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Anno festival Sezione festival
2009 ALBATROS

Titolo film CARMEN
Titolo alternativo 1
Titolo alternativo 2
Titolo alternativo 3
Paese France
Data uscita 5 novembre 1926
Produzione Films Albatros
Regista Jacques Feyder

Formato   Velocità (fps)
35mm   18
     
Lunghezza   Durata
3408 m.   164'

Fonte copia Cinémathèque française, Paris
   
Note copia Restored in 2001
Didascalie in francese / French intertitles
col. (imbibito/tinted);

Cast
Raquel Meller (Carmen), Louis Lerch (Don José), Gaston Modot (García, il guercio/“the one-eyed”), Victor Vina (Le Dancaïre), Charles Barrois (Lillas Pastia), Andrée Canti (madre di/mother of Don José), Jean Murat (tenente/Lieutenant), Guerrero de Xandoval (Lucas, the picador), Raymond Guérin-Catelain (Duc d’El Chorro), Georges Lampin, Luis Buñuel (contrabbandieri/smugglers)
 
Altri credits
asst: Marcel Silver, Charles Barrois; scen: Jacques Feyder, dal romanzo di/from the novel by Prosper Mérimée (1847); dir. artistico/artistic dir: Alexandre Kamenka; f./ph: Maurice Desfassiaux, Paul Parguel, Roger Forster; mont./ed: Jacques Feyder, Henriette Caire; scg./des: Lazare Meerson; cost: Vassili Choukaeff (executed by Maison Édouard Souplet), Jeanne Lanvin (Raquel Meller’s costumes); make-up: Nicolas Maltzeff
 
Altre informazioni
riprese/filmed: Sevilla, Córdoba, Ronda, Bayonne, Nice, Studio des Réservoirs (Joinville), Studio Montreuil
 
