FUORI QUADRO / OUT OF FRAME
Haghefilm/Selznick School Fellowship 2007

La Haghefilm Fellowship è una borsa di studio istituita nel 1997 per dare un’ulteriore opportunità professionale ai diplomati della L.Jeffrey Selznick School of Film Preservation organizzata dalla George Eastman House. Per festeggiare nel 2007 il decimo anniversario della Fellowship, Peter Limburg e Menno Revers della Haghefilm hanno deciso di creare una seconda borsa permettendo così a due diplomati della School di recarsi ad Amsterdam per lavorare – a stretto contatto con gli specialisti del laboratorio dell’Haghefilm – al restauro di due film della GEH poi presentati al pubblico delle Giornate. I due vincitori dell’edizione 2007 sono Daniela Currò di Legnano, in provincia di Milano, e Vincent Pirozzi di Palm Springs, California.
Daniela Currò, laureata in Cinema all’Università degli Studi di Milano, dove ha scritto la tesi sulla Collezione di nitrati Pittaluga della Cineteca Italiana di Milano, ha lavorato in passato come insegnante di letteratura e programmatrice cinematografica, ed ha tenuto corsi di pre-cinema e produzione cinematografica. Ha anche collaborato alla ricerca per il restauro di Israel (1919), di André Antoine, proiettato alle Giornate del Cinema Muto nel 2005. Nel corso del suo anno alla Selznick School, Daniela ha pure dato un importante contributo al completamento dell’analisi e dell’archiviazione della collezione Davide Turconi.
Vincenzo Pirozzi si è laureato in Cinema all’Evergreen State College di Olympia, Washington, ed è divenuto un membro attivo della Film Arts Foundation di San Francisco, lavorando – a vario titolo – a numerose produzioni indipendenti. Ha anche lavorato nel settore archivistico nella zona della Baia, alla San Francisco Cinematheque oltre che al Pacific Film Archive di Berkeley. Il suo campo di studi alla George Eastman House era la restaurazione digitale. – Caroline Yeager

The Haghefilm Fellowship was established in 1997 to provide additional professional experience to outstanding graduates of The L. Jeffrey Selznick School of Film Preservation at George Eastman House. To honor the 10th anniversary of the Haghefilm Fellowship, Peter Limburg and Menno Revers of Haghefilm decided to award a second fellowship in 2007, providing opportunities for two Selznick School graduates to travel to Amsterdam and preserve two GEH films in the Haghefilm laboratory. The Fellowship recipients work alongside Haghefilm lab professionals and complete each stage of their own preservation projects. The Fellowship winners are then invited to showcase the results of their work at the Giornate. The recipients of the 2007 Haghefilm Fellowships are Daniela Currò of Legnano, Milan, Italy, and Vincent Pirozzi of Palm Springs, California.
Daniela Currò is a Cinema Studies graduate of the Università degli Studi di Milano, where she did her thesis on the Pittaluga Nitrate Collection at the Cineteca Italiana in Milan. In past years she worked as a literature teacher and film programmer, and taught courses on pre-cinema and film production. She collaborated in the research for the restoration of
Israel (1919) by André Antoine, screened at the Giornate del Cinema Muto in 2005. During her year in the Selznick School, Daniela also made an important contribution toward completing the archival analysis and processing of the Davide Turconi Collection.
Mr. Pirozzi earned a degree in Film from The Evergreen State College, in Olympia,Washington, and became an active member of the Film Arts Foundation in San Francisco, working in various capacities on numerous independent productions. He was also involved in the archival community in the Bay Area, doing work at the San Francisco Cinematheque, as well as the Pacific Film Archive in Berkeley. His focus of study at George Eastman House was in digital restoration. –
Caroline Yeager

