Comunicati stampa 2009 / Press Releases (Italian only)

14 ottobre 2009
LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO AD ABU DHABI
Capolavori della comicità muta e un seminario a cura di Paolo Cherchi Usai
al Middle East International Film Festival di Peter Scarlet
Deve ancora spegnersi l'eco della 28 a edizione Giornate del Cinema Muto, conclusasi a Pordenone sabato scorso sulle note della Ukulele Orchestra of Great Britain, e in un'altra parte del mondo è già in programma, tra oggi e venerdì 16 ottobre, un omaggio al festival. Accade nel favoloso Emirate Palace di Abu Dhabi, il più grande e costoso albergo del mondo, trasformato in un gigantesco cinema per il Middle East International Film Festival, la nuova e promettente creatura di Peter Scarlet, ex direttore del newyorkese Tribeca Film Festival.
In una sezione speciale dal titolo “ Laugh Till It Hurts” (letteralmente “morire dal ridere”) saranno presentati in collaborazione con Le Giornate del Cinema Muto, a cura di Paolo Cherchi Usai, quattro brevi capolavori della comicità muta: The Immigrant (1916) di Charlie Chaplin, One Week (1920) di Buster Keaton, Mighty Like a Moose (1926) di Leo McCarey con Charley Chase e Egged On (1926) di Charles Bowers. L'accompagnamento è eseguito da Neil Brand, musicista storico delle Giornate, tra i grandi professionisti nell'accompagnamento del cinema muto a livello internazionale. L'evento ha dello straordinario, trattandosi della prima proiezione di film muti con musica dal vivo mai realizzata nella penisola arabica.
Sempre nell'ambito del MEIFF, Paolo Cherchi Usai, oltre che co-fondatore delle Giornate attualmente direttore dell'Haghefilm Foundation di Amsterdam, tiene un seminario sulla salvaguardia del patrimonio cinematografico con particolare riferimento al mondo arabo. Una questione spinosa e complessa, anche per l'insufficienza di cineteche nazionali (ne esistono solo quattro in tutti i Paesi Arabi), e che riguarda più in generale l'impiego della tecnologia digitale nella conservazione cinematografica, le notevoli risorse finanziarie ma anche i rischi che questa implica, e il ruolo delle alleanze politiche e strategiche tra le nazioni.
È in programma anche un seminario tenuto da Neil Brand dal titolo “The Silent Pianist Speaks” (parla il pianista muto), sull'accompagnamento musicale dal vivo per il cinema muto.

 

11 ottobre 2009 [28]
CONCLUSE LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO 2009: UN BILANCIO
…e anche qualche anticipazione: l'omaggio al cinema muto giapponese, a Rex Ingram, a Michael Curtiz (il regista di Casablanca ); e ancora, alle comiche francesi, a Leo McCarey, all'animazione
Non potrebbe essere più positivo il bilancio della 28 a edizione delle Giornate del Cinema Muto conclusasi ieri sera (sabato 10 ottobre) a Pordenone con il successo trionfale dello spettacolo Ukulelescope che ha visto, per la prima volta in Italia, la trascinante Ukulele Orchestra of Great Britain accompagnare un collage di brevi film muti del British Film Institute selezionati dagli stessi musicisti sotto la guida di Bryony Dixon.
Il primo confortante e importantissimo dato che si può ricavare tracciando un bilancio a caldo di questa edizione 2009 è la presenza dei giovani alle proiezioni. Paradossalmente si può dire che il muto ha un futuro e chi ne volesse la riprova concreta non deve far altro che venire alle Giornate. A Pordenone si è formato e consolidato un pubblico nuovo, preparato e attento, che è stato coinvolto direttamente nel festival con varie iniziative. Si pensi per esempio alle tre matinée che hanno coinvolto i ragazzi delle scuole della provincia di Pordenone, alle Masterclasses sull'accompagnamento musicale che si sono svolte ogni giorno all'Auditorium della Regione, ai seminari quotidiani del Collegium, e allo spettacolo di domenica 4 ottobre al Teatro Verdi (che ha registrato il tutto esaurito) con le piccole orchestre di ragazzi – debuttanti musicisti per il muto – delle due scuole medie di Pordenone e Cordenons.
Sul piano artistico è stata sicuramente una delle edizioni più felici, per il riuscito mix tra cinefilia e spettacolarità. Un contributo in questo senso è venuto, oltre che dal programma dedicato a Sherlock Holmes e ai suoi epigoni, dalla rassegna del “canone rivisitato” che ha riproposto capolavori meritevoli di essere incontrati più volte, magari in nuove copie fresche di restauro. Un successo annunciato e confermato, tanto che gli organizzatori stanno già pensando per l'edizione 2010 (in programma dal 2 al 9 ottobre) di presentare questi classici in prima serata – e tutte le sere – per dare modo anche ai non specialisti di scoprire e ripercorrere tappe fondamentali della storia del cinema muto. Tra le altre notizie lasciate filtrare sulla prossima edizione, l'omaggio al cinema muto giapponese, a Rex Ingram, a Michael Curtiz (il regista di Casablanca ); e ancora, le comiche francesi, Leo McCarey, l'animazione. Andando oltre, le Giornate hanno in serbo per il 2011 una grande retrospettiva sul western americano.
Per il presidente del festival Livio Jacob l'edizione 2009 va ricordata “per la sensazionale scoperta archeologica del cinema di Pacchioni e per la qualità degli accompagnamenti musicali, spesso belli quanto i film”.
Passando alla più prosaica contabilità, i numeri sono questi. Quasi mille gli accreditati con il 40 per cento di italiani a conferma che le Giornate sono, tra i festival che si svolgono nel nostro paese, quello più internazionale. Come sempre, la maggior parte degli ospiti stranieri proviene dagli Stati Uniti. Un dato curioso e da sottolineare è che ben seicento accreditati si sono sobbarcati le spese di trasporto, vitto e alloggio, segno di un'affezione alla manifestazione che, soprattutto in un momento di crisi economica così forte, non può far altro che piacere. E sono da ringraziare in primo luogo quelle famiglie di Pordenone che hanno aperto le loro case per ospitare un centinaio di accreditati delle Giornate. Fondamentale per la realizzazione del festival è stato il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, del Comune e della Provincia di Pordenone, della locale Camera di Commercio, della Fondazione CRUP e della Banca FriulAdria-Crédit Agricole.

 

10 ottobre 2009 [27]
ALLE GIORNATE NON SOLO RESTAURO DI FILM ANCHE LA MUSICA SI PUÒ CONSERVARE

L'edizione 2009 delle Giornate del Cinema Muto sarà ricordata anche per la nascita di un importante progetto, quello della creazione di un archivio della musica per il cinema muto. È un'iniziativa senza precedenti, volta alla creazione di un repertorio contenente tutti i dati delle partiture create negli ultimi decenni per il festival e in altre manifestazioni analoghe.
L'archivio si propone inoltre di raccogliere, catalogare e rendere disponibili i documenti storici relativi alla musica per il cinema realizzati anche all'epoca del muto.
L'idea è emersa nel corso del Collegium, che riunisce studenti e ricercatori da tutto il mondo, grazie a uno dei suoi partecipanti, Marco Bellano, dottorando all'Università di Padova, diplomato in pianoforte e studente di composizione al Conservatorio di Vicenza, nonché autore del libro Metapartiture - Comporre musica per i film muti (Cinit, 2007), breve studio sulle potenzialità dello scrivere oggi musica per il cinema muto e che, per uno stesso film, mette a confronto le nuove composizioni con le vecchie partiture.
Paolo Cherchi Usai, del direttivo del festival, ha commentato: “l'Archivio della musica per il cinema muto è un progetto che riflette e ben rappresenta l'impegno pluridecennale delle Giornate del Cinema Muto nella valorizzazione della componente sonora del cinema dei primi decenni e si annuncia come una preziosa opportunità di stimolare la creazione di nuove idee e nuovi talenti musicali in Italia e all'estero.”

10 ottobre 2009 [26]
RARITÀ ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO INTERVISTA A SIR ARTHUR CONAN DOYLE PADRE DI SHERLOCK HOLMES
Una conversazione con Sir Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes, ripreso dalla macchina da presa della Movietone nella sua casa, Windlesham Manor nell'East Sussex, molto probabilmente nell'ottobre 1928. È la rarità cui hanno potuto assistere gli spettatori delle Giornate del Cinema Muto oggi (sabato 10 ottobre, ore 14.30), nella giornata conclusiva del festival, al Teatro Verdi di Pordenone. L'intervista, proveniente dalla Fox Movietone News Collection della University of South Carolina, è stata presentata nell'ambito della rassegna “Sherlock e gli altri: il detective inglese nel cinema muto” curata da Jay Weissberg. Appare evidente che al momento della sua realizzazione, lo scrittore nutriva ancora sentimenti ambivalenti per la creatura che aveva preso il controllo della sua vita: riflettendo sulla fonte della sua notevole fama, egli nota che “questa crescita mostruosa è uscita da quel che era un seme relativamente piccolo”.
Nello stesso programma si è visto anche l'episodio finale della serie Le ultime avventure di Sherlock Holmes , “The Final Problem”, diretto nel 1923 da George Ridgwell, con Eille Norwood, in cui si assiste alla morte del detective. Prima di allora nessuno aveva osato mettere su pellicola l'emozionante storia che culmina con la morte del più popolare detective del mondo, e nessuno avrebbe raccolto di nuovo la sfida fino al 1985, con l'episodio della serie The Adventures of Sherlock Holmes della Granada Television.

 

9 ottobre 2009 [25]
PREMIO JEAN MITRY 2009 A MAUD LINDER E ALL’ASSOCIAZIONE LES AMIS DE GEORGES MÉLIÈS
Va a Maud Linder, figlia del grande comico francese Max Linder, e all'associazione “ Les Amis de Georges Méliès – Cinémathèque Méliès” il Premio Jean Mitry 2009. Istituito nel 1986 dalla Provincia di Pordenone e dalle Giornate del Cinema Muto, il riconoscimento viene assegnato annualmente a personalità o istituzioni che si siano distinte per l'opera di recupero e valorizzazione del patrimonio cinematografico muto.
La cerimonia di premiazione avrà luogo sabato 10 ottobre alle 12.30 nella Sala Consiliare della Provincia di Pordenone, alla presenza dell'Assessore alla Cultura Giuseppe Bressa. Per l'Associazione "Les Amis de Georges Méliès" ritirerà il premio Carlo Montanaro.
Maud Linder è da considerarsi una pioniera nella salvaguardia del cinema muto. La sua ricerca e attività per recuperare e valorizzare i film del padre cominciò infatti verso la fine degli anni '40, quando l'attività archivistica cinematografica muoveva appena i primi passi. La sua ricerca aveva naturalmente ragioni molto personali. Dopo la tragica morte dei suoi genitori nel 1925, quando aveva solo pochi mesi, Maud crebbe con i nonni materni, che per molto tempo le tacquero l'identità del padre. Solo in prossimità dei vent'anni seppe di essere figlia del grande comico e da quel momento si è dedicata non solo a riscoprire e valorizzare l'opera del padre ma anche al restauro dei film e alla loro salvaguardia per le generazioni future.
Con i film e i materiali che ha raccolto ha realizzato due preziose compilation, En compagnie de Max Linder (1963) e L'homme au chapeau de soie (1983). Al momento Maud Linder è attivamente impegnata nel progetto per la creazione di un Istituto Max Linder nella natale Bordeaux.
Creata nel 1961, in occasione del centenario di George Méliès, padre dello «spettacolo cinematografico » su iniziativa di René Malthête, l'associazione Les Amis de Georges Méliès – Cinémathèque Méliès è animata da sempre da Madeleine Malthête-Méliès, nipote del grande pioniere. L'associazione continua a svolgere un ruolo di primaria importanza nel riconoscimento dell'opera di Méliès, sia per la raccolta dei materiali (oltre 200 film, pari al 40% della sua produzione sono attualmente conservati) che per la loro diffusione attraverso proiezioni con accompagnamento musicale dal vivo e commento, come ai tempi del muto. L'associazione ha partecipato attivamente all'organizzazione dei due convegni internazionali a Cerisy-la-Salle ( Méliès e la nascita dello spettacolo cinematografico , 1981, e Georges Méliès e il secondo secolo del cinema , 1996) e, più recentemente, di due grandi mostre parigine: Méliès, magia e cinema (Espace Electra EDF, 2002) e Georges Méliès, mago del cinema (Cinémathèque française, 2008).

