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Anno festival Sezione festival
2018 RISCOPERTE E RESTAURI

Titolo film TOKKAN KOZO
Titolo alternativo 1 [Un monello incontenibile]
Titolo alternativo 2 [A Straightforward Boy]
Titolo alternativo 3
Paese Japan
Data uscita 23 novembre 1929
Produzione Shochiku
Regista Yasujiro Ozu

Formato   Velocità (fps)
DCP  
     
Lunghezza   Durata
  22'26"

Fonte copia University of Rochester, NY / Omocha Eiga Kan (Toy Film Museum), Kyoto
   
Note copia (da/from Pathé Baby 9.5mm; orig. 35mm, 1035 m., 38'); did./titles: JPN

Cast
Tatsuo Saito (Bunkichi), Tomio Aoki [Tokkan Kozo] (Tetsubo), Takeshi Sakamoto (Boss Gontora).
 
Altri credits
SOGG/STORY: “Chuji Nozu” [Tadao Ikeda, Tadamoto Okubo, Kogo Noda, Yasujiro Ozu], liberamente tratto dal racconto breve di/loosely based on the short story by O. Henry, “The Ransom of Red Chief” (Saturday Evening Post, 06.07.1907). SCEN: Tadao Ikeda. PHOTOG: Hiroshi Nomura, asst. Yuhara Atsuta.
 
Altre informazioni
USCITA/REL: 23.11.1929 (Asakuka Teikokukan, Tokyo).

DCP realizzato nel 2018 presso il laboratorio digitale dell’Università di Rochester. / DCP created 2018 in the University of Rochester Digital Scholarship Lab.
 
