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Anno festival Sezione festival
2014 Il canone rivisitato - 6

Titolo film DIE LIEBE DER JEANNE NEY
Titolo alternativo 1 Il giglio delle tenebre
Titolo alternativo 2 The Love of Jeanne Ney
Titolo alternativo 3
Paese Germany
Data uscita 1927
Produzione Universum-Film AG [Ufa]
Regista Georg Wilhelm Pabst

Formato   Velocità (fps)
35mm   22
     
Lunghezza   Durata
2270 m.   90'29"

Fonte copia Friedrich Wilhelm Murnau Stiftung, Wiesbaden
   
Note copia did./titles: ENG

Cast
Edith Jéhanne (Jeanne Ney), Uno Henning (Andreas Labov), Fritz Rasp (Chalybiew), Brigitte Helm (Gabrielle Ney), Hertha von Walther (Margot), Adolf Edgar Licho (Raymond Ney), Vladimir Sokoloff (Zacharkiewitsch);
 
Altri credits
scen: Rudolf Leonhardt, Ladislaus Vajda, Ilya Ehrenburg, dal romanzo di/from the novel by Ilya Ehrenburg (1924); f./ph: Walter Robert Lach, Fritz Arno Wagner; scg./des.: Otto Hunte, Victor Trivas; aiuto regia/asst. dir: Mark Sorkin
 
