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Anno festival Sezione festival
2008 Il tocco francese (1915-1929) - Prog. 3

Titolo film PARIS EN CINQ JOURS
Titolo alternativo 1 Cinque giorni a Parigi
Titolo alternativo 2
Titolo alternativo 3
Paese France
Data uscita 11 settembre 1925
Produzione Films Albatros
Regista Nicolas Rimsky, Pière Colombier

Formato   Velocità (fps)
35mm   18
     
Lunghezza   Durata
1572 m.   77'

Fonte copia Cinémathèque Française, Paris
   
Note copia Didascalie in francese / French intertitles.

Cast
Nicolas Rimsky (Harry Mascaret), Dolly Davis (Dolly), Sylvio de Pedrelli (Count de Costa Corvinatza), Madeleine Guitty (Grace Pumpkin), Pierre Labry (Jerry Bennett), Irma Gray (sua moglie/his wife), Max Lerel (Lloyd, loro filgio/their son), Valeska Rimsky (Mistress Cool), Léon Courtois (Ted Broadcast, la guida/the tour guide), Émile Saint-Ober (capo contabile/chief accountant), Louis Monfils (ufficiale di polizia/police official), Hubert Daix (l'altro americano/the other American)
 
Altri credits
scen: Michel Linsky, Nicolas Rimsky; didascalie/intertitles: Raoul Ploquin; f./ph: Paul Guichard, Gaston Chelle, Nicolas Roudakoff; scg./des: Lazare Meerson
 
Altre informazioni
riprese/filmed: 6-8.1925 (Paris; Studios Albatros, Montreuil)
 
Scheda film
Bande à part (1964) di Jean-Luc Godard contiene una famosa gag in cui i suoi tre giovani ed errabondi protagonisti visitano il Louvre in un tempo record di 9 minuti e 43 secondi. Ma 40 anni prima, in Paris en cinq jours, probabilmente la prima commedia sui turisti, una comitiva di americani della middle-class giunti a Parigi nell'ambito di un viaggio organizzato Cook aveva già percorso le stesse gallerie in 15 minuti ”all'ultimo respiro”. Godard potrebbe anche aver visto alla Cinémathèque questo film da tempo dimenticato, ma è ancora più probabile che ricordasse la scopiazzatura della stessa gag riproposta da Jacques Feyder nel suo primo film americano (e ultimo muto) The Kiss (Il bacio; 1929).
La scena del Louvre costituisce sicuramente uno dei momenti più geniali di questa briosa e scombinata farsa diretta a quattro mani da Nicolas Rimsky e Pière Colombier che vede protagonista lo stesso Rimsky nel ruolo di un contabile di Chicago di nome Harry Mascaret con una passione smodata per tutto ciò che è francese, i tre moschettieri in particolare. Entrato in possesso di una certa somma di danaro, Harry non si lascia sfuggire l'occasione di regalare a se stesso e alla sua innamorata (Dolly Davis) una visita di cinque giorni a Parigi, nel corso dell'ultimo dei quali ha pianificato di chiederle ufficialmente la mano davanti alla cattedrale di Notre-Dame.
La faccenda è complicata dalle disavventure di Harry alle prese con i monumenti parigini e con la lingua francese (nelle vivaci didascalie di Raoul Ploquin). Harry, già fanatico frequentatore del teatro d'opera nella sua città, alla ricerca del Théâtre de l'Opera, si perde sulle scale della stazione dell'Opéra del Metro e, nel suo stentato francese, chiede ai passanti: “Metropolitan Opera?”.
La sceneggiatura, scritta da un oggi dimenticato umorista russo di nome Michel Linsky, non ha un gran senso narrativo, specie l'intreccio secondario relativo all'aristocratico libertino (Sylvio de Pedrelli) che si unisce alla comitiva soltanto per sedurre Dolly. Il leitmotiv dei moschettieri viene dapprima fin troppo ampliamente introdotto e poi semplicemente dimenticato. (E tuttavia le pecche dello script vanno prese col beneficio del dubbio: la copia conservata dalla Cinémathèque française che presentiamo alle Giornate è infatti una versione muta ridotta della riedizione sonora del 1930.)
La nota dolente del film è rappresentata dallo stesso Rimsky, la cui balordaggine e le cui smorfie sono per lo più una pedissequa imitazione di modelli americani. Nondimeno, Rimsky godette di grande popolarità presso le platee cinematografiche francesi degli anni '20. Oscuro attore di secondo piano nel cinema russo pre-rivoluzionario dal 1915, Rimsky emigrò in Francia con il produttore Joseph Ermolieff e la sua società di produzione nel 1920, e in breve tempo divenne una delle principali vedette degli studi di Montreuil. Benché fisicamente insignificante, poteva passare con disinvoltura dai ruoli dell'eroe romantico a quelli del villain esotico. Poi, nel 1923, collaborò alla sceneggiatura e fu il protagonista di Ce cochon de Morin di Viacheslav Tourjansky, basato sulla novella di Maupassant, il cui successo gli aprì istantaneamente una nuova strada come attore comico (e gli consentì al contempo di riporre i parrucchini nell'armadio). Nel 1924, beneficiando della fuga di talenti dalla Films Albatros di Alexandre Kamenka, Rimsky era l'unica vedette dello studio e per assicurarsi un maggiore controllo sui propri film, assunse anche il nuovo duplice ruolo di co-sceneggiatore e co-regista Ma il sogno della Albatros crollò miseramente nel 1926, proprio mentre Kamenka stava addestrando René Clair. Rimsky tornò per una breve stagione ai ruoli drammatici, interpretò alcune ultime commedie mute, e, coraggiosamente quanto avventatamente, affrontò il cinema sonoro con un'ultima follia: il primo adattamento francese del classico dell'operetta Pas sur la bouche (1931), che co-diresse con Nicolas Evreinoff! Dove dimostrò non solo di non saper recitare in francese, ma anche di non saper cantare. Adattatosi ai piccoli ruoli (talvolta nei panni del tassista russo), Rimsky morì nel 1942, asfissiato nel sonno da una perdita di gas. - LENNY BORGER