Italia rediviva

 

ODISSEA
CABIRIA
MACISTE
MACISTE INNAMORATO
SOLE/LA REGINA DI MARECHIARO

Schede complete nel catalogo delle Giornate 2006 (pdf, 4,2 Mb). / For complete programme notes, download the Giornate 2006 catalogue (pdf, 4,2 Mb).

 
 

L’ODISSEA (Homer’s Odyssey; or, The Adventures of Ulysses) (Milano Films, IT 1911)
Regia/dir: Francesco Bertolini, Adolfo Padovan, con la collaborazione di/with the collaboration of Giuseppe De Liguoro; sogg./story: dall’Odissea di Omero / based on The Odyssey, by Homer; f./ph., eff. sp./spec. eff: Emilio Roncarolo; cast: Giuseppe De Liguoro (Ulisse/Ulysses), Eugenia Tettoni (Penelope), Ubaldo Maria Del Colle; lg. or./orig. l: 925 m.; 35mm, 784 m., 43’ (16 fps), imbibito e virato/tinted & toned, Cineteca del Comune di Bologna.
Didascalie in italiano / Italian intertitles.

 
 

LA DOPPIA VITA DI / THE DOUBLE LIFE OF CABIRIA

VERSIONE MUTA / SILENT VERSION
CABIRIA (Cabiria) (Itala Film, IT 1914)
Regia/dir., sogg./story, scen: Giovanni Pastrone; didascalie e nomi dei personaggi/intertitles and names of characters: Gabriele D’Annunzio; f./ph: Augusto Battagliotti, Natale Chiusano, Segundo de Chomón, Vincent C. Dénizot, Carlo Franzeri, (?) Gatti, Giovanni Tomatis; scg./des: Romano Luigi Borgnetto, Camillo Innocenti; eff. sp./sp. eff: Segundo de Chomón; cast: Lydia Quaranta (Cabiria, più tardi/later called Elissa), Marcellina Bianco? (Cabiria bambina/as a child), Teresa Marangoni (Croessa, la nutrice/the nurse), Dante Testa (Karthalo, sacerdote di Moloch/High Priest of Moloch), Umberto Mozzato (Fulvio Axilla), Bartolomeo Pagano (Maciste), Raffaele Di Napoli (Bodastoret), Edouard Davesnes (Asdrubale; Annibale / Hasdrubal; Hannibal), Italia Almirante Manzini (Sofonisba/Sophonisba), Vitale De Stefano (Massinissa), Alexandre Bernard (Siface/Syphax), Enrico Gemelli (Archimede/Archimedes), Didaco Chellini (Scipione/Scipio); lg. or./orig. l: 3364 m.; 35mm, 3308 m., 180’ (16 fps), Museo Nazionale del Cinema, Torino. Ricostruzione e stampa / Reconstructed and printed 2006.
Didascalie in inglese / English intertitles.