 

9 ottobre 2009 [24]
PRIMA ITALIANA DELL’UKULELE ORCHESTRA ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE

La serata si aprirà con la prima Alice di Walt Disney
in ricordo di Virginia Davis
Teatro Comunale Giuseppe Verdi, sabato 10 ottobre 2009, ore 20.30
Arriva per la prima volta in Italia la Ukulele Orchestra of Great Britain. Reduce dal successo ottenuto alla Royal Albert Hall di Londra (dove migliaia di fan si sono messi in coda sin dalle prime ore del mattino) nel corso dell'ultima stagione concertistica dei Proms della BBC, la singolare orchestra sarà al Teatro Verdi di Pordenone per l'evento conclusivo della 28 a edizione delle Giornate del Cinema Muto.
L'ukulele, una specie di chitarra bonsai che nella memoria di molti è indissolubilmente legata alla Marilyn Monroe di A qualcuno piace caldo , è l'adattamento hawaiano di uno strumento di origine portoghese, molto simile alla russa balalaika. In lingua hawaiana la parola significa “pulce saltellante” ed è collegata alla velocità con cui abitualmente questo strumento, di solito di quattro corde, viene suonato.
La Ukulele Orchestra of Great Britain è un insieme di otto musicisti, due sono donne, con strumenti di differente formato, in grado di fornire una straordinaria gamma di suoni e colori musicali. Formatasi quasi per gioco nel 1985, la piccola orchestra conosce da alcuni anni un successo senza confini, soprattutto in Giappone, dove spesso è necessario l'intervento della polizia per arginare l'entusiasmo dei fan. Il loro repertorio spazia dalla classica, Beethoven e Ciajkovskij soprattutto, al rock dei Nirvana e dei Sex Pistols e al blues di Otis Redding, senza disdegnare omaggi allo spaghetti western di Il buono il brutto e il cattivo . Le loro non sono mere esecuzioni musicali, ma veri e propri show con tanto di gag e canzoni che comunicano al pubblico un irresistibile buonumore. Tra le recensioni entusiastiche che appaiono ad ogni concerto dell'Ukulele Orchestra, anche una recentissima del New York Times . Parlando del gruppo, l' Evening Standard ha scritto “il mondo sarebbe un posto più allegro se la gente suonasse l'ukulele”. È incredibile come un'orchestra che suona uno strumento così modesto possa generare così grandi entusiasmi, ma questo si spiega sia per la qualità dell'esecuzione che per il notevole sense of humor dei musicisti.
Da tempo l'Ukulele Orchestra pensava di dedicare uno spettacolo al cinema muto e questo è avvenuto solo all'inizio di quest'anno al Bristol Slapstick Festival, con un programma da loro stessi scelto di pellicole dei primi decenni del secolo scorso del British Film Institute, Méliès compreso. Programma che verrà presentato il 10 ottobre alle Giornate del Cinema Muto per la prima esibizione italiana dell'Ukulele Orchestra.
Lo spettacolo sarà preceduto dalla proiezione di Alice's Wild West Show ovvero la quarta Alice Comedy prodotta a Hollywood, quando lo studio Disney era ancora un'organizzazione minuscola nella quale tutto il lungo e faticosissimo lavoro dell'animazione ricadeva sulle spalle dello stesso Walt (di cui si vede la mano con matita all'opera) e di un unico altro artista. Esattamente diciassette anni fa, sabato 10 ottobre 1992, le Giornate presentavano, nella serata inaugurale, il primo film della retrospettiva “Nel paese delle meraviglie” dedicata alla produzione muta di Walt Disney. Quella retrospettiva fu in gran parte dominata dalle Alice Comedies, la prima serie di successo di Disney, serie che era stata avviata nel 1923 e in cui i personaggi animati interagivano con “Alice”, interpretata da un'irresistibile e incantevole bimba di quattro anni di nome Virginia Davis. E Virginia in persona nel 1992 arrivò a Pordenone, ospite d'onore del festival. Quell'anno le Giornate non si limitarono a celebrare la storia, ma la fecero. In carne e ossa, Virginia Davis si dimostrò non meno irresistibile e incantevole di settant'anni prima e, dopo un oblio di decenni, venne riscoperta da un pubblico internazionale. Tornata nella sua casa californiana dopo il festival, si trovò all'improvviso al centro dell'attenzione generale: richieste di apparizioni personali e partecipazioni a proiezioni cinematografiche e convenzioni disneyane. Una nuova generazione di fan si appassionò a Virginia e alle Alice Comedies.
Virginia Davis è morta lo scorso agosto a novant'anni. Le Giornate le rendono omaggio presentando la sua pellicola prediletta tra tutte le sue apparizioni nelle Alice Comedies.

 

9 ottobre 2009 [23]
ALLE GIORNATE DEL MUTO RIVIVONO I CAPOLAVORI DI DREYER, GRANDE OPPOSITORE CINEMATOGRAFICO DEL FANATISMO RELIGIOSO
Pordenone, Teatro Verdi, 10 ottobre 2009
Ore 10.30: “Du skal aere din hustru” (L'angelo del focolare, 1925)
Ore 16.10: “Die gezeichneten” (Gli stigmatizzati, 1922)

Carl Th. Dreyer, il grande regista danese autore di Pagine dal libro di Satana , La passione di Giovanna d'Arco , Gertrud , Ordet e di altri titoli memorabili, torna sul grande schermo del teatro Verdi di Pordenone con Die Gezeichneten (Gli stigmatizzati) , film del 1922 e considerato perduto sino a quarant'anni fa, e Du skal aere din hustru (L'angelo del focolare) , del 1925. Le Giornate del Cinema Muto ripropongono così, in copie restaurate, due Dreyer degli anni Venti in cui inizia a delinearsi lo stile rigoroso e severo che troverà compiutezza nelle opere successive. Dreyer si dimostra subito intenzionato ad affermare la propria individualità di autore e la sua dignità di artista, ponendosi in contrasto con l'industria cinematografica del proprio Paese. Già da questi lavori il regista afferma la sua concezione del cinema come arte e non come spettacolo di intrattenimento prodotto su scala industriale.
Die Gezeichneten affronta il tema scottante dell'antisemitismo, che Dreyer avversò per tutta la vita, ma che affrontò in modo diretto solo in questo toccante e potente film. Pochi altri lavori dello stesso periodo, se ve ne sono, ritraggono il potenziale distruttivo dell'intolleranza razziale con altrettanta chiarezza, e la terribile violenza del pogrom finale è tuttora sconvolgente.
Basato su un romanzo danese del 1912 di Aage Madelung, all'epoca un popolare scrittore realista, il film racconta attraverso la vicenda personale di Hanne-Liebe e della sua famiglia una storia ambientata nella Russia di prima e durante la rivoluzione del 1905, in cui il malanimo nei confronti dei vicini ebrei, alimentato ad arte dalle autorità, sfocerà in un atroce massacro. Dreyer volle per questa storia la massima autenticità. Con il suo scenografo Jens Lind viaggiò a Lublino, in Polonia, dove c'era una grande comunità ebraica; e quando gli esterni del film furono ricostruiti a Berlino riproducevano le architetture che avevano visto là. Come comparse, furono scritturate decine di ebrei profughi dalla Russia.
Dal punto di vista critico, in Du skall aere din hustru ( L'angelo del focolare ) si potrebbe leggere un ulteriore esempio dell'avversione di Dreyer per ogni forma di oppressione, in questo caso domestica invece che religiosa. Ma il film (di cui negli anni Settanta cominciò a circolare negli USA e in Inghilterra una copia inglese a 16mm con il titolo The Master of the House ) può anche essere definito “semi-femminista”. La protagonista, in effetti, non ha lo stesso ardimento della Nora ibseniana; Ida è riluttante ad abbandonare Victor al tenace amore di Mads. Il ritratto del marito disoccupato, che vediamo bighellonare per le strade e fare sosta in un bar, evidenzia come le condizioni economiche favoriscano l'oppressione femminile. Ferito nell'orgoglio, Victor diventa un tiranno tra le pareti domestiche, e a patirne le conseguenze sono la moglie e i figli. D'altronde la morale dichiarata del film, il cui titolo originale, tradotto alla lettera, suona “Onora tua moglie”, non si può propriamente definire progressista. Il film, sia pure con una sottile venatura ironica, difende il matrimonio tradizionale, e il lieto fine serve a rassicurarci sul completo ravvedimento di Johannes.
Presentando questi capolavori sul grande schermo, Le Giornate del Cinema Muto consentono agli storici di ricostruire la storia delle forme cinematografiche con la massima ricchezza di dettagli e ripropongono al pubblico di oggi imprescindibili classici del cinema.

8 ottobre 2009 [22]
IL CINEMA AMERICANO DELLE ORIGINI NEGLI ULTIMI INCONTRI
CON L’AUTORE

Venerdì 9 ottobre 2009, ore 18 - Pordenone, Saletta incontri San Francesco
Ultimi due incontri con l'autore nella saletta del Convento di San Francesco. Gli ospiti di venerdì 9 ottobre saranno André Gaudreault, Charlie Keil e Ben Singer che hanno dato alle stampe per la Reutgers University Press due volumi sul cinema americano delle origini.
Il libro di André Gaudreault approfondisce la storia della cinematografia a stelle e strisce dal 1890 al 1909; quello di Charlie Keil e Ben Singer si occupa invece degli Anni Dieci.
I due saggi esplorano e definiscono come “il fare cinema” sia diventato non solo un'industria vera e propria, ma anche la principale forma di intrattenimento del mondo. Partendo dai primi passi della settima arte, i volumi raccontano la storia dell'invenzione e del successivo consolidamento di tutti quei processi che hanno portato alla nascita di ciò che oggi noi chiamiamo cinema. In “ American Cinema of the 1910”, un approfondimento sul rapido sviluppo della cinematografia di quella decade che vide emergere il genio di D. W. Griffith. Gli incontri prenderanno il via dalle 18.

 


8 ottobre 2009 [21]
L'ATTUALITA' DI J'ACCUSE, CAPOLAVORO ANTIMILITARISTA DI ABEL GANCE
Pordenone, Teatro Verdi, venerdì 9 ottobre, ore 20.30
J'accuse (1919), la possente epopea di Abel Gance sulla prima guerra mondiale, sarà proiettato alle Giornate del Cinema Muto, in corso a Pordenone, venerdì 9 ottobre alle 20.30, accompagnato dal vivo al pianoforte da Stephen Horne.
Il film viene presentato, nell'ambito della rassegna pluriennale “Il canone rivisitato”, nell'ultima versione a colori restaurata dal Nederlands Filmmuseum di Amsterdam in collaborazione con la Lobster Films di Parigi.
Opera di un grande regista, tra i più sperimentali di tutta la storia del cinema, J'accuse - seppure non scevro da errori e difetti - presenta alcuni aspetti formali importanti. Il campionario di innovazioni tecniche è ovviamente inferiore a quello che avrebbe caratterizzato il suo capolavoro Napoleon , ma sono notevoli la sperimentazione del montaggio rapido nelle scene clou della battaglia, l'uso dei carrelli e i dolly per accentuare la disperazione nei movimenti dei personaggi, gli effetti di split-screen (come nella sequenza in cui i soldati morti paiono marciare in parallelo sui sopravvissuti che sfilano in parata sotto l'Arc de Triomphe) e, soprattutto, il virtuosismo delle luci.
Tuttavia, da un punto di vista odierno, al termine di un decennio d'inizio secolo segnato da violenze e sofferenze su larga scala, appare più importante ri-vedere J'accuse nel contesto delle devastazioni provocate dalla Grande Guerra, immaginando l'esperienza vissuta dal pubblico in Francia e in Inghilterra, dove il film uscì nel 1919 riscuotendo un enorme successo.
Gli ultimi anni di guerra avevano sollevato reazioni di rabbia e disperazione in cui si insinuavano nuovi sogni e fervore rivoluzionario, sentimenti colti istantaneamente da Gance, che concepì il film a conflitto ancora in corso. In J'accuse si respirano rabbia e disperazione per le sofferenze dei soldati e della popolazione, e soprattutto per l'enorme spreco di vite umane, inconcepibile fino a quel momento storico. A colpire maggiormente nel film, oltre ai dolori e alle violenze vissuti tra le mura domestiche (riassunte nella travagliata vicenda umana dei protagonisti e in particolare di Edith, violentata dai soldati tedeschi), sono infatti le molte sequenze della terza parte che testimoniano le sofferenze e la morte dei soldati al fronte (le trincee piene di pioggia, il freddo insopportabile, i cadaveri nel fango, i corpi accatastati dentro una cattedrale in rovina), e che culminano nella famosa, sconvolgente avanzata dei veri “morti viventi”, i soldati uccisi che risorgono per tornare alle loro case e raccontare le atrocità della guerra.
Oggi J'accuse non può essere definito un film pacifista: i riferimenti al cieco patriottismo come responsabile di tanta devastazione appaiono troppo vaghi e finiscono per annullarsi in un'attribuzione di colpa alla natura stessa. Ma se il grido di accusa si risolve in un grido di impotenza che evita qualsivoglia implicazione e causalità di tipo storico, il film rimane una testimonianza ed emblema insuperato delle atroci sofferenze umane della Grande Guerra.
Nel 1921 Gance si recò negli Stati Uniti per presentare la pellicola davanti ad un pubblico di cui facevano parte anche D.W. Griffith e le sorelle Lillian e Dorothy Gish.
Com'è noto, nel 1938 il regista girò una nuova versione di J'accuse , opportunamente distribuita alla vigilia della seconda guerra mondiale. Ma anche se utilizzò parte del metraggio dell'originale, si trattò in sostanza di una nuova pellicola e l'impatto non fu altrettanto forte.

7 ottobre 2009 [20]
POLLY ELLEN GOODWIN E’ LA VINCITRICE DEL PREMIO FRIULADRIA-COLLEGIUM

Polly Ellen Goodwin (classe 1980), londinese, ricercatrice indipendente, studiosa di tecniche di recitazione e del rapporto fra immagine e musica nell'era del muto è la vincitrice del Premio FriulAdria-Collegium 2009 istituito per premiare l'autore del miglior “paper” dell'anno scorso. Il riconoscimento consiste in una targa di merito legata alla città di Pordenone e di un assegno che consentirà al vincitore di implementare gli studi. La cerimonia di consegna avrà luogo al Teatro Verdi giovedì 8 ottobre alle 20.30.
La Banca Popolare FriulAdria – Crédit Agricole, partner del festival, ha deciso di abbracciare la filosofia del Collegium allo scopo di riaffermare il suo impegno nella formazione e nella valorizzazione dei giovani talenti del cinema, sia nel campo della critica cinematografica sia in quelli della regia e della sceneggiatura.
Il Collegium è giunto quest'anno all'undicesima edizione. Selezionati con attenzione nel corso dell'anno, i Collegians avranno modo di approfondire con l'aiuto di esperti e studiosi presenti in questi giorni a Pordenone temi attinenti al programma della 28a edizione del festival. Nei seminari quotidiani si avrà modo, ad esempio, di discorrere del “canone rivisitato” e di Sherlock Holmes nel cinema muto, che sono al centro di due delle principali rassegne in programma al Teatro Verdi. Ma si parlerà anche di restauro, di colore, del digitale in cineteca.
L'obiettivo principale del Collegium è quello di suscitare nelle nuove generazioni l'interesse nei confronti della storia e dell'eredità del cinema muto e di avvicinare le nuove leve alla comunità scientifica che si è sviluppata, in oltre un quarto di secolo, attorno alle Giornate. I 24 giovani (12 per l'anno in corso, 12 riconfermati dall'anno precedente), con un età che va dai 22 ai 35 anni, rappresentano le nuove forze di un festival che è stato capace di rinnovarsi nel tempo.
Alla fine delle Giornate i partecipanti al seminario sono chiamati a scrivere ciascuno il proprio “paper”, un saggio caratterizzato da un'impostazione non convenzionale, libero dai formalismi stringenti di molte ricerche di stampo universitario, frutto dell'esclusiva possibilità di vivere nella “comunità del cinema muto” per un'intensa settimana.
Il Premio FriulAdria-Collegium è stato istituito lo scorso anno.

