Comunicati stampa 2005 / Press Releases (Italian only)

 
 


 

19 ottobre 2005
LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
“PROSEGUONO” A NEW YORK
Alla Brooklyn Academy of Music, dal 20 al 23 ottobre 2005, la quarta edizione del Pordenone Silent Film Weekend

Sbarcano nella Grande Mela le Giornate del Cinema Muto. Spenti i riflettori sulla  XXIV edizione che si è svolta a Sacile e a Pordenone dal 7 al 16 ottobre, il festival avrà un felice e prestigioso epilogo a New York dove, a partire da oggi e sino al 23 ottobre, si apre un nuovo importante momento dedicato alla riscoperta del cinema delle origini che trae spunto proprio dal  festival friulano.  
Si rinnova infatti per la quarta volta l’appuntamento con il Pordenone Silent Film Weekend alla Brooklyn Academy of Music (meglio conosciuta con l’acronimo di BAM), che sin dalle passate edizioni ha riscontrato un ottimo successo di pubblico. Una quattro giorni di proiezioni che rende omaggio alle Giornate del Cinema Muto, conosciute all’estero come Pordenone Silent Film Festival, e che proporrà una selezione di pellicole passate sullo schermo dello Zancanaro di Sacile lo scorso anno.
La prima giornata sarà tutta dedicata alla grande star bambina del muto “Baby Peggy”, oggi una distinta e vitalissima signora ultraottantenne, habitué delle Giornate, ospite sia nel 2004 che nell’edizione appena conclusa. A New York si vedranno due dei suoi titoli più famosi, entrambi del 1924, Helen’s Babies e Captain January. Venerdì 21 sarà invece il giorno di Serge Bromberg, restauratore alla Lobster Film di Parigi ma non privo di doti di grande intrattenitore. A New York porterà alcune riscoperte tra le più recenti, per un programma a sorpresa che nelle scorse edizioni ha fatto passare sullo schermo cortometraggi di Méliès, dei fratelli Lumière, di Buster Keaton e di Charlie Chaplin nonché alcuni titoli della Gaumont. Sabato 22, a deliziare il pubblico newyorchese sarà il volto angelico di Lillian Gish, appena celebrata a Sacile nel giorno del suo compleanno con la sua grande interpretazione di Hester Prynne nel capolavoro di Sjöström tratto dalla Lettera scarlatta di Hawthorne. Alla BAM la si ritroverà più giovane di dieci anni, in due film del 1915, Enoch Arden e The Lily and the Rose.
Comincerà sabato per concludere domenica il quarto Pordenone Silent Film Weekend un programma dedicato alla rassegna sul cinema inglese dimenticato presentata con grande successo alle Giornate 2004. Del cinema d’Oltremanica saranno proposti Underground e A Cottage on Dartmoor di Anthony Asquith (forse la più grande riscoperta di quella retrospettiva) e The Triumph of the Rat di Graham Cutts con il divo Ivor Novello.
Anche per l’accompagnamento musicale non ci si allontana dalla scelta e dal gusto delle Giornate. Per tutte le proiezioni – salvo il programma di Serge Bromberg che lo vedrà protagonista anche al piano – la musica dal vivo sarà eseguita da Donald Sosin, uno dei pianisti storici del festival pordenonese


   
 

16 ottobre 2005
BILANCIO PIU’ CHE POSITIVO PER UN FESTIVAL CHE SI PREPARA A FESTEGGIARE I SUOI PRIMI 25 ANNI
Le Giornate del Cinema Muto hanno salutato il pubblico con i capolavori di Antoine (sabato 15, Teatro Zancanaro di Sacile) e di Clarence Brown con Greta Garbo (domenica 16, Teatro Verdi di Pordenone)

35mila presenze in otto giorni. Questi i primi dati della XXIV edizione delle Giornate del Cinema Muto che si è chiusa sabato sera a Sacile con la consegna del prestigioso Premio Jean Mitry e che ha avuto un epilogo spettacolare a Pordenone dove il teatro Verdi ha ospitato (domenica 16) il capolavoro di Clarence Brown Flesh and the Devil (La carne e il diavolo), con una Greta Garbo in stato di grazia. 
Oltre ottocento gli accreditati arrivati quest’anno a Sacile da tutto il mondo con una nutrita delegazione proveniente dal Giappone e dall’Australia anche se, come sempre, la parte del leone la fanno gli americani giunti numerosissimi (oltre 120 accreditati) e i britannici (quasi 100). 83 gli accreditati dalla Germania, 46 dalla Francia. Gli ospiti sono arrivati anche da Hong Kong, da Finlandia, Svizzera, Austria, Canada, Ungheria, da Israele e dall’Iran, dalla Russia, dal Belgio. Un terzo circa del totale era costituito dagli italiani.
Sul fronte dei film, le pellicole presentate sono state un centinaio, quasi tutti lungometraggi. Numerose le anteprime nazionali ed europee, un’anteprima mondiale (il restauro del film di Lubitsch Theonis, la donna dei faraoni), molte le riscoperte. FilmFair 2005, la fiera del libro e del collezionismo cinematografico ha proposto 25 incontri con autori che hanno presentato altrettanti libri o dvd di recente pubblicazione. Una curiosità: è stato il primo anno in cui il festival ha ospitato 7 film sonori; in questi ultimi anni, nei nuovi restauri, c’è la volontà di riproporre i film muti al pubblico di oggi con una colonna sonora preregistrata. Le Giornate del Cinema Muto, nonostante ciò, mantengono la loro tradizione di accompagnare i film con la musica dal vivo e da questo punto di vista l’edizione 2005 è stata assolutamente spettacolare con un evento musicale - un film, cioè, accompagnato da un gruppo musicale o da orchestra - per ogni serata. Sono stati 60 i musicisti che per otto serate dalla buca dello Zancanaro e del Teatro Verdi hanno proposto suggestioni straordinarie, come nel caso dell’accompagnamento diretto e composto dal maestro Raymond Alessandrini ed eseguito dall’Octuor de France per L’Hirondelle et la Mesange di André Antoine.
Anche quest’anno le Giornate hanno avuto il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia e del Comune di Pordenone, della Città di Sacile, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Camera di Commercio di Pordenone, della Fondazione Crup, della Banca Popolare FriulAdria. Un grazie va anche ad Haghefilm, Sim2, Trenitalia, Moroso, Karton, alla signora Marina Zancanaro e, per i rinfreschi serali di FilmFair, a Salumeria Fantuzzi, Formaggi Latteria Cavolano, Trattoria Cavour, Pizzeria S'ciaus, Ristorante La Piola, Bar Sfriso, Ristorante Le Contrade, Bar Al 32, Casa della Frutta Moreno, Antica Osteria, Pizza New, Antica Sacile, Ristorante Ai Due Mori, Bar Commercio, Ristorante Pedrocchino, Pasticceria Brieda, Gruppo Alpini di Sacile e alla Pro Sacile, che insieme alle Giornate ha offerto i vini de "La Braghina". Si ringrazia inoltre il Caffé Grosmi per aver offerto un caffé gratis a tutti gli ospiti delle Giornate.


   
 

15 ottobre 2005
LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO RENDONO OMAGGIO A GRETA GARBO NEL CENTENARIO DELLA NASCITA
LA CARNE E IL DIAVOLO
(Flesh and the Devil, 1926)
Speciale accompagnamento al pianoforte di Stephen Horne
Domenica 16 ottobre 2005, ore 20.30, Pordenone, Teatro Verdi

