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Anno festival Sezione festival
2009 ALBATROS

Titolo film LA DAME MASQUÉE
Titolo alternativo 1
Titolo alternativo 2
Titolo alternativo 3
Paese France
Data uscita 21 novembre 1924
Produzione Films Albatros
Regista Viatcheslav Tourjansky

Formato   Velocità (fps)
35mm   18
     
Lunghezza   Durata
2192 m.   106'

Fonte copia Cinémathèque française, Paris
   
Note copia Didascalie in francese / French intertitles

Cast
Nathalie Kovanko (Hélène Tesserre), Nicolas Koline (Uncle Michel), Nicolas Rimsky (Li), Jeanne Brindeau (Madame Doss [Mathilde Kern]), René Maupré (Jean [Kern]), Sylvio de Pedrelli (Girard), Boris de Fast (Robin)
 
Altri credits
scen:; f./ph: Joseph-Louis Mundviller, Nicolas Toporkoff, Albert Duverger; scg./des: Alexandre Lochakoff, Édouard Gosch; cost. (per/for Nathalie Kovanko): Lucie Schwob
 
Altre informazioni
riprese/filmed: Studio de Montreuil, Studio Lewinsky (Joinville)
 
Scheda film
La dame masquée è forse uno dei film più dark e maggiormente misantropi del cinema muto, andando ben oltre la proverbiale “morbosità” russa. La scena d’inizio si apre sulla spensierata Hélène, una ragazza di campagna e aspirante attrice, mentre si esibisce estasiata per un pubblico poco partecipe di bambini del villaggio. Questo è il suo unico momento di felicità. Ma nello stesso momento, la sua casa sta bruciando e la madre rimane uccisa. Hélène cerca rifugio a Parigi, presso una ricca zia, che la umilia e la maltratta finché, scoprendo che Hélène è un’ereditiera, non la costringe a sposare il proprio figlio, il dissoluto Jean. Hélène cerca consolazione intrecciando una liaison con un amico di Jean, Girard, che si rivela essere un avventuriero e un ricattatore. Poi, le cose le vanno di male in peggio, quando diviene oggetto delle attenzioni del sinistro cinese Li…
Forse le cose sarebbero potute andare diversamente nella campagna della sua fanciullezza, ma nella società parigina descritta da Tourjansky non c’è un solo individuo onesto o capace di comprensione, con l’unica eccezione del bistrattato zio Michel (Nicolas Koline) che cerca di alleviare con un po’ di gentilezza e di aiuto pratico la travagliata esistenza di Hélène.
Per quanto bizzarra, la struttura e tuttavia coerente. La “première époque” si conclude con il matrimonio di Hélène e la scoperta che Jean l’ha sposata solo per la sua ricchezza. La “seconde époque” riprende la storia un anno dopo, quando Hélène sta già cercando una via d’uscita alla propria infelicità flirtando con Girard. La pièce de résistence è la sequenza di 15 minuti del ballo mascherato, durante il cui svolgimento la vicenda raggiunge il suo culmine drammatico. Poi l’azione vira sui toni del giallo, con un omicidio narrato ricorrendo a un complicato uso di flashback e anticipazioni (lo spettatore deve notare e motivare la forte tensione di Hélène pensando che lei scorga Girard nel suo travestimento prima della fine della festa). Al violento climax finale con sparatoria à l’americain segue una suadente coda di commovente serenità.
Ma La dame masquée è soprattutto il trionfo degli scenografi Alexandre Lochakoff e Édouard Gosch. Il film venne realizzato un anno prima dell’esplosione ufficiale dell’Art Déco, ma le scene e i costumi anticipano e catturano brillantemente lo stile del momento. L’abito della Kovanko (decorato con le iniziali KN) fa da pendant alla stravagante interpretazione della decorazione cinese nella scena finale. Un critico dell’epoca scrisse con grande intuito: “Se un giorno avremo una cinémathèque, questo film della Albatros vi troverà sicuramente il suo posto. Ogni film che esce da quello straordinario falansterio che è lo studio di Montreuil reca nel suo décor un proprio marchio distintivo. In particolare, La dame masquée, che abbiamo appena visto, si distingue per la profondità artistica applicata con apparente leggerezza. Con quale maestria M. Lochakoff ha costruito e dipinto scene di una stilizzazione perfetta! Impossibile ritrovare altrove una simile ricchezza evocativa nell’azione e nei personaggi… Gli immensi saloni dal disegno lineare in cui i bianchi ed i neri collidono senza mezzi toni, la gelida dimora di Madame Doss, la casa spoglia di Hèlène sposa infelice, il modesto, dozzinale appartamento del seduttore, la rotonda del proprietario Li, sono nella stessa misura una gioia per gli occhi… La sceneggiatura, pur facendo concessioni al pubblico, non delude, perché sa aggiungere dettagli originali a una vicenda drammatica di routine. Inoltre, la regia di Tourjansky riesce a far risaltare, all’interno di queste scenografie, e in un modo molto plastico, una pleiade di magnifici attori…”.
La dame masquée è sicuramente una delle migliori interpretazioni della moglie di Tourjansky, Natalia Kovanko (1899-1967), sempre convincente in uguale misura nel passare dalla esuberante ragazza di campagna, all’orfana maltratta, alla moglie infelice e poi infedele, e infine alla grande eroina tragica. Rimsky, che stava sperimentando nuove incursioni nel territorio comico, si prende un piacevole diversivo con Li, il sinistro cinese; mentre Koline trova nello zio Michel uno dei suoi ruoli più umani e compassionevoli. Lo sventurato Robin segnò invece il debutto cinematografico del fratello della Kovanko, Boris de Fast (nato Boris Fastovich), che di lì a breve sarebbe apparso nel Michel Strogoff di Tourjansky e nel Napoléon di Gance. Il cast francese è composto da attori di solido mestiere. Jeanne Brindeau, una veterana del teatro con una lunga carriera cinematografica, è un magnifico mostro, e Sylvio de Pedrelli un altrettanto convincente e affascinante seduttore. Il grossolano Jean di René Maupré è contrasta nettamente con il gentile centralinista di L’heureuse mort, interpretato nello stesso anno.
Il film fu restaurato da Françoise London nel 1986 in bianco e nero, da un nitrato negativo originale acquisito dalla Cinémathèque française nel 1958. Questa è anche una delle rare copie della Albatros ad aver conservato i credits originali. – DAVID ROBINSON