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Anno festival Sezione festival
2010 Riscoperte e restauri

Titolo film MARIZZA, GENANNT DIE SCHMUGGLER-MADONNA
Titolo alternativo 1 Maritza
Titolo alternativo 2
Titolo alternativo 3
Paese Germany
Data uscita 1921-22
Produzione Helios Film
Regista F.W. Murnau

Formato   Velocità (fps)
35mm   18
     
Lunghezza   Durata
275.81 m.
(14,342 fotogrammi/frames)
  13'17"

Fonte copia Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia, Roma
   
Note copia frammento/ fragment
lg. or./orig. l: 1735 m
Didascalie in italiano / Italian intertitles

Cast
Adele Sandrock, Harry Frank, H.H. von Twardowski, Leonhard Haskel, Greta Schröder, Maria Forescu, Tzwetta Tzatschewa, Albrecht Victor Blum, Max Nemetz, Toni Zimmerer
 
Altri credits
prod: Erwin Rosner; scen: Hans Janowitz, from the unpublished story “Grüne Augen” by Wolfgang Geiger; f./ph: Karl Freund; scg./des: Heinrich Richter
 
Altre informazioni
riprese/filmed: 10.1920-1921, Jofa-Atelier, Johannisthal, Berlin; première: 20.1.1922 (Johann Georg Lichtspiele am Kurfürstendamm, Berlin)
 
Scheda film
Questo frammento, originariamente in una collezione privata italiana, è da considerarsi al momento tutto ciò che rimane del film che Murnau realizzò tra Der Gang in die Nacht (1920) e Schloß Vogelöd (1921). I critici dell’epoca lodarono lo sceneggiatore Janowitz per aver reso comprensibile la trama altrimenti complicata di un romanzo di Wolfgang Geiger riecheggiante la vicenda di Carmen. La bella Marizza (interpretata dall’attrice di origine bulgara Tzwetta Tzatschewa) lavora nei campi di patate della vecchia Yelina, che si serve di lei per irretire il gendarme Haslinger e distrarre così la sua attenzione dai contrabbandieri locali. Per cambiare vita, Marizza va a lavorare da Madame Avricolos (Adele Sandrock), ma la situazione si complica quando i figli di Madame, Antonino e Christo, s’innamorano entrambi di lei. Marizza e Antonino scappano insieme; ma col passare del tempo, i due fuggitivi e il loro bambino, il cui vero padre è Christo, si riducono all’accattonaggio. Marizza cade di nuovo nelle mani dei contrabbandieri. Il drammatico epilogo include un omicidio, un incendio quasi fatale e il salvataggio in extremis di Marizza grazie all’intervento del suo vero amore, Christo. La fotografia di Karl Freund raccolse molte lodi dai recensori dell’epoca, e in seguito anche Lotte Eisner, che ebbe modo di vedere gli ingrandimenti fotografici dei fotogrammi, ne elogiò “l’estrema cura del chiaroscuro e la profondità di campo”.
La versione italiana, lunga 1572 metri e intitolata Maritza, ottenne il visto di censura il 2 aprile del 1923, con alcuni nomi dei protagonisti cambiati (Christo in Leone, Scarzella in Mirtli e Antonino in Niko), senza meno per evitare connotazioni religiose o etniche.
Distribuito da società locali, ebbe scarsa circolazione. Negli anni ’70, José Pantieri scoprì un rullo della versione italiana di Marizza e lo acquistò per il Museo Internazionale del Cinema e dello Spettacolo (MICS), provvedendo a stamparne una copia di sicurezza in bianco e nero. Nel 2008, tutto il materiale fu depositato presso la Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia.
In questo frammento, corrispondente al primo rullo del film, Murnau presenta una serie di personaggi la cui variegata origine etnica richiama la terra di confine in cui si svolge la vicenda. Ne registra i comportamenti, la cui natura riecheggia quella dei loro animali, mettendoli in relazione (o spingendoli gli uni contro gli altri) nelle composizioni o tramite effetti di montaggio che vivacizzano il ritmo della narrazione. Emerge così la natura selvaggia di Marizza, che è in aspro contrasto con le famiglie locali, impegolate in relazioni di potere e di denaro. Come in Der Gang in die Nacht o in Phantom, il grottesco viene messo in risalto, seppure limitato dall’eccesso di formalismo delle classi superiori. Ma gli atteggiamenti imprevedibili assunti in questi momenti rivelano importanti elementi conflittuali della vicenda. Altre componenti ricordano invece Nosferatu: l’uso espressivo del paesaggio, le misteriose connessioni che si creano attraverso il montaggio, l’importanza del denaro come motore principe delle azioni umane e una certa predisposizione vampiresca presente nella natura, incarnata incarnata qui da Marizza. Le tonalità calde del film evocano una nostalgia ideale per la natura e la primavera. E, forse per via della perdita degli altri rulli, Marizza sembra creare una qualità utopica da “confini del mondo”. – IRELA NÚÑEZ