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René Clair - Le Fantôme du Moulin Rouge
Scheda di Lenny Borger


LE FANTÔME DU MOULIN ROUGE (Films René Fernand, FR 1925)
Regia/dir., scen: René Clair; f./ph: Louis Chaix, Jimmy Berliet; scg/des: Robert Gys; cast: Georges Vaultier (Julien Boissel), Sandra Milowanoff (Yvonne Vincent), Maurice Schutz (Victor Vincent), Albert Préjean (reporter), Paul Ollivier (Dr. Window), José Davert (Gauthier), Madeleine Rodrigue (Jacqueline); data uscita/released: 13.3.1925; 35mm, 1957 m., 95’ (18 fps); fonte copia/print source: NFA, London.
Didascalie in inglese / English intertitles.

La cronologia dei primi film di Clair è piuttosto complicata e Clair stesso, nei suoi ricordi, ne perde talvolta il filo. Le fantôme du Moulin Rouge, scritto verso la fine del 1923, subito dopo la realizzazione di Paris qui dort, venne girato tra la tarda estate e l’inizio dell’autunno del 1924 (in un intervallo di tempo tra le riprese e il montaggio di Entr’acte) e distribuito nel marzo del 1925 – cinque settimane dopo l’uscita di Paris qui dort. (A tutto ciò si aggiunga l’attività giornalistica di  Clair, nonché la scrittura del suo primo romanzo, Adams, ambientato nel mondo del cinema e dedicato a Charlie Chaplin!)
Come Paris qui dort, anche Le fantôme narrava una vicenda fantastica ambientata nella Parigi moderna, ma il tono era più cupo, le gag meno spontanee e la trama più meccanicamente melodrammatica. Il suo protagonista, Julien Boissel, è un deputato che, convinto che la fidanzata non lo ami più, si reca al Moulin Rouge per affogare i suoi dispiaceri nell’alcol. Lì viene avvicinato da un misterioso dottore che sostiene di poterlo aiutare liberandogli l’anima dal corpo. Reso incorporeo e invisibile, egli se ne va in giro per Parigi facendo scherzi agli spaventati abitanti. Grazie alla sua nuova condizione – e alla investigazione parallela di un giornalista indipendente – Julien scopre che la  fidanzata lo ama ancora, ma che il padre di lei, dietro ricatto, è costretto a darla in sposa a un magnate della carta stampata privo di scrupoli. Nel frattempo, il dottore viene arrestato con l’accusa di aver “assassinato” Julien, mentre il corpo di quest’ultimo viene inviato alla morgue per essere sottoposto ad autopsia. Dopo un’emozionante corsa contro il tempo alla Griffith, Julien recupera il proprio corpo e sposa l’amata.
All’epoca, il film colpì la critica per la profusione di trucchi e doppie esposizioni utili a visualizzare il “fantasma” che si libra sul traffico dei Grands Boulevards o mentre si insinua all’interno di ambienti pubblici e privati. Oggi, questi effetti speciali appaiono rudimentali e copiati in particolare da Körkarlen [Il carretto fantasma] di Sjöström. Mentre la trama stessa apparve come una nuova variazione sul tema di Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson e di L’uomo invisibile di Wells, con Julien alla fine incapace di ritornare se stesso e intrappolato nel suo alter ego spettrale.
Una delle sequenze clou del film rimane quella ambientata al Moulin Rouge (ricostruito in studio da Robert Gys), dove il film prende improvvisamente vita grazie a un elaborato gioco di sovrimpressioni. La virtuosistica scansione ritmica della scena con le ballerine di fila e il crescendo del montaggio alternato riflettono chiaramente l’influenza della sequenza di danza nella taverna di Kean, il film di Alexandre Volkoff che era uscito da poco sugli schermi parigini (e che, a sua volta, era visibilmente influenzato da Laroue [La rosa sulle rotaie] di Abel Gance).
Le fantôme du Moulin Rouge”, ha scritto la biografa americana di Clair, Celia McGerr, “contiene il meglio e il peggio del Clair di quel periodo. Sul piano narrativo, egli si affida a costrutti melodrammatici che ricordano spesso lo stile da cui pure cercava di prendere le distanze, e si dimostra troppo solerte nell’inserire una didascalia là dove la scena richiederebbe solo un minimo di recitazione o una semplice pantomima. Ma … non appena Clair si astrae dalla narrazione per concentrarsi sull’immagine, il film prende vita diventando ‘cinema puro’ ”.