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Anno festival Sezione festival
2003 Mosjoukine: i sentieri dell'esilio

Titolo film FEU MATHIAS PASCAL
Titolo alternativo 1 IL FU MATTIA PASCAL
Titolo alternativo 2
Titolo alternativo 3
Paese France
Data uscita 1925
Produzione Cinégraphic / Films Albatros
Regista Marcel L'Herbier

Formato   Velocità (fps)
35mm   18
     
Lunghezza   Durata
3495m   170'

Fonte copia Cinémathèque Française
   
Note copia Didascalie in francese / French intertitles.

Cast
Ivan Mosjoukine, Marcelle Pradot, Lois Moran, Pierre Batcheff, Jean Hervé, Michel Simon, Isaure Douvan, Marthe Belot, Pauline Carton, Georges Térof
 
Altri credits
sc.: Marcel L'Herbier, based on the novel by Luigi Pirandello (1904); ph.: Jean Letort, Paul Guichard, Fedote Bourgassoff, Jimmy Berliet; art dir.: Alberto Cavalcanti, Lazare Meerson
 
Altre informazioni
released: 7.8.1925
 
Scheda film
Benché potessero sembrare una strana coppia, Ivan Mosjoukine e Marcel L'Herbier si rivelarono un tandem vincente con il loro eccentrico adattamento del romanzo di Pirandello su un giovanotto che fa credere a famiglia ed amici di essere morto, per iniziare una nuova vita sotto un altro nome. C'erano molte probabilità che la collaborazione di due personalità così diametralmente opposte portasse a un fallimentare conflitto (anche se Mosjoukine, così passionale ed espansivo, spesso indicò il freddo e cerebrale L'Herbier come il regista francese da lui preso a modello insieme con Abel Gance): bastava vedere il film che l'attore aveva interpretato appena prima del Feu Mathias Pascal, l'orrendo Le Lion de Mogols. Il giovane Jean Epstein, appena scritturato dalla Albatros per sostituire Viacheslav Tourjansky (passato alla nuova enclave russa di Billancourt), lottò invano contro la risibile sceneggiatura di Mosjoukine ed al tempo stesso contro la sua volubile star. Nonostante il successo al botteghino, il film segnò il punto più basso nelle carriere di entrambi gli artisti e per Epstein rimase sempre un ricordo doloroso. (Finché visse, la sorella del regista, Marie, a lungo collaboratrice di Henri Langlois, non autorizzò mai la proiezione del film, nemmeno alla Cinémathèque française!)
Senza dubbio L'Herbier, che aveva comprato i diritti cinematografici del romanzo con la benedizione dello stesso Pirandello ed aveva personalmente voluto Mosjoukine come protagonista, era un cineasta più flessibile di Epstein, così indifferente agli attori: egli capì come incanalare nel proprio progetto artistico l'ampia gamma emotiva dell'interprete. C'è una stimolante commistione di realismo e fantastico, di gravità e giocosità, sia nella messinscena di L'Herbier sia nella recitazione di Mosjoukine; il film diventa allora ben più di un elegante prodotto costruito in funzione del divo. (Tra i moderni detrattori del Feu Mathias Pascal, si annovera Noel Burch che lo definì retrogrado, pur avendo lui contribuito a rivalutare L'Herbier come uno dei grandi registi del muto.)
Fu questo l'ultimo film di Mosjoukine per la Films Albatros di Alexandre Kamenka (che lo coprodusse con la Cinégraphic, la società di L'Herbier). A riprese ultimate l'attore fece le valigie e lasciò Montreuil per trasferirsi dall'altro capo della città, a Billancourt, dove l'ex socio di Kamenka, Noë Bloch, aveva appena fondato la Ciné-France-Film, affiliata francese di un nuovo consorzio di produttori europei, la Westi. Il nuovo studio di Billancourt sarebbe stato la base per l'imminente produzione targata Westi di Abel Gance, Napoléon. Gance prese seriamente in considerazione Mosjoukine per la parte principale del suo kolossal. Alla fine l'attore si tirò indietro facendosi dirigere da Tourjansky in Michel Strogoff. Per molti critici e storici questo passaggio alle produzioni commerciali internazionali ad alto budget segnò l'inizio del declino artistico di Mosjoukine… - Lenny Borger