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Anno festival Sezione festival
2003 Mosjoukine: i sentieri dell'esilio

Titolo film LE BRASIER ARDENT
Titolo alternativo 1 IL BRACIERE ARDENTE
Titolo alternativo 2
Titolo alternativo 3
Paese France
Data uscita 1923
Produzione Films Albatros
Regista Ivan Mosjoukine

Formato   Velocità (fps)
35mm   18
     
Lunghezza   Durata
2152m   105'

Fonte copia Cinémathèque Française
   
Note copia Didascalie in francese / French intertitles.

Cast
Ivan Mosjoukine, Nathalie Lissenko, Nicolas Koline, Camille Bardou, Huguette de la Croix
 
Altri credits
sc.: Ivan Mosjoukine; ph.: Joseph-Louis Mundwiller, Nicolas Toporkoff; art dir.: Alexandre Lochakoff, Edouard Gosch
 
Altre informazioni
released: 1.6.1923
 
Scheda film
La prima metà del 1923 fu per Mosjoukine un periodo molto esaltante. Il suo serial La Maison du mystère, a lungo ritardato, uscì finalmente il 23 marzo ed iniziò a tenere il pubblico col fiato sospeso da una settimana all'altra; nel frattempo aveva cominciato a girare Kean diretto da Volkoff; ed il primo giugno uscì, al famoso teatro Marivaux, la sua seconda ed ultima fatica come regista, Le Brasier ardent, realizzato nella tarda estate e nell'autunno del 1922. Il pubblico ne fu sorpreso, scioccato e diviso. In un articolo uscito quindici anni più tardi (mentre Mosjoukine stava morendo in una clinica fuori Parigi), Jean Renoir ricordava la proiezione del film e l'effetto che aveva avuto su di lui: "Un giorno al cinema Colisée [sic?] ho visto Le Brasier ardent, diretto ed interpretato da Mosjoukine e prodotto dal coraggioso Alexandre Kamenka. Il pubblico gridava e fischiava, scioccato da una pellicola così insolita. Io ero in estasi… Fu così che decisi di abbandonare il mio campo, la ceramica, per mettermi a fare film" (Le Point, dicembre 1938). La critica in genere ne fu ammirata, sia pure con qualche perplessità; Ricciotto Canudo non usò mezzi termini, affermando che Le Brasier ardent era "stupefacente come i primi balletti di Diaghilev". Visto oggi, il film risulta affascinante, a volte estremamente originale ma, in ultima analisi, insoddisfacente ed inferiore alla somma delle sue parti così eterogenee. Non era innovativo come per esempio La Roue, dello stesso anno, ma, come avrebbe fatto notare in seguito Carl Vincent, volgarizzò "le trovate, le ricerche di espressione puramente cinematografiche del gruppo francese dell'avanguardia del tempo: Epstein, Dulac e quelle di alcuni altri registi audaci, da Delluc agli espressionisti tedeschi".
Nell'utilizzare il film come vetrina per la sua gamma interpretativa Mosjoukine superò se stesso. Scrive in proposito Richard Abel: "Il soggetto originale di Mosjoukine … può sembrare frettoloso ed assurdamente incoerente, una ricetta fatta di ingredienti contrastanti che non riescono ad amalgamarsi. Ma era stato in parte scritto in funzione del suo umorale temperamento d'attore. Il suo estro fantasioso e il suo gusto per la commedia ne fanno un proteiforme maestro del travestimento, capace di sintetizzare diverse tipologie di personaggi … Nella sola scena iniziale dell'incubo interpreta un eretico bruciato sul rogo, un dandy, un prelato, un mendicante. Nel resto del film passa attraverso una serie di personaggi contrastanti: un brillante detective, uno sciocco buffone, un crudele maestro di ballo, un timido innamorato, un cocco di mamma."
In questo più che in qualsiasi altro dei suoi film del tempo, Mosjoukine deve molto ai suoi principali collaboratori, lo scenografo Alexandre Lochakoff ed il capo operatore Joseph-Louis Mundwiller. (Contrariamente ad un'altra delle leggende mitryane, Volkoff non fu il co-regista del film, anche se rimase di sicuro a disposizione per dare dei consigli tecnici a Mosjoukine.) Un giornalista dell'epoca, dopo aver visitato lo studio durante la lavorazione, descrisse la fantasia e l'economia di mezzi con cui Lochakoff aveva ricreato nel cortile del piccolo stabilimento il canale fiancheggiato da una strada che si vede nell'incubo iniziale. (Qui occorre sfatare un'altra affermazione di Mitry: in questo film, Boris Bilinsky e Pierre Schildknecht non fecero da assistenti a Lochakoff, anzi Bilinsky arrivò in Francia solo l'anno dopo.)
Per quanto riguarda Mundwiller, questo grande maestro alsaziano della luce aveva iniziato la sua carriera a Mosca, con l'affiliata russa della Pathé, prima della Grande Guerra. Oltre ad aver filmato per primo l'ormai vecchio Lev Tolstoj, fu tra i pionieri della nascente industria cinematografica russa. Tornato in Francia dopo la guerra, divenne capo operatore dello studio di Montreuil, dopodiché lavorò con Abel Gance (la prima parte di Napoléon, in particolare) e Raymond Bernard (Le Joueur d'échecs [Il giocatore di scacchi]).
Purtroppo la carriera di regista di Mosjoukine terminò con Le Brasier ardent, che si rivelò anche un grande insuccesso commerciale. È comunque evidente il ruolo di co-regista svolto dall'attore nella gran parte dei suoi film successivi, specie quelli firmati da Volkoff, il quale, una volta separatosi dal suo amico e ispiratore, sarebbe andato incontro a un rapido declino professionale. - Lenny Borger