torna alla ricerca torna alla ricerca   English

Anno festival Sezione festival
2008 EVENTI FINALE - Il tocco francese (1915-1929)

Titolo film LES NOUVEAUX MESSIEURS
Titolo alternativo 1
Titolo alternativo 2
Titolo alternativo 3
Paese France
Data uscita 4 maggio 1929
Produzione Films Albatros/Sequana Films
Regista Jacques Feyder

Formato   Velocità (fps)
35mm   20
     
Lunghezza   Durata
2805 m.   123'

Fonte copia Cinémathèque Française, Paris
   
Note copia Didascalie in francese / French intertitles

Cast
: Albert Préjean (Jacques Gaillac), Gaby Morlay (Suzanne Verrier), Henry Roussell (Comte de Montoire-Grandpré), Guy Ferrant (giornalista/journalist), Henry Valbel (Morin, un deputato/a deputy), Charles Barrois (direttore dell'Opéra/Director of the Opéra), Andrée Canti (Julie), Raymond Narlay (capo di gabinetto/Cabinet director), A. Duchange (prefetto/prefect)
 
Altri credits
scen: Jacques Feyder, Charles Spaak, dalla pièce di/from the play by Robert de Flers & Francis de Croisset (1926); f./ph: Georges Périnal, Maurice Desfassiaux; scg./des: Lazare Meerson; prod: Alexandre Kamenka, Simon Schiffrin; riprese/filmed: 27.6-28.9.1928 (Brie-Comte-Robert; Créteil; Brunoy; Château de Bisy; Studios Billancourt)
 
Altre informazioni
Accompagnamento musicale composto e diretto da / Musical score composed and conducted by Antonio Coppola, eseguito da/performed by l'Octuor de France.
 