Scheda film
“La faccenda non si presentava male, ma aspettate che ve la racconti.” Inizia così “The Ransom of Red Chief” (“Il riscatto di Capo Rosso”), il racconto di un colpo grosso finito male scritto da O. Henry nel 1907 e a cui si ispira Tokkan Kozo (Un monello incontenibile), dodicesimo film di Yasujiro Ozu (il suo sesto del 1929) e il secondo in cui dirige il seienne Tomio Aoki. Aoki aveva già interpretato una particina nel precedente film di Ozu, Kaisha-in seikatsu (La vita di un impiegato): il regista avrebbe in seguito dichiarato che gli scherzi del ragazzino lo avevano tanto divertito da indurlo ad affidargli un ruolo da protagonista. All’inizio della carriera Ozu attinse spesso a racconti e commedie di autori americani, e non stupisce che “The Ransom of Red Chief” – un rapimento va a monte perché il bambino sequestrato provoca una quantità di guai assai maggiore del possibile riscatto – gli abbia ispirato un film da far interpretare allo scatenato Aoki.
Tokkan Kozo mette in rilievo l’interazione tra i personaggi, i tempi comici e le gag basate sul racconto di O. Henry. In “Red Chief,” due perdigiorno acciuffano il pestifero figlioletto di un eminente cittadino del Sud, promettendogli caramelle e “un bel giro”, ma il ragazzino manda all’aria i loro piani. Sgomina i rapitori giocando a cowboy e indiani, e alla fine i due pagano il padre perché se lo riprenda, prima di abbandonare in tutta fretta la città. In Tokkan Kozo, il losco Bunkichi (Tatsuo Saito) induce con l’inganno Tetsubo (Aoki) a lasciare i propri amici promettendogli di portarlo in un “posto divertente” e offrendogli la merenda e giocattoli. Bunkichi porta Tetsubo dal suo capo, Gontora (Takeshi Sakamoto), che rimane colpito dall’intraprendenza di Tetsubo fino a quando questi non scatena il caos totale. L’esausto Bunkichi viene quindi incaricato di liberarsi della preda, compito che si rivela assai più arduo del previsto.
“Chuji Nozu”, cui è attribuito il soggetto originale, è uno pseudonimo che riunisce i nomi di Tadao Ikeda (autore della sceneggiatura), Tadamoto Okubo, Kogo Noda (già abituale collaboratore di Ozu) e dello stesso Ozu. Secondo Ozu e Noda, la molla che spinse alla rapida elaborazione di questo progetto fu essenzialmente la sete di birra tedesca d’importazione. Dopo aver ottenuto un anticipo da Shiro Kido, direttore dello studio Shochiku, i quattro delinearono la trama tra una birra e l’altra al Fledermaus, un bar del quartiere Higashi Ginza a Tokyo. Yuharu Atsuta, l’aiuto operatore, raccontò che il film fu girato in tre giorni appena, quasi interamente allo studio Shochiku di Kamata o nei suoi paraggi. Il muro dietro il posto di polizia che Bunkichi oltrepassa verso la fine del film (quando Tetsubo strilla: “Ehi, signor rapitore!”) faceva parte dello studio. La troupe usò i set già esistenti nello studio per tutte le altre scene, tranne quella di Bunkichi e Tetsubo sulla panchina di un parco, che fu girata a Yokohama.
Come ricordò più tardi Atsuta, gli stretti tempi di produzione irritarono tanto Aoki, da rendere il suo comportamento fuori scena paragonabile a quello del personaggio che interpretava. La bizzosa cocciutaggine da lui esibita nei panni di Tetsubo (e definita appropriatamente “diabolica” da David Bordwell) lo condusse alla fama come attore bambino. Nel 1930 recitò in almeno quindici film della Shochiku, e nel 1931 adottò ufficialmente il nome d’arte di “Tokkan Kozo” (che significa più o meno “bambino che va all’attacco” o “che fa un gran baccano”). Negli anni che precedettero la guerra Ozu diresse una dozzina di film con Aoki, la cui lunga e onorata carriera di caratterista si sarebbe conclusa solo con la sua morte, nel 2004.
La recensione di Tokkan Kozo apparsa su Kinema Junpo nel dicembre 1929, poco dopo l’uscita del film, ne elogiò gli agili movimenti di macchina e l’abilità con cui la regia aveva rappresentato la dinamica dei rapporti fra Aoki, Takeshi Sakamoto e Tatsuo Saito. Sakamoto e Aoki apparvero poi insieme, come padre e figlio, in vari film di Ozu, tra cui Dekigokoro (Capriccio passeggero, 1933), Ukigusa monogatari (Storia di erbe fluttuanti, 1934) e Tokyo no yado (Una locanda di Tokyo, 1935). Al di fuori del Giappone, Aoki è noto soprattutto per il ruolo del figlio minore di Tatsuo Saito in Umarete wa mita, keredo… (Sono nato, ma…, 1932).
La copia La prima della commedia in 4 rulli Tokkan Kozo si tenne all’Asakuka Teikokukan di Tokyo il 23 novembre 1929. Fu considerato perduto fino al 1988, quando in una collezione privata comparve una copia parziale Pathé Baby 9,5 destinata alle proiezioni domestiche. Questa copia, della durata di 14 minuti e gonfiata a 35mm dal National Film Center di Tokyo (ora National Film Archive of Japan), è stata proiettata a Pordenone nel 2001. La versione Pathé Baby proposta quest’anno (un DCP ricavato dal trasferimento digitale effettuato da Imagica West) apparteneva a una collezione privata donata nel 2015 al Toy Film Museum di Kyoto. Contiene alcune riprese supplementari che ampliano la nostra conoscenza del film: un cartello con il titolo, i credits iniziali, una sequenza in cinque inquadrature che inizia con i bambini che giocano a “carta, forbice, sasso” e un cartello finale che attribuisce il film allo studio Shochiku di Kamata.
La dicitura del primo cartello esplicativo è l’unica altra differenza degna di nota tra le due versioni Pathé Baby che ci sono pervenute, benché entrambe le didascalie si riferiscano alle condizioni meteorologiche. Dopo aver visto una versione video della copia scoperta nel 1988, Yuhara Atsuta ricordò l’inizio del film: il logo della Shochiku, un cartello con il titolo e i credits, seguiti da un campo lungo di un osservatorio meteorologico, una ripresa più ravvicinata di un anemometro e due o tre brevi scene che precedono l’inquadratura del bambino che fa la conta durante il gioco a nascondino (è questa la prima azione ripresa nella copia del NFAJ). È possibile che queste “brevi scene” corrispondano alla sequenza “carta, forbice, sasso” della copia del Toy Film Museum. – Joanne Bernardi