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Anno festival |
Sezione festival |
2001 |
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Titolo film |
AI NO MACHI |
Titolo alternativo 1 |
[TOWN OF LOVE] |
Titolo alternativo 2 |
[CITTÀ DELL'AMORE, LA] |
Titolo alternativo 3 |
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Paese |
Japan |
Data uscita |
1928 |
Produzione |
Nikkatsu |
Regista |
Tasaka, Tomotaka |
Formato |
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Velocità (fps) |
35mm |
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24 |
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Lunghezza |
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Durata |
7081 ft. |
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79' |
Fonte copia |
National Film Center |
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Note copia |
Didascalie in giapponese, sottotitoli in inglese / Japanese intertitles, English subtitles. |
Cast |
Shizue Natsukawa Bontaro Miake Shozo Nanbu Yutaka Mimasu Yoshii Yasushi |
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Altre informazioni |
John Sweeney, pianoforte. prima proiezione / released 31.8.1928 |
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Scheda film |
Un'orfana… i genitori mandati via dal nonno… proprietario di una fabbrica… lei lavora in incognito nella fabbrica del nonno… diventa la sua segretaria personale… lui cerca disperatamente il figlio che aveva scacciato… nipote e nonno si ritrovano… le condizioni di lavoro degli operai migliorano. Avrete subito riconosciuta da questo sunto l'opera in questione, perché vi è familiare da sempre, l'avete letta da piccoli, tramandata di generazione in generazione: En famille di Hector Malot, bestseller di fine Ottocento, amatissimo classico della letteratura per ragazzi, vivo ancora oggi. E invece no. Il sunto è tratto dal catalogo della retrospettiva del cinema giapponese al Centre Pompidou (1984) e riguarda un film del 1928 di Tomotaka Tasaka. (I titoli di testa ci confermano poi che la sceneggiatura si è ispirata al romanzo di Malot.) Le produzioni cinematografiche di tutti i tempi e di tutti i paesi si sono incessantemente appropriate di contenuti e materiali della più disparata provenienza, adattandoli e trasponendoli. Quali elementi del romanzo francese del 1893 si potevano utilizzare in Giappone nel 1928, quali vennero invece ricusati o deformati? Si poteva chiaramente attingere alla critica sociale che stigmatizzava le condizioni di vita delle maestranze nel processo di industrializzazione: il "cinema di tendenza" critico nei confronti della società (keiko eiga) è allora in auge. Ricusata invece è la protagonista, nel romanzo un'orfana dodicenne, coraggiosa, intelligente, indomita, che affronta da sola enormi problemi e pericoli e alla fine ammansisce il nonno senza cuore. Al posto dell'eroica fanciulla nel film si vede una giovane donna sentimentale e sottomessa, che dopo un minuto di lavoro fisico tracolla e si diletta invece a dare una spolveratina nella villa del nonno e a disporre fiorellini qua e là. Davanti alle contrarietà reagisce torcendosi le mani. Perché mai un film giapponese del 1928 ha bisogno di una tale creatura? Ne ha bisogno come "metà" di una coppia amorosa. I problemi, infatti, li affronta un baldo giovane, che completa la coppia: con la love story e alcuni lirici numeri musicali l'elegante produzione della Nikkatsu si qualifica come moderno film d'amore. Come nei gendai geki della Shochiku (meglio conservati e trasmessi e quindi meglio conosciuti) ci imbattiamo qui in una grande ricchezza formale. Ai no machi appartiene al rimarchevole gruppo di film giapponesi muti sopravvissuti al di fuori del Giappone (in questo caso in Belgio). - MLF
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