 

7 ottobre 2009 [19]
IVAN MOSJOUKINE TORNA ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
Il grande attore russo espatriato in Francia sul grande schermo nella sezione Albatros Teatro Verdi, giovedì 8 ottobre 2009, ore 9

Le Giornate del Cinema Muto lo avevano celebrato nel 2003. Ivan Mosjoukine, uno fra gli attori russi più espressivi e interessanti, espatriato in Francia dopo la rivoluzione, torna sul grande schermo del Teatro Verdi di Pordenone con Justice d'abord (Giustizia innanzi tutto) nell'omaggio che il festival dedica alla casa di produzione Albatros fondata dagli esuli russi.
In Justice d'abord i nomi dei personaggi furono cambiati per evitare qualsiasi rischio con la censura, e così i protagonisti ebbero nomi manifestamente non russi. Lo storico Benjamin Vishnevski lo considerava uno dei migliori lavori del regista Ivan Protazanov e apprezzò molto l'interpretazione di Mosjoukine.
Il personaggio del film, ideato dallo stesso Mosjoukine, rimane una delle sue interpretazioni più vigorose. Nessuno, vedendo questo film e il Fu Mathias Pascal , potrebbe mettere minimamente in discussione il suo status di eccellenza tra i grandi interpreti del muto. Nel contempo, questa è anche una delle migliori interpretazioni di Nathalie Lissenko, qui del tutto scevra da affettazioni divistiche. Il film segnò anche una delle ultime apparizioni sullo schermo di Viatcheslav Tourjansky, nel ruolo dell'affascinante ‘villain' Gravitch.
Del film sopravvive solo una copia della distribuzione olandese, più corta di una ventina di minuti rispetto alla versione originale distribuita all'epoca. L'essenza della vicenda rimane comunque inalterata, e alcune didascalie di raccordo suggeriscono che questa versione fu cospicuamente tagliata e ri-montata ma non senza una certa accortezza per il tornaconto commerciale. Le sequenze finali sono tuttavia mancanti, a causa del deterioramento dell'emulsione che interessa anche il terzo rullo. Ciò che lo spettatore deve necessariamente sapere sull'azione mancante è che l'oggetto che Granier sta per estrarre dalla tasca nel punto in cui il film s'interrompe bruscamente è una pistola, che lui userà prima della fine del suo viaggio.
Una curiosità: in tre film di seguito, L'angoissante aventure , Justice d'abord e L'enfant du carnaval , Mosjoukine e la Lissenko ebbero personaggi con lo stesso nome, Octave [de] Granier e Yvonne.

 

7 ottobre 2009 [18]
CHARLIE CHAPLIN, CURT BOIS E STAN LAUREL RE DELLA RISATA ALLE GIORNATE DI PORDENONE
Teatro Verdi, giovedì 8 ottobre

Alla 28 a edizione delle Giornate del Cinema Muto, in corso questa settimana a Pordenone, è il momento della grande commedia. Giovedì 8 ottobre alle 20.30 al Teatro Comunale Giuseppe Verdi sono di scena Charlie Chaplin nel film a due rulli The Rink (1916) e, a seguire, Curt Bois, l'Harold Lloyd tedesco, nella farsa ambientata nel mondo della moda Der Fürst von Pappenheim (1927) di Richard Eichberg.
Nonostante i tempi eccezionalmente brevi della realizzazione del film, The Rink contiene due celeberrime scene di pattinaggio a rotelle, della durata di 5 e 3 minuti, che costituiscono alcuni dei momenti di comicità fisica più elaborati, eleganti e raffinati di tutto il cinema. Il film è accompagnato dal vivo da “The Federico Missio Movie Kit”, duo composto dall'udinese Federico Missio (sassofono) e dal pordenonese Juri Dal Dan (pianoforte), che con questo accompagnamento hanno vinto il primo premio all'ultima edizione del festival “Strade del Cinema” di Aosta. E' proprio per la musica, questa nuova partitura con una forte impronta personale e tuttavia assolutamente rispettosa del film, che The Rink viene riproposto al pubblico delle Giornate. “Ci siamo dimenticati di voi!” è stato il commento della giuria di Aosta, il migliore complimento possibile per i due musicisti, che sono evidentemente riusciti nell'intento primario di fondere perfettamente musica e immagini.
Der Fürst von Pappenheim , accompagnato al pianoforte dell'americano Donald Sosin, è una commedia spumeggiante di travolgente energia, ispirata all'omonimo musical e realizzata da uno dei maggiori esperti di cinema popolare della repubblica di Weimar, il regista e produttore Eichberg, portatore di un nuovo, moderno stile cinematografico caratterizzato da azione non stop e grandi emozioni. Tra i primi interpreti della “farsa nel mondo della moda” figurò Ernst Lubitsch, che seppe combinare humour ebraico, slapstick e travestitismo. Ma a raggiungere l'eccellenza nel genere fu Curt Bois, che unendo felicemente eleganza, iperattività ed esuberanza acrobatica contribuisce a fare di Der Fürst von Pappenheim un film che emana gioia e delizia allo stato puro. Nel ruolo di commesso in un'esclusiva casa di mode berlinese, circondato da splendide mannequin (tra cui una principessa in fuga), Curt Bois si comporta da vero galletto nel pollaio. L'azione raggiunge il suo apogeo in quella che probabilmente fu la più lunga e sfarzosa sfilata di moda apparsa sugli schermi tedeschi negli anni '20, in cui – in una magnifica scena di scambio d'abiti – Egon si trasforma nel massimo oggetto di desiderio maschile.
La giornata di giovedì offrirà altri momenti di comicità. In The Sleuth (1925) di Harry Sweet, in programma alle 10.30, Stan Laurel interpreta l'improbabile investigatore Webster Dingle. Felice esempio di parodia di Sherlock Holmes realizzata a partire dall'iconografia del personaggio (consolidata soprattutto dalle illustrazioni di Sidney Paget e dall'influente lavoro teatrale di William Gillette), The Sleuth ricava il massimo dagli oggetti di scena tipicamente holmesiani, in particolare pipa e berretto.
Della rassegna dedicata a Sherlock Holmes e alla figura del detective inglese nel cinema muto, sono in programma sempre giovedì altri cinque titoli, tra cui “A Scandal in Boemia” (1921) di Maurice Elvey, con Eille Norwood, e “A Musgrave Ritual” (1912) con Georges Tréville, due episodi dalle serie delle Avventure di Sherlock Holmes prodotte rispettivamente dall'inglese Stoll e da Eclair/Franco-British Film.

 

6 ottobre 2009 [17]
IN RICORDO DI JONATHAN DENNIS
L'annuale lecture in memoria del fondatore del New Zealand Film Archive sarà tenuta da Edith Kramer
Auditorium della Regione, mercoledì 7 ottobre, ore 12
Per ricordare l'amico delle Giornate Jonathan Dennis (1953-2002), che ha fondato e diretto per anni il New Zealand Film Archive, il festival organizza ogni anno una conferenza in suo nome, chiamando a parlare personalità il cui lavoro contribuisce allo studio e alla valorizzazione del cinema muto. Jonathan Dennis era un archivista esemplare, un paladino della cultura del suo paese, la Nuova Zelanda – con una profonda consapevolezza del ruolo del popolo indigeno dei Maori, e soprattutto era una persona di eccezionali dote umane.
Il ricordo di quest'anno vedrà protagonista Edith Kramer, già direttrice del Pacific Film Archive in California. La sua lecture , che ha come tiolo “La programmazione cinematografica: il passato, il futuro (pensieri a voce alta)”, si terrà all'Auditorium della Regione mercoledì 7 ottobre alle ore 12.
Edith Kramer ha trascorso più di metà della sua vita adulta lavorando presso il Pacific Film Archive dell'Università della California a Berkeley. Sotto la sua guida, il PFA è divenuto una delle più prestigiose realtà americane del settore: è una cineteca che proietta film dal 1966; è una biblioteca specializzata in animazione, cinema russo, cinema giapponese, film d'avanguardia della West Coast; un centro di studi cinematografici. Accanto al San Francisco International Film Festival, al Film Quarterly, al Film Studies Program dell'Università della California e al Castro Theater, Edith e il PFA hanno donato alla scena cinematografica della Bay Area la spumeggiante vitalità che la contraddistingue. Nata a White Plains, nello Stato di New York, Edith si è trasferita nella West Coast nel 1962, quando aveva appena conseguito la laurea in storia dell'arte ad Harvard. Giunta a San Francisco nel 1967, ha insegnato storia dell'arte e storia del cinema e ha diretto la Canyon Cinema Filmmakers Coop. Al PFA arrivò nel 1975: salvo una breve interruzione, non se ne sarebbe più andata (se non al momento della pensione nel 2005) e dopo aver ricoperto vari incarichi, nel 1983 assunse la direzione. Leggendarie sono le retrospettive del PFA. Proponendo ogni sera un doppio programma, Edith e il suo staff hanno messo assieme storiche personali di Ozu, Cassavetes, Feuillade, Ghatak e si sono occupati di ogni possibile argomento (dall'“arte telefonica” ai nuovi video arabi) e di ogni possibile società di produzione (dalla Gaumont allo studio Ghibli). Chiunque abbia seguito queste retrospettive, ha di sicuro la propria lista di memorabili tours de force. E poiché ce ne sono stati tanti, è probabile che queste liste siano reciprocamente esclusive.


6 ottobre 2009 [16]
IL PORDENONESE MAURO COLOMBIS ACCOMPAGNA ALLE GIORNATE LE QUINZIÈME PRÉLUDE DE CHOPIN DI TOURJANSKY
Teatro Verdi, 7 ottobre 2009, ore 10.30

Torna ad esibirsi alle Giornate il pianista pordenonese Mauro Colombis. Mercoledì 7 ottobre, al Teatro Verdi, alle 10.30 accompagnerà la produzione Albatros Le Quinzième prélude de Chopin (1922) di Viatcheslav Tourjansky, che dopo lo spettacolare Les contes des mille et une nuit cambia completamente registro con questa storia melodrammatica di infedeltà coniugale interamente girata in due interni domestici (stilizzati con somma cura dallo scenografo Alexandre Lochakoff), la cui maggiore novità è l'uso di un popolare brano musicale come un ricorrente – e alla fine cruciale – elemento della trama.
Mauro Colombis è attualmente impegnato anche nella composizione della partitura per Gloria , che documenta il viaggio del Milite ignoto da Trieste a Roma e la cerimonia di tumulazione all'Altare della Patria. Il film, restaurato dalla Cineteca del Friuli a partire da materiali conservati presso la Cineteca Nazionale di Roma è stato presentato lo scorso anno a Pordenone e uscirà in dvd con la nuova partitura di Colombis.

 

6 ottobre 2009 [15]
IL CENTENARIO DEI BALLETS RUSSES CELEBRATO ALLE GIORNATE DI PORDENONE CON LE UNICHE TESTIMONIANZE FILMATE
Teatro Verdi, 7 ottobre 2009, ore 20.30
Il mondo celebra quest'anno il centenario dei Ballets Russes, fondati nel 1909 da Serge Djagilev e destinati a diventare la più influente compagnia di balletto del XX secolo. Le Giornate del Cinema Muto ricordano l'evento mostrando due rarissime testimonianze filmate. Come noto, Djagilev aveva imposto ai suoi ballerini il divieto assoluto di farsi riprendere, che è il motivo per cui il pubblico di oggi non può ambire al privilegio di vedere “in movimento” il leggendario Nijinsky.
Tuttavia, mercoledì 7 ottobre alle 20.30, il pubblico delle Giornate avrà la possibilità di vedere due filmati, gli unici che si conoscano dei Ballets Russes, relativi alla prima stagione parigina del 1909. Si tratta di due frammenti di ottima qualità visiva, immagini girate cento anni fa da Jules de Froberville e ritrovate negli archivi del CNC di Bois d'Arcy, con i ballerini Tamara Karsavina in La dance du flambeau e Alexandra Baldina e Theodore Kosloff in Pas de deux et soli . Grazie all'aiuto di esperti, il pianista delle Giornate John Sweeney, specializzato in musiche per il balletto, è riuscito a risalire alla musica originale, che eseguirà nel suo accompagnando dal vivo.
Seguirà la proiezione di Anna Pavlova , girato in occasione della visita che la grande ballerina fece nel 1924 allo studio Faibanks, dov'era in produzione Il ladro di Bagdad . La Pavlova venne ripresa sul set in sette brevi danze. Ad oggi è la migliore documentazione sulla leggendaria artista che con Nijinsky e Karsavina sbalordì il pubblico parigino della prima stagione dei Ballets Russes.
Questo breve programma (che sarà replicato al Ridotto del Verdi sabato 10 ottobre) rappresenta un'ideale continuazione dell'ampia rassegna dedicata lo scorso anno a Pordenone ad Alexander Shiryaev, rilevante figura del Balletto Imperiale Russo del Teatro Mariinsky nonché geniale pioniere dell'animazione. Su di lui le Giornate hanno appena pubblicato, curato da David Robinson, Victor Bocharov e Birgit Beumers, Alexander Shiryaev – Master of Movement . Il libro sarà presentato giovedì 8 ottobre alle ore 18 nella sala incontri dell'ex convento di San Francesco. Oltre a raccontare l'incredibile storia del ritrovamento e del recupero dei film di Shiryaev, si analizzano per la prima volta le strette relazioni tra il suo lavoro di ballerino, coreografo e insegnante di balletto e i suoi film, raccoglie le memorie di chi l'ha conosciuto e le memorie dello stesso Shiryaev, tradotte per la prima volta in lingua inglese.