Greta Garbo (Greta Lovisa Gustafsson nata a Stoccolma il 18 settembre di un secolo fa) non poteva mancare nel suo centenario nel ricco cartellone della XXIV edizione delle Giornate del Cinema Muto, il festival dedicato al cinema delle origini, che chiuderà in bellezza rendendo omaggio alla Divina con una proiezione speciale.
Il Teatro Verdi di Pordenone ospiterà, domenica 16 ottobre alle 20.30, in una splendida copia restaurata da Photoplay e con l’accompagnamento speciale al piano di Stephen Horne, Flesh and the Devil (La carne e il diavolo, 1926) di Clarence Brown, che ci riporta agli albori della favolosa carriera della Garbo. Fu infatti il suo primo grande trionfo cinematografico e il film che la lanciò in America. Un ardente melodramma in cui la Divina interpreta una donna cinica e sensuale che distruggerà per sempre l’amicizia fraterna tra due uomini e che la vede protagonista – insieme a John Gilbert – di alcune fra le più belle scene d’amore della storia del cinema. La situazione particolarmente felice che si creò sul set – la direzione di un ottimo regista, un grande direttore della fotografia, William Daniels, e la passione che divampò tra i due attori protagonisti – risultarono in una pellicola tra le più erotiche del cinema muto e, per dirla con le parole dello storico Kevin Brownlow, “di stupefacente qualità fotografica e cinematografica”.
Kevin Brownlow, autore del documentario Garbo (2005), che pure è stato presentato alle Giornate, ci regala anche una rara testimonianza del regista Clarence Brown, che così descrive la Garbo: “Aveva qualcosa che nessun altro aveva sullo schermo. Nessuno. Non so se ne fosse consapevole, ma era proprio così. E posso spiegarlo in quattro parole. Giravo una scena con lei e ottenevo un risultato discreto. La rifacevo tre, quattro volte: veniva abbastanza bene, ma non ero soddisfatto per davvero. Quando però vedevo quella scena sullo schermo, c’era qualcosa in più. La Garbo nascondeva nello sguardo qualcosa che non si riusciva a vedere finché non lo si riprendeva in primo piano. Si poteva vedere il suo pensiero. Se doveva guardare una persona con gelosia, e un’altra con amore, non doveva cambiare espressione. Si poteva cogliere il cambiamento nei suoi occhi mentre spostava lo sguardo da una persona all’altra. Nessun altro era capace di farlo sullo schermo. Per me, lei comincia dove tutti gli altri finiscono.”
L’ingresso allo spettacolo finale delle Giornate 2005 è gratuito


   
 

14 ottobre 2005
IL PREMIO JEAN MITRY 2005 A HENRI BOUSQUET E YURI TSIVIAN

Parla francese e russo quest’anno il prestigioso Premio Jean Mitry, che sabato 15 ottobre, in apertura della serata che conclude gli appuntamenti sacilesi delle Giornate del Cinema Muto, sarà consegnato dal Presidente della Provincia di Pordenone Elio De Anna al francese Henri Bousquet e al lettone Yuri Tsivian per i loro meriti nell’attività di ricerca e divulgazione del cinema muto.
Bousquet è studioso del cinema muto europeo, in particolare di quello francese, e ha dedicato oltre quindici anni della sua vita alle ricerche volte alla pubblicazione dei sette volumi dei Catalogues Pathé (1896-1927), stampati in proprio e usciti tra il 1992 e il 2004. Ha inoltre curato con Laurent Mannoni un volume sullo studio Eclair (1992) e da molti anni collabora alla rivista Les Cahiers de la Cinémathèque di Perpignan, dove escono regolarmente i suoi resoconti delle varie edizioni delle Giornate del Cinema Muto, che segue sin dal 1986. Ha scritto saggi e articoli per riviste e volumi collettivi, fra cui Verso il centenario: Pathé e ha appena terminato per la rivista Archives una biografia dell’attrice bambina Maria Fromet. Attualmente sta lavorando alla biografia di Berthe Bovy, attrice del muto d’Oltralpe e della Comédie française.
Tsivian, docente di storia del cinema all’Università di Chicago, è il massimo studioso di cinema muto russo, al quale ha dedicato libri di rilevanza internazionale come Silent Witnesses/Testimoni silenziosi 1908-1919 (Le Giornate del Cinema Muto, 1989), Istoricheskaya Retseptsija Kino: Kinematograf V Rossii 1896-1930, Riga, 1991; Early Cinema in Russia and its Cultural Reception (The University of Chicago Press, 1998); Ivan the Terrible (Ivan il Terribile, BFI, 2002); Dialogo con lo schermo con Juri Lotman (pubblicato anche in Italia da Moretti e Vitali nel 2001); Lines of Resistence: Dziga Vertov and the Twenties (Le Giornate del Cinema Muto, 2004). Ha collaborato al restauro della musica dell’Uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov, ha curato i commenti alle edizioni in DVD di opere di Ejesenstejn e Vertov, di Bauer, del cinema prerivoluzionario, e ha restaurato le didascalie di più di venti film muti russi. Infine, ha curato la grande rassegna che le Giornate del Cinema Muto hanno dedicato lo scorso anno a Vertov e che senza di lui non sarebbe mai stata possibile.


   
 

13 ottobre 2005
ANTEPRIMA EUROPEA DELLA LETTERA SCARLATTA NEL 110° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI LILLIAN GISH
Programma di venerdì 14 ottobre 2005

Raramente capita, come ben sanno gli appassionati di cinema, che da un buon libro si ricavi un buon film. Eppure talvolta il miracolo riesce. E’ il caso della Lettera scarlatta, il capolavoro della letteratura americana scritto da Nathaniel Hawthorne, portato sullo schermo nel 1926 da Victor Sjöström, regista svedese di successo messo sotto contratto dalle major di Hollywood, dove il suo nome fu americanizzato in Seastrom.
Anima del progetto di dar vita alla versione cinematografica del romanzo fu Lillian Gish, che voleva uscire dal clichè dei ruoli da ingenua che l’avevano resa celebre nei film di Griffith. Fu proprio l’integerrima reputazione dell’attrice che convinse la produzione, e tranquilizzò la censura,  sulla possibilità di limitare al massimo i danni, affrontando un tema bollente come quello dell’adulterio nell’America puritana e bigotta degli anni 20.
L’adattamento cinematografico (uscito anche in Italia con il titolo La lettera rossa) risulta molto fedele allo spirito del libro e ne accentua la carica erotica e sensuale. Sjöström punta sulla vitalità della Gish, legandola abilmente alla natura circostante attraverso la mobilità della macchina da presa.
La proiezione di questo capolavoro restaurato avviene il 14 ottobre, nel giorno di nascita della protagonista Lillian Gish, che oggi avrebbe quindi compiuto 110 anni. Una curiosità: il pianista che le Giornate hanno incaricato di scrivere una nuova partitura musicale per il restauro della Lettera scarlatta, l’americano Donald Sosin, vecchia conoscenza del Festival, è nato anche lui il 14 ottobre e festeggia quindi il compleanno assieme a Lillian Gish.
Di matrice letteraria (tratto da un romanzo giovanile dello scrittore premio Nobel Yasunari Kawabata) è un altro dei film più attesi del programma, La danzatrice di Izu, 1933, di Heinosuke Gosho, che ebbe grande successo in Giappone e spalancò le porte al genere dei film letterari. Viene proiettato al Teatro Zancanaro alle ore 9.30, mentre nel pomeriggio alle 15.30, sempre nell’ambito della rassegna in omaggio al Giappone, sarà il turno di uno dei primi classici di Yasujiro Ozu, Una donna di Tokyo, del 1933. Un dramma psicologico narrato in modo estremamente cristallizzato e sobrio e che si svolge quasi interamente in un’unica stanza nell’arco di un solo giorno.

 

13 ottobre 2005

Le Giornate del Cinema Muto pur non potendo sospendere le proiezioni previste per rispetto degli oltre 900 accreditati presenti per il Festival a Sacile e arrivati perlopiù dall’estero, aderiscono allo spirito dello sciopero cui partecipano, per la prima volta in Italia in modo unitario, tutte le categorie dello spettacolo, e condivide pienamente le preoccupazioni che la manovra economica legata alla Finanziaria 2006 rappresenti un grave pericolo, non diciamo per lo sviluppo ma per la semplice e pura sopravvivenza, della cultura e dello spettacolo, che rappresentano una delle risorse più importanti del nostro Paese.

COMUNICATO STAMPA
CHIUDERE UN GIORNO PER NON CHIUDERE PER SEMPRE
“L’attacco allo spettacolo contenuto nella Finanziaria 2006 provocherà una drastica contrazione delle attività e metterà in pericolo oltre 60 mila posti di lavoro”.
Venerdì 14 ottobre manifestazione nazionale di protesta a Roma e chiusura di  tutte le attività.

