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Anno festival Sezione festival
2008 Riscoperte e restauri

Titolo film BARDELYS THE MAGNIFICENT
Titolo alternativo 1 Bardelys il magnifico
Titolo alternativo 2
Titolo alternativo 3
Paese USA
Data uscita 1926
Produzione M-G-M
Regista King Vidor

Formato   Velocità (fps)
DigiBeta  
     
Lunghezza   Durata
  90'

Fonte copia Lobster Films, Paris. Versione restaurata nel 2008 dalla Lobster Films, con materiali di / Restored in 2008 by Lobster Films, with materials from: The Blackhawk Film Collection, Collection Gilles de la Mettrie, The Lobster Collection, & The Academy of Motion Picture Arts and Sciences, Los Angeles.
   
Note copia (trascritto a/transferred at 22 fps), col. (imbibito/tinted); Didascalie in inglese / English intertitles.

Cast
John Gilbert (Marquis de Bardelys), Karl Dane (Rodenard), Eleanor Boardman (Roxalanne de Lavedan), George K. Arthur (St. Eustache), Roy D'Arcy (Chatellerault), Lionel Belmore (Vicomte de Lavedan), Arthur Lubin (il re/King Louis XIII), Theodore von Eltz (René de Lesperon), Edward Connelly (Cardinal Richelieu), Fred Malatesta (Castelroux), John T. Murray (Lafosse), Joseph Marba (locandiere/innkeeper), Daniel G. Tomlinson (sergente dei Dragoni/Sergeant of Dragoons), Émile Chautard (Anatol), Max Barwyn (Cozelatt); non accreditato/uncredited: John Wayne (guardia/a guard)
 
Altri credits
scen: Dorothy Farnham, dal romanzo di/from the novel by Rafael Sabatini (1905); f./ph: William Daniels; scg./des: Cedric Gibbons, James Basevi, Richard Day; cost: Andre-Ani, Lucia Coulter; asst: Robert Florey
 
Altre informazioni
lg. or./orig. l. (35mm): 8,536 ft.
 