[KALEIDOSCOPE] (Kodak Research Laboratories, US, c.1925)
Prod., regia/dir:Loyd A. Jones; 35mm, 220 m., c.9’ (22 fps), colore/colour; fonte copia/print source: George Eastman House, Rochester, NY.
Senza didascalie; titolo di testa in inglese / No intertitles; main title in English.
La fonte per questo restauro sono stati due film su supporto nitrato donati alla George Eastman House dai Laboratori di Ricerca Kodak nel 1961. Entrambi i film, un negativo in bianco e nero e un positivo a colori, erano privi di titoli ed apparivano incompleti. Il negativo era composto di due brevi sezioni e parte del positivo era stata precedentemente rimossa a causa di decomposizione. Entrambe le scatole mostravano però lo stesso titolo, Kaleidoscope. La scatola contenente il positivo a colori indicava anche la tecnica di colorazione del film, Kodachrome a due colori, e l’autore dell’esperimento, dott. Jones. Di conseguenza, all’arrivo alla George Eastman House, il positivo fu facilmente identificato mentre il negativo, che mostrava coppie di fotogrammi esposti attraverso due diversi filtri colorati, fu originariamente considerato un negativo ottenuto con il procedimento Kinemacolor.
Attorno alla metà degli anni Venti, Loyd A. Jones, capo del Dipartimento di Fisica dei Laboratori di Ricerca Kodak, lavorava alla produzione di immagini colorate in movimento usando prismi di vetro e dischi ricoperti di uno strato di gelatina variamente pigmentata. Il movimento rotatorio di questi dischi veniva poi fotografato con la tecnica Kodachrome a due colori, un procedimento che, diversamente dal successivo Kodachrome reversal, presupponeva il passaggio negativo-positivo.
Kaleidoscope fu il risultato di uno di questi esperimenti. In un saggio pubblicato nel 1928 dalla Società degli Ingegneri Cinematografici e intitolato La riproduzione di forme e colori in movimento attraverso il Caleidoscopio Cinematografico, lo stesso Jones spiega: “Utilizzando il principio del caleidoscopio altamente perfezionato sotto l’aspetto ottico ed un disco riproducente forme colorate che ruota con moto uniforme a bassa velocità, è possibile ottenere disegni dinamici di straordinaria bellezza e simmetria che mostrano una successione di variazioni davvero notevoli. Gli effetti così ottenuti possono essere filmati mediante la cinematografia a colori e poi normalmente proiettati su uno schermo appropriato.”
Forse Kaleidoscope non fu mai proiettato per un pubblico pagante; eppure in quegli stessi anni simili film sperimentali prodotti dalla Kodak raggiunsero il pubblico. Nel saggio citato, lo stesso Jones scrive che “Mobile Color, un film che mostra queste immagini caleidoscopiche, è stato proiettato a Rochester nel corso della regolare programmazione del Teatro Eastman”. Il New York Times riporta inoltre che al Teatro Cameo, la sera del 19 marzo 1926, Color Dynamics, “un affascinante studio di forme prismatiche” prodotto dai Laboratori di Ricerca Kodak, faceva parte, assieme a The Pilgrim di Charlie Chaplin e Ballet mécanique di Fernand Léger e Dudley Murphy, del programma d’apertura per The Three Wax Works [Das Wachsfigurenkabinett] di Paul Leni.
I colori insoliti e le evoluzioni psichedeliche di Kaleidoscope non mancheranno di affascinare anche il pubblico di oggi. – Daniela Currò