L’attacco allo spettacolo e al fondamentale diritto alla cultura dei cittadini ha raggiunto in questi giorni livelli mai toccati prima. La  Finanziaria 2006 prevede un taglio del 40% di tutte le risorse pubbliche per lo spettacolo, tra decurtazione del Fondo unico (dai già insufficienti 464 a 300 milioni di euro), eliminazione delle quote Lotto destinate al settore e minori trasferimenti agli enti locali.
Tutto ciò aggravato da pesanti ritardi normativi che rischiano di determinare il blocco delle attività cinematografiche e la paralisi totale dello spettacolo dal vivo dal prossimo 1° gennaio.
Un’operazione di queste dimensioni, nella situazione già estremamente precaria di tutto lo spettacolo, dovuta alle politiche fin qui adottate, provocherà una drastica riduzione dell’offerta di eventi al pubblico e metterà in serio pericolo l’esistenza di circa 5 mila aziende e il posto di lavoro di oltre 60 mila addetti, dei 200 mila che il settore complessivamente occupa.
Contro questa “cultura dell’ignoranza”, il mondo dello spettacolo, compatto in tutte le sue componenti artistiche, sindacali e imprenditoriali, combatte oggi una battaglia di pura sopravvivenza che prende forza anche dalle recenti dichiarazioni del Capo dello Stato, sul rispetto e l’attenzione che lo spettacolo meriterebbe dalle istituzioni.
Primo atto di questa battaglia per garantire ai cittadini il diritto alla cultura e alla cultura il diritto di cittadinanza in Italia, sarà la chiusura delle attività da parte delle imprese, lo sciopero generale dei lavoratori dello spettacolo per l’intera giornata di venerdì 14 ottobre. Nello stesso giorno sarà convocata una  grande manifestazione nazionale a Roma (Centro Congressi Capranica, piazza Capranica, ore 14,30).
Agis, Anica, Anac, Slc Cgil, Sindacato Attori Italiano, Fistel Cisl, Forum Attori Italiani, Uilcom Uil, Coordinamento Attori Uilcom


   
 

12 ottobre 2005
ENTUSIASMO DI DZIGA VERTOV ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
giovedì 13 ottobre 2005

Dopo la grande retrospettiva dell’anno scorso dedicata all’opera di Dziga Vertov nel muto, quest’anno le Giornate ripropongono fra i piatti forti del programma, un film centrale della produzione del regista sovietico, perché rappresenta il punto di passaggio dal muto al sonoro. Il film è Entuziazm, Simfoniia Donbassa, del 1930, (Sacile, Teatro Zancanaro, ore 22.30), il maggior peana al primo piano quinquennale sovietico per lo sviluppo economico che cominciò ad essere applicato sin dall’anno prima, il 1929, con campagne antireligiose, pro-industrializzazione e pro-collettivismo condotte contemporaneamente nella regione del Donbass, nell’Ucraina orientale, dove fu girata gran parte del film. Nel complesso il film ha una struttura tripartita o “a tre movimenti”, come lo stesso Vertov aveva suggerito in diverse interviste ed articoli dell’epoca, con la celebrazione, nel finale, dei prodotti dell’industrializzazione che rifluiscono in URSS in particolare dalle campagne. Non tutto però procedette per il verso giusto, perché la campagna di applicazione del piano quinquennale incontrò delle resistenze che ebbero ripercussioni anche sulla realizzazione del film. Vertov definì Entuziazm, “un film mutilato in battaglia, fatto a pezzi, diventato rauco, coperto di ferite”. La versione finale dai 3.100 metri previsti, passò a poco più di 1.800, un taglio piuttosto drastico, dovuto a impreviste difficoltà tecniche e politiche incontrate al momento del montaggio. La versione di Entuziazm, che viene presentata dalle Giornate, è stata portata a termine dall’austriaco Peter Kubelka nel 1972.


12 ottobre 2005

BRUCE BERESFORD ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
giovedì 13 ottobre 2005

Il regista australiano Bruce Beresford, autore di A spasso con Daisy e vincitore dell’Oscar per la sceneggiatura di Tender Mercies e che prossimamente sarà impegnato in una grande produzione italiana, la trasposizione cinematografica del best seller Io uccido di Giorgio Faletti, presenta questa sera, giovedì 13 ottobre, al Teatro Zancanaro alle 20.30, un classico del cinema australiano, The Sentimental Bloke di Raymond Longford. Alla proiezione sarà presente anche il vice ambasciatore australiano in Italia Angus McKenzie. Beresford ha accettato l’invito delle Giornate per il suo impegno nella conservazione e diffusione dei film muti del suo Paese, e si presenta nella veste di testimonial di un’importante operazione di recupero e restauro qual è quella legata alla sorte di The Sentimental Bloke, un film amatissimo in Australia. A Sacile viene proiettata la copia che un anno fa ottenne al festival di Sydney il premio del pubblico come miglior lungometraggio. Allo Zancanaro si esibiranno anche gli stessi musicisti che suonarono in quella occasione, Jen Anderson e The Larrykins, cui si deve un adattamento musicale che utilizza autentici strumenti d’epoca, tra cui il piano,la chitarra, il mandolino, il violino e lo zufolo di latta. Scegliendo il tipo di strumenti disponibili all’epoca, e che la gente avrebbe potuto suonare in casa, la Anderson ha voluto ricreare le emozioni tipiche degli spettacoli della classe operaia.
Come omaggio a Bruce Beresford, e a conferma di un interesse del regista per il periodo del muto, venerdì 14 al Cinema Ruffo di Sacile viene proiettato l’ultimo film di Beresford, And Starring Pancho Villa as Himself (2003) con protagonista Antonio Banderas e mai distribuito in Italia.
Il film ricostruisce gli avventurosi intrecci bellico-filmici dell’eroe della rivoluzione messicana con David W. Griffith e Christy Cabanne, durante la realizzazione del film, oggi perduto, The Life of General Villa (1914). E chissà che in futuro le Giornate non riescano a realizzare il miracolo di riportare alla luce anche questo tesoro, come è successo per decine e decine di pellicole che sono state riportate a nuova vita dalla rassegna di Pordenone nei suoi 24 anni di storia.


   
 

11 ottobre 2005
…E VENNE IL GIORNO DI VALENTINO (E DI ELYNOR GLYN)
Programma di mercoledì 12 ottobre

Il più grande mito maschile dello schermo, Rodolfo Valentino, si impone al centro dell’attenzione del programma odierno (mercoledì 12 ottobre) delle Giornate del Cinema Muto con uno dei suoi primi film Beyond the Rocks, L’età di amare, del 1922, regia di Sam Wood, (al Teatro Zancanaro di Sacile alle 16.30) nel quale fa coppia con una partner che regge il confronto sia per bravura che per carica erotica, Gloria Swanson. Estremamente espressiva e di incomparabile eleganza, anche se talvolta la sua recitazione pecca di eccessi (“Noi allora avevamo il volto” dirà come Norma Desmond in Viale del tramonto, ricordando i tempi gloriosi del muto), la Swanson ebbe a ricordare che le scene d’amore del film furono tutte girate due volte: in versione castigata per il mercato americano, più sensuali per l’Europa. La copia presentata alle Giornate e destinata alla distribuzione, è la meno castigata, restaurata in modo esemplare dal Nederlands Filmmuseum, con la colonna sonora del compositore olandese Henny Vrienten, che ha anche aggiunto effetti sonori di sottofondo (passi, porte che sbattono, fruscio di giornali).
Beyond the Rocks
è tratto dal romanzo omonimo di Elinor Glyn, scrittrice di grande successo che con la sua prima opera, Three Weeks, vendette ben due milioni di copie. Anche da questo libro fu tratto nel 1917 un film e anche questa pellicola di produzione ungherese viene presentata oggi alle Giornate del Muto alle 22.15 al Teatro Zancanaro.
Dal 1920 la Glyn incrementò la sua fama diventando una delle sceneggiatrici più pagate di Hollywood, e soprattutto accreditata ‘guru’ in materia di etichetta, buone maniere e sesso (a lei dobbiamo il conio del termine ‘it’ per indicare quella qualità indefinibile propria del sex appeal. Non altrettanta fortuna le arrisero i suoi due tentativi da regista che si risolsero in clamorosi flop.

A SACILE BABY PEGGY, LA DIVA BAMBINA PIU’ CELEBRE DEL MUTO
Diana Serra Cary è stata la prima bambina prodigio di Hollywood. Ha esordito sullo schermo all’età di tre anni e la sua carriera si è svolta interamente nel periodo del muto, che ha coinciso con la sua infanzia. Un’esperienza che più tardi Baby Peggy (questo era il nome d’arte impostole a Hollywood) avrebbe valutato molto criticamente, considerati i traumi che questo genere di esperienze possono causare in personalità in via di formazione. A Sacile vengono presentati tre programmi di comiche con Baby Peggy, nei quali è spesso in compagnia di Jackie Coogan, il “monello” di Chaplin, che la pubblicità definiva “il re bambino del mondo”. Baby Peggy, oggi un’elegante e ironica signora, ha accettato l’invito delle Giornate di ricordare e di commentare le sue lontane performance in una serie di cortometraggi recentemente ritrovati. Tra questi Sweetie, del 1923, nel quale Baby Peggy è una piccola mendicante italiana. Come spesso accadeva in quegli anni, registi e produttori usavano la bambina come simbolo tascabile dei problemi sociali dell’epoca. Uno dei più gravi era costituito proprio dai bambini mendicanti, una vera piaga nelle grandi città come New York, dove molti di questi bambini venivano rapiti o venduti come schiavi dai loro stessi genitori.


