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Anno festival Sezione festival
2008 Film e storia -- La Grande Guerra: Cinegiornali e documentari austriaci, danesi e italiani

Titolo film GLORIA. APOTEOSI DEL SOLDATO IGNOTO
Titolo alternativo 1
Titolo alternativo 2
Titolo alternativo 3
Paese Italy
Data uscita 1921
Produzione Federazione Cinematografica Italiana e dall'Unione Fototecnici Cinematografici
Regista

Formato   Velocità (fps)
35mm   22
     
Lunghezza   Durata
1680 m.   67'

Fonte copia Cineteca Nazionale-Centro Sperimentale di Cinematografia, Roma / La Cineteca del Friuli, Gemona.
   
Note copia Didascalie in italiano / Italian intertitles.

Cast
 
Altri credits
 
Altre informazioni
Riprese effettuate a/Filmed in Trieste, Aquileia, Udine, Pordenone, Sacile, Conegliano, Venezia, Mestre, Montenegrotto, Pontelagoscuro, Ferrara, Firenze, Orvieto, Roma, Napoli, Milano, Genova, Bergamo, Catania, Torino
 
Scheda film
Dal 1914 il 1918 il mondo è in guerra. Eserciti e Nazioni si fronteggiano per mare e per terra in una lotta senza esclusione di colpi che non risparmia i civili. In questo contesto, la guerra italo-austriaca infuria dallo Stelvio al mare Adriatico interessando l'intero arco alpino, ampie zone della pianura padana e i territori carsici oggi al confine tra Italia, Austria e Slovenia. Per oltre quaranta mesi due poderosi eserciti si combattono sulle montagne e lungo territori e fiumi destinati a diventare simboli stessi del conflitto, come il Carso e l'Isonzo, le Dolomiti e gli Altipiani, il Monte Grappa, il Montello e il Piave.
Circa 650.000 militari italiani muoiono sul campo di battaglia o negli ospedali delle retrovie per ferite o malattie. Molti di loro rimangono senza nome né identificazione, poiché spesso l'andamento delle operazioni belliche non permette la raccolta e l'immediato riconoscimento dei caduti, sempre più problematico con l'andar del tempo. I numerosi cimiteri militari sorti a ridosso del fronte subiscono bombardamenti che sconvolgono e frammischiano ulteriormente le sepolture. Specie durante le cosiddette offensive, grandi battaglie in cui vengono impiegate decine di migliaia di uomini, intoppi e disguidi ostacolano una già affannosa burocrazia militare, rendendo oltremodo difficile l'identificazione dei soldati caduti sul campo di battaglia, spesso sepolti in fosse comuni e sbrigativamente collocati tra i “dispersi”. Impossibile, infine, identificare nomi e sepolture della maggior parte dei 100.000 prigionieri italiani deceduti per stenti e malattie nei vari campi di prigionia dell'Austria-Ungheria e della Germania.
Alla fine del conflitto le autorità militari intraprendono una pietosa opera di raccolta e riconoscimento delle salme riesumate dai vari cimiteri militari e dalle innumerevoli sepolture improvvisate. Vengono riordinati circa 1500 cimiteri e 200.000 tombe, si raccolgono oltre 70.000 salme sparse e si identificano alcune migliaia di caduti, tuttavia oltre 200.000 di essi rimangono ignoti e senza sepoltura.
Per le tante famiglie dei caduti senza nome e per l'intero Paese uscito prostrato dal conflitto, l'Italia - come del resto tutti i Paesi coinvolti nel conflitto: sono diversi milioni i caduti della Grande Guerra, molti dei quali sconosciuti - istituisce la figura del Milite Ignoto, mito religioso e civile capace di rappresentare il sacrificio e il patriottismo del popolo in armi.
Undici salme di caduti ignoti provenienti dai vari campi di battaglia vengono riunite nella basilica di Aquileia, dove attraverso un complesso rituale la madre di un volontario triestino disperso, Maria Bergamas, sceglie il caduto senza nome che simboleggia il sacrificio della Nazione intera. Caricata su un treno speciale con i simboli della vittoria, la bara prescelta viaggia lentamente da Trieste a Roma tra folle reverenti e indescrivibili scene di di patriottismo e di lutto.
La più imponente manifestazione dell'Italia unita che esce dalla guerra culmina il 4 novembre 1921 a Roma, alla presenza del re Vittorio Emanuele III, con un grande corteo e con la salma del Milite Ignoto tumulata con tutti gli onori al Vittoriano, mausoleo reale inaugurato nel 1911 che diventa l'Altare della Patria di tutti gli italiani.
Gli operatori della Federazione Cinematografica Italiana e dell'Unione Fototecnici Cinematografici vengono autorizzati a riprendere tutte le fasi della cerimonia. Viene montato il film Gloria, poi proiettato in tutte le principali città italiane e anche all'estero, dove viene accolto con patriottico favore dalle comunità degli emigranti. I proventi del film sono destinati al Comitato Nazionale degli Orfani di Guerra. - LUCIO FABI
Il restauro di Gloria è stato realizzato dalla Cineteca del Friuli partire da materiali conservati presso la Cineteca Nazionale di Roma: tre copie e due frammenti positivi su supporto nitrato, estremamente eterogenei tra loro per lunghezza e montaggio, con didascalie in italiano, spagnolo e portoghese.
Un primo intervento di restauro era stato effettuato nel 2000 a partire dall'unica copia allora disponibile. In seguito al ritrovamento di nuove copie è stato possibile integrare il primo intervento con 400 metri di inquadrature mancanti.
Il montaggio è stato ricostruito secondo un criterio cronologico e in base alle informazioni storiche sullo svolgersi dell'evento. Le didascalie in lingua straniera sono state tradotte in italiano e ricostruite rispettando il cartiglio originale dell'epoca. Il restauro è stato eseguito presso il laboratorio di Bologna L'Immagine Ritrovata nel 2006-2007. - DAVIDE POZZI
Ringraziamo per la collaborazione: Francesca Angelucci, Cristina D'Osualdo, Marianna De Sanctis, Lucio Fabi, Franca Farina, Irela Nuñez del Pozo, Maria Assunta Pimpinelli, Davide Pozzi, Sergio Toffetti.