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Anno festival Sezione festival
2010 Tre maestri della Shochiku: Yasujiro Shimazu, Hiroshi Shimizu, Kiyohiko Ushihara

Titolo film ASHITA TENKI NI NAARE
Titolo alternativo 1 [Domani sarà un bel giorno]
Titolo alternativo 2 [May Tomorrow Be Fine]
Titolo alternativo 3
Paese Japan
Data uscita 1929
Produzione Shochiku
Regista Yasujiro Shimazu, Yoshio Nishio

Formato   Velocità (fps)
35mm   18
     
Lunghezza   Durata
1261 m.   61'

Fonte copia National Film Center, Tokyo
   
Note copia Didascalie in inglese / English intertitles

Cast
Shoichi Kofujita (Yoshikazu-kun), Jun Arai (suo padre/his father), Choko Iida (sua madre/his mother), Hidemaru Handa (Katsuhiko-kun), Mitsuko Takao (la sorella maggiore/his older sister), Reikichi Kawamura (suo padre/his father), Chitose Hayashi (sua madre/his mother), Yoko Kozakura (la signorina/the young miss), Kenichi Miyajima (il padre di lei/her father), Mitsuko Yoshikawa (la amdre di lei/her mother), Ryuji Nishiyama (domestico/the houseboy)
 
Altri credits
scen: Tatsuo Imai; f./ph: Shinichi Nagai
 
Altre informazioni
 
Scheda film
Ashita tenki ni naare ottenne il primo premio in un concorso per sceneggiature cinematografiche educative patrocinato dal dipartimento dell’istruzione della città di Tokyo. Il film narra la vicenda di due ragazzi, Katsuhiko e Yoshikazu, che trovano due cuccioli abbandonati subito dopo la nascita. La famiglia di Katsuhiko, figlio di un facoltoso accademico, accoglie e alleva amorosamente il cagnolino, che viene chiamato Jack. Il padre di Yoshikazu, che è un falegname, è al contrario preoccupato per il denaro che occorrerà spendere per allevare l’altro cane, ma Yoshikazu accetta di usare la propria paghetta per prendersi cura del cucciolo, che chiama Oro. Ma la madre di Jack e Oro è di proprietà di una bambina. Il padre di quest’ultima si è liberato dei cuccioli non appena nati e adesso la triste ragazzina vorrebbe riaverli.
Questa sentimentale vicenda si colloca entro una lunga tradizione di racconti giapponesi dedicati al rapporto tra esseri umani e cani: l’esempio più famoso è quello di Hachiko, il Greyfriars Bobby del Giappone, cui è stata eretta una statua davanti alla stazione Shibuya a Tokyo e la cui storia è stata portata sullo schermo sia in Giappone sia a Hollywood nel film del 2009 con Richard Gere Hachi: A Dog’s Story, ovvero Hachicko: il tuo migliore amico. Nell’ambito del cinema giapponese, la tradizione delle storie canine si è protratta nel ventunesimo secolo grazie a film come Sayonara Kuro di Joji Matsuoka (2003) e Quill di Yoichi Sai (2004).
ALEXANDER JACOBY & JOHAN NORDSTRÖM