11 ottobre 2005

A SACILE BABY PEGGY, DIVA BAMBINA DEL MUTO
Diana Serra Cary, in arte Baby Peggy, bambina prodigio della Hollywood degli anni ’20, è ospite in questi giorni delle Giornate del Cinema Muto, che ospitano una rassegna di suoi film recentemente ritrovati e restaurati. Tra questi molti girati in compagnia del suo collega, divo bambino anche lui, Jackie Coogan. diventato star mondiale dopo Il monello di Charlie Chaplin.
Baby Peggy, iniziò a girare film sin dall’età di tre anni, e la sua carriera cinematografica è tutta iscritta nell’arco di tempo della sua infanzia e prima adolescenza. Dopo l’abbandono delle scene, è diventata una signora borghese che ha coltivato la passione del cinema come spettatrice e scrittrice. Nella sua biografia Jackie Coogan, the World’s Boy King, racconta gli anni ruggenti del muto con una ricchezza di particolari e aneddoti davvero sorprendente, dimostrandosi peraltro molto critica sul fenomeno dei bambini prodigio, numerosi nel campo dello spettacolo anche oggi. Baby Peggy fu promossa star della Century Film già a metà del 1921, ma le sue apparizioni sullo schermo (prive di nome in cartellone) precedono addirittura questa data.
Tra i film del programma che le Giornate dedicano a Baby Peggy, troviamo The Kid Reporter, che fu una vera tortura per la povera bambina, come ricorda ancora oggi, perché ogni giorno le venivano applicati con la gomma arabica (e tolti alla fine delle riprese) dei baffetti alla Hitler; Sweetie dove interpreta una piccola mendicante italiana (nelle grandi città americane, questo fenomeno era molto comune) The Family Secret (Il mio papà) e The Rag Man (Straccetto).


   
 

10 ottobre 2005
LA LUCE DELL’ORIENTE ILLUMINA LE GIORNATE DEL MUTO
LE GIORNATE RICORDANO NEL POMERIGGIO IL LORO PADRE FONDATORE, DAVIDE TURCONI
Programma di martedì 11 ottobre

Entra oggi nel vivo, con la proiezione al Teatro Zancanaro di Sacile (Pordenone) dei film La spada assassina di uomini e di cavalli, Zanjin Zanbaken di Daisuke Ito del 1929 e Sogni di una notte di Mikio Naruse del 1933, l’omaggio che le Giornate del Cinema Muto rendono alla cinematografia giapponese delle origini in occasione dei 110 anni della casa di produzione Shochiku e dei 100 anni di uno del cinema nipponico, il regista Mikio Naruse. L’omaggio delle Giornate è stato possibile grazie alla collaborazione del National Film Center di Tokyo e presenta a Sacile la più ampia selezione di muti giapponesi mai proiettata in Europa. Come è noto, tutto il cinema dei primordi ha subito un alto tasso di logoramento, ma il fenomeno ha avuto proporzioni veramente disastrose in Giappone e due terzi dell’intero patrimonio del muto è andata perduta. A causa del terremoto del 1923 che distrusse Tokyo (uno dei film più attesi della retrospettiva è proprio sulla ricostruzione della città), dei bombardamenti americani sulle maggiori città nel 1945, della messa al rogo di molti film di produzione nazionale avvenuta durante l’occupazione alleata, e a causa anche della successiva indifferenza della nuova industria giapponese nei confronti della conservazione della memoria del passato. Fa eccezione la Shochiku, che, congiuntamente alla direzione e allo staff del National Film Center ha selezionato e provveduto al restauro di tutti i film della rassegna di Sacile. In questo modo gli ospiti delle Giornate hanno l’opportunità di conoscere un mondo di grande bellezza pittorica e di pienamente mediato realismo.
La spada assassina di uomini e di cavalli
è uno dei titoli leggendari della storia del cinema giapponese, il cui ritrovamento ha rappresentato il sogno di appassionati e studiosi per tanti anni, essendo una delle opere più innovative del grande e rivoluzionario regista dei film in costume e d’azione, Daisuke Ito (1898-1981). Il secondo film della serata, Sogni di una notte, è invece un dramma famigliare con protagonista la prima diva cinematografica giapponese, Sumiko Kurishima, che entrò alla Shochiku nel 1921, diventando subito popolarissima. Fino ad allora, come nel teatro kabuki, l’arte dell’impersonificazione di ruoli femminili era affidata ad attori di sesso maschile. La serata va segnalata anche per l’accompagnamento musicale di taglio jazzistico creato ed eseguito, con la collaborazione di altri tre musicisti, da Kensaku Tanikawa (fra le colonne sonore da lui composte, anche quella per 47 ronin di Ichikawa).

Davide Turconi è stato il padre fondatore e il primo direttore delle Giornate del Cinema Muto, nonché decano degli storici italiani di cinema. A lui le Giornate devono tanto, le scelte e il metodo da seguire per dar vita ad una manifestazione che, da pochi intimi, è passata ad essere attrazione e punto di riferimento per tutte le cineteche del mondo e per centinaia di amanti del cinema, che del periodo del muto avevano vaghissime idee. Prima delle Giornate era pressoché impossibile, in Italia, vedere su buone copie anche i capolavori più noti, e i libri di storia del cinema liquidavano un’epoca che pure non era tanto lontana nel tempo, in maniera superficiale e sbrigativa. Hic sunt leones, era uno dei motti preferiti di Turconi, che si riferiva così alla conoscenza del muto come ad un territorio ancora quasi del tutto da esplorare. Alla sua scuola si sono formate generazioni di studenti e studiosi, e le Giornate pensano che il miglior modo di onorarlo sia quello di presentare alcune delle rarità della collezione Joye (dal nome del gesuita svizzero che era stato un pioniere nel campo dell’applicazione didattica degli audiovisivi) da lui ordinata e studiata per decenni. La collezione è un vero e proprio repertorio delle prime tecniche di colorazione applicata a brevi documentari ripresi in vari paesi del mondo, dalla Francia a Singapore, dall’Australia alla Romania e all’Italia con alcune scene riprese nel golfo di Salerno e nei luoghi più pittoreschi dell Costiera amalfitana.


   
 

9 ottobre 2005
DOUGLAS FAIRBANKS E GRIFFITH ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO

L’evento musicale che alle 20.30 apre la serata di lunedì 10 ottobre al teatro Zancanaro di Sacile è un film di Allan Dwan (con la supervisione di David Wark Griffith) del 1916, Manhattan Madness. E’ una delle prime interpretazioni di Douglas Fairbanks destinato di lì a poco ad una brillante carriera che lo porterà ad essere uno dei divi più affascinanti e popolari di Hollywood. Già in questo film l’attore dà prova della sua grande prestanza ed energia fisica (salta su una staccionata, balla su una sedia, esce ed entra dalle finestre e alla fine salta anche giù da un tetto). Spesso guarda direttamente in macchina, sorridendo ed ammiccando, e uscendo quindi dalla finzione del proprio personaggio.
Nel complesso Manhattan Madness risulta un film raffinato e abile nel rapido montaggio delle sequenze, dote da ascrivere sicuramente alla mano di Allan Dwan, mentre l’unico apporto griffithiano è forse quello iniziale quando appare la prima didascalia “L’argomento di questa storia pone a confronto l’est e l’ovest e le rispettive capacità di produrre gioia”, un po’ sulla falsariga tipica delle didascalie agli inizi dei suoi drammi per contrasti.
Manhattan Madness
è uno degli appuntamenti musicali più attesi perché il giovane compositore e musicista John M.Davis, che dirige anche un piccolo gruppo musicale, ha recuperato 13 brani d’epoca, più una canzone di Irving Berlin de 1932 che ha lo stesso titolo del film.
Al Teatro Zancanaro alle 22 le Giornate presentano in anteprima la versione restaurata di uno dei capolavori di D.W.Griffith, Hearts of the World (Cuori del mondo), del 1918, interpretato da Lillian Gish. Il film ebbe una gestazione piuttosto lunga (fu girato in Francia, Inghilterra e Stati Uniti) e questa lentezza, inusuale per Griffith che era un regista velocissimo nelle riprese e nel montaggio, unita alla mancanza di unitarietà e coerenza che si notano nella diversità dei set, ne appesantiscono lo stile. Se fino al 1915 Griffith era unanimemente considerato il padre del cinema, con Hearts of the World ne diventa improvvisamente il nonno, cessa di essere un innovatore, e diventa un regista che deve lottare, con alterne fortune, per mantenersi all’altezza della sua passata, osannata reputazione. Il film, pur nella sua discontinuità, contiene momenti di grande cinema, soprattutto nelle scene notturne dei campi di battaglia, girate con potenti riflettori che nel 1917 non erano assolutamente entrati nell’uso comune. Griffith fu spinto a girare Hearts of the World dal governo britannico che auspicava la realizzazione di un possente “dramma umano” nel momento in cui gli Stati Uniti decisero di entrare nel primo conflitto mondiale a fianco degli Alleati nella primavera del 1917.
Più interessante può essere oggi la visione del documentario che  precede la proiezione di Hearts of the World, poco più di dieci minuti in cui si vede Griffith in visita al Fronte per raccogliere una documentazione realistica dei campi di battaglia. Girato da un operatore ufficiale messo a disposizione del regista dalle autorità britanniche, Griffith at the Front viene definito da Russell Merritt “la più strana testimonianza di guerra mai raccolta da un regista”, che se, da un lato confermava la veridicità dell’ambientazione di Hearts of the World tanto sbandierata nella pubblicità del film, dall’altro pareva invece provare l’esatto contrario. Un altro importante studioso inglese, abituale frequentatore delle Giornate, osserva che “Griffith, in tenuta da caccia al gallo cedrone, sembra uscito più per una piacevole gita pomeridiana che per una visita ad uno dei fronti più sanguinosi del più terribile conflitto che la Storia ricordi.” Fu proprio l’occasione di quella visita al fronte che dette spunto a Griffith per l’infelice dichiarazione che rilasciò a Photoplay: “Dal punto di vista drammatico, la guerra è piuttosto deludente”. Che resta comunque un’affermazione imprudente anche se estrapolata dal contesto più ampio nel quale Griffith voleva dire che la realtà della guerra era difficilmente conciliabile con il tipo di storia che voleva raccontare.


