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Comunicato stampa n° 15
LULÙ, LA PIU’ GRANDE STORIA D’AMORE
E DI MORTE DELLA STORIA DEL CINEMA PER LA CHIUSURA DELLE GIORNATE DEL
CINEMA MUTO
Sabato 13 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone
A chiudere una delle più riuscite edizioni delle Giornate del
Cinema Muto, è stato scelto un capolavoro dell’erotismo
di tutti i tempi, la Lulù di G.W.Pabst che consacrò per
sempre il mito della diva Louise Brooks, di cui è stato appena
ricordato il centenario della nascita. Lulù è una delle
icone della seduzione femminile, simbolo di una concezione anarchica
e sfrenata dell’amore che sovverte ogni regola e ordinamento sociale.
Il personaggio è tratto dall’omonimo lavoro teatrale di
Frank Wedekind, che aveva profondamente scandalizzato l’ambiente
fin-de-siècle, procurando addirittura al suo autore un breve periodo
di detenzione. La preparazione del film impegnò a lungo Pabst,
a cominciare dalla ricerca della protagonista. Furono eseguiti centinaia,
se non migliaia di provini, ma per un motivo o per l’altro tutte
le candidate furono scartate. C’era poi il problema della nazionalità,
perché era opinione dei più che Lulù era figura
poetica squisitamente tedesca, se non addirittura un simbolo della psiche
nazionale, e pertanto dovesse essere interpretata da un’attrice
tedesca. Pabst fece però di testa sua e, più interessato
all’immagine che alla fedeltà letteraria, intese smorzare
gli effetti da grand guignol del dramma per andare incontro a una vicenda
che fosse più vicina al vero. Appena vide sullo schermo Louise
Brooks, un’americana del Kansas, nel film A Girl in Every Port di Howard Hawks, capì immediatamente che la sua Lulù non
poteva essere che lei. Così bella e sexy, una seduttrice dal cuore
di ghiaccio, l’attrice era pronta per ridefinire i canoni della
recitazione cinematografica e i codici di una nuova bellezza femminile,
non solo nell’atteggiamento ma anche nel costume. Pabst ebbe anche
la pazienza di aspettare che Louise Brooks sciogliesse un precedente
contratto con la Paramount ed ebbe il coraggio di preferirla ad una giovane
ma già determinata Marlene Dietrich che desiderava fortemente
la parte. In un’epoca in cui l’America stava attirando i
migliori talenti dalla Germania, si verificava il caso di una star di
Hollywood che compiva il tragitto opposto.
Lulù viene proiettata con un nuovo accompagnamento musicale composto
da Paul Lewis che sarà anche alla direzione dell’Orchestra
Sinfonica del Friuli Venezia Giulia. Lewis, che proviene da una famiglia
di musicisti, definisce il film “un giro sulle montagne russe dell’emozione” e
ritiene di aver avuto un grande privilegio con la possibilità di
aggiungere la musica alle immagini di uno dei più grandi capolavori
del cinema. “Mi sono imbarcato nella composizione di questa partitura,
dichiara, nel solo modo che conosco: con passione assoluta e dedizione
totale, guardando il film con gli occhi di un esperto degli slanci e
degli stratagemmi dell’amore sia romantico che passionale.” Ogni
personaggio è caratterizzato da un tema musicale, quello di Lulù è interpretato
con ostentata volubilità da un violino solista, e l’impianto
complessivo è ispirato ad una concezione operistica, con generoso
uso di melodie ben delineate.
Come ad ogni chiusura delle Giornate, la proiezione sarà preceduta
dall’annuncio e dall’assegnazione del Premio Jean Mitry a
due personalità che si sono distinte nel campo dello studio, della
conservazione e della diffusione del cinema. Quest’anno il premio,
che sarà consegnato dall’Assessore alla Cultura della Provincia
di Pordenone Lorenzo Cella, va all’animatore e storico dell’animazione
John Canemaker (Premio Oscar nel 2006) e a Madeline Matz, referente insostituibile
per le ricerche bibliografiche degli studiosi di cinema di tutto il mondo.
(12 ottobre 2007)
Ufficio Stampa
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