 

6 ottobre 2009 [14]
I TESORI DEL CINEMA MUTO RIVIVONO ALLE GIORNATE DI PORDENONE
ROTAIE DI CAMERINI E DER GOLEM DI WEGENER CON
ACCOMPAGNAMENTO MUSICALE DAL VIVO

Teatro Verdi, mercoledì 7 ottobre
I tesori del cinema muto rivivono nella sezione del “Canone rivisitato” alle Giornate di Pordenone (in corso fino al 10 ottobre) perché un grande film, così come qualsiasi capolavoro dell'arte, merita di essere incontrato più volte. Se fino allo scorso anno la “politica” del festival era quella di presentare al pubblico splendidi, ma meno visti, film, lasciando alle pietre miliari solo gli eventi di apertura e di chiusura della manifestazione, da quando il pubblico del festival ha cominciato a rinnovarsi nell'età, gli organizzatori hanno pensato di riproporre i classici del cinema muto in impeccabili copie restaurate.
Ecco allora che nella giornata di mercoledì 7 ottobre sullo schermo del Verdi scorreranno le immagini di Rotaie (1929) di Mario Camerini (ore 16) e del capolavoro espressionista Der Golem (1920) di Paul Wegener (ore 20.30), entrambi con prestigiosi accompagnamenti musicali dal vivo: Antonio Coppola, per il film italiano; un ensemble di violini e fiati per il film tedesco.
Der Golem è invece un film che si è saldamente inserito nel novero dei titoli fondanti del movimento espressionista tedesco degli anni Venti. Particolarmente apprezzato dagli appassionati di mostri cinematografici, il film può considerarsi come un importante primo contributo alla nascita del genere horror mantenendo tutt'ora atmosfere impressionanti e dark tali da emozionare anche il pubblico d'oggi.
La storia prende il via dalla minaccia dell'imperatore di espellere gli ebrei praghesi dal ghetto. Il rabbino Löw, per scongiurare il pericolo, modella una grande statua d'argilla, il Golem, e le dà vita, usandola poi come servitore. La situazione però gli sfuggirà di mano perché il Golem, aizzato dall'assistente del rabbino, darà fuoco al quartiere ebraico. Sarà una bambina, casualmente, a provocare il disfacimento del "mostro". Il film di Wegener, ispirato a una leggenda ebraica, è una possente metafora del conflitto tra l'intelligenza e la forza bruta, il film è un capolavoro di visionarietà con stupefacenti architetture antropomorfe (di Hans Pölzig, il più grande architetto di scenografie per il cinema espressionista) e prodigiosi effetti luministici nella fotografia di Karl Freund.
La proiezione diventa un evento speciale grazie all'accompagnamento musicale. La partitura di Betty Olivero sarà diretta da Gunter Buchwald ed eseguita da un ensemble di musicisti, ovvero Cynthia Treggor e Melissa Majoni ai violini, Lorenzo Rundo alla viola, Serena Mancuso al violoncello, Lee Mottram ai clarinetti.
Rotaie è un film delicato, ricco di allusioni e riferimenti; ed è con tanti piccoli tocchi sovrapposti che giunge a dare l'intima essenza di un ambiente e di uno stato d'animo. I due giovani amanti di Rotaie nel giro di mezz'ora mancano il suicidio che avevano premeditato e trovano un portafogli gonfio di biglietti da mille, per cui, esaltati da quella loro favolosa avventura, prendono il primo treno e finiscono in uno di quei centri del gioco e del lusso internazionale, dove si lasciano andare alla vertigine del facile guadagno e del facile spendere. Quando i due capiscono che la fortuna non può essere sempre dalla loro parte, fuggono e vanno a rifarsi altrove una vita onesta.


5 ottobre 2009 [13]
ALLE “GIORNATE”
LE GIORNATE DI SOLE DI RENATO SPINOTTI
La Lignano del 1934 sul grande schermo
Anni Trenta: Guido Galanti, con gli amici Renato Spinotti e Francesco Pelizzo, fonda il Cineclub Udine, uno dei primi in Italia. Le idee sono chiare e siccome non si vuole che il sodalizio resti solo sulla carta ecco quasi subito la produzione del film Giornate di sole . I mezzi sono quelli che sono e non è neppure il caso di tentare di sonorizzarlo, per cui il film uscirà muto, quando ormai (1934) il cinema parlante ha dilagato in tutto il mondo e costituisce la normalità.
Giornate di sole arriva alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone e sarà presentato domani (oggi per chi legge ndr) alle 16 al Ridotto del Verdi.
Girato in quindici giorni in esterni a Lignano e per gli interni in uno stanzone di via Marinoni a Udine con l'ausilio di una macchina da presa e di quattro riflettori, è il primo prodotto del Cineclub. Il 26 agosto 1934 venne presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Il soggetto “semplice e umano” (i passi fra virgolette sono tratti da una recensione di Anton Giulio Majano) “gioca fra i prodigi di abilità che fa un impiegatuccio per sembrare di classe diversa agli occhi di una bella ragazza a lui superiore per mezzi e per ceto, durante i giorni, ahimè, troppo contati della villeggiatura... Fatto lineare, fatto di tutti i giorni, ma reso con una serie di sfumature delicate”. Il film ebbe anche l'elogio di Filippo Sacchi, il massimo critico cinematografico dell'epoca. Oltre allo stesso Galanti, gli altri interpreti principali sono Thea Daris, che è la ricca Elsa, Vittorino Frittaion, il giovanotto sfortunato e Claudia Ravasi, che è Loli. Ci sono anche le comparse: una folla di villeggianti in parte prestatisi gentilmente e in parte colti di sorpresa dall'obiettivo indiscreto.
Il restauro del film è stato effettuato dalla Camera Ottica dell'Università degli Studi di Udine/DAMS di Gorizia con la collaborazione della Cineteca del Friuli ed è consistito nella revisione e riparazione della copia originale invertibile, nella produzione di un controtipo negativo all'Haghefilm di Amsterdam, nella scansione in 2K e nel restauro digitale con correzione colore e nella realizzazione di una copia in HD dalla quale è stata ricavato un Digibeta.
Renato Spinotti Operatore cinematografico, nato a Tolmezzo (UD) nel 1902. Nel 1930 fu tra fondatori del Cineclub Udine. Nel 1931 sposò a Tarcento l'udinese Albina Degani, che nel 1934 fu la protagonista – con lo pseudonimo di Anna Ariani – del film di Francesco Pasinetti Il canale degli angeli. Fu principalmente operatore di documentari, e solo saltuariamente girò film a soggetto. Collaborò con il regista Luigi De Marchi a Condannata senza colpa (1953), la prima versione cinematografica del romanzo Maria Zef di Paolo Drigo, filmando alcuni raccordi a Forni Di Sopra (dove fu anche girata la seconda versione, quella di Vittorio Cottafavi del 1980). Fu anche l'operatore del film di Luciano Emmer Gli eroi dell'Artide (1953). Nella seconda metà degli anni Cinquanta si trasferì con la moglie in Kenya dove lavorò per i travelogues della BBC e per i cinegiornali della Associated Press. È morto a Nairobi, dove è sepolto, nel 1962. Lavorando con lo zio in Africa il diciassettenne Dante Spinotti (Tolmezzo, 1943) imparò i primi rudimenti del mestiere. Si veda anche la tesi di laurea “Il Cine Club di Udine 1930-1943” di Tatiana Cozzarolo, relatore Leonardo Quaresima, AA 2006-2007.

5 ottobre 2009 [12]
LA STAR DELLA SERIE “LE SIMPATICHE CANAGLIE” OSPITE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO JEAN DARLING INCONTRERÀ IL PUBBLICO ALLE 14.30 AL RIDOTTO DEL VERDI
Pordenone, 6 ottobre 2009
"Le s impatiche canaglie" è il titolo di una serie televisiva statunitense andata in onda a partire dal 1922 e sviluppatasi per ben 121 episodi. Ideata dallo sceneggiatore Hal Roach fu inizialmente lanciata negli USA col titolo "Hal Roach's Rascals". Ogni episodio, della durata di 20 minuti, aveva una trama a se stante ed aveva dei bambini assoluti protagonisti, talmente monelli da combinarne di tutti i colori.
Ebbene, una di loro, l'attrice prodigio Jean Darling, si esibirà domani a Pordenone nel corso delle Giornate del Cinema Muto (ore 14.30 Ridotto del Verdi) in un "incontro canoro" accompagnata al pianoforte da Donald Sosin. La Darling, canterà, reciterà e intratterrà il pubblico con i suoi ricordi di piccola star del muto.

5 ottobre 2009[11]
I 60 ANNI DELLA JUGOSLOVENSKA KINOTECA
Il più vasto archivio cinematografico dell'Europa sudorientale
La quarta serata (martedì 6 ottobre) delle Giornate del Cinema Muto 2009 si apre con un omaggio alla Jugoslovenska kinoteca (oggi Archivio cinematografico nazionale della Repubblica di Serbia) fondata a Belgrado nel 1949. Dal nucleo originario di poche centinaia di copie, oggi l'Archivio ne conta circa 95 mila, numeri che le hanno fatto guadagnare il riconoscimento di più vasto archivio cinematografico dell'Europa sudorientale. Circa l'85% dei film della Jugoslovenska kinoteca sono stranieri e questo la rende particolarmente interessante per archivisti e ricercatori di tutto il mondo.
Ecco allora che il programma celebrativo di questa edizione del festival unisce ad alcuni film serbi di importanza storica, una serie di rari film stranieri.
I film nazionali sono Sa verom u boga (Con la fede in Dio), girato nel 1932 da Mihajlo Al. Popovic, il più importante lungometraggio jugoslavo del periodo tra le due guerre, e Beograd po zimi (Belgrado in inverno) prodotto da Svetozar Botoric ´nel 1914. La parte internazionale del programma contiene alcune autentiche perle, come Akt-Skulpturen: Studienfilm für bildende künstler , girato nel 1903 da Oskar Messter; L'ostaggio di Luigi Maggi, del 1909; il film americano Hansel and Gretel , diretto da J. Searle Dawley nel 1909; e una splendida copia Pathé, colorata “au pochoir”, di Barcelone , principale ville de la Catalogne , realizzata da Segundo de Chomón nel 1912, oltre a un omaggio alla leggendaria figura di Henri Langlois, filmato nel 1954, in occasione della sua visita alla Jugoslovenska kinoteka. Le curiosità principali sono due cartoni animati degli anni Venti, non identificati, che hanno per protagonista “il re”, ossia Charlie Chaplin, e una selezione di “classici” porno muti, realizzati negli anni Venti, Trenta e Quaranta.
Il completamento del nuovo edificio, che ospita varie sale cinematografiche, l'apertura di un nuovo deposito per la conservazione dei film a colori, la ricostruzione del vecchio deposito per le pellicole in bianco e nero, e infine l'istituzione di un nuovo dipartimento per il restauro digitale del sonoro e delle immagini: tutto ciò consente alla Kinoteka di valorizzare e conservare sempre meglio un patrimonio di singolare ricchezza.


5 ottobre 2009 [10]
A PORDENONE LE DIVE DEL MUTO GLI OMAGGI A FRANCESCA BERTINI
E POLA NEGRI
In programma anche un film ritrovato di Kenneth Macpherson e uno Sherlock Holmes di Maurice Elvey
Teatro Verdi, martedì 6 ottobre
Due tra le più grandi figure del cinema europeo degli anni Dieci e Venti del secolo scorso, Francesca Bertini e Pola Negri, tornano sullo schermo per il pubblico delle Giornate del Cinema Muto, in corso in questi giorni a Pordenone. Martedì 6 ottobre il festival rende omaggio alle due dive per antonomasia presentando quattro film in collaborazione con la Cineteca Nazionale di Roma.
Di Francesca Bertini si vedranno Amore senza stima (1912) di Baldassarre Negroni, il singolare Mariute (1918) di Edoardo Bencivenga e Marion, artista di caffè-concerto (1920) di Roberto Roberti, il padre di Sergio Leone.
Nel primo, che porta un titolo attribuito in un momento successivo alla sua realizzazione (mentre quello con cui fu originariamente distribuito rimane ancora incerto), la Bertini, appena ventenne e già dotata di un fascino magnetico, è la protagonista di una storia trasgressiva, vero capolavoro di un primo naturalismo del cinema romano.
Realizzato dopo la disfatta di Caporetto, Mariute è invece una singolare opera di propaganda bellica, girata in tutta fretta per testimoniare la mobilitazione e la solidarietà del mondo dello spettacolo alle truppe impegnate al fronte e alle popolazioni invase dal nemico. La Bertini interpreta il doppio ruolo di se stessa e di una contadina friulana che subisce violenza dai soldati austriaci, personaggio quest'ultimo che le appare in sogno dopo aver ascoltato da un ufficiale reduce dalla prima linea il racconto del martirio del popolo friulano. Come scriveva il critico Mario Quargnolo, il film è in realtà un “involontario e impressionante documento di insensibilità”, esibizione della dolce vita della Bertini e del suo entourage, in una Roma dove gli echi del conflitto giungevano molto smorzati, in acuto contrasto con la cruda realtà della guerra vissuta e delle violenze subite. Si tratta peraltro di uno dei pochissimi film dell'epoca con personaggi e ambientazione friulani.
Marion, artista di caffè-concerto è uno dei quattordici film con Francesca Bertini che Roberto Leone Roberti diresse tra il 1917 e il 1925. Protagonista del dramma è una fanciulla dal passato doloroso, seducente ma ingenua, lanciata nel pericoloso mondo del teatro, dove diventa esca di brame e desideri e, illudendosi di aver trovato l'amore, rimane fatalmente ingannata. A causa della passionalità del soggetto, la censura impose il taglio di due didascalie e la revisione di una terza parte, verso il finale. L'ottima regia e le belle scenografie di Alfredo Manzi esaltano una delle migliori interpretazioni della Bertini, accolta anche dalla critica di allora con commenti entusiastici. Una Bertini naturale e suggestiva in tutta la gamma delle emozioni che il ruolo la chiama a interpretare.
Altrettanto bella e fatale appare la ventunenne Pola Negri nel tedesco Wenn Das Herz in Hab Ergluht (Vampa d'odio) di Kurt Matull, un film a lungo erroneamente identificato come una produzione polacca del 1917 e di cui solo l'anno scorso si è stabilita la vera identità. Matull valorizza fino in fondo il caratteristico modo di muoversi da ballerina di Pola Negri, concedendole non solo lunghe scene in cui l'attenzione si concentra proprio sulle movenze della diva ma anche il più ardito dei partner possibili: un serpente con cui danza o che abbraccia affettuosa. Lubitsch e Hollywood sono di là da venire, così come le storie d'amore con Chaplin e Valentino, ma il futuro glorioso dell'attrice è già tutto in questa interpretazione.
La giornata di martedì al Teatro Verdi riserva altri momenti sorprendenti, come la proiezione del cortometraggio ritrovato Monkey's Moon (1929) del pittore e grande appassionato di cinema Kenneth Macpherson, tra i fondatori di Pool e della rivista Close Up , autore di Borderline , fino a poco tempo fa ritenuto l'unico suo film sopravvissuto. Anche da qui il valore della scoperta di questa splendida elegia al chiaro di luna con un musicista jazz e due piccole scimmie in un giardino prima della pioggia.
Per la rassegna dedicata a Sherlock Holmes, è in programma uno dei lungometraggi più attesi, The Sign of Four (1923) di Maurice Elvey, con “il miglior Holmes del cinema muto”, Eille Norwood.



