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Comunicato n° 12
IL CINEMA DI WEIMAR. L’INFERNO SOPRA BERLINO
Programma di venerdi 12 ottobre 2007 alle Giornate del Cinema Muto di
Pordenone
A lungo il cinema muto tedesco degli anni Venti è stato letto
come fosca premonizione del nazismo, un cinema di incubi e follia, di
Nosferatu, Caligari, Metropolis. Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone
cercano di ristabilire una più giusta prospettiva su quel periodo,
esplorando parte della ricchissima produzione tedesca, oltre 3.000 lungometraggi,
del primo dopoguerra, un arco di tempo compreso tra il 1918 e il 1929.
Le Giornate hanno operato una scelta di 15 titoli ingiustamente dimenticati
e molto raramente inseriti in cicli o rassegne. Sono drammi circensi,
adattamenti letterari, commedie piccanti, film sentimentali, diretti
da registi che rivelano grande personalità e inventiva. Come nel
caso del film che viene presentato oggi al Teatro Verdi, Il cerchio
della morte, del 1928, di Arthur Robison, un artista che si divise tra Berlino
e Hollywood. Una delle ragioni dell’oblio che ha circondato per
anni la conoscenza dell’ “altra Weimar” sta nel fatto
che molti di quei registi erano ebrei che furono costretti all’esilio
all’avvento del nazismo. Molti di loro ebbero la carriera distrutta
e i loro nomi e i loro film furono del tutto dimenticati.
Destino ancora più tragico capitò all’attore Kurt
Gerron, uno dei protagonisti dell’Angelo Azzurro accanto a Marlene
Dietrich, alla cui vicenda è dedicato il documentario Kurt
Gerrons Karussell di Ilona Ziok in programma oggi alle Giornate. Gerron era uno
showman ebreo tedesco molto popolare che venne internato nel campo di
concentramento di Theresienstadt destinato prevalentemente a raccogliere
artisti. Privati della libertà, del cibo e della speranza, i prigionieri
del campo potevano fare solo ciò che sapevano fare meglio: allestire
spettacoli e fare musica. L’idea forte del documentario è quella
di ricreare lo spettacolo di cabaret, il Karussell, scritto e messo in
scena da Gerron nel campo di concentramento. Ute Lemper, Max Raabe e
Ben Becker eseguono le canzoni di Gerron davanti a un pubblico composto
da sopravvissuti di Theresienstadt. La tragedia finale di Gerron, fortemente
simbolica del destino di migliaia di internati, è che egli si
illudeva che i suoi spettacoli nel campo gli avrebbero salvato la vita.
Accettò persino di dirigere per i nazisti un film di propaganda
sul campo, Una città regalata agli ebrei, e gli unici 20 minuti
sopravvissuti di questo straordinario documento verranno mostrati alle
Giornate in coda al lavoro della Ziok.
L’evento musicale di oggi è Chicago, il cui accompagnamento
dal vivo è affidato al Prima Vista Social Club, formazione ben
nota al pubblico delle Giornate. Non è sicura l’attribuzione
totale di questo film, che si basa e fonde insieme due casi di cronaca
nera che ebbero protagoniste due belle e giovani donne, a Cecil B. DeMille.
che del resto firma la supervisione artistica. Poiché il regista
era impegnato nello stesso tempo nel lancio del suo kolossal religioso
Il re dei re, non era opportuno che il suo nome venisse coinvolto in
una storia di crimine e torbide passioni. Perciò al di là di
quanto l’intervento di DeMille sia stato effettivamente determinante
nella realizzazione di Chicago, appare accettabile la soluzione di indicare
nel suo aiuto Frank Urson il regista principale. Ciò che più importa è la
constatazione che Chicago è un’opera estremamente rilevante,
e che la proiezione di Pordenone è l’anteprima europea di
una copia a 35 mm recentemente e magnificamente restaurata dall’UCLA.
Di Chicago esistono molte altre versioni cinematografiche, l’ultima
delle quali è del 2002, con Catherine Zeta-Jones, Renée
Zellweger, Richard Gere e la regia di Rob Marshall, ispirata al musical
di Bob Fosse. (11 ottobre 2007)
Ufficio Stampa
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