Scheda film
Il nome di Rafael Sabatini è rimasto legato a trionfi hollywoodiani come Scaramouche e Lo sparviero del mare, ma egli aveva anche lavorato nell'industria cinematografica britannica: fu comproprietario di uno studio e fornì i soggetti per film storici a basso costo ormai da lungo tempo caduti nell'oblio, come The Scourge (1921), ambientato durante la peste di Londra. Il suo romanzo Scaramouche, pubblicato nello stesso anno, approdò in America e fu acquistato dalla Metro, che ne ricavò un film sfarzoso e di enorme successo, firmato nel 1923 da Rex Ingram.
Bardelys doveva essere un film altrettanto sfarzoso, girato interamente in bicromia Technicolor, come Il pirata nero. Alla M-G-M si sapeva benissimo quante difficoltà avesse incontrato la Technicolor nella produzione delle copie.
Benché i francesi lo abbiano definito una “superproduzione”, Bardelys non sembra realizzato con grandi risorse finanziarie; forse il denaro fu riservato tutto per l'elaborata scena finale (le grandi strutture erano la scenografia di In the Palace of the King, costruita per Goldwyn nel 1923.) Immerso in un'immota atmosfera di sogno, il film non può tuttavia competere, dal punto di vista visivo, con Rosita o Dorothy Vernon, e la trama è così tenue che mi è venuto spontaneo chiedermi come si sia potuto trarne un film; sembra quasi che Vidor, dopo lo sforzo di La grande parata, avesse bisogno di un periodo di riposo.
Eleanor Boardman, quasi irriconoscibile sotto una parrucca scura, è perfettamente a suo agio nella parte ma non dà prova delle qualità per cui aveva brillato in The Crowd. Roy D'Arcy offre una prestazione insolitamente sobria, evitando gli imbarazzanti tic che lo avevano reso pressoché inguardabile in The Temptress. Karl Dane, reduce da La grande parata, è insignificante. John Gilbert si impegna fino in fondo nel suo consueto ruolo di simpatico spaccone, ma si ferma lì: arde di fierezza e basta. Se si ricorda l'interpretazione ricca di sfumature e piena di naturalezza che ci aveva regalato in La grande parata, non sorprende che egli stesso abbia definito questo film “un'insipida sciocchezza, insaporita solo dalla presenza di un certo John Gilbert.”
Bardelys ha però alcuni momenti splendidi: la scena romantica in cui la barca scivola tra i salici, vista brevemente in Show People, è davvero superba, e il finale - la parodia dei film di Fairbanks - vale da solo il prezzo del biglietto.
Ho sempre pensato che Vidor sia stato l'erede di D.W. Griffith come più importante regista cinematografico; in mezzo a molteplici trionfi, Griffith subì anche qualche rovescio artistico, e Vidor conobbe la stessa sorte: questo è forse uno dei suoi insuccessi. Vidor stesso mi dichiarò che quest'opera doveva essere una parodia delle pellicole di Douglas Fairbanks, ma tale intenzione risulta chiara solo nel momento più spettacolare del film.
La prima di Bardelys ebbe luogo al Carthay Circle Theatre di Los Angeles; in un pubblico di grandi nomi spiccavano Lillian Gish, oltre a Lew Cody e Mabel Normand, alla prima apparizione in pubblico dopo il loro matrimonio.
“Finché King Vidor e John Gilbert si ostinano a prendere sul serio la trama di Rafael Sabatini,” scrisse Photoplay, “questo rimane un film in costume come tanti altri: una storia scorrevole, ben recitata, ma non tale da stroncare per il superlavoro il personale delle biglietterie; quando però divo e regista si dicono 'Piantiamola con gli intrighi del diciassettesimo secolo. Facciamo piuttosto un film comico', allora si entra nel grande spettacolo … Vidor ci racconta questa storia convenzionale con disinvolta partecipazione … Nel momento culminante, rompendo gli schemi, egli riesce a intrecciare alla perfezione comicità e romanticismo. Nella scena d'amore, ambientata in una barca che scivola tra i salici, si coglie un'autentica vena di poesia.”
“Si può interpretare come una dolce storia d'amore, oppure come una vivace ed emozionante satira dei film romantici; ma in entrambi i casi è un film godibilissimo” osservò il poeta e critico cinemato-grafico Carl Sandburg.
Vidor dichiarò in un'occasione che, pur vergognandosene un poco, preferiva Bardelys al suo La Bohème, in cui le divergenze artistiche con Lillian Gish gli avevano impedito di realizzare in pieno il suo progetto.
È doveroso infine rendere omaggio alla Lobster Films di Parigi: Serge Bromberg ed Eric Lange, dopo aver trovato il film (cosa che già costituiva un miracolo) hanno realizzato un restauro esemplare; avevo visto la copia al nitrato in loro possesso, constatandone con desolazione l'instabilità e le pessime condizioni. Essi l'hanno stabilizzata, migliorandola al di là delle più rosee aspettative; non hanno riprodotto le pesanti didascalie francesi ma hanno ricostruito il montaggio M-G-M, restituendoci l'originale formulazione delle didascalie nei caratteri più adatti; sono persino riusciti a trovare fermi immagine in sostituzione delle scene mancanti qua e là. Un lavoro davvero ammirevole. - KEVIN BROWNLOW

Il film è stato restaurato a partire da una copia incompleta in pessime condizioni (un rullo mancava da molti anni, e c'era una didascalia su nitrato nella quale si descriveva la parte perduta). Siamo partiti da una copia d'epoca (tinta e a pieno fotogramma) in diacetato di cellulosa, oltre che da un rullo di internegativo in nitrato che riproduce una bobina già esistente; il tutto con didascalie in francese. Abbiamo così intrapreso il lavoro di restauro utilizzando una lista originale di montaggio allo scopo di ricostruire le didascalie dei dialoghi in inglese, e abbiamo ovviato al rullo perduto con un misto di foto di scena (dalla collezione della Academy of Motion Picture Arts and Sciences di Los Angeles) e di immagini dal trailer, esistente nella collezione Lobster e già preservato. Riteniamo che il risultato debba essere visto come un film completo: la continuità dell'azione è stata recuperata, e non si sentono lacune narrative. Ringraziamo per il loro aiuto David Shepard, Kevin Brownlow e Lenny Borger. - SERGE BROMBERG, ERIC LANGE