4 ottobre 2009 [09]
NUOVA EDIZIONE DI ALLA RICERCA DI CHARLIE CHAPLIN DI KEVIN BROWNLOW IN ANTEPRIMA ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO

Presentazione delle ultime novità Edizioni Cineteca di Bologna
Lunedì 5 ottobre , alle ore 18 , nella Sala Incontri dell' ex Convento San Francesco in Piazza della Motta a Pordenone , sarà presentata la nuova edizione (l'unica al mondo) del cofanetto libro + DVD Alla ricerca di Charlie Chaplin – Unknown Chaplin dello storico del cinema Kevin Brownlow , curato per le Edizioni Cineteca di Bologna da Cecilia Cenciarelli.
Il DVD raccoglie, in un'edizione concessa in esclusiva alla Cineteca di Bologna, le tre puntate del documentario televisivo The Unknown Chaplin , nel quale è possibile godersi Chaplin all'opera durante la creazione dei suoi numeri più celebri. Il libro ripercorre, a tratti con il sapore di un romanzo di spionaggio, la storia della scoperta che fu alla base del documentario. Alla fine degli anni Settanta Kevin Brownlow e David Gill si imbatterono in un tesoro inesplorato che avrebbe rivelato il metodo di lavoro di Chaplin: sequenze tagliate, giornalieri, copie lavoro, film girati con amici e ospiti agli studi, prove filmate, “film che potevano essere rivelatori come i bozzetti di un grande artista”.
L'anticipazione, illustrata nell'ambito della 28 a edizione delle Giornate del Cinema Muto , sarà seguita dalla presentazione delle ultime novità dal Catalogo 2009 delle Edizioni Cineteca di Bologna : il DVD Cento anni fa. Il cinema del 1909 , a cura di Mariann Lewinsky, e il DVD Maciste. L'uomo forte , a cura di Claudia Gianetto e Stella Dagna, edito dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Saranno presenti l'autore Kevin Brownlow e i curatori Cecilia Cenciarelli , Mariann Lewinsky e Claudia Gianetto .


4 ottobre 2009 [08]
LUNEDI' 5 OTTOBRE, ALLE GIORNATE DEL MUTO, SI FESTEGGIA UN ANNIVERSARIO IMPORTANTE: GLI 80 ANNI DE “LA GRAZIA”, IL FILM DI ALDO DE BENEDETTI DALLA NOVELLA DI GRAZIA DELEDDA, NELLA VERSIONE INTEGRALMENTE RESTAURATA E CON COLONNA SONORA ORIGINALE.
PROTAGONISTI SULLO SCHERMO CARMEN BONI, ‘DIVA' ITALIANA DEL MUTO, CON GIORGIO BIANCHI (DIVENTATO POI REGISTA DI FAMA) E L'ATTRICE POLACCA RUTH WEYHER
PORDENONE - Compie 80 anni La Grazia , una delle ultime pellicole mute del cinema italiano, tratta da una novella e un libretto d'opera di Grazia Deledda, con la regia Aldo De Benedetti . Un melodramma a tinte forti: passione, tradimento, vendetta, perdono e redenzione legati alla cultura sarda attraverso una raffinata operazione di ardito adattamento visivo. Il film, uscito nel novembre del 1929, che Alessandro Blasetti definì “un capolavoro”, è stato restaurato su supporto digitale (dvd, con 4 extra) dal quotidiano L'Unione Sarda, su progetto di Sergio Naitza, direttore artistico del festival Lagunamovies di Grado, e Susanna Puddu, con l'aggiunta di una colonna sonora originale affidata al maestro Romeo Scaccia, registrata con l'Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari. A celebrare l'importante anniversario del film saranno le Giornate del Muto 2009 di Pordenone, che nella giornata di lunedì 5 ottobre ospitano (ore 14.30, Sala Ridotto del Teatro Verdi) la proiezione del film . L'occasione, dunque, per ritrovare una pellicola che, senza questo restauro, il cinema italiano avrebbe senz'altro perduto. Prima de La Grazia Aldo De Benedetti aveva diretto altri due film muti, Marco Visconti (1925) e Anita (1927). Poi fu autore di numerose commedie brillanti e d'evasione: drammaturgo per il teatro abile in perfetti congegni narrativi ( Due dozzine di rose scarlatte, Trenta secondi d'amore ) e sceneggiatore di vaglia del cinema dei telefoni bianchi e per i film di Blasetti, De Sica, Mattoli, Bragaglia, Bonnard, Germi, Matarazzo , Castellani. Ha firmato oltre 300 sceneggiature, tra cui Quattro passi fra le nuvole, Maddalena zero in condotta, Teresa venerdì, Catene, Tormento, Sotto il cielo di Roma . Ne La Grazia, storia del giovane Elias che arriva in un paese di montagna della Sardegna e si innamora della pastorella Simona, il pubblico ritroverà Carmen Boni, diva italiana del cinema muto e per l'occasione impegnata proprio nel ruolo di Simona. Il personaggio della seduttrice, ha lo sguardo maliardo della polacca Ruth Weyher , mentre il ruolo di Elias è affidato a Giorgio Bianchi , divenuto negli anni successivi regista di fama.
Il film La Grazia poggia su un articolato percorso: letterario, lirico e teatrale. Nel 1894, infatti, Grazia Deledda aveva pubblicato la novella «Di notte», nella raccolta «Racconti sardi». Nel 1921 la novella fu adattata dalla Deledda con Claudio Guastalla e divenne un libretto d'opera pubblicato dalla Ricordi col titolo “La Grazia”. Nel 1923 al Costanzi di Roma debuttò l'opera lirica con le musiche di Vincenzo Michetti. Sei anni dopo ecco la trasposizione cinematografica, affidata appunto alla regia di Aldo De Benedetti: pellicola che non rinuncia alla base melodrammatica tipica della tradizione operistica, e non cancella la traccia della narrativa deleddiana. Per offrire una seconda vita al film e vincere la sfida di conquistare il pubblico contemporaneo, al maestro Romeo Scaccia , compositore e pianista dalle doti interpretative effervescenti maturate tra Cagliari, Budapest e Amsterdam, è stata affidata la composizione della colonna sonora, eseguita dall'orchestra della Fondazione Teatro Lirico di Cagliari . Spiega Scaccia: “ La Grazia può definirsi un film fuori dal tempo. L'espressività, la carica emotiva che permane nei suoi personaggi e nell'azione scenica, suggeriscono e ispirano una musica evocativa anch'essa fuori dal tempo e libera da stilemi musicali predefiniti. Interamente originale, la musica segue il film fondendosi con esso, cogliendo e facendo proprie tutte le sfumature caratteriali dei personaggi, i quali vengono trattati con propri temi che li accompagnano in ogni azione”.Ne La Grazia viene messo a fuoco d a una parte il mondo pastorale con le pecore, la casa rustica, l'osteria, il paesaggio innevato e squarci del paese, dall'altra il mondo cittadino con la casa della donna-seduttrice dalle moderne architetture. Un cortocircuito visivo fra proletariato e borghesia, fra naturalismo ottocentesco e interni decò e futuristi, dove c'è la mano di Melkiorre Melis, autore dei bozzetti e dei costumi e la preziosa collaborazione di scenografi di nome come Alfredo Montori, Mario Pompei, Goffredo Alessandrini e la fotografia di Fernando Martini. La Sardegna de “La Grazia” è visibilmente falsa, il set non è quello dell'Isola ma delle campagne laziali. Costumi e ambienti citano la radice, la copiano, la stravolgono per ottenere il risultato della similitudine. Una scelta d'interpretazione cinematografica che conserva nella reinvenzione dell'identità isolana una inconsueta forza. Tanto che nel contrasto violento con il mondo futurista, punto d'arrivo dei desideri di un pubblico che inizia a scoprire gli immaginari del cinema americano, il mondo pastorale sardo per quanto bozzettistico diventa un luogo dove la cultura trattiene i suoi aspetti più profondi, lasciando emergere una ricchezza visiva unica.

 

4 ottobre 2009 [07]
MAUD LINDER, FIGLIA DEL GRANDE MAX, PRESENTA A PORDENONE IL PROGETTO PER LA CONSERVAZIONE DEI FILM DEL PADRE
Domenica 4 ottobre, Teatro Comunale Giuseppe Verdi
Maud Linder, figlia di Max Linder, è a Pordenone per presentare più volte (la prima lunedì 5 ottobre alle ore 16) nel corso delle Giornate del Cinema Muto il suo film L'Homme au chapeau de soie , parte integrante di un progetto lungo una vita volto alla riscoperta e alla valorizzazione del lavoro del padre. Progetto che si dovrà completare con la creazione, nella regione natale di Bordeaux, di un Istituto Max Linder, dove tutti i materiali riguardanti il grande comico francese saranno conservati, proposti al pubblico ed esposti, ma soprattutto dove saranno organizzate mostre e cicli di proiezioni relativi anche ad altri autori sui quali Max Linder ha avuto un ascendente importante (e sono molti, se lo stesso Chaplin si dichiarò suo allievo).
L'Homme au chapeau de soie non è il classico film di montaggio che attraverso una buona selezione di titoli ci fa riscoprire il talento comico di Linder. Invece, ne ripercorre la vita attraverso la sua opera. Vediamo Max mentre fa visita alla famiglia nel paesino dei dintorni di Bordeaux o mentre cerca di convincere Charles Pathé ad affidargli la sua prima parte. Lo ritroviamo attore obbediente agli ordini di un regista e poi, sotto i nostri occhi, diventa regista egli stesso. Il seguito è una girandola di eventi: Max brucia tutte le tappe fino al tragico epilogo. Nel film si ritrova lo spirito di un'epoca, un Max Linder più giovane e reale che mai che ci trascina nel mondo fantastico e affascinante dei suoi sogni e della sua verve comica unica.
Tutt'altro che casuale la scelta di Maud Linder di presentare il film alle Giornate del Cinema Muto, che nacquero a Pordenone nel 1982 proprio con un programma interamente dedicato al comico francese.

 

4 ottobre 2009 [06]
ALLE GIORNATE DI PORDENONE LA CARMEN DI FEYDER, I DIECI COMANDAMENTI DI DEMILLE E L’OMAGGIO AD ASTA NIELSEN
Programma di lunedì 5 ottobre 2009
Sarà la Carmen di Jacques Feyder ad aprire nella serata di lunedì 5 ottobre (ore 20.30) alle Giornate del Cinema Muto in corso a Pordenone, la retrospettiva dedicata all’Albatros, una delle case di produzione più vitali e innovative del cinema francese degli anni ’20. Era formata da un gruppo straordinario di esuli russi – artisti e tecnici – che oltre a portare con sé le migliori tradizioni dell’epoca d’oro del cinema zarista, riuscirono a integrarsi perfettamente nel nuovo milieu culturale. Uno solo degli oltre 40 film muti prodotti dall’Albatros fu tratto da un autore russo e nessuno di essi fece riferimento ad ambientazioni o personaggi russi. Un esempio tra tutti è proprio Carmen, una delle produzioni più accurate e tra le più dispendiose produzioni nazionali degli anni Venti, quando la Francia si sforzava di competere con la Germania e con Hollywood. La sceneggiatura di Feyder ricalca fedelmente il racconto di Don José che, nel terzo capitolo del romanzo breve di Mérimée, narra in prima persona la sua storia e la relazione fatale con la gitana Carmen. Le principali citazioni dall’opera di Bizet riguardano due lunghe sequenze: la prima ambientata nella taverna di Lillas Pastia, la seconda è quella della lettura delle carte che predicono a Carmen il suo futuro. Carmen è un ruolo da dive (Theda Bara, Pola Negri, Dolores Del Rio, Rita Hayworth). Feyder ricordava ironicamente che a lui “non era sto chiesto di fare un film da Carmen con Raquel Meller, bensì di fare qualcosa con Raquel Meller usando Carmen”. La Meller possiede un’irresistibile fascino erotico e il conflitto tra i suoi misfatti, le sue frequentazioni pericolose e la sua natura buona e solare è molto convincente. Le è magnificamente complementare l‘appassionato Don Josè interpretato da Louis Lerch. Le scene che li vedono insieme costituiscono un modello di eccellenza recitativa del cinema muto. Figura nel cast, in un ruolo minore, anche un giovane Luis Buñuel. Per il pubblico pordenonese sarà interessante seguire la proiezione con l’accompagnamento musicale di Touve Ratovondrahety che ha creato una partitura piena di sorprendenti invenzioni. La maratona cinematografica prevede alle 10.30 anche I Dieci comandamenti di Cecil B. DeMille uno dei primi kolossal cinematografici, dagli stupefacenti effetti speciali (in particolare quello dell’attraversamento del Mar Rosso) e dal caratteristico tratto distintivo di aver trasportato la storia nella contemporaneità (a differenza di quanto accade nella versione DeMille degli anni ‘50). Nelle quasi tre ore della sua durata, il film in realtà contiene in sé due film più brevi e distinti tra loro: una grandiosa epopea biblica e un modesto dramma familiare. Sulla struttura biforme del film, il New York Times ebbe addirittura a dire che “si direbbe un film girato da due registi diversi”. Tra gli interpreti figura Leatrice Joy e alla proiezione al Teatro Verdi di Pordenone sarà presente Leatrice Gilbert Fountain, figlia della Joy e di John Gilbert. Primo appuntamento anche con la rassegna dedicata alle grandi dive del muto. Alle 16.30 è previsto l’omaggio ad Asta Nielsen, di cui vengono presentati il cortometraggio Asta Nielsen Als Mannequin, un frammento da Steuermann Holk e Die Geliebte Roswolskys. Si tratta di restauri recentissimi, frutto delle ricerche avviate negli ultimi anni nel tentativo di ritrovare film della Nielsen (dei 70 da lei interpretati solo la metà sono conservati e molti in forma frammentaria). I restauri sono opera del Bundesarchiv-Folmarchiv di Berlino e questa delle Giornate è la loro prima proiezione pubblica in un contesto internazionale

 

4 ottobre 2009 [05]
BAMBINI E CINEMA MUTO
Domenica 4 ottobre, ore 17.30, Teatro Verdi
In occasione della 28a edizione delle Giornate del Cinema Muto, le orchestre degli studenti della Scuola Media Centro Storico di Pordenone e della Scuola Media Leonardo da Vinci di Cordenons  – che hanno musicato rispettivamente The Playhouse (Saltarello a teatro, del 1921) di e con Buster Keaton e A Night in the Show (Charlot a teatro, del 1915) di e con Charlie Chaplin – si esibiranno al Teatro Verdi di Pordenone domenica 4 ottobre alle ore 17.30. Il progetto “A colpi di note” dunque non solo continua ma raddoppia coinvolgendo oltre alla scuola di Pordenone anche quella di Cordenons. Racconta l’ideatrice, l’insegnante Maria Luisa Sogaro, che l’idea della musicazione di queste commedie dei due campioni della risata nasce dalla scena finale di Limelight (Luci della ribalta), del 1952, in cui si ammirano insieme Keaton e Chaplin. L’incontro con il capolavoro chapliniano ha richiamato l’idea di quando i due “eroi” muovevano i loro primi passi nel vaudeville, e di qui la scelta dei due film proposti. L’accompagnamento che sarà eseguito dalla miniorchestra di Cordenons è ispirato in buona parte al repertorio blues e jazzistico stile anni ’20-’30, con l’aggiunta di brani liberamente tratti da autori importanti come Grieg e Mussorgski.
Prima dell’esibizione musicale, alle ore 16 al Ridotto del Verdi sarà proiettato un interessante documentario girato quest’anno da Peter Wyeth, Charlie Goes to School, sul meritorio progetto didattico di Alan Parkinson, che coinvolge i bambini delle scuole primarie di due tra i più poveri quartieri londinesi, Kennington e Walworth, quelli in cui Charlie Chaplin crebbe negli anni Novanta dell’Ottocento. Attraverso la storia del loro “amico” Charlie, i bambini imparano a conoscere la Londra del passato e in particolare dell’epoca vittoriana.
A seguire, sempre al Ridotto, Note su “Sherlock Jr.” di Buster Keaton, un’analisi video ideata da Francesco Ballo che si propone di illustrare, attraverso alcune sequenze fondamentali e momenti comici unici di Sherlock Jr., la struttura e il metodo del cinema keatoniano. Un altro omaggio a Buster nel giorno del suo compleanno: era nato infatti il 4 ottobre 1895.