   
 

8 ottobre 2005
PRIMA MONDIALE DELLA DONNA DEI FARAONI DI LUBITSCH ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
Domenica 9 ottobre 2005, Teatro Zancanaro

Giornata ricchissima di proposte quella di domenica 9 ottobre. In primo luogo va sottolineata la prima mondiale, alle 20.30, al Teatro Zancanaro di Sacile (Pordenone), di Theonis, la donna dei faraoni, del 1922, di Ernst Lubitsch, una produzione EFA, di grande impatto spettacolare (il regista dichiarò di aver utilizzato ben 112.065 comparse e di aver utilizzato anche una mongolfiera per le riprese dall’alto). La cinematografia tedesca dell’epoca, che disponeva di grandi personalità tecniche e artistiche, e che era concorrenziale rispetto ai costi di realizzazione rispetto a quella americana, aveva però l’handicap di affrontare un forte sentimento antitedesco che si era diffuso nel mondo alla fine del primo conflitto mondiale. Così per incrementare le vendite del prodotto tedesco all’estero si sceglievano soggetti storici o esotici, in questo caso l’antico Egitto. Venne ricostruito, alla periferia di Berlino, un intero villaggio della valle del Nilo, con 50 case e molti palazzi racchiusi entro un alto muro di cinta. Furono create le infrastrutture necessarie  come strade, forniture idriche, linee  telefoniche, camerini per 8000 persone. Lubitsch ebbe a disposizione le più grandi star del cinema tedesco: Emil Jannings, Paul Wegener e Harry Liedtke. Fu naturalmente un grande successo ma, come tutte le produzioni dell’EFA, nel corso del tempo andò mutilato e in gran parte perduto. Ora è stato ricostruito scena per scena, integrando le parti mancanti con fotografie e cartelli con l’aiuto della sceneggiatura, dei programmi dell’epoca, delle recensioni e dei frammenti della scheda della censura. Il restauro è stato realizzato dal Bundesarchiv-Filmarchiv e dal Filmmuseum di Monaco in collaborazione con la George Eastman House. Alle Giornate la prima mondiale di questo capolavoro ritrovato viene presentata con la partitura originale, su base registrata, del compositore Eduard Kunneke (1885-1953), noto autore di operette. All’epoca le recensioni furono molto positive e fu anche la prima volta che la severa critica musicale tedesca prese sul serio la musica di un film.


8 ottobre 2005
PROVINO ITALIANO INEDITO DELLA GARBO ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO A SACILE
Nuova luce sul misterioso ritiro dal cinema della Divina
Domenica 9 ottobre 2005, Cinema Ruffo

Contrariamente a quel che si crede, la decisione di Greta Garbo di ritirarsi all’apice della carriera, a 36 anni dopo il flop (ma meglio sarebbe dire del mancato solito trionfo cui la Garbo aveva abituato i produttori) di Two-faced Woman, in italiano Non tradirmi con me, non fu affatto una scelta concepita come definitiva. Anzi, la Divina avrebbe continuato ben volentieri a recitare a patto che le venissero offerti ruoli interessanti. C’è poi da dire che il suo penultimo film Ninotcka nel quale ricopriva per la prima volta un ruolo brillante, le aveva risvegliato una antica e mai sopita attrazione verso la commedia e verso il maestro del genere, Ernst Lubitsch, che la diresse solo in Ninotcka, ma col quale lei avrebbe volentieri continuato a lavorare. Un altro elemento da considerare erano anche i cattivi rapporti che sempre la Garbo ebbe con Mayer, il potente tycoon della Metro, casa con la quale l’attrice d’origine svedese girò tutti i suoi film americani. I produttori colsero al volo l’occasione del flop per ostacolare la carriera della diva, sopportata fino a quel momento solo per il suo enorme potere di far cassa, e per lanciare nuovi modelli di star più in linea con i gusti dell’epoca. L’unica proposta che suscitò l’interesse dalla grande attrice fu per una produzione italo americana di un film che si sarebbe dovuto girare tra Roma e Parigi, La Duchesse de Langeais, tratto da Balzac e che avrebbe dovuto essere diretto da Max Ophuls. Nel maggio del 1949, la Garbo si sottopose come una qualsiasi debuttante ad un lungo provino a Roma, dove si stabilì per alcune settimane. Dato disperso per decenni, il provino ora viene proposto nel documentario realizzato da Kevin Brownlow e Christopher Bird in occasione del centenario della nascita della Garbo che cadeva lo scorso settembre. Non è più l’immagine divinizzata di un’eroina tragica o di una donna fatale, come nell’iconologia classica della Garbo, ma quella di una donna comune, sorridente e ironica che scherza con la macchina da presa e che addirittura si scompiglia la pettinatura. Il progetto saltò perché la Garbo fu mal consigliata e avanzò una proposta di compenso esorbitante che fece desistere i produttori, tra i quali c’era l’italiano Angelo Rizzoli.
Il documentario che viene presentato oggi, domenica 9 ottobre, nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto, alle 14.30 al Cinema Ruffo di Sacile (Pordenone), propone altre immagini rare di set e di vita privata, le più curiose delle quali sono alcune a colori, riprese con il teleobiettivo, di una passeggiata per le strade di New York, la città dove visse per oltre 40 anni, fino alla morte avvenuta nella Pasqua del 1990 (il New York Times scrisse che quel giorno era morto il più grande mito del cinema di tutti i tempi).
Il documentario di Brownlow, una produzione Photoplay per Turner Entertainment, contiene anche interviste ai familiari della Garbo e una importante testimonianza d’archivio di Clarence Brown, il regista con il quale girò il maggior numero di film.


   
 

7 ottobre 2005
FILMFAIR 2005 APRE I BATTENTI E COMPIE 10 ANNI PER 8 GIORNI SARÀ FESTA DEL LIBRO E DEL COLLEZIONISMO CINEMATOGRAFICO
Sabato 8 ottobre, ore 18, Piazza Manin, Sacile

FilmFair, Fiera del Libro e del Collezionismo Cinematografico, realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio di Pordenone, per il decimo anno accompagna le Giornate del Cinema Muto. La cerimonia di inaugurazione avrà luogo sabato 8 ottobre alle ore 18 nell’ex Banca del Friuli in Piazza Manin a Sacile, e vedrà la partecipazione - oltre che del presidente e del direttore del festival Livio Jacob e David Robinson - del Sindaco della città Roberto Cappuzzo e del segretario generale della Camera di Commercio di Pordenone Emanuela Fattorel. Sarà l’inizio di una festa del libro e del collezionismo cinematografico che continuerà per tutta la prossima settimana, con quattordici stand ricolmi delle ultime novità editoriali e di materiali da collezione. Sono oltre un centinaio le case editrici presenti da tutto il mondo, con circa mille titoli in vendita presso lo stand delle Giornate del Cinema Muto e moltissimi altri titoli negli stand individuali di AIRSC, Il Castoro, BFI Publishing e BFI Video Publishing, Alan Goble e John Libbey.
Nella prima giornata di apertura non sono previsti incontri con gli autori, che partiranno da domenica 9 ottobre, sempre alle 18, con Alberto Barbera, direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino e già direttore della Mostra di Venezia, che insieme a Silvio Alovisio presenterà al pubblico Voci del silenzio. La sceneggiatura del cinema italiano negli anni 10. Non mancherà invece il consueto rinfresco serale, per il quale sarà però necessario fare una passeggiata fino al giardino dell’ex Chiesa di San Gregorio, sede storica della FilmFair.