Altre informazioni
 
Scheda film
Die Liebe der Jeanne Ney, che uscì a Berlino il 6 dicembre 1927, fu la prima riduzione per lo schermo di un lavoro di Ilya Ehrenburg, prolifico e cosmopolita scrittore e giornalista con uno spiccato interesse per il cinema che era nato in Ucraina, scriveva in russo e apparteneva alla bohème europea da prima della Grande Guerra. Nel 1921, dopo aver trascorso qualche anno nella Russia sovietica, Ehrenburg ritornò in Europa occidentale facendo base a Parigi, dove svolse un importante ruolo di collegamento tra l’emergente cultura sovietica e il mondo occidentale, oscillando tra ostilità, curiosità e simpatia nei confronti dell’esperimento sovietico.
L’amore di Jeanne Ney, un romanzo d’amore e d’avventura del 1924 ambientato sullo sfondo dell’Europa dopo la rivoluzione bolscevica, affrontava certi temi politici contemporanei in un modo piacevole e dinamico, perfetto per il cinema. Nella primavera del 1924, Ehrenburg ne trasse una sceneggiatura che attirò l’attenzione degli studi del Soviet. Nell’aprile del 1927, gli studi georgiani del Goskinprom annunciavano che la sceneggiatura di Ehrenburg sarebbe stata portata sullo schermo da un provetto regista come Ivan Perestiani. Il Goskinprom fu tuttavia battuto sui tempi da un potente rivale tedesco, l’Ufa, che decise di produrre una propria versione del romanzo sull’onda dell’entusiasmo suscitato in Germania dai temi e dalle forme del cinema sovietico grazie al successo dei film di Eisenstein e di Pudovkin, e, più in generale, a ciò che Ehrenburg chiamava “il fascino esotico della rivoluzione russa”.
Die Liebe der Jeanne Ney fu girato negli studi Ufa di Neubabelsberg (poco dopo che l’Ufa, sull’orlo del fallimento, era stata acquisita – e potenziata – dal finanziere Alfred Hugenberg) e in esterni a Parigi per la regia di Georg Wilhelm Pabst, un cineasta di vedute politiche spesso radicali, che aveva già attirato grande attenzione con il melodramma sociologico Die freudlose Gasse (La via senza gioia, 1925) e con l’esperimento psicanalitico Geheimnisse einer Seele (I misteri di un’anima, 1926).
Pabst invitò Ehrenburg a Berlino per supervisionare le riprese del film, anche per assicurare la massima autenticità agli episodi russi. A questa autenticità contribuì attivamente l’aiuto regista Mark Sorkin, che proveniva da Vilnius nella Russia imperiale e lavorava al fianco di Pabst fin dal 1924. Oltre ad avvalersi di Ehrenburg e Sorkin, Pabst consultò l’ambasciata sovietica e si assicurò i servizi della comunità degli esuli russi a Berlino: alla spettacolare scena orgiastica dei russi bianchi parteciparono decine di autentici russi bianchi.
Ehrenburg sulle prime aveva accolto con favore il progetto dell’Ufa e la scelta di Pabst come regista (lo scrittore aveva molto amato Die freudlose Gasse e riteneva che “in quanto austriaco, Pabst non avesse mai apprezzato l’accumulo di orrori proprio dell’espressionismo”), ma in seguito esternò il proprio dissenso sulla sceneggiatura dell’Ufa, sostenendo che l’attualità politica e l’intonazione tragica del suo romanzo erano state annacquate da una trama troppo melodrammatica e dall’imposizione di un lieto fine.
Nonostante le lagnanze dell’autore, Die Liebe der Jeanne Ney rappresenta un’esperienza cinematografica di straordinaria profondità: al contempo onirico e realistico, talvolta grottesco e pieno di dettagli concreti (come l’elenco telefonico della Crimea che appare distintamente in una delle prime scene del film), ha uno svolgimento narrativo e una lucidità di tono difficilmente riscontrabile in altre opere dello stesso periodo.
Paul Rotha asserì che per Jeanne Ney la produzione aveva chiesto a Pabst di imitare “lo stile americano”. Siegfried Kracauer rileva come il film “tenda a nascondere più che a esaltare il montaggio”, secondo uno stile – ideato da Pabst e da Sorkin – paragonabile ai migliori esempi di dinamismo narrativo del cinema americano. Allo stesso tempo, lo stile visivo di Jeanne Ney include “frasi di montaggio” per niente ovvie bensì molto raffinate, che vanno oltre il mero montaggio “invisibile” e liberano smaglianti movimenti di macchina.
Per aggiungere credibilità e significato al racconto, Pabst lo inserisce in un mondo di oggetti che, nelle parole di Kracauer, “vivono di vita propria”: come concisi commenti sociopolitici (un’orgiastica botte bruegheliana e la corona imperiale russa soppiantate da un ritratto di Lenin per annunciare la dissoluzione d’un ordine sociale), o come simboli, a volte inediti a volte stereotipati (un bocchino da sigarette per suggerire la lascivia, fiori per l’innocenza e un diamante per l’avarizia).
Alla spesso opprimente materialità degli oggetti è giustapposta l’eterea freschezza degli esterni parigini, quali lo scosceso e relativamente poco frequentato Parc des Buttes-Chaumont o il vivace mercato mattutino delle Halles. In modo analogo, alla malvagità del cospiratore (Fritz Rasp) si giustappongono il sentimentalismo romantico dei due protagonisti interpretati da Edith Jéhanne e Uno Henning (pur se il loro idillio sentimentale è momentaneamente turbato dagli occhi bagnati di pianto di una moglie infelice scorta dai due innamorati dalla finestra di un anonimo albergo di Montparnassse) e l’innocenza quasi astratta della cugina di Jeanne, interpretata da Brigitte Helm.
Poiché Die Liebe der Jeanne Ney è proposto, come Potomok Čingiz-Chana (Tempeste sull’Asia) di Vsevolod Pudovkin, nell’ambito del “Canone rivisitato” di quest’anno, si è tentati di stabilire un confronto tra i due film, realizzati all’incirca nello stesso momento storico, quando le relazioni tra la cinematografia tedesca e quella sovietica erano vivaci e feconde. Entrambi i film mostrano la stessa propensione per un cinema eminentemente narrativo che tende al superamento delle tecniche più convenzionali ampliando la portata di significati e sentimenti. – SERGEI KAPTEREV