Scheda film
A ottanta anni di distanza, Les nouveaux messieurs di Jacques Feyder rimane ancora uno dei più brillanti e sofisticati esempi di commedia cinematografica mai prodotti in Francia; secondo forse solo alla “commedia delle commedie”, Un chapeau de paille d'Italie di René Clair, cui del resto venne spesso associato da chi vi riconobbe una nuova forma di cinema comico francese. Sebbene piuttosto diversi per stile e per carattere, i due film presentavano nondimeno molti tratti comuni: ambedue erano prodotti dalla famosa casa di produzione indipendente Films Albatros; il protagonista di entrambi era Albert Préjean, l'attore feticcio di Clair; e i set e i costumi dell'uno e dell'altro erano stati disegnati dal geniale Lazare Meerson, con il quale sia Clair che Feyder collaboreranno di nuovo agli inizi del sonoro. Inoltre, entrambi i film erano adattamenti da pièces teatrali; quello di Clair da un vaudeville classico di Labiche, quello di Feyder da un recente successo boulevardier, ma ciascun film risolveva i problemi dell'adattamento con la pura invenzione visiva.
Né gli sporadici tocchi clairiani in Les nouveaux messieurs potevano destare la minima sorpresa, considerata la profonda ammirazione che univa i due registi, che nell'estate del 1928 si erano trovati a lavorare per lo stesso produttore e negli stessi teatri di posa. Alcuni mesi dopo, quando Feyder partì armi e bagagli alla volta dell'America per lavorare a Hollywood, Clair, in un famoso editoriale, accusò l'industria cinematografica francese di aver costretto all'esilio professionale uno dei suoi maggiori talenti, ribadendo: “Cosa avete fatto per Jacques Feyder?”
Feyder, per parte sua, ricambiò la stima amichevole di Clair indulgendo a una prassi cinematografica che in realtà sarebbe stata inventata tre decenni dopo dai “giovani turchi” della Nouvelle Vague: l'omaggio. Quando Feyder ci mostra uno dei due protagonisti maschili di Les nouveaux messieurs mentre cerca educatamente di attirare l'attenzione del suo rivale sulla presenza rivelatrice di una sbavatura di rossetto sul suo volto, non si tratta forse di un clin d'oeil a Clair e alla celebre gag della “cravatta” in Un chapeau de paille d'Italie? E sono forse meno evidenti i riferimenti ad Entr'acte (1924) - ad esempio nel suggestivo uso del movimento accelerato che trasforma l'inaugurazione in pompa magna di un nuovo complesso abitativo per operai in una gara podistica?
Se però Clair ebbe la soddisfazione di vedere ancora nel 1927 Un chapeau de paille d'Italie salutato come un classico, Les nouveaux messieurs risentì della cattiva stella che accompagnava Feyder, belga di nascita, nei suoi spostamenti. Benché il suo nome non fosse mai stato garanzia di successo commerciale, egli godeva tuttavia di una solida stima critica, che si era andata rafforzando dopo l'ottimo risultato del suo ultimo film, Thérèse Raquin (Teresa Raquin, 1927), un magistrale (e oggi perduto!) adattamento dal romanzo naturalista di Zola, realizzato coi capitali di un produttore tedesco. Nell'aprile del 1928, Feyder fece ritorno in patria (in Francia, dove aveva ottenuto la cittadinanza) per girarvi un ultimo film francese prima di imbarcarsi verso una nuova avventura: Hollywood.
La lunga strada verso Les nouveaux messieurs si rivelerà un percorso tortuoso e irto di ostacoli. Raggiunta la celebrità con la sua auto-finanziata saga desertica, L'Atlantide (Atlantide, 1921), Feyder mieteva lodi per il suo ardimento ma era schivato per la sua prodigalità - una nomea che lo avrebbe perseguitato fino alla fine dei suoi giorni. Perciò era costretto ad andare là dove si offrivano le opportunità di lavoro - raramente in Francia. Nondimeno, i film, seppure alla spicciolata e con esiti alterni, arrivavano, con le loro mutevoli ambientazioni: Belleville e Les Halles in Crainquebille (1922), le Alpi svizzere in Visages d'enfants (Le due madri; 1923), le pianure ungheresi nel film di produzione austriaca L'image (1924). Tornato a Parigi, Feyder intravide la possibilità di instaurare un rapporto di lavoro continuativo con la Films Albatros dell'esule russo Alexandre Kamenka, per il quale realizzò Gribiche (1925), ma il suo impegno successivo, lo sfortunato Carmen, lo costrinse di nuovo all'inattività. Il fallimento di un suo personale e a lungo accarezzato progetto di ambientazione indocinese, Le roi lépreux, lo sprofondò nella disperazione. Poi giunse il provvidenziale successo di Thérèse Raquin. Feyder era di nuovo sulla breccia.
Dato il suo eclettismo e la maestria tecnica acquisita con dura applicazione, anche Hollywood, com'era prevedibile, avrebbe bussato alla sua porta (si narra che Irving Thalberg avesse visto Thérèse Raquin e ne fosse rimasto molto colpito). Feyder, stufo dell'instabilità economica dell'industria cinematografica francese ed europea, accolse l'invito giunto della M-G-M. Ma prima della sua partenza alla volta dell'America, che avverrà verso la fine del 1928, aveva accettato di girare un ultimo film per Kamenka, la cui Films Albatros stava attraversando una profonda crisi artistica ed economica. E giacché gli era stata concessa una totale libertà artistica, Feyder tornò a un genere che non aveva più frequentato dai tempi del suo apprendistato durante la guerra: la commedia.