Scheda film
Carmen ha ispirato oltre un centinaio di produzioni cinematografiche di ogni tipo e livello, tra cui un film omonimo girato da Nikolai Larin per Ermoliev a Yalta nel 1918, en route verso l’emigrazione. La versione di Feyder, fra tutte, presenta i maggiori tratti di autenticità, rispettando allo stesso tempo la trama originale ma anche la curiosità etnografica di Mérimée.
Carmen fu una delle produzioni più accurate della Albatros e una delle più dispendiose produzioni nazionali degli anni venti, in un periodo in cui il cinema francese si sforzava di competere in prestigio con Hollywood e con la Germania. François de la Bretèque (in un articolo sul sito web della BIFI) ha ripercorso l’eccitazione continua della stampa francese, che, tra l’autunno del 1925 e la primavera del 1926, seguì costantemente la lavorazione del film dagli esterni in Spagna e in Costa Azzurra agli interni negli studi di Montreuil e Joinville, mentre i critici si aspettavano da Feyder un’altra creazione che emulasse L’Atlantide (Atlantide).
La sceneggiatura di Feyder ricalca fedelmente il racconto di Don José, che (nel terzo capitolo del romanzo breve di Mérimée) narra in prima persona la propria storia e la sua relazione fatale con la gitana Carmen. Le principali interpolazioni suggerite dall’opera di Bizet riguardano due lunghe sequenze ambientate nella taverna di Lillas Pastia (un luogo che nel romanzo viene citato solo en passant) e la lettura delle carte che predicono a Carmen il suo futuro. Il contributo personale alla storia da parte di Feyder consiste principalmente nello sviluppo da lui dato agli altri due uomini nella vita di Carmen. Al cui zingaro “rom” si faceva solo un breve cenno nel romanzo di Mérimée, mentre Feyder dà un posto centrale al prepotente e sinistro personaggio di Le Borgne, magnificamente interpretato da Gaston Modot, con una scena straordinaria che lo vede, mezzo nudo, contorcersi come un animale rabbioso nella cella di una prigione. Anche Lucas, il picador di Mérimée, nel film diventa un carattere a tutto tondo, e Feyder ne affida il ruolo a un autentico toreador, perfettamente in grado di combattere coi tori nell’arena di Ronda senza dover ricorrere a controfigure: l’ascetico Guerrero de Xandoval. La cui versatilità professionale consente a Feyder – appassionato ricercatore di autenticità etnografica e cronologica – di mettere in scena la corrida secondo le regole proprie degli anni trenta dell’800, l’epoca riprodotta da Goya e anche da Mérimée, quando i toreri combattevano a cavallo. La stampa riferì che queste scene richiesero una settimana di riprese, con ben due tori al giorno.
Carmen è un ruolo da dive (Geraldine Farrar, Theda Bara, Pola Negri, Dolores del Rio, Viviane Romance, Rita Hayworth): Feyder ricordava ironicamente che a lui “non era stato chiesto di fare un film da Carmen con Raquel Meller, bensì di fare qualcosa con Raquel Meller usando Carmen”. Regista e star avevano vedute contrastanti sul personaggio. Per dirla con Feyder: “Questa dotata artista spagnola era perfetta come Carmen ma… per via dei suoi scrupoli morali voleva interpretare solo donne pure e d’animo gentile. Io ero preoccupato perché vedevo l’appassionata e capricciosa gitana diventare sempre più una scialba e virtuosa fanciulla il cui amore per Don José era rigorosamente platonico. Una mattina, mentre giravamo nella Plaza de Toros di Ronda, Miss Meller ed io cominciammo a discutere animatamente su una scena in cui lei rifiutava di farsi baciare. Era un giorno caldissimo, seicento comparse stavano aspettando e sudando sotto il sole rovente, così io persi la pazienza e le gridai che era impossibile cambiare la storia scritta da Mérimée. Lei sollevò le braccia in un tintinnio di bracciali e gridò: ‘Non m’importa un fico di questo signor Mérimée! Dove vive questo Mérimée? Gli farò una telefonata!’”.
Alla lunga, i timori di Feyder sembrano infondati. La Meller possiede un irresistibile fascino erotico, e il conflitto tra i suoi misfatti, le sue frequentazioni pericolose e la sua natura buona e solare è molto convincente. Le è magnificamente complementare l’appassionato, innocente e attraente Don José del ventitreenne Louis Lerch (1902-1985). Eccezion fatta per le due apparizioni al fianco della Meller in Carmen e Nocturne, la carriera di questo attore, austriaco di nascita, si svolse interamente in Germania, dove tra i titoli che interpretò in seguito figura Rutschbahn di Richard Eichberg (1928), presentato alle Giornate nel 2007. Smise di recitare a 29 anni, per lavorare come direttore di produzione. Le scene che li vedono insieme costituiscono un modello di eccellenza recitativa del cinema muto. I due conversano, in modo del tutto comprensibile per lo spettatore, in pratica senza aver bisogno di didascalie: in effetti Carmen ha un numero totale di didascalie singolarmente esiguo per un film della sua lunghezza e complessità narrativa.
Ma Carmen significò soprattutto la consacrazione del suo scenografo, il ventinovenne Lazare Meerson (1897-1938), che nel decennio successivo eserciterà un’influenza fondamentale sul cinema francese del “realismo poetico”. Nato a Varsavia, Meerson emigrò in Germania nel 1917 e due anni dopo si iscrisse a una scuola d’arte berlinese. Pur avendo disegnato scenografie per il teatro, non è dato stabilire con certezza se abbia lavorato anche per qualche studio cinematografico tedesco prima di arrivare a Parigi nel 1923 e entrare alla Albatros l’anno successivo. Nei primi film, fu assistente di Bilinsky, Kéfer, e (nell’ineguagliabile Feu Mathias Pascal) di Cavalcanti; e nel 1926 prese il posto del transfuga Lochakoff come capo-scenografo. La metodologia di lavoro che applicò per Carmen non aveva precedenti per quegli anni. In fase di pre-produzione, accompagnò Feyder nella ricerca delle location spagnole, disegnando fogli su fogli di meticolosi rilievi di architetture e dettagli locali (molti di questi sono ora conservati presso la Cinémathèque Française), che servirono per armonizzare i set ricostruiti in studio con le riprese effettuate in esterni. Il capolavoro della sua ricostruzione (ma anche della fotografia del film) fu il set di 80 metri della tortuosa Calle Sierpes di Siviglia, che servì per la sequenza di tre minuti dell’arresto e successiva fuga di Carmen.
Tra i membri della colonia spagnola di Parigi reclutati come comparse figurava anche il giovane Luis Buñuel, che è il contrabbandiere che si avvicina al tavolo di Carmen nella prima delle due scene ambientate nella taverna di Lillas Pastia (ma lo si rivede anche in alcune sequenze successive). Né ci dispiace immaginare che Carmen abbia sancito il primo incontro tra il futuro regista di L’âge d’or e il suo protagonista, Gaston Modot. Prendendo significativamente le distanze dall’opera di Bizet, per la première del film venne commissionata una partitura musicale per orchestra al giovane compositore spagnolo Ernesto Halffter(-Escriche) (1905-1989), un devoto discepolo di Manuel de Falla. Ed un accompagnamento per pianoforte basato su questa partitura sarà eseguito durante la proiezione del film a Pordenone da Touve R. Ratovandrahety.
In merito alla sua collocazione nell’ambito del cinema francese, Emilie Cauquy ha scritto: “Carmen evidenzia anche la posizione molto originale che occupò il suo realizzatore nella cinematografia francese degli anni venti: dando l’impressione di trovarsi costantemente tra due poli opposti, egli si lascia coinvolgere in un tipo di cinema molto commerciale (per budget, casting, soggetto) pur riuscendo a soddisfare le proprie sperimentazioni personali (ricerca della proprietà espressiva, realismo), in controcorrente con l’avant-garde. Carmen non è un ritratto femminile, ma un trattato scientifico sulle tradizioni, gli usi e l’arte popolare di un Paese e su un gruppo di uomini. Il film di Feyder è pertanto un documento di prim’ordine sul cinema francese del periodo finale del muto, e annuncia in modo inconsapevole la grande ondata colonialista: la Spagna è filmata come l’Africa, una terra dell’estremo Sud, primitiva e conflittuale (gitani contro soldati), dove la mediazione della sua cultura genera l’erranza di poveri esseri umani, alienati dalla complessità di avvenimenti che non padroneggiano e la costruzione di magnifici, sproporzionati décors” (“La fête espagnole”, catalogo del Festival Cinémed Montpellier, 2006).
Il film fu restaurato nel 2001, usando un nitrato negativo originale acquisito nel 1958 dalla Cinémathèque française e mancante delle didascalie, ricavate nel 1985 da una copia di sicurezza. L’imbibizione è stata ricostruita grazie a una copia nitrato imbibita depositata nel 1950 presso la Cinémathèque Française dal produttore Alexander Kamenka. – DAVID ROBINSON