 

4 ottobre 2009 [04]
HELSINKI, FOREVER
  LA SINFONIA URBANA DI PETER VON BAGH ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
Domenica 4 ottobre, ore 14.30, Ridotto del Verdi

I nove decenni della Repubblica Indipendente della Finlandia sono pieni di eventi e Peter von Bagh nel suo Helsinki, Forever (Helsinki, per sempre) attraverso un collage fatto di brani di cinegiornali, film di fiction, pittura, musica e canzoni, li descrive rivisitando la tradizione muta della “sinfonia urbana”.
Ne è nato un flusso ininterrotto di personaggi irreali e immaginari, colti nelle strade, nei cinema, nei parchi, durante le parate, in cortei di giubilo o di protesta. E su tutto domina la storia collettiva degli edifici: l’architettura della città, celebrata dai suoi pittori e cineasti, ora concepita con orgoglio ottimistico, ora soggetta ad abusi e demolizioni. Il film inizia con un momento documentaristico straordinario: un grande piroscafo che apre faticosamente la rotta attraverso il ghiaccio, mentre ragazzi in bicicletta lo precedono nella sua avanzata sfidando allegramente il ghiaccio che si va pericolosamente spezzando. “Pochi film – è stato scritto – possono vantare una sequenza di apertura di tale forza e pochi offrono un finale altrettanto straordinario”. Helsinki, Forever merita un posto in primo piano tra i grandi poemi urbani poiché, oltre all’impegno sociale e la maestria estetica, unisce una conoscenza intima della città, della sua storia, dei suoi fantasmi. Grazie alla forza delle immagini e al sapiente mix di brani musicali, montaggio e colonna sonora, il film è davvero da non perdere, un’opera di grande poesia.

 

4 ottobre 2009 [03]
ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE È IL MOMENTO DI SHERLOCK HOLMES E RODOLFO VALENTINO
Domenica 4 ottobre, Teatro Comunale Giuseppe Verdi
Dopo l’evento speciale di apertura con La vedova allegra (1925) di Erich von Stroheim accompagnato dall’orchestra, entra nel vivo la 28a edizione delle Giornate del Cinema Muto, in programma al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone fino al 10 ottobre. Prende il via oggi (domenica 4 ottobre) la rassegna “Sherlock Holmes e gli altri: il detective inglese nel cinema muto” curata da Jay Weissberg, che indaga la figura degli investigatori britannici - a partire dal più noto e influente di loro – nel cinema muto.
Se la maggior parte dei film presentati sono di produzione inglese, la retrospettiva offre anche l’opportunità di studiare la natura pervasiva del fenomeno Sherlock Holmes in altre filmografie. Tre i titoli di oggi, Bobby the Boy Scout (1909) di Percy Stow, l’episodio della serie prodotta dalla Stoll The Mystery of Dr. Fu-Manchu, “The Fiery Hand” (1923), diretto da A.E. Coleby e Der Hund von Baskerville (1914) di Rudolf Meinert, quest’ultimo la prima versione cinematografica – non a caso tedesca, vista l’enorme popolarità in Germania di Sherlock Holmes – del Mastino di Baskerville, tra i più noti dei romanzi di Conan Doyle.
Il Dottor Fu Manchu, genio del male nato dalla penna di Sax Rohmer, è l’incarnazione del “Pericolo Giallo”, emanazione letteraria del sentimento anticinese che in Inghilterra raggiunse l’apice nei primi anni del Novecento. Nonostante le cifre ufficiali parlino di un numero relativamente basso (711) di cinesi a Londra nel 1921, i timori di una “invasione” erano conseguenza del fatto che i cinesi arrivavano in genere come manodopera sulle navi, di passaggio e sottopagati, non parlavano inglese ed erano quasi tutti maschi, fattori che alimentavano la paura della corruzione della pura razza britannica in balia dell’espansionismo riproduttivo orientale.
Negli anni Venti la paura del Pericolo Giallo era probabilmente trita e ritrita, ma il fantastico successo delle storie di Rohmer spinse la Stoll Film Company, dopo aver ultimato le sue acclamate serie di Sherlock Holmes, a volgersi a Fu-Manchu. Questo modello di crudeltà che lavora alla rovina della civiltà occidentale e della razza bianca – la cui rappresentazione oggi appare come un brutale esempio di razzismo – ha per antagonisti una coppia di investigatori nella più classica tradizione britannica, sir Denis Nayland Smith e il dottor Petrie di Scotland Yard, difensori dell’ordine e dell’occidente.La serata di domenica (a partire dalle 20.30) riporta sullo schermo del Verdi uno dei volti più affascinanti del cinema di tutti i tempi, Rodolfo Valentino, protagonista di The Eagle (Aquila Nera) di Clarence Brown nella splendida copia della Photoplay Productions. Nominalmente basato su un racconto incompiuto di Puskin, il film è in realtà un adattamento di The Mark of Zorro (Il segno di Zorro), con l’azione spostata nella Russia di Caterina la Grande. Valentino è Dubrovsky, un ufficiale della guardia imperiale che animato da spirito di vendetta diventa ”Aquila Nera”, salvatore di coloro che soffrono per i soprusi dei potenti. Traboccante di talenti hollywoodiani, il film vanta anche la presenza di Vilma Banky e di Louise Dresser nei panni di Caterina.

 

2 ottobre 2009 [02]
PER IL COLLEGIUM ARRIVANO A PORDENONE GIOVANI DA TUTTO IL MONDO Con i seminari quotidiani anche  la seconda edizione del "Premio FriulAdria – Collegium" al miglior saggio
Tra le centinaia di ospiti delle Giornate del Cinema Muto sono in arrivo a Pordenone da tutto il mondo, dal Brasile alla Svizzera, dalla Romania a Porto Rico, dagli Stati Uniti al Belgio, anche i 24 allievi del Collegium, che giunge quest’anno all’undicesima edizione. Selezionati con attenzione nel corso dell’anno, i Collegians avranno modo di approfondire con l’aiuto di esperti e studiosi presenti in questi giorni a Pordenone temi attinenti al programma della 28a edizione del festival. Nei seminari quotidiani si avrà modo, ad esempio, di discorrere del “canone rivisitato” e di Sherlock Holmes nel cinema muto, che sono al centro di due delle principali rassegne in programma al Teatro Verdi. Ma si parlerà anche di restauro, di colore, del digitale in cineteca.
L'obiettivo principale del Collegium è quello di suscitare nelle nuove generazioni l’interesse nei confronti della storia e dell’eredità del cinema muto e di avvicinare le nuove leve alla comunità scientifica che si è sviluppata, in oltre un quarto di secolo, attorno alle Giornate. I 24 giovani (12 per l’anno in corso, 12 riconfermati dall’anno precedente), con un età che va dai 22 ai 35 anni, rappresentano le nuove forze di un festival che è stato capace di rinnovarsi nel tempo. Fra loro studenti e dottorandi di cinema, ma anche appassionati di altre arti: architettura, danza, letteratura. Questo perché chi vuole partecipare al Collegium deve innanzi tutto motivare curiosità, spirito di ricerca e una passione verso il cinema muto che può provenire da qualsiasi ambito.
Del resto, non si tratta di un tradizionale seminario dove gli allievi assistono passivamente alle lezioni. È un contesto informale quello in cui ogni giorno (da sabato 3 a venerdì 9, fra le 13 e le 14.30, con delle sessioni speciali serali), il gruppo dei Collegians – ma gli incontri, sempre affollatissimi, sono aperti anche al pubblico – “dà del tu” agli specialisti, ai critici, a ricercatori di chiara fama, ai curatori di retrospettive e ai responsabili delle principali cineteche del mondo. Proprio per la loro natura dinamica e frizzante, gli incontri prendono il nome di “dialoghi”.
Alla fine delle Giornate i partecipanti al seminario sono chiamati a scrivere ciascuno il proprio “paper”, un saggio caratterizzato da un’impostazione non convenzionale, libero dai formalismi stringenti di molte ricerche di stampo universitario, frutto dell’esclusiva possibilità di vivere nella “comunità del cinema muto” per un’intensa settimana.
La Banca Popolare FriulAdria – Crédit Agricole, partner storico del festival, ha deciso di abbracciare la filosofia del Collegium istituendo un apposito premio con cui vuole anche riaffermare il suo impegno nella formazione e nella valorizzazione dei giovani talenti del cinema, sia nel campo della critica cinematografica sia in quelli della regia e della sceneggiatura. Il premio consiste in 500 euro assegnati annualmente all'autore del miglior "Collegium paper". Quest’anno FriulAdria premierà l’autore del miglior “paper” dello scorso anno, consegnando una targa di merito legata alla città di Pordenone, oltre all’assegno che consentirà al vincitore di implementare gli studi. La cerimonia di consegna avrà luogo al Teatro Verdi giovedì 8 ottobre alle 20.30.

 

2 ottobre 2009 [01]
SULLE NOTE DELLA VEDOVA ALLEGRA SI APRE LA 28a EDIZIONE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
Pordenone, Teatro Comunale G. Verdi, 3 ottobre 2009
Apertura in grande stile per la 28a edizione delle Giornate del Cinema Muto, al via sabato 3 ottobre al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone. L'evento speciale inaugurale è il capolavoro La vedova allegra (1925), di uno dei massimi registi di sempre, Erich von Stroheim, tratto dall'operetta di Franz Lehár, le cui musiche sono state riarrangiate dalla compositrice olandese Maud Nelissen. Sarà la stessa Nelissen a dirigere a Pordenone l'orchestra Mitteleuropea nell'esecuzione dal vivo della partitura.
Stroheim utilizzò l’operetta di Franz Lehár come spunto di partenza per creare un film in ironico equilibrio tra dramma e commedia, che gli permise anche di approfondire uno dei suoi temi favoriti, l’analisi della degenerazione del potere e dei legami tra sesso e politica.  
Per il ruolo del protagonista maschile, Stroheim aveva scelto originariamente Norman Kerry, ma la MGM volle John Gilbert, che offrì una delle sue migliori interpretazioni. Alla serata pordenonese sarà presente la figlia dell’attore, Leatrice Gilbert Fountain. Tra le comparse del film anche uno sconosciuto Clark Gable.
All’epoca il film ebbe un successo eccezionale incassando 758 mila dollari, e fu salutato da recensioni entusiastiche. La protagonista Mae Murray, che sul set aveva avuto più di uno scontro con Stroheim, aveva previsto che il grande Franz Lehár avrebbe rinnegato la pellicola, e invece fu proprio lui a dirigere l’orchestra in occasione della prima viennese.

 

28 settembre 2009
LA MUSICA DELLE GIORNATE 2009
Sabato 3 ottobre, evento speciale di apertura: LA VEDOVA ALLEGRA
È grande l’attesa per il film di apertura della 28a edizione delle Giornate del Cinema Muto, La vedova allegra di Erich von Stroheim, ispirato all’omonima operetta di Franz Lehár, capolavoro assoluto del genere. La partitura che verrà eseguita il 3 ottobre alle Giornate comprende, oltre alla celeberrima musica di Lehár, motivi originali composti da Maud Nelissen, a capo anche dell’Orchestra Mitteleuropea, che ha il compito dell’accompagnamento musicale del film. Dopo una serie di tentativi, solo nel 2008 Nelissen ha ottenuto il permesso dalla Fondazione Lehár di usare e riadattare le musiche della Vedova allegra, e il frutto del suo lavoro ha avuto il battesimo alla Komische Opera di Berlino. L’appuntamento pordenonese è una prima italiana che non mancherà di richiamare l’attenzione sulle Giornate non soltanto da parte degli appassionati di cinema.
Sabato 10 ottobre, evento speciale di chiusura: UKULELESCOPE
Non sarà da meno l’evento che chiuderà il festival sabato 10 ottobre con il debutto italiano della Ukulele Orchestra of Great Britain. Autentico fenomeno nazionale la cui fama ha ormai raggiunto ogni angolo del pianeta (Germania, Svezia, Finlandia, Polonia, Francia fino alla Nuova Zelanda, all’America, al Canada e soprattutto al Giappone), la Ukulele Orchestra ha riportato in auge quella chitarra “bonsai” che nella memoria di molti è indissolubilmente legata alla Marilyn Monroe di A qualcuno piace caldo, e che è l’adattamento hawaiano di uno strumento di origine portoghese, molto simile alla russa balalaika.
Gli otto musicisti del gruppo usano strumenti di differente formato e sono in grado di fornire una straordinaria gamma di suoni e colori musicali. Il loro repertorio spazia dalla classica, Beethoven e Ciajkovskij soprattutto, al rock dei Nirvana e al blues di Otis Redding, senza disdegnare omaggi al Morricone di Il buono il brutto e il cattivo.
Per lo spettacolo Ukulelescope, l’Orchestra ha selezionato dalle collezioni del British Film Institute una vasta gamma di immagini, film brevi e frammenti di ogni genere dai primi decenni del secolo scorso, per dare vita ad uno show assolutamente originale che pure richiama la varietà di intrattenimenti offerti agli spettatori dei primi spettacoli cinematografici. Presentato in anteprima all’inizio di quest’anno al Bristol Slapstick Festival, Ukulelescope avrà al Teatro Verdi di Pordenone la sua prima internazionale.
Gli altri eventi musicali
Ogni giorno la musica dal vivo eseguita dai pianisti del festival esalterà la qualità delle proiezioni e numerosi accompagnamenti speciali sono in programma nel corso di tutta la settimana. All’interno della rassegna “Il canone rivisitato”, mercoledì 7 ottobre, Der Golem (Il Golem) di Paul Wegener sarà proposto con la partitura musicale di Betty Olivero, che fonde l’universo musicale popolare del klezmer con la musica da camera contemporanea. L’accompagnamento, diretto da Günter A. Buchwald, sarà eseguito dal clarinettista gallese Lee Mottram e da un quartetto d'archi formato da Cynthia Treggor (violino), Melissa Majoni  (violino), Lorenzo Rundo (viola), Serena Mancuso (violoncello).
Nella stessa serata, accompagnamento speciale anche per le uniche testimonianze “in movimento” che si conoscano dei Balletti Russi di Djagilev. Si tratta di due frammenti risalenti a un secolo fa, ritrovati negli archivi del CNC di Bois d'Arcy, in cui appaiono i ballerini Tamara Karsavina, Alexandra Baldina e Theodore Kosloff. Lo specialista John Sweeney è riuscito a risalire alla musica originale, che eseguirà accompagnando i film per il pubblico delle Giornate.
Il duo composto dal sassofonista udinese Federico Missio e dal pianista pordenonese Juri Dal Dan riproporrà mercoledì 8 ottobre la partitura per The Rink, di e con Charlie Chaplin, con cui i due musicisti friulani hanno da poco vinto l'ultima edizione di Strade del Cinema di Aosta.
Tornando all’inizio festival, domenica 4 ottobre sarà il giorno di "A colpi di note", che quest’anno vedrà cimentarsi le due miniorchestre della Scuola Media Centro Storico di Pordenone e della Scuola Media "Leonardo da Vinci" di Cordenons che accompagneranno le comiche The Playhouse di e con Buster Keaton e A Night in the Show di e con Charlie Chaplin.
Infine, sarà a Pordenone per il terzo anno consecutivo Jean Darling, l'ex piccola bellezza bionda della serie "Our Gang" di Hal Roach. Famosa anche per la sua partecipazione negli anni Quaranta alla produzione originale di Broadway Carousel, incontrerà e canterà per il pubblico lunedì 5 ottobre alle 14.30 al Ridotto del Verdi.