 

7 ottobre 2005
INAUGURATE LE GIORNATE DEL CINAMA MUTO DI SACILE CON CRAINQUEBILLE, PRECURSORE DEL NEOREALISMO
Sabato 8 ottobre 2005, Teatro Zancanaro

La prima internazionale di un capolavoro francese del 1923 diretto da Jacques Feyder, Crainquebille, con l’accompagnamento musicale dell’Octuor de France diretto da Antonio Coppola, inaugura sabato 8 ottobre al Teatro Zancanaro di Sacile la XXIV edizione delle Giornate del Cinema Muto. Di origine belga, Feyder era celebrato dalla stampa come “l’uomo che osava”, famoso per le innovative soluzioni stilistiche che adottava durante le riprese. Molto amato dal pubblico, non era  altrettanto popolare presso produttori e finanziatori che lo reputavano uno scialacquatore. Ebbe comunque una buona carriera internazionale che lo portò, dopo la Francia, a Vienna, Berlino, Monaco, Hollywood, Londra. Con Crainquebille, il suo secondo film, si impone per gusto, ingegno, finezza psicologica e immaginazione visiva, tra i più innovativi e raffinati talenti del cinema europeo. Crainquebille, da un racconto di Anatole France, è un’amara satira sociale, pur con molti momenti comici, ambientata nei quartieri operai e nei mercati rionali della Parigi del primo dopoguerra, e ha per protagonista un umile verduraio, Crainquebille appunto, condannato ingiustamente. Il film può essere considerato oggi come precursore del realismo poetico francese e anche del neorealismo italiano. Spiccato carattere documentaristico hanno ad esempio le scene di strada, come quella iniziale, girata interamente di notte con macchine da presa nascoste. Ma Crainquebille ha anche appassionato le avanguardie per l’utilizzazione di trucchi ed effetti speciali, come nella famosa sequenza del processo, dove una banale scena di tribunale, diventa fantasmagorica e amara metafora della giustizia distorta. Tra coloro che si profusero pubblicamente in elogi del giovane collega, troviamo due geni del cinema come Abel Gance e David Wark Griffith, che rimase particolarmente colpito dall’interpretazione di Maurice de Féraudy, membro della Comédie francaise, magistralmente diretto da Feyder.
Nella nuova partitura musicale composta per l’occasione, Antonio Coppola, musicista tra i più sensibili e attenti al rapporto con lo schermo, ha assecondato con le note il ritmo del film, limitandosi – dichiara – “a scoprirla e a metterla sulla carta”.
Nella stessa giornata inaugurale di sabato, al Teatro Zancanaro alle 15 viene proiettato, nell’ambito del Progetto Griffith, Intolerance, uno dei titoli più noti della storia del cinema. Diviso in quattro parti - famosissima è la ricostruzione dell’antica Babilonia, che richiese ben quattro mesi di riprese - il film consacrò definitivamente Griffith come il più grande regista vivente.


   
 

6 ottobre 2005
DOPPIA INAUGURAZIONE PER LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
venerdì 7 ottobre preapertura al nuovo Verdi di Pordenone con Au bonheur des dames

Doppia inaugurazione per la XXIV edizione delle Giornate del Cinema Muto. Stasera (venerdì 7 ottobre) a Pordenone, alle ore 20.30, nel rinnovato Teatro Comunale Verdi, con Au bonheur des dames (Il tempio delle tentazioni) di Julien Duvivier (con l’esecuzione musicale dell’Octuor de France, diretta da Gabriel Thibaudeau, autore anche della nuova partitura del film, e il soprano Sophie Hervé), domani a Sacile al Teatro Zancanaro, sempre alle 20.30, con Crainquebille di Jacques Feyder (accompagnamento musicale composto e diretto da Antonio Coppola).
Il ritorno di oggi a Pordenone, nella sede storica delle Giornate, è motivo di grande gioia che non deve essere considerata dimezzata per il prolungato e non prevedibile “esilio” giunto ormai al settimo anno, a Sacile. Deve anzi ritenersi occasione per pensare al futuro di una manifestazione che è talmente cresciuta da non poter essere contenuta in un sol luogo. Se infatti l’assetto attuale del teatro Verdi di Pordenone necessita di alcuni significativi interventi per consentire perfetta visibilità dello schermo agli oltre 800 accreditati (abbiamo già superato il record di presenze alle Giornate), è altrettanto vero,  e lo sapevamo dall’inizio, che la piccola, affascinante e generosa città di Sacile, non possiede le strutture ricettive necessarie per accogliere un sì elevato numero di persone, che, ricordiamolo, arrivano soprattutto dall’estero. Questo semplice fatto, evidente e non opinabile, sancisce la crescita e la tenuta di una manifestazione che è stata da un lato apripista di analoghi festival sorti in diversi posti del mondo, dall’altro volano di una forte crescita della domanda di cultura nella città di Pordenone, e deve quindi essere motivo di orgoglio per tutti, organizzatori, amministratori, cittadini che nelle Giornate hanno creduto e che le Giornate hanno sostenuto. Deve soprattutto essere occasione per trovare soluzioni affinché il festival non debba cedere la sua leadership internazionale raggiunta a costo di tanti sforzi e sacrifici. Un festival che ha i numeri per continuare ad essere una risorsa importante, economica e di immagine, per tutto il nostro territorio. E’ dunque con questo spirito che le Giornate salutano i loro ospiti e i cittadini di Pordenone e Sacile, invitandoli alla scoperta dei veri e propri tesori che verranno presentati nel programma del festival.
Iniziando proprio dall’opera di riscoperta di una zona della cinematografia francese a cavallo del decennio tra gli anni Dieci e gli anni Venti, segnata da una forte connotazione realista (in contrapposizione al modernismo innovatore di Gance, L’Herbier, Epstein) che ha avuto il suo massimo esponente nella figura di André Antoine, un regista di teatro approdato quasi sessantenne al cinema. La sua lezione ha avuto grande influenza su tanti allievi, uno di essi fu Julien Duvivier, che Antoine dissuase dalla volontà di continuare una carriera d’attore e convinse a passare alla regia. Il tempio delle tentazioni, del 1930, è l’ultimo film muto di Duvivier. Una pellicola di grande successo e di cui venne realizzata anche una versione sonorizzata. Come nota lo storico del cinema Luciano De Giusti, “si ritrova in questo film di Duvivier la stessa attitudine di Antoine per la cura del dettaglio ma inserita in una propensione per la magnificenza delle inquadrature spesso sovraccariche. I principi del maestro vengono dissolti nello stile eclettico dell’allievo… Si tratta di un’inclinazione all’espressività che allontana Duvivier dalla essenziale semplicità di Antoine, spingendolo talvolta alla ricerca dell’effetto.” Il tempio delle tentazioni è tratto da un’opera di Emile Zola e ha per protagonista la celebre diva Dita Parlo, e com’è tradizione delle Giornate, la copia presentata al Verdi di Pordenone, che proviene dalla Cinémathèque française, è perfetta e fresca di restauro.
Un’altra tradizione delle Giornate è l’attenzione alla musica scelta per accompagnare la proiezione dei muti. E’ una pratica di moda, che viene seguita oggi da tanti festival, spesso però con abbinamenti discutibili o non proprio pertinenti. Vale a dire utilizzare il film come stampella per l’esibizione di gruppi o cantanti che non si pongono con il necessario rispetto nel rapporto con le immagini. Le Giornate hanno formato dei professionisti in un campo che richiede un’altissima specializzazione, richiesti ed apprezzati a livello internazionale. Come appunto il canadese Gabriel Thibaudeau, che dirige l’Octuor de France nel film Il tempio delle tentazioni. “La musica scelta, spiega il musicista, illustra il passaggio dal muto al sonoro. Appartiene già agli anni Trenta. Charleston, ragtime, chansonnettes françaises, sono tutti unificati. Il ritmo di una città in movimento costante: Parigi! Ho scelto di scrivere una partitura vivace spruzzata con un illustrativo senso dell’ironia.”


