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Anno festival Sezione festival
2017 SAUNDO-BAN
FILM GIAPPONESI MUTI POSTSINCRONIZZATI

Titolo film TOKYO NO YADO
Titolo alternativo 1 [Una locanda di Tokyo]
Titolo alternativo 2 [An Inn in Tokyo]
Titolo alternativo 3
Paese Japan
Data uscita 1935
Produzione Shochiku
Regista Yasujiro Ozu

Formato   Velocità (fps)
35mm   24
     
Lunghezza   Durata
7157 ft.   80'

Fonte copia National Film Center of The National Museum of Modern Art, Tokyo (?)
   
Note copia (da/from 16mm), sd.; did./titles: JPN

Cast
Takeshi Sakamoto (Kihachi, il padre/the father), Tokkan Kozo [Tomio Aoki] (Zenko), Takayuki Suematsu (Masako), Yoshiko Okada (Otaka), Kazuko Ojima (Kimiko), Choko Iida (Otsune), Chishu Ryu
 
Altri credits
sceN: Tadao Ikeda, Masao Arata. sogg/story: “Winthat Monnet” di/by Yasujiro Ozu, Tadao Ikeda, Masao Arata. photog, moNt/ed: Hideo Mohara. mus: Keizo Horiuchi.
 
Altre informazioni
 
Scheda film
Ozu si oppose al passaggio al sonoro più a lungo di tutti gli altri grandi registi giapponesi: il suo primo film completamente sonoro, Hitori musuko (Il figlio unico), uscì nel 1936. Particolare commovente, l’intransigenza di Ozu non dipendeva da fedeltà estetica al cinema muto, bensì da una promessa fatta al suo operatore, Hideo Mohara, il quale stava allora mettendo a punto un proprio sistema di registrazione sonora su pellicola. Ozu aveva assicurato a Mohara che non avrebbe girato film sonori con altri sistemi.
Nel 1935, però, Ozu fu costretto ad accettare che a questo tardo muto fosse aggiunta una partitura musicale preregistrata, unitamente ad alcuni effetti sonori. È inoltre evidente l’influenza dei film parlati, che all’epoca costituivano quasi la metà della produzione cinematografica giapponese. Come ebbe a dichiarare Ozu, la Shochiku gli aveva fatto girare Tokyo no yado “come se fosse stato sonoro”. Il film ricorre di frequente al sonoro fuori campo, con battute del dialogo che appaiono nelle didascalie ma non sempre sono pronunciate dal personaggio che si vede sullo schermo. Questa tecnica, assai insolita nel cinema muto, risulta tuttora alquanto impegnativa per lo spettatore.
Il realismo del film è tipico di Ozu e questa è una delle sue opere più pessimistiche. Girato in un momento in cui, in Giappone, l’armonia sociale e la prosperità economica erano state rese precarie dalla Grande Depressione mondiale, Tokyo no yado fa un crudo ritratto della povertà che affliggeva la capitale. Un decennio prima che la parola corrispondente venisse introdotta in Italia, i critici giapponesi impiegarono il termine “neorealismo” per descrivere l’approccio di questo film, che Tadao Sato ha paragonato a Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Nondimeno, notevole è il formalismo di Ozu, come attestano le straordinarie riprese iniziali di camini, pali del telegrafo e grandi rocchi di legno. Per David Bordwell, il film “mette in risalto lo stile attraverso motivi ripetitivi e variazioni parametriche”.
Takeshi Sakamoto (1899-1974) riprende qui il personaggio del proletario padre di famiglia Kihachi, che aveva impersonato con varianti in Dekigokoro (Capriccio passeggero; 1933) e Ukigusa monogatari (Storia di erbe fluttuanti; 1934), mentre nella parte di uno dei due figli di Kihachi troviamo l’attore che interpretava abitualmente i ruoli di bambino nei film di Ozu, Tokkan-Kozo (vero nome Tomio Aoki, 1923-2004). Tokyo no yado si piazzò al nono posto nella classifica dei dieci migliori film dell’anno secondo i critici di Kinema Junpo.
Alexander Jacoby, Johan Nordström