COMUNICATI STAMPA 2004

Comunicato stampa n. 15


RESTAURATO CAPOLAVORO HORROR DEL MUTO ALLE GIORNATE DI SACILE


The Cat and the Canary, del 1927, che uscì in Italia con il titolo Il castello degli spettri, uno dei primi capolavori horror della Universal, viene presentato in anteprima mondiale nella nuova versione restaurata da Kevin Brownlow e Patrick Stanbury in chiusura delle Giornate del Cinema Muto di Sacile. Nuova anche la partitura composta da Neil Brand ed eseguita dai Solisti del Conservatorio Jacopo Tomadini di Udine diretti da Timothy Brock. Eccezionalmente per l’occasione, al gruppo si è aggiunto uno strumento particolare come il theremin di Celia Sheen, il cui suono è associato al gatto, voluto da Brand come omaggio ai classici del mistero. “Ho cercato di ricreare un mondo musicale che rievocasse i gialli di Agata Christie ma anche i gloriosi giorni della Universal Horror della serie dei Frankenstein, spiega il compositore. Musicare The Cat and the Canary è stata una delle esperienze più divertenti della mia carriera.”
Il film, diretto da Paul Leni, tedesco trapiantato a Hollywood, introduce importanti novità stilistiche, che avrebbero molto influenzato il genere negli anni a venire, come l’uso ripetuto di inquadrature dal basso, la soggettiva, la profondità di campo nella messa a fuoco. E’ uno dei primi e più riusciti esempi nel cinema che unisce spettacolarità americana e gusto artistico europeo, oltre ad essere stato anche all’epoca un grande successo commerciale.
Nella giornata finale, ultimi fuochi per la monumentale rassegna che le Giornate hanno dedicato al Vertov del muto, la più completa mai realizzata, grazie all’apporto dell’Archivio di Stato Russo di Krasnogorsk, che ha concesso per la prima volta l’utilizzazione di molti documentari. Come è il caso di Opium, sceneggiato da Osip Brik, un manifesto della propaganda sovietica secondo la ben nota definizione marxista della religione come oppio dei popoli. L’altro film di Vertov scelto per la proiezione di chiusura delle Giornate è il celebre Tre canti su Lenin, del 1935, di cui esistono due versioni, una sonora (più conosciuta) e una muta. Bisogna dire che non si tratta di due film uguali e che la versione muta non è la parente povera di quella sonora (ricordiamo che in Unione Sovietica molte sale continuarono a non essere attrezzate per il sonoro fino alla fine degli anni 40). E’ invece un Vertov in stato di grazia sia per le impeccabili riprese, sia per il montaggio nel quale il regista si conferma maestro inarrivabile.
A chiudere il sipario su questa edizione delle Giornate (l’ultima a Sacile perché l’anno prossimo ritornano nella loro sede originaria a Pordenone) contraddistinta da una ricchezza di proposte e trasversalità di temi amplissima, non poteva esserci miglior suggello di Méliès. Sulle note del piano di Antonio Coppola, uno dei beniamini del pubblico, lo schermo dello Zancanaro si illuminerà delle immagini del padre di tutta la fantascienza con il suo Viaggio attraverso l’impossibile del 1904. A ricordare che sin dalle origini il cinema ha avuto due anime, una legata alla rappresentazione della realtà, l’altra alla fantasia e al sogno.


15 ottobre 2004
Le Giornate del Cinema Muto - Ufficio stampa