This preservation was derived from two nitrate film elements donated to George Eastman House from the Kodak Research Laboratories in 1961. Both elements, a b&w negative and a color positive, displayed no credits and did not appear to be complete. The negative consisted of two brief sections, and part of the positive had been removed as a consequence of decomposition.
Kaleidoscope was the title on the two cans. The can in which the positive element was originally stored indicated “two-color Kodachrome” as the color process used and “Dr. Jones” as the author of the experiment. So, upon its arrival at George Eastman House, the positive was easily identified, while the negative, displaying sequential frames exposed through two different color filters, was originally believed to be a Kinemacolor negative.
During the mid-1920s Loyd A. Jones, head of the Physics Department of Kodak Research Laboratories, worked on the production of dynamic color effects using glass prisms and glass discs irregularly coated with dyed gelatin. These moving discs were to be reproduced with the two-color Kodachrome process, a negative-positive process not to be confused with the later Kodachrome reversal principle.
Kaleidoscope was the result of one of those experiments. As Jones explains in The Reproduction of Mobility of Form and Color by the Motion Picture Kaleidoscope, a paper published in 1928 by the Society of Motion Picture Engineers: “By using the kaleidoscopic principle, highly perfected from the optical standpoint, in conjuction with a colored patternplate moving at a relatively slow uniform velocity, dynamic designs of extraordinary beauty and symmetry can be obtained which show a succession of evolutionary changes that are indeed remarkable. The effects thus obtained can be recorded by means of color motion photography and then projected on a suitable screen in the ordinary manner.”
Kaleidoscope may have never been shown to a paying audience, but in those same years similar experimental films produced by Kodak reached the public. Jones himself mentions that “a film entitled Mobile Color showing these moving kaleidoscopic patterns” was projected at the Eastman Theater in Rochester during one of its regular programs. Also, the New York Times reports that on 19 March 1926 Color Dynamics, “an inspiring study in prismatic patterns” produced by Eastman Kodak Laboratories, was on the supporting program at the Cameo Theatre in New York preceding the projection of The Three Wax Works [Das Wachsfigurenkabinett] by Paul Leni, along with The Pilgrim by Charlie Chaplin and Ballet mécanique by Fernand Léger and Dudley Murphy.
The unusual colors and the psychedelic patterns of
Kaleidoscope won’t fail to fascinate today’s audience as well. – Daniela Currò


THE VOICE INVISIBLE / MAKING A RECORD (American Pathé, US, c.1919)
Regia/dir: ?; 35mm, 449 ft., c.7’ (18 fps); fonte copia/print source: George Eastman House, Rochester, NY.
Didascalie in inglese / English intertitles.
Queste produzioni divulgative della Pathé americana sono state abbinate per la prima volta nella sezione di “Scienza popolare e storia naturale” del Descriptive Catalogue of Pathéscope Safety Standard Films (seconda edizione, 1920 ca.). Making a Record mostra nei dettagli l’intero processo di fabbricazione dei dischi per fonografo e, secondo il catalogo Pathéscope, “interesserà tutti coloro che abbiano mai sentito un fonografo”.
Commissionato dal Bureau of Standards americano, The Voice Invisible presenta i primi esempi di tecnologia per la comunicazione senza fili, nelle sue varie applicazioni nella vita moderna, sia pratiche e ricreative, come la radio, il telegrafo e il telefono. È compresa anche una deliziosa scena in cui una coppia munita di cuffie funziona da stazione ricevente mobile (la donna ha il ricevitore legato sulla schiena!) mentre balla il valzer in giro per l’ufficio. Una copia in diacetato a 28mm è la fonte da cui è stata ricavata questa pellicola restaurata a 35mm. – Vincenzo Pirozzi
These informative American Pathé productions were first paired in the “Popular Science, Natural History” section of the Descriptive Catalogue of Pathéscope Safety Standard Films (Second Edition, c.1920). Making a Record shows in detail the entire process of how phonograph records are manufactured, and according to the Pathéscope catalogue, “will interest all those who have ever heard a phonograph”. Commissioned by the U.S. Bureau of Standards, The Voice Invisible depicts early wireless communication technology and its various practical and recreational applications in modern life, such as the radio, telegraph, and telephone. Included is a delightful scene in which a couple wearing earphones act as a mobile receiving station (the lady has the receiver strapped to her back!), and waltz around an office. A 28mm diacetate print was the source material for this newly restored 35mm print. – Vincent Pirozzi