gloriana Milillo, Georgia Moll, Mario Monicelli, Sara Moranduzzo, Dino Risi, Romano Scavolini, Antonio Tamai, Luigi Toffolo, Aldo Tomè.
Ufficio stampa: Giuliana Puppin; fotografo di scena: Paolo Jacob.
Un ringraziamento particolare a Luca Nannini e Piero Messori.
Si ringraziano inoltre: Paolo Benassi, Marco Bosco, Edoardo Ceccuti, Piero Colussi, Gianni Da Campo, Cristina D’Osualdo, Anna Del Dotto, Angelo Draicchio, Carlo Gaberscek, Armando Giuffrida, Sergio Grmek Germani, Francesca Martinez, Enrico Mazzoli, Flavia Morabito, Paolo Pedinelli, Carlo e Maura Pietrella, Daniela Pisanto, Paola Sain, Sergio Toffetti, Paolo Venier, Maria Pia Virgili, Daniela Volpe, Angela Zamparelli; Cineforum Maniaghese; Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, Roma; CEC, Udine; Cinemazero, Pordenone; CONI Servizi-Stadio Olimpico, Roma; La Bomboniera, Maniago; Trattoria Agli Amici, Istrago di Spilimbergo.
Montaggio effettuato presso lo Studio ID4 di Roma.
Filmati d'epoca e immagini: La Cineteca del Friuli; Ripley’s Home Video; Istituto Luce, Roma; Stefano Benvenuto; Massimo Centa; Antonio Seguini De Santi.
L’intervista radiofonica di Francesco Savio a Antonio Centa è stata registrata il 10 novembre 1974 per la RAI Radiotelevisione Italiana ed è conservata presso il Centro Sperimentale di Cinematografia.
Digibeta, 52'.
Anteprima: Trieste Film Festival, 19 gennaio 2009

Premio "Zone di cinema" del Trieste Film Festival
Presentato al Trieste Film Festival il 19 gennaio, Il perdente gentiluomo ha vinto il premio "Zone di cinema" (euro 2000) assegnato dal pubblico al miglior film della sezione e offerto dalla Provincia di Trieste. (22 gennaio 2009)


Antonio Centa [Oreste De Fornari]
Oggi solo gli ottantenni ricordano il suo nome, ma c’è stata un’epoca in cui i suoi film parlavano al cuore delle adolescenti. Antonio Centa (Maniago 1907-1979), uno degli astri dello star system italiano negli anni tra il ‘35 e il ‘43, ha amoreggiato con Assia Noris, Alida Valli, Luisa Ferida, ha intrecciato rapporti di amicizia virile con Fosco Giachetti, ha fatto a pugni con Gino Cervi, è stato diretto da registi come Genina, Blasetti e Camerini, ha avuto il nome nelle locandine di Squadrone bianco, Un colpo di pistola, Fari nella nebbia, T’amerò sempre. Poi di colpo, nel ’43, l’astro si è eclissato, quando Centa è tornato nel suo Friuli, per ricomparire sugli schermi nel ’45 con un look un po’ appesantito e in ruoli un po’ secondari, seppure all’interno di film memorabili come Assunta Spina di Mattoli e Una vita difficile di Risi, dove è l’accompagnatore di Lea Massari nel night club versiliano.
Alla sua figura, al suo percorso nel cinema, e alla sua vita privata, non sempre illuminata dai riflettori delle cronache mondane, e anzi per qualche aspetto ancora avvolta dal mistero, è dedicato Il perdente gentiluomo: vita e arte di Antonio Centa di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari, prodotto dalla Cineteca del Friuli. Il documentario si sviluppa su più binari. Un lungo commento di De Fornari nella cornice littoria del Foro Italico di Roma (pavimentato nel ‘36 dai mosaicisti friulani) che ripercorre la filmografia di Centa attraverso generi autori e ideologie; i brani dei film interpretati dall’attore; le interviste con i registi che l’hanno diretto, a partire da Monicelli (aiuto regista di Lo squadrone bianco) che rievoca gli anni americani di Centa, quando era assistente personale di Primo Carnera, per arrivare a Dino Risi, in una testimonianza rilasciata pochi mesi prima della scomparsa. Ma ci sono anche i ricordi di Suso Cecchi d’Amico e di Georgia Moll (che era la figlia di Centa in Laura nuda) e soprattutto gli interventi dei familiari (la sorella e un nipote) e anche di una vecchia fiamma dell’attore, che ha voluto restare invisibile. E ancora i volti e le reminiscenze di tanti maniaghesi, a cominciare dall’autista di Centa, testimone e complice discreto in tante scorribande per andare o venire da Maniago, dove Centa negli ultimi anni, tornava sempre più spesso.
Nell’assieme un ritratto prismatico, a più facce, in bianco e nero e a colori, di una figura in cui sono riflessi i sogni di una generazione, lo stile di un’epoca e l’anima di una regione.


Centa: pugni a Sordi [Tullio Kezich]

Oggi la storia del cinema si ricostruisce soprattutto sugli extra dei dvd e sui video-documentari dedicati a personaggi del passato. Di questi è un felice esempio Il perdente gentiluomo: Vita e arte di Antonio Centa che Gloria De Antoni e Oreste De Fornari hanno allestito con garbo e finezza per la benemerita Cineteca del Friuli (Palazzo Gurisatti a Gemona). Centa, chi era costui? Nato nel 1907 e scomparso nel 1979, oggi lo ricordano solo i cinefili incalliti che ancora si dedicano al film italiano degli anni 30 e 40.
Oltre, naturalmente, ai compatrioti di Maniago, la cittadina friulana famosa per i suoi coltelli dove Toni avrebbe potuto sbarcare il lunario in qualità di erede del negozietto paterno. Preferì emigrare in cerca di avventure, andò negli Usa dove imparò svelto la lingua e divenne tuttofare del pugile Primo Carnera finché la mafia non lo allontanò. Arrivato a Roma, per caso si ritrovò nell’ambiente del cinema. Disinvolto e affascinante com’era, gli offrirono subito dei film da protagonista; e Squadrone bianco (1936) gli assicurò una vasta popolarità. Senza aver mai frequentato una scuola di recitazione, interpretò quasi 50 film passando dai ruoli di amante o gigolò finché la chioma diventò candida trasformandolo sullo schermo in un vero e proprio gaglioffo. Qualcuno se lo ricorda nell’atto di tirare un pugno ad Alberto Sordi in Una vita difficile. E il regista del film, Dino Risi, rievoca con simpatia il personaggio nel documentario, al quale partecipano anche Mario Monicelli e testimoni pescati in quel di Maniago. ("Biglietto da visita", Corriere della Sera-Magazine, 5 marzo 2009)

 

 
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