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Anno festival Sezione festival
2009 Riscoperte e restauri -- Haghefilm/Selznick School Fellowship 2009

Titolo film [TWO-COLOR KODACHROME TEST SHOTS NO. III]
Titolo alternativo 1
Titolo alternativo 2
Titolo alternativo 3
Paese USA
Data uscita 1922
Produzione Eastman Kodak Company
Regista John G. Capstaff

Formato   Velocità (fps)
35mm   16
     
Lunghezza   Durata
450 ft.   7'30"

Fonte copia George Eastman House, Rochester, NY.
   
Note copia col. (Two-Color Kodachrome)
Didascalie in inglese / English intertitles

Cast
Mae Murray, Hope Hampton, Mary Eaton
 
Altri credits
 
Altre informazioni
 
Scheda film
Alla George Eastman House si conservano molti dei primi test effettuati dalla Eastman Kodak Company nel campo della pellicola cinematografica e dei procedimenti di cinema a colori. Il Two-Color Kodachrome Process fu un tentativo di portare sullo schermo colori naturali e realistici grazie a un metodo fotochimico che utilizzava la sintesi sottrattiva dei colori. I primi esperimenti con il Two-Color Kodachrome Process ebbero luogo alla fine del 1914. Il procedimento, che si valeva di una cinepresa a doppio obiettivo, fissava immagini filtrate su negativi in bianco e nero, per produrre poi positivi di separazione in bianco e nero. Le copie erano prodotte mediante lo sbiancamento e l’indurimento della gelatina posta su entrambi i lati di un duplicato negativo (ottenuto da separazioni positive) e poi colorando l’emulsione di verde/blu da una parte e di rosso dall’altra. La combinazione di queste due colorazioni produceva una delicata tavolozza di sfumature diverse. La Kodak presentò il Two-Color Kodachrome agli operatori del settore nel 1922, tramite una serie di proiezioni private, prima a New York e poi nel resto del paese. Quel primo rullo conteneva inquadrature dell’attrice Hope Hampton, ma non è stato possibile scoprire se esso esista ancora.
In questi rulli recentemente restaurati, girati nel 1922 presso i Paragon Studios di Fort Lee, nel New Jersey, l’attrice Mae Murray ci appare di una luminosità quasi trasparente, e il candido pallore della sua carnagione ricorda la perfezione del marmo scolpito, messo in risalto da un tocco di colore alle labbra, agli occhi e ai capelli. Accanto a lei ammiriamo Hope Hampton, che indossa i costumi di The Light in the Dark (1922), il primo lungometraggio a utilizzare com-mercialmente il Two-Color Kodachrome; compaiono anche Mary Eaton, delle Ziegfeld Follies, una donna non identificata e un bambino. Il film contiene infine alcune panoramiche di case della zona di Los Angeles, girate da Capstaff nel luglio dello stesso anno.
Il Two-Color Kodachrome dovette subito affrontare numerosi concorrenti, tra cui Prizmacolor, Kellycolor e Multicolor, che cercavano tutti di riuscire nell’impresa, potenzialmente redditizia, di fornire all’industria cinematografica un procedimento per lo sviluppo e stampa a colori affidabile e naturalistico. Le aziende che realizzavano sistemi sottrattivi si trovarono inoltre a concorrere con quelle che stavano elaborando sistemi additivi meccanici, i quali creavano i colori utilizzando filtri rossi, verdi, e/o blu (Kinemacolor, Kodacolor).
La Kodak lavorò contemporaneamente sui due fronti, e il Two-Color Kodachrome Process fu sperimentato dalla Fox Film Corp. tra il 1929 e il 1930. La Fox giunse a costruire due laboratori, uno su ciascuna costa, per la produzione di film a colori. Il laboratorio di Los Angeles è l’odierno Deluxe, mentre quello di New York faceva parte della sede principale della Fox. Nel 1930, prevedendo di utilizzare il Two-Color Kodachrome su vasta scala, la Fox ordinò alla W. P. Stein & Co. di Rochester, nello stato di New York, ventun macchine da presa a 35mm e dieci macchine Grandeur a 70mm. Il concorrente principale era il Technicolor, cioè il procedimento utilizzato praticamente da tutti gli altri studi di Hollywood. Alla fine il Two-Color Kodachrome risultò troppo complicato e costoso per essere utilizzabile nella pratica. Nessuna delle macchine da presa acquistate dalla Fox venne mai utilizzata secondo le intenzioni iniziali, ma alcune di quelle a 35mm vennero riadattate per il VistaVision.
Il Kodachrome che conosciamo oggi è un procedimento totalmente diverso a quello appena descritto. La Kodak si limitò a riutilizzare il nome per la pellicola cinematografica da 16mm introdotta sul mercato nel 1935, nonché per le diapositive da 35mm e le pellicole amatoriali da 8mm lanciate nel 1936. Ma la Kodak contribuì comunque alla conquista della vittoria nella gara per l’ideazione della pellicola cinematografica a colori, grazie alla stretta collaborazione con Herbert T. Kalmus. La Kodak produsse le pellicole negative, intermedie e positive per il sistema di pellicole a colori che avrebbe dominato il settore dal 1928 al 1974: Il procedimento dye transfer della Technicolor. – CAROLINE YEAGER & JAMES LAYTON