Meritano tutti un applauso: dal direttore del Museo del Cinema di Torino, Alberto Barbera, al suo staff – soprattutto Donata Pesenti Campagnoni e Silvio Alovisio – al brasiliano João Socrates de Oliveira, responsabile tecnico di un nuovo restauro di Cabiria (per la quarta volta dall’ultima uscita del film nel 1914) realizzato con una competenza pari all’umiltà di intenti. In termini storiografici, l’importanza dell’operazione è pari a quella del restauro di Intolerance curato dal Museum of Modern Art nel 1989. Come accadde allora all’opera-monstre di Griffith (e come ammette lo stesso de Oliveira), questo Cabiria non è un’edizione “definitiva”, non più di quanto possa esserlo qualsiasi lavoro di restauro. Vediamo perché.
Credo sia la prima volta che il restauro di un classico del cinema muto abbia come risultato una versione più corta della precedente. Ero poco più che uno studente quando mi era stata data la possibilità di consultare una bella copia in nitrato alla Cineteca Nazionale di Roma, dove avevo constatato che buona parte della scena del sacrificio al Moloch era stampata su pellicola pancromatica Agfa, del tutto diversa dal supporto ortocromatico utilizzato nel resto del film. E sì che in quella scena si vede un sacerdote del tempio di Moloch cantare a squarciagola per diversi minuti, fatto improbabile per un film del 1914. Si era ipotizzato che questa lunga sezione dovesse essere accompagnata dalla Sinfonia del fuoco di Ildebrando Pizzetti, ma l’ipotesi faceva a pugni con i fatti: la collaborazione fra Pizzetti e Pastrone fu tutt’altro che felice, e il regista si decise a relegare la nuova composizione per coro e orchestra a prologo dello spettacolo.
Le sezioni su pellicola Agfa erano state girate dopo il 1926, e utilizzate per la riedizione sonorizzata del 1931. Il nuovo restauro del Museo del Cinema ha perciò comportato – finalmente! – l’ eliminazione di queste inquadrature (150 metri in tutto) dalla versione 1914. Una copia di distribuzione spagnola conteneva tuttavia circa 100 metri di pellicola assenti dagli altri esemplari finora utilizzati (fra essi alcuni materiali provenienti dal Museum of Modern Art e dal Gosfilmofond di Mosca). Il risultato non è solo un Cabiria con cinquanta metri in meno rispetto all’ultimo restauro del 1995; è anche un Cabiria dalla qualità visiva inevitabilmente diseguale, che passa nel giro di pochi secondi dallo splendore di un’immagine tratta dal negativo originale – ne esistono lunghi frammenti – alla mediocrità di un duplicato di quarta o sesta generazione.
Detto questo, occorre sottolineare che il restauro 2006 del Cabiria 1914 è un’edizione di ricerca, non di spettacolo, e non gli si può rimproverare di aver seguito rigorosamente una metodologia che condividiamo. Il problema non è d’altronde nuovo: lo si è visto emergere in numerosi progetti analoghi – dal citato Intolerance nella versione MoMA 1989 al recente caso di un blockbuster del muto australiano, The Sentimental Bloke (Raymond Longford, 1919), presentato l’anno scorso alle Giornate del Cinema Muto. Né esiste una soluzione ideale al problema. Quando vale la pena di aggiungere venti fotogrammi dal contrasto esagerato a un’inquadratura dall’aspetto eccellente? Forse quando quei venti fotogrammi aggiungono qualcosa al significato della scena? Quando aiutano il direttore d’orchestra a seguire il film con la partitura originale? Il più delle volte è una questione di gusto, dunque non è una scienza, in ironica contraddizione con la premessa culturale dell’iniziativa. Ma è la regola del gioco: non per nulla si dice che il restauro di un film è un costante work in progress, e il Museo del Cinema ha già annunciato qualche ritocco al risultato finora ottenuto. Dopo le versioni curate da Maria Adriana Prolo nel 1977 e da Paolo Bertetto e Sergio Toffetti nel 1995, il nuovo Cabiria compie un altro spettacolare balzo in avanti alla ricerca della Versione Ideale. Non la si può chiamare “autentica”, ma è la più vicina ad esserlo. – PAOLO CHERCHI USAI (estratto da Segnocinema 139, maggio 2006)