GLI INCONTRI CON L’AUTORE, LE MASTERCLASSES E LA JONATHAN DENNIS MEMORIAL LECTURE

Non solo proiezioni alle Giornate del Cinema Muto. Oltre ai seminari del Collegium, sono decine gli appuntamenti e i momenti d’incontro organizzati negli otto giorni del festival.
Si rinnova innanzi tutto l’irrinunciabile appuntamento con gli autori che nella saletta incontri dell’ex Convento di San Francesco presenteranno al pubblico le ultime novità editoriali. Tra i molti libri e dvd che saranno presentati ci sarà quest’anno anche una pubblicazione delle Giornate, Alexander Shiryaev, Master of Movement a cura di Birgit Beumers, Victor Bocharov e David Robinson, che prosegue la ricerca avviata nel 2008 dal festival con la retrospettiva e la mostra dedicate al coreografo e maestro di balletto nonché animatore russo.
Hervé Dumont (già noto per libri fondamentali sul cinema svizzero) presenterà il suo tomo enciclopedico L'Antiquité au cinéma: verités, légendes et manipulations. Uno spazio di approfondimento sarà riservato al primo cinema americano con due opere come American Cinema 1890-1909 a cura di André Gaudreault e American Cinema of the 1910s a cura di Charlie Keil e Ben Singer, editi dalla Rutgers University Press, mentre Kevin Brownlow presenterà Alla ricerca di Charlie Chaplin (libro con DVD). Riflettori accesi anche sul cinema cinese, con lo studio di Richard J. Meyer su Jin Yan, il Rodolfo Valentino di Shangai. Tra gli italiani, Riccardo Redi con il suo La Cines. Storia di una casa di produzione italiana.
Le Pordenone Masterclasses, lezioni di cinema e improvvisazione musicale tenute dagli esperti pianisti delle Giornate, si svolgeranno quest’anno all'Auditorium della Regione, ogni giorno da lunedì 5 a venerdì 9 ottobre, dalle 11 alle 13, e saranno come sempre aperte al pubblico. Oltre a godere ormai di una reputazione internazionale, le Masterclasses rappresentano un vero e proprio momento di spettacolo che permette di vivere i segreti dell’interpretazione musicale di un film, penetrandone i significati e i meccanismi più profondi. Due anche quest’anno gli allievi aspiranti accompagnatori di cinema muto, la giapponese Mie Yanashita e Cyrus Gabrysch dalla Gran Bretagna.
Sarà all’Auditorium anche la Jonathan Dennis Memorial Lecture, la conferenza annuale dedicata dalle Giornate al fondatore e direttore del New Zealand Film Archive scomparso nel 2002.  A tenerla, mercoledì 7 ottobre alle 12, Edith Kramer, conservatrice e direttrice onoraria del Pacific Film Archive di Berkeley.


IL COLLEGIUM: GIOVANI DA TUTTO IL MONDO CON LA PASSIONE DEL CINEMA MUTO.
Con i seminari quotidiani anche  la seconda edizione del "Premio FriulAdria – Collegium" al miglior saggio
Vengono da tutto il mondo, dal Brasile alla Svizzera, dalla Romania a Porto Rico, dagli Stati Uniti al Belgio... Selezionati con attenzione nel corso dell’anno, gli studenti del Collegium, giunto all’undicesima edizione, durante il festival avranno modo di approfondire i temi di ciò che propone il programma e di testimoniare quanto interesse ha saputo conquistare tra i giovani il cinema delle origini.
L'obiettivo principale del Collegium è infatti quello di suscitare nelle nuove generazioni l’interesse nei confronti della storia e dell’eredità del cinema muto e di avvicinare le nuove leve alla comunità scientifica che si è sviluppata a Pordenone, in oltre un quarto di secolo, attorno alle Giornate.
I 24 giovani (12 per l’anno in corso, 12 riconfermati dall’anno precedente), con un età che va dai 22 ai 35 anni, rappresentano le nuove forze di un festival che è stato capace di rinnovarsi nel tempo. Fra di loro non solo studenti e dottorandi di cinema, ma anche appassionati di altre arti: architettura, danza, letteratura. Questo perché chi vuole partecipare al Collegium deve prima di tutto motivare curiosità, spirito di ricerca e una passione profonda verso il cinema muto, che può provenire da qualsiasi ambito. Del resto, non si tratta di un tradizionale seminario dove i discenti assistono alle lezioni. È un contesto informale quello in cui ogni giorno (da sabato 3 a venerdì 9, fra le 13 e le 14.30, con delle sessioni speciali serali), il gruppo dei partecipanti (ma gli incontri, sempre affollatissimi, sono aperti anche al pubblico) si ritrova a “dare del tu” agli specialisti, ai critici, a ricercatori di chiara fama, ai curatori di retrospettive e ai responsabili delle principali cineteche del mondo. Proprio per la loro natura dinamica e frizzante, gli incontri prendono il nome di “dialoghi”.
Alla fine delle Giornate i partecipanti al seminario sono chiamati a scrivere ciascuno il proprio “paper”, un saggio caratterizzato da un’impostazione non convenzionale, libero dai formalismi stringenti di molte ricerche di stampo universitario, frutto dell’esclusiva possibilità di vivere nella “comunità del cinema muto” per un’intensa settimana.
Banca Popolare FriulAdria – Crédit Agricole, partner storico del festival, ha deciso di abbracciare la filosofia del Collegium istituendo un apposito premio con cui vuole anche riaffermare il suo impegno nella formazione e nella valorizzazione dei giovani talenti del cinema, sia nel campo della critica cinematografica sia in quelli della regia e della sceneggiatura. Il premio consiste in 500 euro assegnati annualmente all'autore del miglior "Collegium paper".
Anche quest’anno FriulAdria premierà in un momento clou del festival l’autore del miglior “paper” dello scorso anno, consegnando una targa di merito legata alla città di Pordenone, oltre all’assegno che gli consentirà di implementare gli studi.

 

11 settembre 2009
PRIMA ITALIANA DELL’UKULELE ORCHESTRA ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE
Teatro Comunale Giuseppe Verdi, sabato 10 ottobre 2009
Le Giornate del Cinema Muto in programma al Teatro Verdi di Pordenone dal 3 al 10 ottobre ospitano un evento musicale di grande rilievo. Per la prima volta si esibirà in Italia la Ukulele Orchestra, reduce dal successo ottenuto poche settimane fa ai PROMS della BBC, la più importante istituzione musicale del Regno Unito che si svolge ogni estate a Londra alla Royal Albert Hall. Per sentire la Ukulele Orchestra migliaia di fan si sono messi in coda sin dalle prime ore del mattino, molti con il loro personale ukulele per unirsi tutti, musicisti e fan, alla fine del concerto, in un’inedita versione di massa dell’Inno alla gioia di Beethoven. L’ukulele, una specie di chitarra bonsai che nella memoria di molti è indissolubilmente legata alla Marilyn Monroe di A qualcuno piace caldo, è l’adattamento hawaiano di uno strumento di origine portoghese, molto simile alla russa balalaika. In lingua hawaiana la parola significa “pulce saltellante” ed è collegata alla velocità con cui abitualmente questo strumento, di solito di quattro corde, viene suonato.
La Ukulele Orchestra of Great Britain è un insieme di otto musicisti, due sono donne, con strumenti di differente formato, in grado di fornire una straordinaria gamma di suoni e colori musicali. Formatasi quasi per gioco nel 1985, la piccola orchestra conosce da alcuni anni un successo senza confini, soprattutto in Giappone, dove spesso è necessario l’intervento della polizia per arginare l’entusiasmo dei fan. Il loro repertorio spazia dalla classica, Beethoven e Ciajkovskij soprattutto, al rock dei Nirvana e al blues di Otis Redding, senza disdegnare omaggi allo spaghetti western di Il buono il brutto e il cattivo. Le loro non sono mere esecuzioni musicali, ma veri e propri show con tanto di gag e canzoni che comunicano al pubblico un irresistibile buonumore.
Da tempo l’Ukulele Orchestra pensava di dedicare uno spettacolo al cinema muto e questo è avvenuto solo all’inizio di quest’anno al Bristol Slapstick Festival, con un programma da loro stessi scelto di pellicole dei primi decenni del secolo scorso del British Film Institute, Méliès compreso. Questo programma verrà anche presentato il 10 ottobre alle Giornate del Cinema Muto per la prima esibizione italiana dell’Ukulele Orchestra.
Sempre nell’ambito degli eventi musicali in programma alla 28a edizione delle Giornate, grande attesa per il film d’apertura, La vedova allegra di Erich von Stroheim, ispirato all’omonima operetta di Franz Lehar, capolavoro assoluto del genere. La partitura che verrà eseguita il 3 ottobre alle Giornate comprende, oltre alla celeberrima musica di Lehar, motivi originali composti da Maud Nelissen, a capo anche dell’Orchestra Mitteleuropea, che ha il compito dell’accompagnamento musicale del film. Dopo una serie di tentativi, solo nel 2008 Nelissen ebbe il permesso dalla Fondazione Lehar di usare e riadattare le musiche della Vedova allegra, e il frutto del suo lavoro ebbe il battesimo alla Komische Opera di Berlino. Anche in questo caso l’appuntamento pordenonese costituisce una prima italiana che non mancherà di richiamare l’attenzione sulle Giornate non soltanto da parte degli appassionati di cinema.


11 settembre 2009
OSPITA UN OSPITE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
Tra qualche settimana Pordenone si riempirà degli ospiti della 28a edizione delle Giornate del Cinema Muto, che si svolgerà al Teatro Comunale Giuseppe Verdi dal 3 al 10 ottobre. Anche quest’anno sono attesi un migliaio di cinefili da ogni parte d'Italia, d'Europa e del mondo, attratti dal ricco programma 2009 che, in occasione del 150° anniversario della nascita del creatore di Sherlock Holmes, Arthur Conan Doyle, includerà un’ampia rassegna dedicata al poliziesco inglese nel cinema degli anni Dieci e Venti.
Per accogliere al meglio gli ospiti del festival e in particolare quelli che vengono da più lontano, riparte la campagna "Ospita un ospite", con il consueto appello degli organizzatori rivolto a chi abita nel capoluogo o nei dintorni ed ha camere o appartamenti liberi, perché li metta a disposizione. Ricordiamo che l’ospitalità in famiglia per alcuni dei frequentatori delle Giornate è condizione essenziale per poter soggiornare a Pordenone oltre che il modo migliore per integrarsi nel vissuto quotidiano della città.
Il numero di telefono da chiamare per ulteriori informazioni o per comunicare la propria disponibilità è lo 0434-29894. Si può anche mandare un'email a: info.gcm@cinetecadelfriuli.org

 

3 settembre 2009
SHERLOCK HOLMES, LA VEDOVA ALLEGRA, LE DIVE DEL MUTO
OTTO GIORNI DI SPETTACOLARI PROIEZIONI MUSICATE DAL VIVO

