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Comunicato stampa n. 4
ALLE GIORNATE DI SACILE RECUPERATO
UN CAPOLAVORO ITALIANO DEL MUTO
E L’INFERNO DI DANTE CON SCENA DI NUDO
IL PONTE DEI SOSPIRI, con Luciano Albertini, il maggior successo italiano
degli anni 20, esportato all’epoca in tutta Europa, in Unione Sovietica
e nelle Americhe, un kolossal diviso in 4 parti, dalla durata di oltre
5 ore, e da tempo creduto perduto, è stato recuperato nella sua
integrità e viene presentato oggi alle Giornate del Cinema Muto
di Sacile, dopo un lungo lavoro di restauro svolto in collaborazione con
il Centro Sperimentale di Cinematografia/Cineteca Nazionale di Roma e
la Cineteca Italiana di Milano.
Il film girato nel 1921 negli stabilimenti Pasquali di Torino e, per gli
esterni a Venezia, è l’ultimo prodotto della grande stagione
della cinematografia italiana del muto, quando questa era la prima industria
del mondo. Tratto da un romanzo di Michel Zévaco, i cui feuilleton
erano molto popolari all’epoca, IL PONTE DEI SOSPIRI è ambientato
nella Venezia cinquecentesca dei dogi, in un clima di intrighi e congiure.
Lo sfarzo delle scene e dei costumi del film suscitano ancora oggi l’ammirazione
dello spettatore, così come colpisce la crudezza di alcune scene,
come quella dell’accecamento del doge che richiamò all’epoca
anche l’attenzione della censura che ne impose il taglio, così
come per altre scene giudicate troppo spinte.
Sempre oggi, nell’ambito della giornata dedicata ai più recenti
restauri del muto italiano, vengono presentati TEODORA, 1922, di Leopoldo
Carlucci, una delle più imponenti ricostruzioni storiche dall’epoca
di Cabiria, e due versioni dell’INFERNO dantesco, entrambe del 1911,
ad opera rispettivamente della Milano Films e della Helios Film di Velletri.
Fu quest’ultima piccola casa di produzione a bruciare sul tempo
la più potente rivale, che sull’idea di trarre un film dalla
Divina Commedia tanto aveva investito in tempo e danaro. Le Giornate permettono
un confronto tra le due versioni e se, indubbiamente, la versione lunga
della Milano Films è più compiuta, suscita divertita ammirazione
il tentativo della Helios di condensare in 20 minuti il poema dantesco
e di ambientarlo nelle campagne intorno a Velletri. Figurativamente ispirato
a Dorè, nell’Inferno anche un tocco sexy, con Francesca da
Rimini a seno nudo.
9 ottobre 2004
Le Giornate del Cinema Muto – Ufficio Stampa
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