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Comunicato stampa n. 15
RESTAURATO CAPOLAVORO HORROR DEL MUTO ALLE GIORNATE DI SACILE
The Cat and the Canary, del 1927, che uscì in Italia con il titolo
Il castello degli spettri, uno dei primi capolavori horror della Universal,
viene presentato in anteprima mondiale nella nuova versione restaurata
da Kevin Brownlow e Patrick Stanbury in chiusura delle Giornate del Cinema
Muto di Sacile. Nuova anche la partitura composta da Neil Brand ed eseguita
dai Solisti del Conservatorio Jacopo Tomadini di Udine diretti da Timothy
Brock. Eccezionalmente per l’occasione, al gruppo si è aggiunto
uno strumento particolare come il theremin di Celia Sheen, il cui suono è associato
al gatto, voluto da Brand come omaggio ai classici del mistero. “Ho
cercato di ricreare un mondo musicale che rievocasse i gialli di Agata
Christie ma anche i gloriosi giorni della Universal Horror della serie
dei Frankenstein, spiega il compositore. Musicare The Cat and the
Canary è stata
una delle esperienze più divertenti della mia carriera.”
Il film, diretto da Paul Leni, tedesco trapiantato a Hollywood, introduce
importanti novità stilistiche, che avrebbero molto influenzato
il genere negli anni a venire, come l’uso ripetuto di inquadrature
dal basso, la soggettiva, la profondità di campo nella messa a
fuoco. E’ uno dei primi e più riusciti esempi nel cinema
che unisce spettacolarità americana e gusto artistico europeo,
oltre ad essere stato anche all’epoca un grande successo commerciale.
Nella giornata finale, ultimi fuochi per la monumentale rassegna che
le Giornate hanno dedicato al Vertov del muto, la più completa
mai realizzata, grazie all’apporto dell’Archivio di Stato
Russo di Krasnogorsk, che ha concesso per la prima volta l’utilizzazione
di molti documentari. Come è il caso di Opium, sceneggiato da
Osip Brik, un manifesto della propaganda sovietica secondo la ben nota
definizione marxista della religione come oppio dei popoli. L’altro
film di Vertov scelto per la proiezione di chiusura delle Giornate è il
celebre Tre canti su Lenin, del 1935, di cui esistono due versioni, una
sonora (più conosciuta) e una muta. Bisogna dire che non si tratta
di due film uguali e che la versione muta non è la parente povera
di quella sonora (ricordiamo che in Unione Sovietica molte sale continuarono
a non essere attrezzate per il sonoro fino alla fine degli anni 40).
E’ invece un Vertov in stato di grazia sia per le impeccabili riprese,
sia per il montaggio nel quale il regista si conferma maestro inarrivabile.
A chiudere il sipario su questa edizione delle Giornate (l’ultima
a Sacile perché l’anno prossimo ritornano nella loro sede
originaria a Pordenone) contraddistinta da una ricchezza di proposte
e trasversalità di temi amplissima, non poteva esserci miglior
suggello di Méliès. Sulle note del piano di Antonio Coppola,
uno dei beniamini del pubblico, lo schermo dello Zancanaro si illuminerà delle
immagini del padre di tutta la fantascienza con il suo Viaggio attraverso
l’impossibile del 1904. A ricordare che sin dalle origini il cinema
ha avuto due anime, una legata alla rappresentazione della realtà,
l’altra alla fantasia e al sogno.
15 ottobre 2004
Le Giornate del Cinema Muto - Ufficio stampa
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