Les nouveaux messieurs, di Francis de Croisset & Robert de Flers, era stato il più grande successo boulevardier della stagione teatrale parigina 1925-26, tenendo il cartellone per ben 400 repliche consecutive. Era una commedia romantica e satirica che descriveva il duello ingaggiato da due uomini per conquistare le grazie di una giovane attrice: il primo dei due pretendenti è un suo maturo e aristocratico mecenate, l'altro un giovane elettricista e sindacalista di sinistra. L'aristocratico usa la sua ricchezza e le sue relazioni per proteggere la sua protégée, ma sarà l'operaio a vincere la sfida grazie al suo fascino disinvolto e al suo prorompente ottimismo. Alla nascita di un nuovo governo di sinistra, l'elettricista viene designato ministro del lavoro, per poi perdere la carica (e l'amante) non appena il medesimo governo viene rovesciato.
Per scrivere la complessa sceneggiatura, Feyder si avvalse per la prima volta della collaborazione del suo ex segretario e conterraneo belga Charles Spaak, che presto sarebbe diventato uno dei maggiori sceneggiatori del cinema francese. I due diedero alla commedia un taglio sociale, che ritenevano essenziale per l'impatto emotivo della vicenda. Il film inizia con una sequenza descrittiva ricca di humour e ambientata nell'Opéra-Ballet di Parigi, dove avviene il primo incontro dei due futuri innamorati; a questa seguiva - anticipando il realismo poetico degli anni '30 - una scintillante scena di nuoto mattutino nella Senna. In un'altra scena memorabile che si svolge durante una seduta nella Camera dei deputati, si assiste a un incantevole tour de force, nel bel mezzo del quale, un deputato annoiato cade addormentato sul suo banco e sogna i suoi colleghi deputati trasformati in altrettante graziose e giovani ballerine che vagano danzando per i corridoi con le urne delle schede.
Feyder effettuò le riprese durante l'estate del 1928 negli studi di Billancourt, dove avrebbe presto diviso lo spazio con Clair, che lì girerà il suo ultimo lungometraggio muto, Les deux timides, sempre con la produzione di Kamenka e con Meerson come sceneggiatore. L'operatore capo di Feyder era un altro genio, Georges Périnal, col quale sia lui che Clair (ma anche Meerson) lavoreranno di nuovo negli anni '30. (L'assistente operatore di Périnal, fra parentesi, era un frenetico diciannovenne patito di cinema che rispondeva al nome di Marcel Carné.)
Il cast era davvero di prim'ordine: Gaby Morlay, Albert Préjean e Henry Roussell. La Morlay, che era già stata la protagonista della pièce teatrale, riprese il suo ruolo con la freschezza giovanile e la duttilità espressiva che avrebbero fatto di lei una delle vedette più amate del cinema sonoro francese. Préjean, in procinto di indossare i panni del proletario canterino nel primo film sonoro di Clair, si rivelò perfettamente in parte nel ruolo dello smaliziato elettricista che cerca di tenersi in equilibrio tra le sue nuove responsabilità ministeriali e una relazione amorosa piuttosto complicata. Ma il migliore dei tre fu forse Roussell, un attore poi passato alla regia, che offrì uno sfumato e convincente ritratto del maturo aristocratico imbevuto di orgoglio di classe e di raffinata depravazione.
Date le ottime premesse, nessuno si sarebbe aspettato il duro colpo che si abbatté sul film dopo una prima proiezione organizzata per i distributori nel tardo novembre 1928: il film si vide negare il visto di distribuzione e di conseguenza venne messo all'indice! Nel mondo parlamentare ci fu una levata di scudi: il film venne dichiarato atto di lèse-gouvernement, e alcuni deputati, tra cui il presidente della Camera, asserirono di essersi riconosciuti in alcuni dei ritratti meno lusinghieri. Sia la Destra che la Sinistra si sentirono bersaglio privilegiato degli strali satirici di Feyder.
Lo scandalo si dilatò in modo grottesco, per poi sgonfiarsi in capo a qualche mese. Il visto di distribuzione fu finalmente accordato - in attesa dei tagli (il più impietoso dei quali riguarda l'oggi perduto epilogo ironico nella stazione ferroviaria, dove l'aristocratico scorgeva l'ex rivale in partenza per un nuovo e provvidenzialmente lontano incarico ginevrino: “Vive la République!” grida l'operaio; “Vive la France!” ribatte l'anti-parlamentare). Ma nell'aprile del 1929, quando finalmente il film uscì nelle sale, il successo sul mercato nazionale e le potenziali vendite all'estero furono drasticamente ridimensionati dall'imminente arrivo del cinema sonoro. Feyder, per parte sua, era già partito alla volta dell'America nel dicembre 1928.
Sorpreso e deluso dalle reazioni suscitate dal suo film, Feyder incontrò ancora maggiori delusioni a Hollywood. Fu questo un altro periodo di opportunità mancate prima della relativa stabilità finale goduta dopo il rientro in Francia, quando poté girare un'ultima manciata di grandi film, in primis il celeberrimo La kermesse héroïque (La kermesse eroica, 1935), suo ultimo contributo alla grande “commedia” cinematografica. - LENNY BORGER