 

3 ottobre 2005
FILMFAIR E COLLEGIUM 2005 DECIMA EDIZIONE PER LA FIERA DEL LIBRO E DEL COLLEZIONISMO CINEMATOGRAFICO
Sacile, 8 – 15 ottobre

FilmFair, Fiera del Libro e del Collezionismo Cinematografico, realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio di Pordenone, per il decimo anno corre in parallelo con le Giornate del Cinema Muto ed è ormai un appuntamento tradizionale e irrinunciabile per appassionati, studiosi e collezionisti.
FilmFair 2005
si presenta ricca e variegata come sempre: moltissime le case editrici presenti, con circa mille titoli in vendita presso lo stand delle Giornate del Cinema Muto. Agli editori europei e americani che partecipano da molti anni, come McFarland, Scarecrow, Wallflower e decine di University Presses americane, inglesi e di altri paesi, si aggiungono diverse novità, come le case editrici britanniche Berg e Bloomsbury, le americane Schiffer e Applause, l’anglo-americana Continuum, l'australiana Currency, la francese L'Harmattan e molte altre. Per gli espositori individuali, torneranno gli editori AIRSC, Il Castoro, BFI Publishing e BFI Video Publishing, Alan Goble con il suo "Complete Index to World Film" e John Libbey.
Torneranno, con i loro pezzi da collezione, anche Giorgio Giaiotto, Armando Giuffrida, Camillo Moscati, Enzo Rossi, Norman Witty, mentre i nuovi arrivati tra i collezionisti sono Krzysztof Dydo, titolare della Galeria Plakatu (Poster Gallery) di Cracovia, proprietario della più vasta collezione del poster artistico polacco, già noto ai frequentatori del Torino Film Festival per la mostra "I film italiani nei manifesti cinematografici polacchi" (2003/2004); e Laurel Howard, rappresentante del Jerry Ohlinger’s Movie Material Store di New York.
L’interesse per il cinema giapponese, cui le Giornate dedicano quest’anno la retrospettiva principale, troverà spazio anche a FilmFair, con molte pubblicazioni sull’argomento e diversi incontri, come le presentazioni di David Bordwell, che parlerà del suo ultimo libro dedicato in parte a Kenji Mizoguchi, e di Antonio Santos, che invece si è occupato di Yasujiro Ozu. Anche l’attesa proiezione del film di Dziga Vertov Entuziazm, avrà una coda alla fiera, con la presentazione del dvd del film a cura di Paolo Caneppele e Michael Loebestein. Sempre tra gli incontri con gli autori, si segnalano le presentazioni di Richard Abel - docente di cinema, storico e saggista americano tra i più apprezzati – che illustrerà il suo volume sul cinema delle origini, Encyclopedia of Early Cinema; e di Mariuccia Ciotta, condirettrice del quotidiano Il manifesto e autrice di Walt Disney. Prima stella a sinistra, edito da Bompiani, in cui mira a rovesciare i molti luoghi comuni che accompagnano da troppo tempo la fama di Disney per riscoprirlo più che mai sommo artista e poeta dell’animazione.
Una novità riguarda anche i luoghi della fiera. FilmFair 2005 abbandona infatti la tradizionale sede dell’ex Chiesa di San Gregorio per trovare spazio, a poche decine di metri dal Teatro Zancanaro, in un edificio di Piazza Manin con una superficie quasi raddoppiata rispetto agli anni precedenti (400 mq).
Anche il Collegium, alla settima edizione, è ormai parte integrante del festival. I seminari quotidiani, rivolti agli iscritti ma aperti anche al pubblico, propongono temi legati alla programmazione delle Giornate - quest’anno in particolare al cinema muto giapponese e alla retrospettiva dedicata ad André Antoine e al realismo francese - e, ancora più che in passato, alle tematiche della conservazione delle pellicole attraverso le tecnologie più avanzate e alla promozione del cinema muto per il pubblico di oggi.


   
 

24 agosto 2005
TORNANO LE GIORNATE DEL MUTO E CON LORO ANCHE “OSPITA UN OSPITE”

Tornano, e avranno luogo anche quest’anno a Sacile ma arricchite da tre eventi speciali che si svolgeranno a Pordenone, città natale del festival, Le Giornate del Cinema Muto. La 24a edizione, in programma dal 7 al 16 ottobre prossimi, ha tutte le caratteristiche per attirare molte centinaia di storici del cinema, critici, archivisti, collezionisti, studiosi e studenti provenienti da ogni dove e in particolare, con la rassegna principale dedicata al cinema giapponese, qualche appassionato in più dall’Estremo Oriente. Le richieste di accredito stanno già arrivando da tutto il mondo (lo scorso anno erano rappresentati ben 52 Stati), anticipando per il 2005 un record di presenze.
Per tutti coloro – e sono tanti – che non potranno trovare alloggio nelle strutture alberghiere, gli organizzatori rinnovano l’appello all’ospitalità dei sacilesi e dei pordenonesi. Secondo una prassi ormai consolidata, le Giornate chiedono a chi ne ha la possibilità di mettere a disposizione, nelle date del festival, un posto letto per i cinefili che arrivano da lontano: un gesto di cortesia che, come confermano ampiamente le esperienze passate, viene sempre ricambiato e spesso favorisce la nascita di nuove amicizie sia con i connazionali che con gli stranieri.
Le Giornate si rivolgono naturalmente ai cittadini di Sacile, che ospiterà tutte le proiezioni in programma dall’8 al 15 ottobre, ma anche a quelli di Pordenone, dove comunque saranno alloggiati la maggior parte degli ospiti del festival e dove si svolgeranno almeno tre eventi, a partire dalla pre-apertura del 7 ottobre con il film Il tempio delle tentazioni di Julien Duvivier con speciale accompagnamento musicale.
Per maggiori informazioni e per le adesioni, il numero a cui rivolgersi è lo 0434 520446.


 
 

9 agosto 2005
LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO XXIV EDIZIONE
Sacile-Pordenone, 7-16 ottobre 2005

