Il progetto Turconi |
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Introduzione La banca dati del Progetto Turconi è il coronamento di dodici anni di lavoro (2000-2011). Essa costituisce la più ampia raccolta di fotogrammi da film delle origini finora disponibile alla ricerca, e un prezioso strumento di lavoro per studiosi, archivisti, restauratori di film. La maggior parte dei fotogrammi originali è attualmente conservata presso il George Eastman Museum di Rochester, New York; numerosi frammenti si trovano in altre istituzioni partecipanti al progetto. Tutti i fotogrammi finora reperiti sono qui riprodotti per la prima volta in una singola banca dati. In ricordo di Davide Turconi e della sua generosità nel condividere il frutto delle proprie ricerche, l’intera collezione è consultabile gratuitamente su internet dietro iniziativa delle Giornate del Cinema Muto e della Cineteca del Friuli. Turconi si rese presto conto che molte pellicole si stavano deteriorando a causa della decomposizione chimica dei supporti in nitrato. Si affrettò a prendere accordi in Italia per l’immediata duplicazione di alcuni titoli italiani su pellicola non infiammabile, e si rivolse a diverse cineteche nel tentativo di preservare il resto della collezione. Uno sforzo così imponente era tuttavia al di là delle possibilità di qualsiasi archivio a lui noto; non sapendo che altro fare, Turconi fece allora ricorso a estremi rimedi, tagliando brevi frammenti di pellicola da ogni copia e suddividendoli in buste con tutte le informazioni filmografiche a lui disponibili; così facendo, Turconi sperava di far sopravvivere almeno una traccia di reperti che sembravano condannati a scomparire per sempre. Fortuna vuole che molte pellicole siano però sopravvissute. Nel 1976, su iniziativa del cineasta britannico David Mingay, tutto ciò che rimaneva della Collezione Joye fu tratto in salvo da David Francis, allora a capo del National Film Archive (oggi BFI National Archive) presso il British Film Institute di Londra. Nel corso degli anni Turconi ha fatto dono di gran parte della propria collezione di fotogrammi in nitrato a Paolo Cherchi Usai e alla Cineteca del Friuli; i rimanenti esemplari furono affidati all’Assessorato alla Cultura della Provincia di Pavia (poi passati in gestione all’Università di Pavia), alla Cineteca di Bologna, e agli storici del cinema Aldo Bernardini e Riccardo Redi. Nel 2004, Cherchi Usai ha a sua volta offerto i suoi fotogrammi al George Eastman Museum allo scopo di rendere accessibile a tutti questa preziosa collezione e di favorire la salvaguardia dei reperti in speciali contenitori e in locali climatizzati. Il suo esempio è stato seguito nel 2010 da Bernardini, Redi e dalla Cineteca del Friuli. La maggior parte della collezione è dunque conservata presso il George Eastman Museum; il fondo di Pavia è attualmente depositato presso il laboratorio La Camera Ottica (Università di Udine); quello bolognese si trova presso la locale Cineteca. Entrambe le istituzioni hanno contribuito al progetto qui presentato con riproduzioni digitali dei fotogrammi. L’idea di salvaguardare tutti i fotogrammi della Collezione Davide Turconi e di metterli a disposizione attraverso un’apposita banca dati è stata concepita nel 2000 dalle Giornate del Cinema Muto e dalla L. Jeffrey Selznick School of Film Preservation presso il George Eastman Museum. Patricia De Filippi, responsabile dei restauri alla Cinemateca Brasileira di São Paulo e a quell’epoca studente della Selznick School, iniziò a studiare i criteri tecnici e archivistici necessari alla conservazione dei fotogrammi originali e alla loro riproduzione in formato digitale. Da allora, numerosi studenti della Selznick School hanno contribuito al progetto nel corso del loro periodo di formazione al George Eastman Museum. Nel 2003 lo statunitense Joshua Yumibe, già candidato a un programma di dottorato in storia del cinema presso la University of Chicago e poi docente alla University of St. Andrews in Scozia, ha affiancato Paolo Cherchi Usai nel coordinamento del progetto. Introduction History of the collection In the 1960s, Davide Turconi culled the bulk of the film frames from Joye’s collection. Joye had acquired a wide variety of international films over a number of years from the second-hand market in Switzerland and Germany. After Joye left Basel in 1911, the films remained at the educational institution he founded there, the Borromäum, and some titles were added after his departure. According to a yet-unverified estimate, there were approximately 1,540 prints in the collection, most of which were produced between 1908 and 1912 (as of 2011, 1,158 of them are reported to survive in some form at the British Film Institute’s National Archive). A first inventory was made in 1942; a second, more detailed catalogue was compiled in the early 1960s. In 1958, under the supervision of Jesuit Father Stefan Bamberger, the films were moved to more appropriate storage facilities in Zurich, which is where Turconi encountered them. Upon inspection, Turconi found many of the prints to be in advanced stages of decomposition. He arranged for some of the Italian films to be duplicated on safety film stock in Italy, and approached a number of other archives to preserve the rest of the collection. However, given the expenses involved with a large number of prints, no institution could undertake such a project at the time. Finding no means of saving the collection as a whole, Turconi resorted to a desperate step: he cut frames from the films and carefully organized them in envelopes by title and date (when identifiable) in order to preserve in fragments what he feared would soon disappear. Fortunately, many of the remaining prints did survive, and in 1976 – at the instigation of British filmmaker David Mingay – the remainder of the Joye Collection was rescued by David Francis, then Curator of the National Film Archive at the British Film Institute in London. Over the years, Turconi donated the bulk of his collection of frames to Paolo Cherchi Usai and to the Cineteca del Friuli; smaller batches were also given to the Arts and Culture Department at the Province of Pavia, the Cineteca di Bologna, and to the film historians Aldo Bernardini and Riccardo Redi. In 2004, Cherchi Usai offered his frames to George Eastman Museum, where they could be properly safeguarded and made available to all; his example was followed in 2010 by Bernardini and Redi, and by the Cineteca del Friuli. The original frames in Pavia and Bologna are held, respectively, by the laboratory La Camera Ottica at the University of Udine (upon arrangement with the University of Pavia, custodian of the frames on behalf of the Province of Pavia) and the Cineteca di Bologna; both institutions have made digital copies available for the Turconi Collection Database. This project was initiated in 2000 by the Giornate del Cinema Muto and the L. Jeffrey Selznick School of Film Preservation at George Eastman Museum. Patricia De Filippi (then at the Selznick School from the Cinemateca Brasileira in São Paulo) established the initial technical and curatorial parameters for the long-term conservation of the collection and for the organization of the database. Since then, many other Selznick students have contributed to the project in the course of their training program at George Eastman Museum. In 2003, Joshua Yumibe (then a Ph.D. candidate at the University of Chicago, now a Lecturer at the University of St. Andrews, in Scotland) took over the management of the project in collaboration with Paolo Cherchi Usai.
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