Everyone deserves applause: from the director of the Museo del Cinema di Torino, Alberto Barbera, to his staff – above all Donata Pesenti Campagnoni and Silvio Alovisio – to the Brazilian-born artist-film-restorer João Socrates de Oliveira, who has undertaken the technical aspects of this new restoration of Cabiria (the fourth since the film’s release in 1914), carried out with an expertise equaled by the humility of the aims. In historical terms the importance of the undertaking parallels that of the restoration of Intolerance by the New York Museum of Modern Art in 1989.  As was then the case with Griffith’s monster-work (and as Oliveira himself admits), this Cabiria is not a “definitive” version, any more than any work of restoration can ever be.  Let us see why.
I believe this is the first time that the restoration of a classic of the silent cinema has resulted in a version that is shorter than the preceding one. I was little more than a student when I was given the chance to examine a beautiful nitrate print at the Cineteca Nazionale di Roma, in which I recognized that a good part of the scene of the sacrifice to Moloch was printed on Agfa panchromatic film, in every way different from the orthochrome stock used for the rest of the film. Moreover in this scene a priest of the temple of Moloch is seen singing lustily for several minutes – an unlikely feature in a film of 1914. A possible hypothesis is that this long section must have been accompanied by Ildebrando Pizsetti’s
Sinfonia del fuoco, but the hypothesis conflicts with the facts: the collaboration between Pizzetti and Pastrone was far from happy, and the director decided to relegate the new composition for chorus and orchestra to be a prologue to the performance.
The section on Agfa film was shot after 1926, and used for the reissue with sound in 1931.  The new restoration by the Museo del Cinema therefore has  – finally! – achieved the elimination of this sequence (some 150 metres) from the 1914 version. A Spanish distribution print however includes some 100 metres of film missing from the other copies previously used (among these, material from the Museum of Modern Art and Gosfilmofond, Moscow).  The result is not only a
Cabiria that is 50 metres shorter than the last restoration, of 1995; it is also a Cabiria of inevitably unequal picture quality, which changes in seconds from the splendour of an image from the original negative – long fragments of which still exist – to the mediocrity of a fourth or sixth generation duplicate.
This said, it is necessary to stress that the 2006 restoration of Cabiria is an edition of research, not of spectacle, and it cannot be reproached for rigorously following a methodology which we share. The problem is on the other hand not a new one: given the number of comparable projects – from the already mentioned
Intolerance in the MoMa version of 1989 to the recent instance of a “blockbuster” of Australian silent days, The Sentimental Bloke (Raymond Longford, 1919), at the 2005 Giornate del Cinema Muto. There is no ideal solution to the problem. When is it justified to add twenty grainy, duped frames to a sequence of high pictorial quality? Perhaps when these twenty frames add something significant to the scene?  When they help the orchestra director to follow the film with the original musical score? Mostly it is a question of taste, and so not a science, in ironic contradiction to the cultural premise of the undertaking. But it is the rule of the game: not for nothing is it said that the restoration of a film is a constant work in progress, and the Museo del Cinema has already announcd some retouching of the result already attained. After the version made by Maria Adrian Prolo in 1977 and by Paolo Bertetto and Sergio Toffetti in 1995, the new Cabiria achieves another spectacular leap forward in the search for the Ideal Version.  It cannot be called “authentic” but it is the nearest to being so. – PAOLO CHERCHI USAI (from Segnocinema 139, May 2006)

VERSIONE SONORIZZATA / SONORIZED REISSUE VERSION
CABIRIA (Itala Film, IT 1914; 1931 versione sonorizzata/sonorized reissue)
Regia/dir., sogg./story, scen: Giovanni Pastrone; didascalie e nomi dei personaggi/intertitles and names of characters: Gabriele D’Annunzio; f./ph: Augusto Battagliotti, Natale Chiusano, Segundo de Chomón,Vincent C. Dénizot, Carlo Franzeri, (?) Gatti, Giovanni Tomatis; scg./des: Romano Luigi Borgnetto, Camillo Innocenti; eff. sp./sp. eff: Segundo de Chomón; cast: Lydia Quaranta (Cabiria, più tardi/later called Elissa), Marcellina Bianco? (Cabiria bambina/as a child), Teresa Marangoni (Croessa, la nutrice/the nurse), Dante Testa (Karthalo, sacerdote di Moloch/High Priest of Moloch), Umberto Mozzato (Fulvio Axilla), Bartolomeo Pagano (Maciste), Raffaele Di Napoli (Bodastoret), Edouard Davesnes (Asdrubale & Annibale / Hasdrubal & Hannibal), Italia Almirante Manzini (Sofonisba/Sophonisba), Vitale De Stefano (Massinissa), Alexandre Bernard (Siface/Syphax), Enrico Gemelli (Archimede/Archimedes), Didaco Chellini (Scipione/Scipio);mus: Luigi Avitabile, José Ribas; 35mm, 3132 m., 136’ (20 fps), Museo Nazionale del Cinema, Torino.
Ricostruzione e stampa / Reconstructed and printed 2006.
Didascalie in inglese / English intertitles