Per le Giornate del Cinema Muto il 2005 sarà l'anno di vari ritorni, nel programma, a cinematografie e autori da tempo al centro degli interessi del festival e di cui si scoprono per la prima volta delle nuove zone. A ciò si aggiungeranno molte altre nuove direzioni di ricerca, nella convinzione più volte confermata che il cinema del più lontano passato sappia diventare uno spettacolo appassionante per gli spettatori di oggi.
Al centro del programma c'è, per la seconda volta nella storia delle Giornate, il cinema giapponese, ovvero la cinematografia che al fascino esotico aggiunge il più alto livello qualitativo. A lungo la consapevolezza che nel cinema giapponese avessero operato alcuni dei maggiori autori della storia del cinema si era scontrata, per chi voleva conoscerlo più approfonditamente, con le condizioni disastrate della conservazione dei film più antichi. Grazie agli sforzi di molti studiosi e archivisti e all'impegno del National Film Center di Tokyo si è potuto realizzare questo nuovo programma, che conterrà le opere di alcuni grandissimi cineasti, a cominciare dal misconosciuto Mikio Naruse di cui si festeggerà il centenario della nascita. Ma si celebrerà anche il 110° anniversario della Shochiku, la casa di produzione più antica del mondo insieme alla Pathé e alla Gaumont, e come esse capace di giungere fino ai nuovi percorsi del cinema dagli anni '60 in poi. Altri film della selezione sono prodotti dalla gemella Nikkatsu, e per essa come per la Shochiku capiremo finalmente da quali radici nascono i film che molti appassionati conoscono del cinema giapponese più recente.
Insieme a Naruse il programma onorerà gli altri grandi maestri, il sublime Yasujiro Ozu e il visionario Kenji Mizoguchi, di cui si vedranno due grandissimi capolavori, rispettivamente Tokyo no onna (Una donna di Tokyo, 1933) e Orizuru Osen (Osen delle cicogne di carta, 1935). Ma scopriremo anche la formazione di questi cineasti, conoscendo il maestro di Ozu, Tadamoto Okubo, o vedendo il frammento di una coregia giovanile di Mizoguchi e, in un programma speciale che è tra gli eventi musicali serali, l'opera di un cineasta che gli fu vicino, Genjiro Saeguso.
Del quarto grande, Heinosuke Gosho, si vedrà invece Izu no odoriko (La danzatrice di Izu, 1933), tratto da un capolavoro di Yasunari Kawabata e interpretato dalla Kinuyo Tanaka destinata a diventare la musa di Mizoguchi, e che a Sacile vedremo invece qui e nel film di Ozu, entrando così nelle segrete palpitazioni da cui è emerso lo splendore del più grande cinema giapponese.
Attorno a questi quattro grandi, altri autori attendono la rivelazione, da Daisuke Ito, di cui si potrà finalmente vedere il lungamente perduto Zanjin zanbaken (La spada assassina di uomini e di cavalli, del 1929, che sarà unito a un film di Naruse in uno degli eventi musicali serali del festival), a Minoru Murata, la cui vocazione realistica s'intreccerà nel programma coi vitali "realismi" di altre terre, a Shozo Makino, Hiroshi Shimizu, Hotei Nomura...
Completa la sezione giapponese un film che raggiungerà le nostre terre con sintonie ulteriori, il documentario sulla rinascita di Tokyo dopo il terremoto del 1923, Teitto fukko (Rinascita della capitale, 1930) di Asajiro Itoi.
Infine la Jonathan Dennis Memorial Lecture di quest'anno ospiterà il massimo conoscitore del cinema giapponese, Donald Ritchie.
L'altra sezione più estesa del festival è dedicata a André Antoine e al realismo francese. Da Antoine (e dal suo maestro Albert Capellani) nasce nel cinema francese quella fuoriuscita realistica dalle matrici teatrali che lancia un ponte verso le origini lumieriane e, insieme al cinema di Feuillade già presentato alle Giornate, conduce verso le flagranze realistiche del miglior cinema francese dei decenni successivi. Di Antoine, grande figura migrata dal teatro (con qualcosa che forse lo accomuna al nostro sperduto Martoglio), si vedrà tutta l'opera conservata, incluso il film del suo transito italiano, su un tema ebraico. Attorno ai film di Antoine (tra cui L'Hirondelle et la Mésange sarà presentato nel conclusivo evento musicale con l’accompagnamento dell’Octuor de France diretto da Raymond Alessandrini) si vedranno quelli di cineasti da esso formatisi, come Julien Duvivier, al cui Au bonheur des dames (Il tempio delle tentazioni), con l'icona delle icone Dita Parlo, sarà dedicata la preapertura del 7 ottobre a Pordenone (ancora con i musicisti dell’Octuor, diretti dal canadese Gabriel Thibaudeau), e Jacques Feyder, il cui Crainquebille sarà l'evento musicale inaugurale a Sacile (terza performance dell’Octuor, con la direzione di Antonio Coppola). Altri autori nella rassegna sono Henri Krauss, Georges Denola, Robert Boudrioz, Léon Poirier e quel Jean Epstein da cui il realismo entrerà nell'avanguardia, diventando insieme a Delluc (che seppe dire cose illuminanti anche su Antoine) lo spirito della ricerca insieme teorica e creativa del cinema francese.
L'edizione 2005 delle Giornate si prospetta memorabile anche per il segmento del Griffith Project che, giunto alla nona tappa del pluriennale percorso, incontra alcuni dei massimi capolavori del regista, quelli del periodo 1916-1918. Intorno all'infinito Intolerance si vedranno anche i due rimontaggi da esso generati, The Fall of Babylon e The Mother and the Law, e persino una rielaborazione realizzata nel 1975 da Standish Lawder. Il triennio griffithiano include tre altri vertici della sua opera, Hearts of the World, forse il più importante film di guerra di ogni tempo, nonché A Romance of Happy Valley (Il romanzo della Valle Felice) e il più puro dei melodrammi, Broken Blossoms (Giglio infranto).
Anima di tutti questi film, colei che ci cullerà eternamente nelle visioni, è Lillian Gish, per il cui compleanno è realizzato l'evento di venerdì 14 ottobre, quel The Scarlet Letter (La lettera scarlatta, 1926) che cala il poeta universale del cinema Victor Sjöström nei motivi più intimi del romance americano.
Il Griffith Project 9 si completa invece con un film supervisionato dal cineasta, diretto da un altro grande della tradizione americana, Allan Dwan, e interpretato dal più americano degli attori, un giovanissimo Douglas Fairbanks, tutti uniti nell'energia folle di Manhattan Madness (del 1916, uscito successivamente anche in Italia con il titolo L’allegra favola di Blak Burke), che costituisce l'evento di lunedì 10 ottobre con la musica di John M. Davis.
Con Lillian Gish e Douglas Fairbanks il festival ospiterà alcune delle altre massime icone cinematografiche: Gloria Swanson e Rudolph Valentino, protagonisti di Beyond the Rocks (L’età di amare, 1922) di Sam Wood, tratto da un racconto di Elinor Glyn, come il film del nuovo restauro della cineteca ungherese, Harom Hét (Tre settimane, 1917) di Marton Garas; Greta Garbo, cui sarà dedicato un documentario realizzato da Kevin Brownlow con Christopher Bird, nonché la proiezione del suo ultimo film muto The Kiss (Il bacio, 1929), di quello stesso Feyder generatosi da Antoine; fino alle massime presenze del cinema comico Stan Laurel e Oliver Hardy, nel programma-matinée musicale di domenica; alle star bambine del cinema, Jackie Coogan e Baby Peggy Montgomery, presentate da quest'ultima, ovvero Diana Serra Cary, già nota al festival per la sua giovanile esuberanza.
L'omaggio dedicato due anni fa al creatore di King Kong, Merian C. Cooper, si compie con un altro documentario di Brownlow e Bird, I’m King Kong!, che esce in occasione del remake di Peter Jackson.
Un programma già così ricco di offerte monografiche conterrà anche alcuni singoli eventi di particolare rilievo spettacolare.
Tra gli eventi musicali serali va segnalato il restaurato Das Weib des Pharao (La moglie del faraone, 1922), di Ernst Lubitsch, opera non solo esoticamente affascinante ma realmente ipnotica di uno dei sommi cineasti.
A completamento della personale dedicata l'anno scorso a Dziga Vertov si vedrà Entuziazm (1931), nella ricostruzione di un archivista che è anche un cineasta sperimentatore, Peter Kubelka.
Prosegue anche il pluriennale appuntamento del progetto Hans Steinhoff, con cui Horst Claus ripropone l'opera di uno dei cineasti più misteriosamente affascinanti del cinema tedesco. Dopo averne conosciuto negli anni scorsi anche alcune impreviste tappe apolidi nel cinema inglese, se ne vedrà quest'anno, in una ricostruzione dalla versione inglese, Der Mann, der Sich verkauft (Il patto assurdo / L’uomo che vende se stesso), interpretato da un'attrice cara alle terre del festival, Nora Gregor.
Dagli antipodi, ricostruito dall'archivio australiano, ci giunge The Sentimental Bloke (1919) di Raymond Longford, che sarà presentato con lo speciale accompagnamento di Jen Anderson & The Larrikins.
La cineteca jugoslava porterà invece a Sacile il primo lungometraggio nazionale recentemente ritrovato al Filmarchiv di Vienna, Karadjordje di Cica  Ilija Stanojevic.
Senza dimenticare l'atteso appuntamento della FilmFair, gli incontri del Collegium e naturalmente quel vivo pulsare di incontri, scambi di informazione, identificazioni e approfondimenti che nasce dal ritrovarsi alle Giornate di tutto il mondo dei cultori e degli appassionati del cinema muto.


   
 

8 giugno 2005
Il direttivo internazionale delle Giornate visita il Verdi.
Prime verifiche in vista dell’“inaugurazione cinematografica”.

Si riunisce domani (giovedì 9 giugno) a Pordenone il direttivo delle Giornate del Cinema Muto. L’incontro di lavoro servirà per apportare gli ultimi ritocchi al programma, ormai definito, della XXIV edizione che vedrà il festival tornare nella sua città natale. I componenti dell’associazione avranno anche la possibilità di entrare nel nuovo teatro Verdi accompagnati dal presidente dell’associazione del teatro, nonché assessore alla cultura del Comune di Pordenone Claudio Cudin. E’ la prima volta, infatti, che il direttivo si riunisce dopo l’inaugurazione ufficiale del teatro avvenuta il 28 maggio scorso e poiché c’è chi arriva dall’Inghilterra (il direttore David Robinson) e chi addirittura dagli antipodi (Paolo Cerchi Usai è stato recentemente nominato direttore della Cineteca australiana) l’occasione è sicuramente imperdibile.
Potranno essere fatte perciò delle prime verifiche sulla struttura. La possibilità tecnica e la versatilità del teatro di ospitare anche grandi eventi cinematografici sarà inaugurata proprio dalle Giornate e dal suo pubblico internazionale. Si è atteso l’8 ottobre, infatti, in accordo con l’amministrazione comunale, per far sì che le immagini in movimento tornassero ad animare lo schermo del Verdi accompagnate dall’orchestra. La vera e propria prova tecnica, però, sarà possibile solo più avanti, con l’installazione dei proiettori e dello schermo cinematografico.