Pordenone, Teatro Comunale G. Verdi, 3-10 ottobre 2009
Meno due al trentennale: giunte alla ventottesima edizione, le Giornate del Cinema Muto (Pordenone, 3-10 ottobre 2009) si trovano sempre più rafforzate dalla felice consapevolezza che l'universo del cinema muto è di una vastità e gioiosità spettacolare sorprendenti anche per chi vi si dedica da tempo. Il programma che si offre quest'anno sembra sottolinearlo incessantemente, senza soluzioni di continuità tra l'approccio dello studioso, che attende l'appuntamento pordenonese con trepida attesa, e quello dei pubblici non specialistici, attratti dalla curiosità e dall'evento.
L'apertura stessa del festival sarà la migliore possibile. Tra gli eventi musicali di questa edizione, punta di diamante della manifestazione, vi è l'inaugurazione con The Merry Widow (La vedova allegra; 1925) di Eric von Stroheim, forse il capolavoro assoluto di uno dei massimi cineasti di ogni tempo: il film in cui la crudeltà stroheimiana si unisce, non “parodisticamente” ma in un reale abbraccio amoroso, con la brillante leggerezza dell'operetta (quindi con una fonte eminentemente musicale). Gemma incastonata tra i periodi in cui l'opera stroheimiana veniva punita da normalizzazioni produttive, questo film si offre agli spettatori di ogni tempo come una derisoria illusione di felicità, che è il nucleo di questa favola d'amore interpretata dai divi MGM Mae Murray e John Gilbert.
Alcune tra le altre massime presenze divistiche senza tempo sono disseminate nel programma: un gruppo di film della prima tra le dive europee, la danese Asta Nielsen; tre film (La bufera, Marion, Mariute)di una delle Dive per antonomasia, l'italiana Francesca Bertini; un film della meravigliosa polacca Pola Negri, diretto dal suo primo pigmalione, Kurt Matull, prima dei destini lubitschiani e hollywoodiani dell'attrice; e come in un'ulteriore messinscena rispetto a quella che la vide protagonista al funerale dell'attore, ecco anche uno dei film più memorabili di Rodolfo Valentino, The Eagle (1925) di Clarence Brown, il film che ha segnato la visione infantile di Riccardo Freda, portandolo a realizzare un'altra Aquila nera.
Come ben sanno gli spettatori delle Giornate, il film singolo è alternato  e intrecciato nei programmi del festival con rassegne più estese. Una di queste, "Sherlock and Beyond  - British Crime and Detection", curata da Jay Weissberg, vuole unire ricerca filologica e gusto del divertimento,  con otto programmi di film polizieschi, direttamente o indirettamente ispirati a Conan Doyle.
Altra rassegna rivelatrice sarà quella dedicata alla produzione Albatros degli esuli russi in Francia, comprendente tre film del misconosciuto Viktor Tourjansky, che concluderà la sua opera in Italia come compagno di strada di Cottafavi e Gallone. Ma nella rassegna si vedrà anche un film del grande Jacob Protazanov; uno del ben noto alle Giornate Jacques Feyder, la Carmen con la spagnola Raquel Meller, diva da riscoprire della tarda epoca del muto; e altri dell'attore e regista Nikolai Rimsky, di Serge Nadejdine, Bernard Deschamps, Lucie Derain e Marcel Silver.
Può essere considerato un ampliamento, nella sezione dei restauri e riscoperte, il programma per il centenario dei Ballets russes, che degnamente completa la rassegna Shiryaev della precedente edizione.
Conclusa l'anno scorso la maratona attraverso l'opera infinita di Griffith, le Giornate aprono un'altra rassegna, curata da Paolo Cherchi Usai, destinata a ripensare il nostro rapporto coi valori dell'epoca muta. "The Canon Revisited" riproporrà negli anni alcuni dei film considerati i classici dei primi decenni del cinema, di cui si vogliono ritrovare le ragioni di una grandezza non monumentale ma flagrante anche per gli spettatori di oggi. Sette film di sette cinematografie diverse, usciti tra il 1919 e il 1929, inaugurano questo primo programma, con la certezza di offrire al pubblico un grande godimento, una gara di capolavori. Si tratta dell'americano The Ten Commandments di DeMille, del tedesco Der Golem di Wegener, altro grande evento musicale del festival, del francese J'accuse di Gance, dello svedese Gunnar Hedens Saga (Il vecchio castello) di Stiller, del sovietico Dom na Trubnoi (La casa sulla Trubnaja) di Barnet, dell'italiano Rotaie di Mario Camerini, con la bellezza austroungarica, vojvodinese di Käthe von Nagy, e infine il danese Du skal aere din Hustru (L’angelo del focolare) di Dreyer. Del grandissimo danese le Giornate offrono un secondo film, nella sezione dei restauri, Die Gezeichneten (Gli stigmatizzati), il film del 1922 dedicato al mondo ebraico perduto dell'Europa orientale, film all’epoca accolto con entusiasmo da Ricciotto Canudo, ritrovato in una versione apocrifa sovietica negli anni 60 ed oggi finalmente visibile in una ricostruzione della versione originale, che farà da degno pendant alla reinvenzione postespressionistica del mondo yiddish nel citato Der Golem di Wegener.
Con un’antologia di titoli prodotti nell’arco di tre decenni, dagli anni 90 dell’Ottocento al 1918, la sezione americana "The Screen Decades Project", sarà l'occasione per rivedere film di Porter, G.M. Anderson, Winsor McCay e un episodio di The Perils of Pauline, uno degli oggetti di culto del surrealismo.
I 60 anni dell'archivio di Belgrado consentiranno alle Giornate non solo di scoprire alcune rarità del vitalissimo cinema serbo ma anche di rievocare un glorioso momento della storia del festival, con il restauro di Sa verom u Boga di Mihailo Al. Popovic, regista da tempo scomparso che fu presente in una delle prime edizioni delle Giornate all'anteprima mondiale di questo suo bellissimo film, a lungo inedito, all'epoca appena ritrovato e oggi felicemente ricomposto secondo le indicazioni del regista.
Molte altre meraviglie si scopriranno nel programma delle Giornate di questa edizione. Alice's Wild West Show di Walt Disney ricorderà la scomparsa, il 15 agosto scorso, della Alice incarnata del cinema, Virginia Davis. Un omaggio sarà dedicato, a cura di Giuliana Muscio, all'attore italiano del cinema americano Cesare Gravina, la cui presenza è legata anche ad alcune interpretazioni per Stroheim: tout se tient alle Giornate.
Nella già toccata sezione "Restorations and Rediscoveries" vi saranno anche altre godurie, da un film di Hans Steinhoff nella personale in progress che gli dedica il festival, alle opere di due altri cineasti tedeschi da riscoprire, Richard Eichberg e Hanns Schwarz, a un film diretto da Alexander Korda, ai restauri francesi di Bois d'Arcy, tra cui La Vie merveilleuse de Bernadette (1929) di Georges Pallu, a un esilarante cartoon coi personaggi Mutt and Jeff, duo comico disegnato degno di altre coppie comiche in carne ed ossa, a Giornate di sole (1934) di Renato Spinotti, restaurato dalla Cineteca del Friuli in collaborazione con il DAMS di Gorizia.
Impossibile citare tutto: basti un accenno, per il resto del programma, a due realizzazioni di critici fedeli frequentatori delle Giornate, Peter von Bagh e Francesco Ballo; alla Jonathan Dennis Memorial Lecture di Edith Kramer; agli incontri quotidiani con gli autori.
Insomma: benvenuti, come sempre, alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone.

 

27 agosto 2009
L’INIZIO DI UNA LUNGA STORIA CINEMATOGRAFICA
I PRIMI SHERLOCK HOLMES ALLE PROSSIME GIORNATE DEL CINEMA MUTO
A Pordenone dal 3 al 10 ottobre
Sherlock Holmes è il protagonista della 28a edizione delle Giornate del Cinema Muto che si svolgeranno a Pordenone dal 3 al 10 ottobre prossimo. Le avventure del popolare detective sono state trasportate sullo schermo sin dall'inizio del secolo scorso, anche in serie di grande successo. La selezione di Pordenone, curata dal critico di Variety Jay Weissberg, è la più completa finora realizzata, e comprende molte rarità, non solo produzioni britanniche, ma anche americane, tedesche, francesi, danesi, olandesi e italiane. Tra i primi interpreti a cimentarsi nel ruolo che più tardi sarà appannaggio di attori come Basil Rathbone e Peter Cushing, uno dei più apprezzati fu Eille Norwood, di cui le Giornate presentano il lungometraggio The Sign of Four (1923), l'episodio “A Scandal in Bohemia” (1921) della serie The Adventures of Sherlock Holmes e “The Final Problem” (1923) della serie The Last Adventures of Sherlock Holmes, in cui si assiste alla morte del detective.

 

7 agosto 2009
PORDENONE-SAN PAOLO: LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO CELEBRATE IN BRASILE
È in corso in questi giorni a San Paolo del Brasile fino al 16 agosto, la terza edizione delle Giornate brasiliane del cinema muto – Jornada Brasileira de Cinema Silencioso – ultima gemmazione in ordine di tempo della manifestazione pordenonese, definita dagli stessi organizzatori sudamericani la più importante del mondo del settore, cui peraltro fanno esplicito riferimento sin dalla titolazione. Ma l’omaggio alle Giornate friulane non si limita a questo, poiché una sezione del programma è interamente dedicata al festival di Pordenone ed è curata personalmente da Paolo Cherchi Usai. L’attenzione quest’anno è puntata su alcune dive del muto, attrici comiche come Marion Davies e Beatrice Lillie che il pubblico brasiliano potrà ammirare rispettivamente in The Patsy (1928) di King Vidor e Exit Smiling (1926) di Sam Taylor, o esotiche come la diva cinese Lili Li. Altre due rarità riguardano il primo film antimilitarista del mondo, il francese Maledetta sia la guerra del 1914 e uno straordinario esempio di cinema ecologista, il canadese Back to God’s Country, di una regista donna, Nell Shipman, che alla causa consacrò la sua vita.
Le altre sezioni delle Giornate brasiliane sono dedicate al cinema francese con una selezione di documentari, polizieschi, commedie, adattamenti da opere letterarie. Particolare rilievo al rapporto cinema-anarchia e alla produzione della cooperativa Cinema del popolo che aveva lo scopo di diffondere l’ideologia libertaria tra la classe operaia. Da segnalare infine i documentari sulle spedizioni in Amazzonia nelle prime decadi del secolo scorso con la rarità assoluta di un filmato che documenta l’esplorazione del 1914 del presidente USA Theodore Roosevelt.

30 giugno 2009
LA VEDOVA ALLEGRA E SHERLOCK HOLMES ALLE GIORNATE 2009
L’appuntamento con la 28° edizione delle Giornate del Cinema Muto – uno dei 50 festival imperdibili al mondo secondo Variety – è dal 3 al 10 ottobre 2009, al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone.
Nel quadro di un programma che mira come sempre ad esaltare il fascino del film silenzioso presentato con la musica dal vivo, il festival si aprirà con l’accompagnamento orchestrale di The Merry Widow (La vedova allegra), il film del 1925 diretto da Erich von Stroheim e basato sull'operetta di Franz Lehár, le cui musiche sono state riarrangiate dalla compositrice olandese Maud Nelissen.
L’investigatore più famoso del mondo e i suoi epigoni saranno al centro della retrospettiva Sherlock and Beyond, che nel bicentenario della nascita dell’inventore del romanzo giallo, Edgar Allan Poe, celebra la tradizione del poliziesco inglese nel cinema degli anni Venti (ma si vedranno anche titoli risalenti a un secolo fa, come Bobby the Boy Scoutdi Percy Stow o The Peril of the Fleet di S. Wormald). Un filone cinematografico che in tanto tempo non si è mai esaurito ma è anzi più vivo che mai, basti pensare all’attesa per l’uscita ormai prossima della superproduzione Warner Sherlock Holmes di Guy Ritchie, con Robert Downey Jr. nel ruolo di Holmes e Jude Law in quello di Watson. La rassegna delle Giornate offrirà, tra le altre cose, la rara opportunità di apprezzare il talento di Eille Norwood, il migliore Holmes del cinema muto, che vestì i panni del detective 47 volte per lo schermo incassando le lodi dello stesso Conan Doyle. Lo si vedrà in The Sign of Four (1923) di Maurice Elvey e in due episodi delle tre serie da lui interpretate tra il 1921 e il 1923 per la Stoll Film.
Dalla Cinémathèque française arriverà una selezione di film restaurati della preziosa collezione Albatros, la casa di produzione fondata nel 1922 da Alexander Kamenka, che raccolse intorno a sé molti cineasti e attori fuggiti a Parigi dalla Russia rivoluzionaria (tra cui lo straordinario Ivan Mosjoukine, già celebrato alle Giornate nel 2003), ma che produsse anche i film di giovani promettenti registi francesi come René Clair, Jacques Feyder, Marcel L’Herbier. Di Feyder sarà proiettato uno dei suoi classici del muto, Carmen, con Raquel Meller e Luis Buñuel in un ruolo secondario. Rientrano nel programma anche Le chasseur de chez Maxim’s di e con il popolare Nicolas Rimsky e quattro titoli di Victor Tourjansky.
Dopo aver portato a termine con successo il monumentale Progetto Griffith, che nel corso delle ultime dodici edizioni ha mostrato gli oltre cinquecento film sopravvissuti del maestro di Nascita di una nazione, si inaugura quest'anno una nuova rassegna pluriennale, Il canone rivisitato, che fornirà l’occasione per rivedere – in copie restaurate e alla luce degli ultimi decenni di studi sul cinema muto – alcuni capolavori firmati da maestri del calibro di Mauritz Stiller, Cecil B. De Mille (I dieci comandamenti, 1923) e Carl Theodor Dreyer. Di particolare rilievo all'interno della sezione è la prima internazionale di J'accuse (1919), la possente epopea di Abel Gance sulla prima guerra mondiale, in una versione a colori il cui restauro è stato appena completato, dopo due anni di lavoro, dal Nederlands Filmmuseum.
Tra i divi vedremo Rodolfo Valentino in The Eagle di Clarence Brown (in una copia di rara bellezza ricavata dal negativo originale) e Asta Nielsen in tre recenti ritrovamenti. Gioielli delle origini arriveranno dalla Corrick Collection della cineteca nazionale australiana, mentre nel programma The Screen Decades si analizzerà l’impatto delle questioni culturali sul cinema insieme all’impatto del cinema sulla società americana nei primi due decenni del secolo scorso.

20 febbraio 2009
LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO SI PRESENTANO ALLA BIT DI MILANO
Sabato 21 febbraio 2009
Anche le Giornate del Cinema Muto alla Bit di Milano. La Borsa Internazionale del Turismo, sabato 21 febbraio alle 15, ospiterà nello stand della Regione l’evento “pordenonècultura: idee, visioni e saperi a nord est”, ovvero, gli eventi culturali più significativi della provincia di Pordenone: pordenonelegge.it, Dedica, la mostra dedicata a Harry Bertoia e Le Giornate del Cinema Muto, appunto, a dimostrazione di come il territorio pordenonese sia riuscito a ritagliarsi uno spazio qualificato nel panorama culturale nazionale ed internazionale.
Nel corso della presentazione, il presidente del festival Livio Jacob darà le prime anticipazioni su quella che sarà la XXVIII edizione della manifestazione che si svolgerà in città dal 3 al 10 ottobre 2009.
Come evento speciale di apertura è stato scelto The Merry Widow (La vedova allegra), il film del 1925 diretto da Erich von Stroheim e basato sull'operetta di Franz Lehár le cui musiche, riprese dalla compositrice olandese Maud Nelissen, saranno eseguite dal vivo dall'Orchestra Sinfonica del Friuli Venezia Giulia, da tre anni partner delle Giornate. Il programma includerà anche la retrospettiva "Sherlock and Beyond", dedicata alla tradizione del poliziesco inglese nel cinema degli anni Venti, e la presentazione della collezione Albatros della Cinémathèque française.
Alle proiezioni si affiancheranno come sempre FilmFair, la fiera del libro e del collezionismo cinematografico, i seminari quotidiani del Collegium e le Pordenone Masterclasses per musicisti aspiranti accompagnatori di cinema muto.