La riedizione sonora curata da Pastrone nel 1931 è la vera sorpresa dell’operazione di restauro a cura del Museo del Cinema di Torino: le ragioni dello spettacolo e del rigore scientifico confluiscono qui in una sintesi felice e a tratti entusiasmante. Se la nuova versione 1914 di Cabiria è un bell’esempio di restauro integrativo, si potrebbe definire quella del 1931 un trionfo del restauro conservativo. Consapevole della differenza fra un’immagine girata a 16 fotogrammi al secondo e la sua reincarnazione a 24 fps, Pastrone aveva scartato l’ipotesi della colonna sonora sulla pellicola a favore della sincronizzazione con dischi fonografici. La velocità di proiezione originale era stata portata a 20 fps, e i dischi erano stati incisi in modo tale da dover essere suonati con un fonografo la cui velocità era stata modificata da 33 1/3 giri al minuto a 27 e mezzo. La versione 1931 esiste ancora, praticamente senza difetti a parte tre giunture; esistono anche i dischi, dai solchi molto rovinati ma altrimenti intatti. João Socrates de Oliveira ha trascritto e ripulito digitalmente il suono, e ha aggiunto brevissimi spezzoni di pellicola neutra nelle parti corrispondenti alle giunture, ottenendo con ciò una sincronizzazione perfetta, che rende finalmente giustizia al lungo vociare del gran sacerdote nella scena del sacrificio a Moloch al punto da mettere virtuosisticamente in risalto la corrispondenza fra voce registrata e movimenti labiali del solista. Nessuno aveva ascoltato quei dischi in più di settant’anni. Ci sono voci femminili nella partitura di Luigi Avitabile e José Ribas, e sono convinto che alcuni fra i cantori che circondano il gran sacerdote siano donne con i baffi posticci. – PAOLO CHERCHI USAI (estratto da Segnocinema 139, maggio 2006)

The reissue of Cabiria with sound, made by Pastrone in 1931, is the real surprise of the restoration project undertaken by the Museo del Cinema di Torino. The motives of spectacle and of scientific rigour here combine in a happy synthesis and with exciting features. If the new 1914 version of Cabiria is a fine example of supplementary restoration, that of 1931 can be defined as a triumph of conservative restoration. Sensitive to the difference between an image filmed at 16 frames a second and its reincarination at 24 frames, Pastrone had rejected the idea of a sound track on the film in favour of synchronization with gramophone discs. The original projection speed was increased to 20 frames per second and the discs were recorded to be played with a turntable whose speed had been modified from 33 1/3 revolutions a minute to 27 1/2.  The 1931 version survives practically without defects apart from three splices. The discs also survive, the grooves very worn but otherwise intact. João Socrates de Oliveira has transcribed them and digitally cleaned the sound, and has inserted blank film to cover the brief splice-cuts, so achieving perfect synchronization, which finally does justice to the lengthy holding-forth of the high priest in the scene of the sacritice to Moloch, to the point of a virtuoso matching of the recorded voice and the lip movements of the soloist. No-one has heard these discs for three quarters of a century. The score by Luigi Avitabile and José Ribas includes female voices, and I am certain that some of the singers who surround the high priest are women with false whiskers. – PAOLO CHERCHI USAI (from Segnocinema 139, May 2006)

 

MACISTE (Itala Film, IT 1915)
Regia/dir: Vincenzo Denizot, Luigi Romano Borgnetto; supv: Giovanni Pastrone; f./ph: Augusto Battagliotti, Giovanni Tomatis; cast: Bartolomeo Pagano (Maciste), Clementina Gay (la ragazza/the girl), Leone Papa (Ercole); lg. or./orig. l:1968 m.; 35mm, 1377 m., 67’ (18 fps), imbibito e virato/tinted & toned, Cineteca del Comune di Bologna, Museo Nazionale del Cinema,Torino.
Didascalie in italiano / Italian intertitles.

 
 

MACISTE INNAMORATO (Itala Film, IT 1919)
Regia/dir: Luigi Romano Borgnetto; f./ph: Alvaro De Simone; cast: Bartolomeo Pagano (Maciste), Linda Moglia (Ada Thompson), Orlando Ricci (Sig./Mr. Thompson); dist: UCI; lg. or./orig. l: 2005 m.; 35mm, 2000 m., 98’ (18 fps), imbibito e virato/tinted & toned, Cineteca del Comune di Bologna, Museo Nazionale del Cinema,Torino.
Didascalie in italiano / Italian intertitles.

 
 

SOLE / LA REGINA DI MARECHIARO (Polifilm, IT 1919)
Regia/dir
: Giulio Antamoro; scen: Pasquale Parisi; f./ph: Domenico Bazzichelli; cast: Leda Gys, Giovanni Grasso, Ignazio Lupi, Goffredo D’Andrea, Piero Concialdi; 35mm, 3280 ft., 55’ (16 fps), George Eastman House. Conservazione e stampa/Preserved and printed 2004, Roberto Pallme Collection.
Didascalie in italiano / Italian intertitles.